Differenze tra le versioni di "Biblioteca:Euripide, Andromaca"

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PERSONAGGI:
 
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Andromaca
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[[Andromaca]]
 
Ancella
 
Ancella
Ermione
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[[Ermione]]
Menelao
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[[Menelao]]
Molosso, figlio di Andromaca
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[[[[Molosso (1)|Molosso]]]], figlio di [[Andromaca]]
Peleo
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[[Peleo]]
 
Nutrice
 
Nutrice
Oreste
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[[Oreste (1)|Oreste]]
 
Araldo
 
Araldo
 
Teti
 
Teti
CORO di donne di [Ftia
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CORO di donne di [[Ftia (3)|Ftia]]
  
  
La scena si svolge nel Tetideo, in Tessaglia, fra la città di [[Ftia]]
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La scena si svolge nel [[Tetideo]], in [[Tessaglia]], fra la città di [[Ftia (3)|Ftia]]
dove regna Neottolemo, e quella di Farsalo, ancora sotto lo scettro
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dove regna [[Pirro|Neottolemo]], e quella di [[Farsalo]], ancora sotto lo scettro
del vecchio Peleo. Si vedono in fondo il tempio di Teti e il
+
del vecchio [[Peleo]]. Si vedono in fondo il tempio di Teti e il
palazzo di Neottolemo. Davanti al santuario, presso ad un altare
+
palazzo di [[Pirro|Neottolemo]]. Davanti al santuario, presso ad un altare
dove ha cercato rifugio, giace Andromaca.
+
dove ha cercato rifugio, giace [[Andromaca]].
  
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
   O di Tebe città, gemma dell'Asia,
+
   O di [[Tebe (1)|Tebe]] città, gemma dell'[[Asia]],
 
   donde un giorno venni io, con molta pompa
 
   donde un giorno venni io, con molta pompa
 
   di doni nuzïali, al regio tetto
 
   di doni nuzïali, al regio tetto
 
   di [[Priamo]] re, legittima consorte
 
   di [[Priamo]] re, legittima consorte
 
   d'[[Ettore]]! E allor segno d'invidia fu
 
   d'[[Ettore]]! E allor segno d'invidia fu
   Andromaca, ora sventurata è come
+
   [[Andromaca]], ora sventurata è come
 
   niun'altra donna: ché per man d'[[Achille]]
 
   niun'altra donna: ché per man d'[[Achille]]
 
   spento cader vidi lo sposo, e il figlio
 
   spento cader vidi lo sposo, e il figlio
   Astianatte, ch'io gli generai,
+
   [[Astianatte (1)|Astianatte]], ch'io gli generai,
 
   scaraventato giú dai muri eccelsi,
 
   scaraventato giú dai muri eccelsi,
   poi che gli Elleni la pianura presa
+
   poi che gli [[Elleni]] la pianura presa
   ebber di Troia. E schiava alle piú nobili
+
   ebber di [[Troia]]. E schiava alle piú nobili
   famiglie aggiudicata, io stessa in Ellade
+
   famiglie aggiudicata, io stessa in [[Ellade]]
 
   venni, premio di guerra all'isolano
 
   venni, premio di guerra all'isolano
   Neottolemo offerta, eletta preda
+
   [[Pirro|Neottolemo]] offerta, eletta preda
   del bottino di Troia. E in questi vivo
+
   del bottino di [[Troia]]. E in questi vivo
   piani, di [[Ftia]] finítimi e di Farsalo,
+
   piani, di [[Ftia (3)|Ftia]] finítimi e di [[Farsalo]],
   dove abitò, Diva del mare, Teti (2),
+
   dove abitò, Diva del mare, [[Teti (2)|Teti]],
   insieme con Peleo, lungi dagli uomini,
+
   insieme con [[Peleo]], lungi dagli uomini,
 
   per fuggirne il commercio. E il popol tèssalo,
 
   per fuggirne il commercio. E il popol tèssalo,
 
   per ricordar le nozze della Diva,
 
   per ricordar le nozze della Diva,
   lo chiama Tetideo: qui la sua casa
+
   lo chiama [[Tetideo]]: qui la sua casa
 
   ebbe il figlio d'[[Achille]], e sulla terra
 
   ebbe il figlio d'[[Achille]], e sulla terra
   di Farsalo lasciò regnar Peleo,
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   di [[Farsalo]] lasciò regnar [[Peleo]],
 
   ché del vecchio, sinché rimane in vita,
 
   ché del vecchio, sinché rimane in vita,
 
   lo scettro aver non brama. E in questa casa,
 
   lo scettro aver non brama. E in questa casa,
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   un sollievo nei mali, una difesa.
 
   un sollievo nei mali, una difesa.
 
