Biblioteca:Apollodoro, Biblioteca, Epitome, 7

1[modifica]

Odisseo, come si racconta, vagabondò in Libia, o forse in Sicilia, oppure nell'Oceano, o forse nel mar Tirreno.

2[modifica]

Lasciata Ilio, arrivò a Ismaro, città dei Ciconi, la prese e la saccheggiò, risparmiando solo Marone, che era sacerdote di Apollo. Quando i Ciconi del continente vennero a saperlo, arrivarono in armi contro di lui: dopo aver perduto sei uomini per ogni nave, Odisseo riuscì a salpare e fuggì.

3[modifica]

Arrivò nella terra dei Lotofagi, e mandò alcuni uomini in esplorazione, ma essi mangiarono il frutto del loto e non tornarono più: in quel paese infatti cresce un frutto dolcissimo, che si chiama loto, e chi lo mangia perde completamente la memoria. Venutone a conoscenza, Odisseo impedì agli altri di sbarcare, poi con la forza riportò alle navi quelli che aveva- no mangiato il loto, ripartì e arrivò al paese dei Ciclopi.

4[modifica]

Lasciate le altre navi presso un'isola vicina, sbarcò nel paese dei Ciclopi con una nave sola, e scese a terra con dodici uomini. Vicino al mare c'era una grotta, e Odisseo vi entrò, portando con se un orcio di vino che gli aveva regalato Marone. Quella era la caverna di Polifemo, figlio di Poseidone e della ninfa Toosa, un uomo gigantesco, selvaggio, che si nutriva di carne umana, e aveva un solo occhio in mezzo alla fronte.

5[modifica]

Odisseo e i suoi compagni accesero un fuoco, uccisero qualche capretto e si misero a mangiare. Ma in quel momento arrivò il Ciclope, spinse dentro il suo gregge e chiuse la porta con un masso enorme; poi, come si accorse che c'erano degli uomini, ne mangiò qualcuno.

6[modifica]

Allora Odisseo gli diede da bere un po' del vino di Marone: Polifemo bevve e poi ne volle ancora, e mentre beveva per la seconda volta chiese a Odisseo come si chiamava. E Odisseo gli rispose che il suo nome era Nessuno. «Bene! - disse Polifemo - Ti mangerò per ultimo, Nessuno! Mangerò prima tutti i tuoi compagni: questo è il dono con cui voglio ricambiarti!» Poi, ubriaco fradicio, si addormentò.

7[modifica]

Odisseo allora trovò per terra un lungo bastone, con l'aiuto di quattro suoi compagni lo appuntì, poi lo rese incandescente sul fuoco, e accecò il Ciclope. Polifemo urlò, chiamò in soccorso tutti i Ciclopi suoi vicini; quelli accorsero e gli chiesero: «Chi ti fa del male?»: e Polifemo rispose: «Nessuno!» Quelli allora, convinti che nessuno gli stesse facendo del male, se ne andarono.

8[modifica]

Ma il gregge di Polifemo belava per andare al pascolo: e il Ciclope aprì la porta e, stando sull'ingresso, tastava con le mani tutte le bestie. Odisseo allora legò insieme tre montoni, e si aggrappò sotto il ventre del più grosso: così poté uscire nascosto in mezzo al gregge. I suoi compagni fecero altrettanto, e riuscirono a raggiungere la nave portandosi dietro tutto il gregge. Quando ormai erano salpati, Odisseo gridò al Ciclope il suo vero nome e il modo in cui era riuscito a sfuggirgli di mano.

9[modifica]

Il Ciclope sapeva bene - gliel'aveva rivelato un oracolo - che era suo Destino essere accecato da Odisseo; come seppe il suo nome, staccò delle enormi rupi e le scagliò in mare, e a stento la nave si salvò. Da allora l'ira di Poseidone perseguitò Odisseo.

10[modifica]

L'eroe riprese il mare con tutte le navi, e arrivò all'isola Eolia, il cui re era Eolo. A lui Zeus aveva dato l'incarico di controllare i venti, con facoltà di calmarli o di renderli impetuosi. Odisseo fu ospite di Eolo, che gli donò un otre di pelle, nel quale erano imprigionati tutti i venti: gli fece vedere quali venti gli sarebbero stati utili per la navigazione, e gli disse di tenere legato l'otre alla nave. Odisseo dunque si affidò ai venti più opportuni e navigò senza problemi: e quando fu ormai in vista di Itaca e gli apparve il fumo salire dai tetti delle case, si addormentò.

