Biblioteca:Apollodoro, Biblioteca, Epitome, 6

1[modifica]

Poi si riunirono in assemblea, e Agamennone e Menelao si accapigliarono, perché Menelao diceva di partire, e Agamennone invece aveva ordinato di trattenersi ancora per offrire un sacrificio ad Atena. Quando poi salparono, Diomede e Nestore ebbero un buon viaggio, mentre Menelao fu investito da una tempesta, perse quasi tutta la sua flotta, e riuscì a riparare in Egitto con sole cinque navi.

2[modifica]

Anfiloco, Calcante, Leonteo, Podalirio e Polipete lasciarono le loro navi a Ilio e andarono via terra a Colofone, dove l'indovino Calcante morì e fu sepolto: era suo sestino morire, infatti, se avesse incontrato un indovino più sapiente di lui.

3[modifica]

Ricevuti ospiti dal vate Mopso, che era figlio di Apollo e Manto, lui e Calcante avevano fatto una sfida di arte divinatoria. Calcante vide una pianta di fichi, e chiese a Mopso: «Quanti fichi porta questa pianta?»; Mopso rispose: «Diecimila più un medimno, e poi ne rimane ancora uno!» ed era esatto.

4[modifica]

Mopso vide una scrofa gravida, e chiese a Calcante quanti porcellini aveva in pancia e quando si sarebbe sgravata: «Otto!» rispose Calcante. Ma Mopso sorrise e disse: «L'arte profetica di Calcante è tutto il contrario dell'esattezza! Io, che sono figlio di Apollo e Manto, e assai ricco di quella vista acuta che si accompagna all'esatta divinazione, dico, diversamente da Calcante, che i porcellini in pancia sono nove, e tutti maschi, e verranno partoriti senza ombra di dubbio domani all'ora sesta!» Così avvenne, Calcante morì per lo scoramento e venne sepolto a Nozio.

5[modifica]

Dopo aver compiuto il sacrificio, Agamennone salpò e si diresse a Tenedo. Teti apparve a Neottolemo e lo convinse a restare ancora due giorni e a compiere dei sacrifici, ed egli restò. Ma gli altri si imbarcarono e a Teno furono investiti da una burrasca. Atena infatti aveva chiesto a Zeus di travolgere gli Elleni con una tempesta: e molte navi vennero affondate.

6[modifica]

Atena colpì con un fulmine la nave di Aiace; la nave colò a picco, Aiace si salvò su uno scoglio e disse che era sopravvissuto contro la volontà di Atena. Ma Poseidone lo sentì, colpì lo scoglio con il suo tridente e lo spaccò: Aiace cadde in mare e morì, e il suo corpo, spinto a riva dalle onde, fu sepolto da Teti a Micono.

7[modifica]

Gli altri si avvicinarono di notte alle coste dell'Eubea, e Nauplio accese dei segnali di fuoco sul monte Cafereo. Gli Elleni, credendo si trattasse di qualche loro compagno che si era salvato, si diressero verso la luce, ma le navi si schiantarono contro gli scogli Caferidi, e molti uomini morirono.

8[modifica]

Questo perché Palamede, il figlio di Nauplio e Climene, figlia di Catreo, era stato lapidato a morte grazie all'inganno di Odisseo. Quando Nauplio l'aveva saputo, subito aveva raggiunto l'esercito ellenico, e aveva chiesto giustizia per il suo figliolo.

9[modifica]

Ma era ripartito senza ottenere niente, perché tutti appoggiavano il re Agamennone, d'accordo con il quale Odisseo aveva ucciso Palamede. Allora Nauplio costeggiò tutte le regioni dell'Ellade, e istigò le mogli dei capi elleni a tradire i loro mariti assenti: così Clitennestra commise adulterio con Egisto, Egialea con Comete, figlio di Stenelo, e Meda, sposa di Idomeneo, con Leuco.

10[modifica]

Ma Leuco poi la uccise - lei e la figlia Clisitira, nonostante si fosse rifugiata nel tempio ; poi indusse dieci città a separarsi da Creta e vi instaurò una tirannide. Quando poi, terminata la guerra di Troia, Idomeneo rientrò a Creta, Leuco lo bandì.

11[modifica]

Nauplio dunque aveva già preso questa sua vendetta, quando venne a sapere che gli Elleni erano sulla via del ritorno in patria; allora accese dei segnali di fuoco sul monte Cafereo, quello che adesso si chiama Silofago: gli Elleni seguirono quella luce, credendo che si trattasse di un porto, e si schiantarono sulle rocce.

12[modifica]

Neottolemo si trattenne due giorni a Tenedo per consiglio di Teti, poi si diresse a piedi verso la terra dei Molossi insieme a Eleno; durante il viaggio, Fenice morì e venne seppellito. Sconfitti i Molossi, Neottolemo prese il trono ed ebbe il figlio Molosso da Andromaca.