   Ma da quando il signor, lasciato il mio
 
   Ma da quando il signor, lasciato il mio
   letto di schiava, elesse sposa Ermione,
+
   letto di schiava, elesse sposa [[Ermione]],
 
   la spartana, tormenti d'ogni specie
 
   la spartana, tormenti d'ogni specie
 
   io soffro da costei: ché con segreti
 
   io soffro da costei: ché con segreti
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   mi vuole; e seco [[Menelao]] suo padre
 
   mi vuole; e seco [[Menelao]] suo padre
 
   a ciò s'adopra. Ed ora, è nella reggia,
 
   a ciò s'adopra. Ed ora, è nella reggia,
   da Sparta giunto, a questo scopo. Ed io
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   da [[Sparta (2)|Sparta]] giunto, a questo scopo. Ed io
 
   venuta sono per timore a questo
 
   venuta sono per timore a questo
   tempio di Tèti, ch'è presso alla reggia,
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   tempio di [[Teti (2)|Teti]], ch'è presso alla reggia,
   se salvarmi potrà. Poiché Peleo
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   se salvarmi potrà. Poiché [[Peleo]]
   e i discendenti di Peleo l'onorano;
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   e i discendenti di [[Peleo]] l'onorano;
 
   ch'esso a ricordo delle nozze eretto
 
   ch'esso a ricordo delle nozze eretto
   fu con la figlia di Nereo. Quel pargolo
+
   fu con la figlia di [[Nereo]]. Quel pargolo
 
   poi, che solo mi resta, a un'altra casa
 
   poi, che solo mi resta, a un'altra casa
 
   io di nascosto lo mandai, temendo
 
   io di nascosto lo mandai, temendo
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   che gli die' vita, e non vicino a me,
 
   che gli die' vita, e non vicino a me,
 
   per aiutarmi o dar soccorso al figlio:
 
   per aiutarmi o dar soccorso al figlio:
   a Delfo è andato, per pagar la pena
+
   a [[Delfi]] è andato, per pagar la pena
 
   al Nume ambiguo della sua follia,
 
   al Nume ambiguo della sua follia,
   ond'egli un giorno, a Pito venne, e a [[Febo]]
+
   ond'egli un giorno, a [[Pito]] venne, e a [[Apollo|Febo]]
 
   giustizia chiese di suo padre ucciso.
 
   giustizia chiese di suo padre ucciso.
 
   Tentare vuol se dei passati falli
 
   Tentare vuol se dei passati falli
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   di chiamarti, dacché nella tua casa
 
   di chiamarti, dacché nella tua casa
 
   mio dovere credei farlo, nei giorni
 
   mio dovere credei farlo, nei giorni
   che il pian di Troia abitavamo, e a te
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   che il pian di [[Troia]] abitavamo, e a te
 
   ero devota, e al tuo sposo ancor vivo,
 
   ero devota, e al tuo sposo ancor vivo,
 
   notizie strane io qui ti reco. E temo
 
   notizie strane io qui ti reco. E temo
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   disegni contro te [[Menelao]] mèdita,
 
   disegni contro te [[Menelao]] mèdita,
 
   con la sua figlia; e tu devi guardartene.
 
   con la sua figlia; e tu devi guardartene.
Andromaca:
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[[Andromaca]]:
 
   Schiava, compagna mia, ché schiava or sei
 
   Schiava, compagna mia, ché schiava or sei
 
   con me, che fui regina, ed or son misera,
 
   con me, che fui regina, ed or son misera,
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   Il figlio tuo, che tu di furto uscire
 
   Il figlio tuo, che tu di furto uscire
 
   dalla casa facesti, uccider vogliono.
 
   dalla casa facesti, uccider vogliono.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Ahimè! Sa che nascosto è il figlio mio?
 
   Ahimè! Sa che nascosto è il figlio mio?
 
   Come lo seppe? Ahimè, ch'io son perduta!
 
   Come lo seppe? Ahimè, ch'io son perduta!
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   Non so; ma tanto ho pur da loro udito;
 
   Non so; ma tanto ho pur da loro udito;
 
   ed ai suoi danni uscito è [[Menelao]].
 
   ed ai suoi danni uscito è [[Menelao]].
Andromaca:
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[[Andromaca]]:
 
   Ahi, son perduta! Piomberanno entrambi
 
   Ahi, son perduta! Piomberanno entrambi
 
   questi avvoltoi su te, t'uccideranno,
 
   questi avvoltoi su te, t'uccideranno,
   o figlio! E in Delfi il padre tuo s'indugia!
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   o figlio! E in [[Delfi]] il padre tuo s'indugia!
 