11[modifica]

I suoi compagni allora, credendo che nell'otre ci fosse dell'oro, lo aprirono e liberarono tutti i venti: e di nuovo furono respinti dalle coste e portati in alto mare dal vento rapinoso. Odisseo ritornò da Eolo e lo pregò di dargli ancora un dolce vento: ma il re lo cacciò dall'isola, dicendogli che gli Dèi lo osteggiavano e che non poteva fare niente per salvarlo.

12[modifica]

Odisseo di nuovo prese il mare, arrivò nel paese dei Lestrigoni e ormeggiò la sua nave lontano dal porto. I Lestrigoni erano un popolo di cannibali, e li governava il re Antifate. Odisseo mandò avanti degli esploratori, per sapere qualcosa sugli abitanti di quel luogo: la figlia del re li incontrò e li condusse da suo padre.

13[modifica]

Subito quello prese uno degli Elleni e lo mangiò; gli altri fuggirono e il re li inseguì, gridando e chiamando i suoi Lestrigoni. Arrivarono tutti vicino al mare, affondarono le navi lanciandovi dei massi, e mangiarono gli Elleni. Odisseo allora tagliò la gomena della sua nave e riuscì a salpare: tutte le altre navi andarono distrutte, insieme al loro equipaggio.

14[modifica]

Con l'unica nave superstite, Odisseo approdò nell'isola di Eea. L'isola era possesso di Circe, figlia di Elios e di Persa, e sorella di Eete: e conosceva tutte le magie. Odisseo divise i suoi compagni, sorteggiò i compiti e proprio a lui toccò di restare a guardia della nave; Euriloco e altri ventidue uomini, invece, arrivarono da Circe.

15[modifica]

Circe li invitò tutti a entrare, tranne Euriloco. E a tutti offrì una bevanda fatta con formaggio, miele, farina e vino, alla quale aveva aggiunto un certo filtro. Gli Elleni bevvero, Circe li toccò con una bacchetta e all'improvviso mutarono aspetto e si trasformarono chi in lupo, chi in maiale, chi in asino, chi in leone.

16[modifica]

Quando Euriloco vide quel che stava accadendo, corse da Odisseo. L'eroe si precipitò da Circe, portando il fiore chiamato moli che gli aveva dato Ermes: intinse il moli nell'intruglio di Circe, lo bevve e lui solo non restò affatturato. Poi sguainò la spada e già stava per uccidere Circe; ma la maga si mostrò mite e fece tornare uomini i suoi compagni. Odisseo la fece giurare di non fargli alcun male, e poi si unì in amore con lei: e dalla loro unione nacque il figlio Telegono.

17[modifica]

L'eroe si trattenne con Circe per un anno; poi ripartì e navigò nell'Oceano, offrì sacrifici alle anime dei morti, si fece profetizzare il futuro da Tiresia, come gli aveva consigliato Circe, e vide le anime degli eroi e delle eroine. Vide anche sua madre Anticlea ed Elpenore, che era morto cadendo dal tetto della casa di Circe.

18[modifica]

Tornò da Circe e poi ripartì, sulla rotta che la maga gli aveva indicato. E passò vicino all'isola delle Sirene. Le Sirene - Pisinoe, Aglaope e Telsiepea - erano figlie dell' Acheloo e di una delle Muse, Melpomene. Una suonava la cetra, l'altra cantava e un'altra suonava il flauto, e con il loro canto inducevano i naviganti a trattenersi con loro.

19[modifica]

Dai fianchi in giù avevano la forma di uccello. Quando Odisseo passò vicino alle Sirene, volle sentire la loro voce: ma prima tappò le orecchie dei suoi compagni con la cera - come gli aveva consigliato Circe - e lui si fece legare all'albero della nave. Le Sirene cantarono, lo sedussero a restare con loro, e Odisseo implorò i compagni che lo sciogliessero, ma quelli lo legarono ancora più stretto, e così poté continuare il suo viaggio. Era Destino delle Sirene morire se una nave le avesse superate senza fermarsi: e così morirono.