13[modifica]

Eleno fondò in Molossia una città e vi si insediò, e Neottolemo gli diede in sposa sua madre Deidamia. Quando Peleo venne cacciato da Ftia dai figli di Acasto e morì, Neottolemo andò a riprendere possesso del trono paterno.

14[modifica]

E durante la pazzia di Oreste, gli rapì la sposa, Ermione, che era già stata promessa a lui a Troia: per questo poi Oreste lo uccise a Delfi. Alcuni dicono che Neottolemo si era recato a Delfi a domandare giustizia ad Apollo per la morte del padre: in quell'occasione saccheggiò le offerte votive e diede fuoco al tempio, finche Machereo il Focese lo uccise.

15[modifica]

Gli Elleni vagarono per molte terre, e si insediarono in territori diversi, chi in Libia, chi in Italia, altri in Sicilia, alcuni nelle isole vicine all'Iberia, altri ancora lungo il fiume Sangario; alcuni poi si stabilirono a Cipro. Anche quelli che si salvarono dal naufragio del Cafereo si dispersero in vari luoghi. Guneo andò in Libia; Antifo, figlio di Tessalo, arrivò al paese dei Pelasgi, occupò la regione e la chiamò Tessaglia; Filottete andò in Italia, nel paese dei Campani; Fidippo si stabilì ad Andro insieme alla gente di Coo; Agapenore si stabilì a Cipro; e così chi di qua chi di là, in altri paesi ancora.

15a[modifica]

Apollodoro e gli altri raccontano le seguenti notizie. Guneo lasciò la sua nave, si inoltrò in Libia fino al fiume Cinife, e si stabilì in quella regione. Mege e Protoo fecero naufragio sulle coste dell'Eubea, presso il Cafereo, e i Magnesii che erano con Protoo si stabilirono a Creta.

15b[modifica]

Dopo la guerra di Troia, Menesteo, Fidippo, Antifo, la gente di Elefenore e Filottete navigarono insieme fino a Mimante. Menesteo arrivò a Melo e prese il trono, perche il re dell'isola, Polianatte, era morto. Antifo, figlio di Tessalo, arrivò nel paese dei Pelasgi, occupò il territorio e lo chiamò Tessaglia. Fidippo passò prima da Andro, e poi si stabilì a Cipro. Elefenore era morto a Troia, ma la sua gente fu spinta nel golfo Ionico e si fermarono ad abitare ad Apollonia, in Epiro. La gente di Tlepolemo, invece, arrivò a Creta, ma il vento li spinse verso le isole Iberiche, dove si stabilirono. La gente di Protesilao fu spinta a Pellene, vicino alla piana di Canastro. Filottete arrivò in Italia, nella terra dei Campani, fece guerra ai Lucani, e si stabilì a Crimissa, vicino a Crotone e Turi. Come ringraziamento per il termine della sua peregrinazione, costruì un tempio ad Apollo Viandante, e dedicò al Dio il suo arco, come racconta Euforione.

15c[modifica]

Il Naveto è un fiume dell'Italia: ecco il racconto dell'origine del suo nome, secondo Apollodoro e gli altri. Dopo la presa di Troia, le figlie di Laomedonte (e sorelle di Priamo) - Etilla, Astioche e Medesicaste - insieme ad altre prigioniere portate in quella zona dell'Italia, temendo di dover subire la schiavitù in Ellade, bruciarono le navi: per questo il fiume venne chiamato Naveto, e le donne Nauprestidi. Perdute così tutte le navi, gli Elleni di cui esse erano prigioniere si stanziarono in quella regione.

16[modifica]

Demofoonte approdò, con poche navi, nel paese dei Traci Bisalti, e qui Fillide, la figlia del re, si innamorò di lui: Demofoonte la sposò ed ebbe in dote il regno. Ma quando poi decise di rientrare in patria, Fillide pianse a lungo, Demofoonte giurò che sarebbe ritornato entro una certa data, e partì. Fillide lo accompagnò fino al cosiddetto Enneodo e gli diede un cofanetto, dicendogli che conteneva un sacro amuleto della Madre Rea, e che doveva aprirlo solo nel caso avesse perso ogni speranza di tornare da lei.

17[modifica]

Demofoonte arrivò a Cipro, e vi si insediò. Quando il tempo stabilito fu ormai trascorso, Fillide maledì Demofoonte e si uccise. E Demofoonte aprì il cofanetto, fu assalito da un folle panico, montò a cavallo e si lanciò al galoppo all'impazzata, finche trovò la morte: il cavallo infatti inciampò, Demofoonte fu disarcionato e cadde sulla propria spada. La sua gente rimase a vivere in Cipro.