ANCELLA:
 
ANCELLA:
 
   A sí mal punto non saresti certo,
 
   A sí mal punto non saresti certo,
 
   s'egli qui fosse. Or sei priva d'amici.
 
   s'egli qui fosse. Or sei priva d'amici.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
   Né di Peleo, che qui giunga, è notizia?
+
   Né di [[Peleo]], che qui giunga, è notizia?
 
ANCELLA:
 
ANCELLA:
 
   Fosse pur qui, per darti aiuto è vecchio.
 
   Fosse pur qui, per darti aiuto è vecchio.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   A chiamar lo mandai piú d'una volta.
 
   A chiamar lo mandai piú d'una volta.
 
ANCELLA:
 
ANCELLA:
 
   Da messi? E credi che di te si curino?
 
   Da messi? E credi che di te si curino?
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   No certo. Vuoi tu stessa aralda muovere?
 
   No certo. Vuoi tu stessa aralda muovere?
 
ANCELLA:
 
ANCELLA:
 
   Come scusare la mia lunga assenza?
 
   Come scusare la mia lunga assenza?
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Molti pretesti troverai: sei donna.
 
   Molti pretesti troverai: sei donna.
 
ANCELLA:
 
ANCELLA:
   C'è rischio: assai tien gli occhi aperti Ermione.
+
   C'è rischio: assai tien gli occhi aperti [[Ermione]].
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Vedi? Agli amici tuoi nei mali manchi.
 
   Vedi? Agli amici tuoi nei mali manchi.
 
ANCELLA:
 
ANCELLA:
Riga 141: Riga 141:
 
   Andrò: se pure m'accadrà sciagura,
 
   Andrò: se pure m'accadrà sciagura,
 
   la vita d'una schiava è cosa piccola.
 
   la vita d'una schiava è cosa piccola.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Va' dunque. Ed io le lagrime, le nenie,
 
   Va' dunque. Ed io le lagrime, le nenie,
 
   e le querele, fra cui sempre vivo,
 
   e le querele, fra cui sempre vivo,
Riga 154: Riga 154:
 
   non dir, se tu l'ultimo dí non vegga
 
   non dir, se tu l'ultimo dí non vegga
 
   suo qual sarà, quand'ei laggiú discende.
 
   suo qual sarà, quand'ei laggiú discende.
   Non una sposa addusse, quando Elena Paride addusse
+
   Non una sposa addusse, quando [[Elena (1)|Elena]] [[Paride]] addusse
   nel suo talamo, in Ilio l'eccelsa, anzi una Furia.
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   nel suo talamo, in [[Troia|Ilio]] l'eccelsa, anzi una Furia.
   Troia, fu sua mercè, se col ferro e col fuoco distrutta
+
   [[Troia]], fu sua mercè, se col ferro e col fuoco distrutta
 
   t'ebber le mille e mille navi dell'Are ellèno,
 
   t'ebber le mille e mille navi dell'Are ellèno,
 
   se, spento, al cocchio avvinto, fu tratto d'intorno alle mura
 
   se, spento, al cocchio avvinto, fu tratto d'intorno alle mura
   [[Ettore]], ahimè, lo sposo mio, dal figliuol di Tèti.
+
   [[Ettore]], ahimè, lo sposo mio, dal figliuol di [[Teti (2)|Teti]].
 
   Anch'io strappata fui dal talamo, ai lidi del mare,
 
   Anch'io strappata fui dal talamo, ai lidi del mare,
 
   di servaggio odïoso cinte le bende al crine.
 
   di servaggio odïoso cinte le bende al crine.
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   la mia città, la casa, lo sposo nella polve.
 
   la mia città, la casa, lo sposo nella polve.
 