20[modifica]

Poi arrivarono a un bivio. Da una parte c'erano le Rocce Vaganti, e dall'altra due enormi rupi. In una abitava Scilla, figlia di Crateide e Trieno, oppure di Forco, che aveva il volto e il petto di donna, ma ai fianchi le spuntavano sei teste e dodici zampe di cane.

21[modifica]

Sull'altra rupe viveva Cariddi, che tre volte al giorno inghiottiva l'acqua del mare e poi la risputava. Su consiglio di Circe, Odisseo evitò le Rocce Vaganti, e costeggiò lo scoglio di Scilla, dopo essersi piazzato a poppa tutto in armi. Scilla apparve, afferrò sei marinai e li divorò.

22[modifica]

Odisseo poi raggiunse la Trinacria, che era l'isola di Elios: lì pascolavano le mandrie del Dio. Non c'era vento, e dovettero trattenersi sull'isola. Quando i viveri vennero a scarseggiare, i compagni di Odisseo uccisero alcuni buoi di Elios e fecero un banchetto: e il Dio lo riferì a Zeus. Allora, quando la nave riprese il mare, Zeus la colpì con una folgore e la distrusse.

23[modifica]

Odisseo riuscì ad aggrapparsi all'albero e arrivò a Cariddi. Ma Cariddi inghiottì l'albero, e Odisseo si salvò stringendosi a una pianta di fico che cresceva sulla scogliera. Quando poi vide che l'albero era stato risputato fuori, vi si aggrappò e arrivò all'isola di Ogigia.

24[modifica]

Qui venne accolto da Calipso, figlia di Atlante, che si unì in amore con lui e gli diede il figlio Latino. Odisseo restò con lei cinque anni, poi si costruì una zattera e partì. Ma quando fu in alto mare la zattera andò distrutta, a causa dell'ira di Poseidone, e l'eroe fu gettato dalle onde tutto nudo sull'isola dei Feaci.

25[modifica]

Nausicaa, la figlia del re Alcinoo, stava lavando le vesti di famiglia: Odisseo la supplicò di aiutarlo, e la fanciulla lo condusse da Alcinoo, che lo accolse come suo ospite, gli offrì molti doni e lo rimandò in patria con una scorta. Ma Poseidone poi si irritò con i Feaci, trasformò in pietra la loro nave e nascose la città con una montagna.

26[modifica]

Quando Odisseo arrivò in patria, scoprì che la sua casa stava andando in rovina. Credendolo morto, infatti, erano arrivati molti pretendenti alla mano di Penelope.
Eccone l'elenco. Da Dulichio vennero in cinquantasette:

27[modifica]

Anfinomo, Toante, Demottolemo, Anfimaco, Eurialo, Paralo, Evenoride, Clitio, Agenore, Euripilo, Pilemene, Acamante, Tersiloco, Agio, Climeno, Filodemo, Menottolemo, Damastore, Biante, Telmio, Poliido, Astiloco, Schedio, Antigono, Marpsio, Ifidamante, Argio, Glauco, Calidoneo, Echione, Lamante, Andremone, Ageroco, Medone, Agrio, Promo, Ctesio, Acarnano, Cicno, Psera, Ellanico, Perifrone, Megastene, Trasimede, Ormenio, Diopite, Mecisteo, Antimaco, Tolemeo, Lestoride, Nicomaco, Polipete e Cerao.

28[modifica]

Da Samo vennero in ventitre: Agelao, Pisandro, Elato, Ctesippo, Ippodoco, Euristrato, Archemolo, Itaco, Pisenore, Iperenore, Fere, Antistene, Cerbero, Perimede, Cinno, Triaso, Eteoneo, Clitio, Protoo, Liceto, Eumelo, Itano e Liammo.

29[modifica]

Da Zacinto vennero in quarantaquattro: Euriloco, Laomede, Molebo, Frenio, Indio, Minide, Liocrito, Pronomo, Nisa, Daemone, Archestrato, Ippomaco, Eurialo, Periallo, Evenoride, Clitio, Agenore, Polibo, Polidoro, Taditio, Stratio, Frenio, Indio, Desenore, Laomedonte, Laodico, Alio, Magnete, Oletroco, Barta, Teofrone, Nisseo, Alcarope, Periclimeno, Antenore, Pellante, Celto, Perifante, Ormeno, Polibo e Andromede.