18[modifica]

Podalirio giunse a Delfi e chiese all'oracolo dove doveva stabilirsi. li responso diceva: «Vai in quella città dove, se anche il cielo cadesse, non ti succederebbe niente!» Allora Podalirio si stabilì nel Chersoneso Cario, in un posto interamente circondato dai monti lungo tutto l'orizzonte.

19[modifica]

Anfiloco, figlio di Alcmeone, che fu l'ultimo, si dice, ad arrivare a Troia, fu gettato da una tempesta sulla terra di Mopso: e si racconta che essi fecero un duello per il trono, e si uccisero a vicenda.

20[modifica]

I Locresi arrivarono in patria dopo lunga peregrinazione, e tre anni dopo la Locride fu piagata da una pestilenza: l'oracolo che ricevettero diceva che avrebbero dovuto placare l'Atena di Ilio, inviando due fanciulle come supplici per mille anni. Le prime due fanciulle furono Cleopatra e Peribea.

21[modifica]

Quando arrivarono a Troia furono scacciate dagli abitanti, e si rifugiarono nel tempio. E non poterono accostarsi alla Dea, ma rimasero nel tempio con il compito di lavarlo e spazzarlo, senza mai più uscirne, con i capelli rasati, una semplice tunica e i piedi nudi.

22[modifica]

Quando poi le prime due donne morirono, i Locresi ne inviarono altre due; esse entrarono in città di notte, per evitare di essere viste fuori dal recinto sacro, con il rischio di venire uccise: solo in seguito pensarono di mandare delle bambine ancora neonate con le loro nutrici. Quando poi furono trascorsi mille anni, dopo la guerra focese, i Locresi smisero di inviare le supplici.

23[modifica]

Quando Agamennone ritornò a Micene insieme a Cassandra, Egisto e Clitennestra lo assassinarono: gli fecero indossare una tunica senza buchi per le braccia né per la testa, e quando fu così imprigionato lo uccisero. Egisto usurpò il trono di Micene; e uccisero anche Cassandra.

24[modifica]

Elettra, una delle figlie di Agamennone, prese di nascosto il fratellino Oreste e lo affidò da allevare al focese Strofio: e questi lo allevò insieme a suo figlio Pilade. Quando fu diventato grande, Oreste andò a Delfi e chiese al Dio se doveva vendicarsi degli assassini del padre.

25[modifica]

Il Dio diede il suo assenso, e Oreste andò a Micene di nascosto insieme a Pilade e uccise sia la madre che Egisto. Subito fu colto da follia e perseguitato dalle Erinni; giunse ad Atene e fu processato nell' Areopago. Il giudizio, secondo tradizioni diverse, fu emesso dalle Erinni o da Tindaro o da Erigone, figlia di Egisto e Clitennestra: i voti risultarono pari e Oreste fu assolto.

26[modifica]

Il giovane chiese al Dio come liberarsi dal male della follia che lo affliggeva; e il Dio gli rispose di andare a prendere l'immagine di legno che si trovava in Tauride. I Tauri sono una popolazione scita, e per tradizione uccidono tutti gli stranieri e li gettano nel fuoco sacro, che si trova nel recinto sacro e sale direttamente dall'Ade.

27[modifica]

Quando Oreste arrivò in Tauride insieme a Pilade, subito fu scoperto, catturato e portato prigioniero al re Toante, che lo affidò alla sacerdotessa. Ma la sorella, che era appunto la sacerdotessa dei Tauri, lo riconobbe: così Oreste poté rubare l'immagine, e poi fuggì insieme alla sorella. Quest'immagine, portata ad Atene, viene adesso chiamata Artemide Tauropola. Ma alcuni raccontano che Oreste fu gettato da una tempesta sull'isola di Rodi, dove l'immagine fu consacrata, secondo il comando di un oracolo, sulle mura della città.

28[modifica]

Tornato poi a Micene, Oreste sposò Ermione (o Erigone, secondo un'altra tradizione) e diede in sposa a Pilade sua sorella Elettra. A Oreste nacque un figlio, Tisameno; e poi morì per un morso di serpente a Oresteo in Arcadia.

29[modifica]

Menelao, con solo cinque navi superstiti della sua flotta, approdò a capo Sunio, in Attica; ma qui di nuovo i venti lo respinsero a Creta, e ancora a lungo errò, in Libia, in Fenicia, a Cipro, in Egitto , e mise insieme una grande ricchezza. Alcuni dicono che trovò Elena alla corte di Proteo, il re dell'Egitto : fino a quel momento Menelao aveva con sé solo una falsa immagine della sposa, fatta di nuvole. Dopo aver vagato otto anni, arrivò a Micene e trovò Oreste, che aveva già vendicato l'assassinio del padre. Tornato a Sparta, recuperò il suo trono. La Dea Era lo rese immortale e lo mandò ad abitare nei Campi Elisi insieme a Elena.