   Ahimè, misera me, perché vedo ancora la luce,
 
   Ahimè, misera me, perché vedo ancora la luce,
   ancella d'Ermione? Da lei perseguitata
+
   ancella d'[[Ermione]]? Da lei perseguitata
 
   supplice, a questa imago della Dea tendendo le braccia,
 
   supplice, a questa imago della Dea tendendo le braccia,
 
   mi struggo al par di goccia che da una rupe stilli.
 
   mi struggo al par di goccia che da una rupe stilli.
(Entra il coro formato da donne di [[Ftia]])
+
(Entra il coro formato da donne di [[Ftia (3)|Ftia]])
CORO:                                  Strofe prima
+
CORO:                                   
   Donna, che stai prostrata nel tempio di Tèti, da lungo
+
Strofe prima
 +
   Donna, che stai prostrata nel tempio di [[Teti (2)|Teti]], da lungo
 
   tempo, né te ne sèpari,
 
   tempo, né te ne sèpari,
   sebbene io son di [[Ftia]], presso te, che sei d'Asia, qui giungo,
+
   sebbene io son di [[Ftia (3)|Ftia]], presso te, che sei d'[[Asia]], qui giungo,
 
   se pure qualche farmaco
 
   se pure qualche farmaco
 
   per te coglier potessi, per le tue gravi pene.
 
   per te coglier potessi, per le tue gravi pene.
   Ché te con Ermione stringeva contrasto atrocissimo.
+
   Ché te con [[Ermione]] stringeva contrasto atrocissimo.
 
   Misera te! Del figlio
 
   Misera te! Del figlio
 
   d'[[Achille]], entrambe il talamo
 
   d'[[Achille]], entrambe il talamo
 
   v'accoglie, in doppio imène.
 
   v'accoglie, in doppio imène.
  
                                      Antistrofe prima
+
Antistrofe prima
 
   Pensa al destino, al male rifletti ove sei: coi padroni
 
   Pensa al destino, al male rifletti ove sei: coi padroni
   t'affronti, tu che in Ilio
+
   t'affronti, tu che in [[Troia|Ilio]]
 
   nascesti, che sei donna, con essi che nacquer lacóni.
 
   nascesti, che sei donna, con essi che nacquer lacóni.
 
   Il tempio lascia, pingue
 
   Il tempio lascia, pingue
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   sei, tentare la prova?
 
   sei, tentare la prova?
  
                                      Strofe seconda
+
Strofe seconda
   Della Nereide lascia, su dunque, la sede bellissima.
+
   Delle [[Nereidi]] lascia, su dunque, la sede bellissima.
 
   Pensa che dalla patria
 
   Pensa che dalla patria
 
   sei lungi, e schiava, ed in città d'estranei.
 
   sei lungi, e schiava, ed in città d'estranei.
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   fra le donne infelici.
 
   fra le donne infelici.
  
                                      Antistrofe seconda
+
Antistrofe seconda
   O donna, colma d'ogni miseria giungesti da Troia
+
   O donna, colma d'ogni miseria giungesti da [[Troia]]
 
   ai tetti dei miei príncipi.
 
   ai tetti dei miei príncipi.
 
   Tranquilla io resto: ché terrore m'agita,
 
   Tranquilla io resto: ché terrore m'agita,
Riga 206: Riga 207:
 
   pïetà, che mi scopra a te benevola
 
   pïetà, che mi scopra a te benevola
 
   la nipote di [[Zeus]].
 
   la nipote di [[Zeus]].
(Dalla reggia esce Ermione. è giovanissima, e indossa ricche vesti)
+
 
Ermione:
+
(Dalla reggia esce [[Ermione]]. è giovanissima, e indossa ricche vesti)
 +
 
 +
[[Ermione]]:
 
   Questi ornamenti intorno al capo avendo
 
   Questi ornamenti intorno al capo avendo
 
   d'aureo fasto, qui giungo, e sulle membra
 
   d'aureo fasto, qui giungo, e sulle membra
 
   questo di pepli vel varïopinto,
 
   questo di pepli vel varïopinto,
 
   non già presenti nuzïali, avuti
 
   non già presenti nuzïali, avuti
   dalla casa d'[[Achille]] o di Peleo,
+
   dalla casa d'[[Achille]] o di [[Peleo]],
 
   bensí li diede a me, dalla lacona
 
   bensí li diede a me, dalla lacona
   terra di Sparta, [[Menelao]] mio padre,
+
   terra di [[Sparta (2)|Sparta]], [[Menelao]] mio padre,
 
   con altra dote assai, sí ch'io potessi
 
   con altra dote assai, sí ch'io potessi
 
   parlar liberamente: onde ora io posso
 
   parlar liberamente: onde ora io posso
Riga 223: Riga 226:
 
   son venuta al mio sposo, ed il mio grembo
 
   son venuta al mio sposo, ed il mio grembo
 
   fatto è, per colpa tua, sterile e vizzo:
 
   fatto è, per colpa tua, sterile e vizzo:
   ché delle donne d'Asia a tal bisogna
+
   ché delle donne d'[[Asia]] a tal bisogna
 
   scaltrissimo è l'ingegno. Io, però, fine
 
   scaltrissimo è l'ingegno. Io, però, fine
 
   saprò porre a tue mene; ed a te nulla
 
   saprò porre a tue mene; ed a te nulla
   la casa gioverà della Nereide,
+
   la casa gioverà delle [[Nereidi]],
 
   né l'altare né il tempio; e tu morrai.
 
   né l'altare né il tempio; e tu morrai.
 