30[modifica]

Della stessa Itaca i pretendenti erano dodici: Antinoo, Pronoo, Leode, Eurinomo, Anfimaco, Anfialo, Promaco, Anfimedonte, Aristrato, Eleno, Dulichieo e Ctesippo.

31[modifica]

Tutti questi pretendenti vivevano nel palazzo di Odisseo, e consumavano il suo bestiame per i loro banchetti. Penelope, costretta a risposarsi, aveva promesso di scegliersi il nuovo marito quando avesse finito di tessere il lenzuolo mortuario di Laerte: ed erano ormai tre anni che tesseva, perché il pezzo che aveva tessuto di giorno, di notte lo disfaceva. In questo modo i pretendenti venivano ingannati da Penelope, ma alla fine fu scoperta.

32[modifica]

Odisseo, appena venne a sapere come stavano le cose a casa sua, andò dal suo servo Eumeo travestito da mendicante, si fece conoscere solo da Telemaco, e poi entrò in città. Lungo la strada incontrò il capraio Melanzio, uno dei suoi servi, che lo trattò davvero male. Arrivato alla reggia, Odisseo mendicò un po' di cibo ai pretendenti, e poi fece a pugni con un altro mendicante, soprannominato Iro. Dopo essersi fatto riconoscere anche da Eumeo e Filezio, Odisseo ideò un piano contro i pretendenti, insieme anche a Telemaco.

33[modifica]

Penelope diede ai pretendenti l'arco di Odisseo, dono di Ifito, e dichiarò che avrebbe sposato l'uomo che avesse saputo tenderlo. Nessuno ci riuscì: allora Odisseo lo prese e cominciò a tirare contro i pretendenti, spalleggiato da Eumeo, Filezio e Telemaco. Uccise anche Melanzio e le serve che erano andate a letto con i pretendenti; poi si fece riconoscere da sua moglie e da suo padre.

34[modifica]

Dopo aver celebrato sacrifici ad Ade, Persefone e Tiresia, attraversò a piedi l'Epiro e arrivò in Tesprozia, dove offrì dei sacrifici a Poseidone - secondo la profezia di Tiresia - e placò la sua ira. Callidice, che in quel periodo era la regina dei Tesproti, gli chiese di restare con lei e gli offrì il trono:

35[modifica]

dalla loro unione nacque il figlio Polipete. Dopo aver sposato Callidice, Odisseo regnò sui Tesproti, e sbaragliò i popoli vicini che attentavano ai confini del regno. Quando poi Callidice venne a morte, Odisseo lasciò il trono al figlio e tornò a Itaca, e trovò che Penelope gli aveva partorito un altro figlio, Poliporte.

36[modifica]

Frattanto Telegono, che aveva saputo da Circe di essere figlio di Odisseo, si imbarcò alla sua ricerca. Arrivato a Itaca, Telegono razziò alcuni capi di bestiame: Odisseo intervenne a difendere le sue mandrie, e Telegono lo colpì con la lancia che aveva in mano, e che come punta portava la spina di una razza. E Odisseo morì.

37[modifica]

Quando Telegono lo riconobbe, pianse a lungo: tornò da Circe insieme a Penelope, portandosi dietro il cadavere, e lì sposò Penelope. Circe poi li mandò entrambi nelle Isole dei Beati.

38[modifica]

Alcuni raccontano che Penelope fu sedotta da Antinoo e che Odisseo la rimandò da suo padre Icario; giunta in Arcadia, a Mantinea, Penelope avrebbe avuto da Ermes il figlio Pan.

39[modifica]

Altri dicono che Odisseo stesso la uccise perché si era lasciata sedurre da Anfinomo.

40[modifica]

Si racconta anche che Odisseo fu accusato dai suoi servi per la strage che aveva compiuto, e il giudizio fu pronunciato da Neottolemo, re delle isole prospicienti l'Epiro. Neottolemo, pensando che si sarebbe facilmente impossessato di Cefallenia, se Odisseo fosse uscito di scena, lo condannò all'esilio. Allora l'eroe andò in Etolia, dal re Toante, figlio di Andremone; sposò la figlia del re e morì in tarda età, lasciando un ultimo figlio, Leontofono.