   E se pure alcun Dio, se alcun degli uomini
 
   E se pure alcun Dio, se alcun degli uomini
Riga 233: Riga 236:
 
   dovrai cadere invece ai miei ginocchi,
 
   dovrai cadere invece ai miei ginocchi,
 
   e la casa nettar, dai vasi d'oro
 
   e la casa nettar, dai vasi d'oro
   l'acqua dell'Acheloo spruzzando al suolo,
+
   l'acqua dell'[[Acheloo]] spruzzando al suolo,
 
   riconoscendo in qual terra tu vivi.
 
   riconoscendo in qual terra tu vivi.
 
   Non [[Priamo]] qui, non le ricchezze sue,
 
   Non [[Priamo]] qui, non le ricchezze sue,
   non [[Ettore]]: città questa è d'Elleni.
+
   non [[Ettore]]: città questa è d'[[Elleni]].
 
   Ed a tal punto di stoltezza, povera
 
   Ed a tal punto di stoltezza, povera
 
   te, giunta sei, che presso al figlio ardisci
 
   te, giunta sei, che presso al figlio ardisci
Riga 249: Riga 252:
 
   non introdurre! Ché bello non è
 
   non introdurre! Ché bello non è
 
   che di due donne un uom regga le briglie;
 
   che di due donne un uom regga le briglie;
   ma pago resta ad una sola Cipride
+
   ma pago resta ad una sola [[Cipride]]
 
   legittima, chi vuole in pace vivere.
 
   legittima, chi vuole in pace vivere.
 
CORO:
 
CORO:
 
   Gelosa molto delle donne è l'indole,
 
   Gelosa molto delle donne è l'indole,
 
   e compagne del talamo non tollera.
 
   e compagne del talamo non tollera.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Ahimè ahimè!
 
   Ahimè ahimè!
 
   Maligni sono i giovani, e tra i giovani
 
   Maligni sono i giovani, e tra i giovani
Riga 268: Riga 271:
 
   per qual fido argomento io m'indurrei
 
   per qual fido argomento io m'indurrei
 
   a scacciar te dal tuo letto legittimo?
 
   a scacciar te dal tuo letto legittimo?
   Inferïore ai Frigi è la città
+
   Inferïore ai [[Frigi]] è la città
   forse di Sparta, o con la mia fortuna
+
   forse di [[Sparta (2)|Sparta]], o con la mia fortuna
 
   io ti soverchio, o libera mi vedi?
 
   io ti soverchio, o libera mi vedi?
 
   O baldanzosa per la mia beltà
 
   O baldanzosa per la mia beltà
Riga 279: Riga 282:
 
   O chi sopporterà, se pure figli
 
   O chi sopporterà, se pure figli
 
   tu non partorirai, che i figli miei
 
   tu non partorirai, che i figli miei
   sian signori di [[Ftia]]? M'amano gli Elleni
+
   sian signori di [[Ftia (3)|Ftia]]? M'amano gli [[Elleni]]
 
   per via d'[[Ettore]], forse? E oscura forse
 
   per via d'[[Ettore]], forse? E oscura forse
   e non regina io fui dei Frigi? - No,
+
   e non regina io fui dei [[Frigi]]? - No,
 
   lo sposo tuo non t'odia pei miei farmachi,
 
   lo sposo tuo non t'odia pei miei farmachi,
 
   ma perché tu con lui non sai convivere:
 
   ma perché tu con lui non sai convivere:
 
   questo è filtro d'amor: non la bellezza,
 
   questo è filtro d'amor: non la bellezza,
 
   ma le virtú trattengono gli sposi;
 
   ma le virtú trattengono gli sposi;
   tu, basta che alcunché t'irriti, Sparta
+
   tu, basta che alcunché t'irriti, [[Sparta (2)|Sparta]]
   è la grande città, Sciro un nonnulla,
+
   è la grande città, [[Sciro (3)|Sciro]] un nonnulla,
 
   e tu sei ricca, e qui non sono ricchi,
 
   e tu sei ricca, e qui non sono ricchi,
 
   e [[Menelao]] val piú d'[[Achille]]. Ed ecco
 
   e [[Menelao]] val piú d'[[Achille]]. Ed ecco
Riga 293: Riga 296:
 
   anche se un uom da poco ebbe in consorte,
 
   anche se un uom da poco ebbe in consorte,
 
   amarlo deve, e gara di superbia
 
   amarlo deve, e gara di superbia
   non impegnar con lui. Se della Tracia
+
   non impegnar con lui. Se della [[Tracia (2)|Tracia]]
 
   flagellata di neve il tuo consorte
 
   flagellata di neve il tuo consorte
 
   fosse, ove un uomo solo a turno accoglie
 
   fosse, ove un uomo solo a turno accoglie
Riga 303: Riga 306:
 
   soffriamo; ma d'un vel bene è celarla.
 
   soffriamo; ma d'un vel bene è celarla.
 
   Ed invece io, per amor tuo, carissimo
 
   Ed invece io, per amor tuo, carissimo
   [[Ettore]], amavo l'amor tuo, se Cipride
+
   [[Ettore]], amavo l'amor tuo, se [[Cipride]]
 
   ti faceva cadere; e molte volte
 
   ti faceva cadere; e molte volte
 
   ai tuoi bastardi la mammella io porsi,
 
   ai tuoi bastardi la mammella io porsi,
Riga 317: Riga 320:
 
   Se troppo non ti sembra arduo, regina,
 
   Se troppo non ti sembra arduo, regina,
 
   alle parole sue fa' di convincerti.
 
   alle parole sue fa' di convincerti.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Perché con me contendi, e altera parli,
 
   Perché con me contendi, e altera parli,
 
   come se tu pudica fossi, io no?
 
   come se tu pudica fossi, io no?
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Per quello che dicesti ora, no certo.
 
   Per quello che dicesti ora, no certo.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Il pensier tuo mai non alberghi in me.
 
   Il pensier tuo mai non alberghi in me.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Parli, e giovine sei, di turpitudini.
 
   Parli, e giovine sei, di turpitudini.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Tu non ne parli: sin che puoi, le fai.
 
   Tu non ne parli: sin che puoi, le fai.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Patir muta non sai d'amor le pene?
 
   Patir muta non sai d'amor le pene?
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Non è la prima cosa amor per noi?
 
   Non è la prima cosa amor per noi?
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Congiunto al senno: oppur bello non è.
 
   Congiunto al senno: oppur bello non è.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Non viviamo in città di leggi barbare.
 
   Non viviamo in città di leggi barbare.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   L'onta, lí come qui, non reca onore.
 
   L'onta, lí come qui, non reca onore.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Scaltra, sei scaltra; eppur devi morire.
 
   Scaltra, sei scaltra; eppur devi morire.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
   Vedi l'effigie in te fissa di Teti (2)?
+
   Vedi l'effigie in te fissa di [[Teti (2)|Teti]]?
Ermione:
+
[[Ermione]]:
   Per la morte d'[[Achille]], Ilio essa aborre.
+
   Per la morte d'[[Achille]], [[Troia|Ilio]] essa aborre.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
   Elena madre tua, non io, l'uccise.
+
   [[Elena (1)|Elena]] madre tua, non io, l'uccise.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Vuoi frugar tra i miei mali anche piú oltre?
 
   Vuoi frugar tra i miei mali anche piú oltre?
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Ecco, son muta, le mie labbra stringo.
 
   Ecco, son muta, le mie labbra stringo.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   A ciò per cui qui venni or tu rispondi.
 
   A ciò per cui qui venni or tu rispondi.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Non hai, rispondo, il senno che dovresti.
 
   Non hai, rispondo, il senno che dovresti.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
   Quel santo lascierai tempio di Teti (2)?
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   Quel santo lascierai tempio di [[Teti (2)|Teti]]?
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Se non dovrò morire; oppur qui resto.
 
   Se non dovrò morire; oppur qui resto.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Ben devi; e prima che lo sposo torni.
 
   Ben devi; e prima che lo sposo torni.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Prima d'allora, a te non mi darò.
 
   Prima d'allora, a te non mi darò.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Senza riguardo al fuoco ti darò.
 
   Senza riguardo al fuoco ti darò.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Bruciami, via! Gli Dei tutto sapranno.
 
   Bruciami, via! Gli Dei tutto sapranno.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Ti coprirò d'orribili ferite.
 
   Ti coprirò d'orribili ferite.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Sgozzami dunque, l'ara della Dea
 
   Sgozzami dunque, l'ara della Dea
 
   macchia di sangue: ella ti punirà.
 
   macchia di sangue: ella ti punirà.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   O barbaro pollone, o dura audacia!
 
   O barbaro pollone, o dura audacia!
 
   La morte osi affrontar? Ma di tuo grado
 
   La morte osi affrontar? Ma di tuo grado
Riga 381: Riga 384:
 
   strappar te ne saprei, prima che giunga
 
   strappar te ne saprei, prima che giunga
 
   il figliuolo d'[[Achille]], in cui tu speri.
 
   il figliuolo d'[[Achille]], in cui tu speri.
(Ermione rientra nella reggia)
+
([[Ermione]] rientra nella reggia)
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Sí, spero in lui. Strano è pur ciò: rimedî
 
   Sí, spero in lui. Strano è pur ciò: rimedî
 
   alcun dei Numi escogitò per gli uomini
 
   alcun dei Numi escogitò per gli uomini
Riga 389: Riga 392:
 
   che un male son piú tristo della vipera
 
   che un male son piú tristo della vipera
 
   e del fuoco: noi siam tali per gli uomini.
 
   e del fuoco: noi siam tali per gli uomini.
CORO:                                  Strofe prima
+
CORO:                                   
 +
Strofe prima
 
   Certo di mali grandi fu origine, quando
 
   Certo di mali grandi fu origine, quando
   giunse il figlio di [[Zeus]] e di Maia
+
   giunse il figlio di [[Zeus]] e di [[Maia (1)|Maia]]
 
   dell'Ida ai valloni, guidando
 
   dell'Ida ai valloni, guidando
 
   i tre puledri del cocchio bellissimo,
 
   i tre puledri del cocchio bellissimo,
Riga 400: Riga 404:
 
   vita vivea ne la deserta valle.
 
   vita vivea ne la deserta valle.
  
                                      Antistrofe prima
+
Antistrofe prima
 
   Giunsero esse ai valloni chiomati di fronde,
 
   Giunsero esse ai valloni chiomati di fronde,
 
   e le fulgide membra detersero
 
   e le fulgide membra detersero
Riga 406: Riga 410:
 
   E di [[Priamo]] al figlio innanzi vennero,
 
   E di [[Priamo]] al figlio innanzi vennero,
 
   l'una rissando l'altra.
 
   l'una rissando l'altra.
   Cipride vinse con parola scaltra,
+
   [[Cipride]] vinse con parola scaltra,
 
   con lusinghe di gioia,
 
   con lusinghe di gioia,
   che poi dei Frigi la città sconvolsero
+
   che poi dei [[Frigi]] la città sconvolsero
   amaramente, e i muri alti di Troia.
+
   amaramente, e i muri alti di [[Troia]].
  
                                      Strofe seconda
+
Strofe seconda
   Deh, se colei che diede a luce Paride,
+
   Deh, se colei che diede a luce [[Paride]],
 
   scaraventato al suol, dietro i proprî òmeri
 
   scaraventato al suol, dietro i proprî òmeri
 
   lo avesse, pria che su le balze d'Ida
 
   lo avesse, pria che su le balze d'Ida
 
   egli abitasse, allor che presso al lauro
 
   egli abitasse, allor che presso al lauro
 
   le fatidiche grida
 
   le fatidiche grida
   levò Cassandra, ch'ei fatal di [[Priamo]]
+
   levò [[Cassandra]], ch'ei fatal di [[Priamo]]
 
   alla magion sarebbe, e l'uccidessero.
 
   alla magion sarebbe, e l'uccidessero.
 
   A qual degli anzïani ella non mosse,
 
   A qual degli anzïani ella non mosse,
 
   chi non pregò, che il bimbo ucciso fosse?
 
   chi non pregò, che il bimbo ucciso fosse?
  
                                      Antistrofe seconda
+
Antistrofe seconda
   Piombato non sarebbe allor su Troia
+
   Piombato non sarebbe allor su [[Troia]]
 
   il servil giogo, e nella casa, o misera
 
   il servil giogo, e nella casa, o misera
 
   donna, tu di padroni or non saresti.
 
   donna, tu di padroni or non saresti.
   E sarebbe rimasta Ellade libera
+
   E sarebbe rimasta [[Ellade]] libera
 
   dai travagli funesti
 
   dai travagli funesti
   onde per dieci lunghi anni sotto Ilio,
+
   onde per dieci lunghi anni sotto [[Troia|Ilio]],
 
   errando in arme, i giovani patirono.
 
   errando in arme, i giovani patirono.
 
   Né i talami rimasti orbi di sposi
 
   Né i talami rimasti orbi di sposi
 
   sarebbero, e di figli i vecchi annosi.
 
   sarebbero, e di figli i vecchi annosi.
(Entra [[Menelao]], recando con sé il figlio d'Andromaca)
+
 
 +
(Entra [[Menelao]], recando con sé il figlio d'[[Andromaca]])
 +
 
 
[[Menelao]]:
 
[[Menelao]]:
 
   Qui sono: il figlio tuo fatto ho prigione,
 
   Qui sono: il figlio tuo fatto ho prigione,
Riga 445: Riga 451:
 
   vuoi tu morire, o se morir costui
 
   vuoi tu morire, o se morir costui
 
   deve pel fallo tuo contro mia figlia.
 
   deve pel fallo tuo contro mia figlia.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   O fama, o fama, tu mille e mille uomini
 
   O fama, o fama, tu mille e mille uomini
 
   da nulla esalti a eccelsa vita. Ma
 
   da nulla esalti a eccelsa vita. Ma
Riga 451: Riga 457:
 
   reali; e chi mendaci, io quello reputo
 
   reali; e chi mendaci, io quello reputo
 
   che l'apparenza sola abbia, mercè
 
   che l'apparenza sola abbia, mercè
   della fortuna. Il fiore tu degli Elleni
+
   della fortuna. Il fiore tu degli [[Elleni]]
 
   guidando un giorno, la città di [[Priamo]]
 
   guidando un giorno, la città di [[Priamo]]
 
   prender volesti, tu, cosí dappoco,
 
   prender volesti, tu, cosí dappoco,
Riga 457: Riga 463:
 
   senno di bimba, tal furore sbuffi,
 
   senno di bimba, tal furore sbuffi,
 
   e scendi in lizza contro me, tapina
 
   e scendi in lizza contro me, tapina
   femmina e schiava. Ah, tu non sei di Troia
+
   femmina e schiava. Ah, tu non sei di [[Troia]]
   degno, né di te Troia. Esternamente
+
   degno, né di te [[Troia]]. Esternamente
 
   quelli che di saggezza han l'apparenza,
 
   quelli che di saggezza han l'apparenza,
 
   sono belli a veder, ma dentro, simili
 
   sono belli a veder, ma dentro, simili
Riga 472: Riga 478:
 
   il figlio mio? Ma il padre patirà
 
   il figlio mio? Ma il padre patirà
 
   di suo figlio la morte a cuor leggero?
 
   di suo figlio la morte a cuor leggero?
   Troia imbelle cosí non lo denòmina:
+
   [[Troia]] imbelle cosí non lo denòmina:
   quanto occorre farà: degni di Peleo
+
   quanto occorre farà: degni di [[Peleo]]
 
   saranno gli atti suoi, degni d'[[Achille]]:
 
   saranno gli atti suoi, degni d'[[Achille]]:
 
   la figlia tua da casa scaccerà.
 
   la figlia tua da casa scaccerà.
Riga 498: Riga 504:
 
   sentimento. Del tuo, temo un sol punto:
 
   sentimento. Del tuo, temo un sol punto:
 
   che tu per una donna hai posta già
 
   che tu per una donna hai posta già
   a sacco la città dei Frigi misera.
+
   a sacco la città dei [[Frigi]] misera.
 
CORO:
 
CORO:
 
   Troppo ad un uom tu, donna, hai favellato:
 
   Troppo ad un uom tu, donna, hai favellato:
Riga 505: Riga 511:
 
   Futilità son queste, a ciò che dici,
 
   Futilità son queste, a ciò che dici,
 
   o donna, e indegne del poter mio regio
 
   o donna, e indegne del poter mio regio
   e dell'Ellade. Sappi or che le cose
+
   e dell'[[Ellade]]. Sappi or che le cose
 
   onde bisogno ha l'uom, valgon per lui
 
   onde bisogno ha l'uom, valgon per lui
   piú del sacco di Troia. Io per me reputo
+
   piú del sacco di [[Troia]]. Io per me reputo
 
   malanno grande, che mia figlia perda
 
   malanno grande, che mia figlia perda
 
   lo sposo; e a lei giungo alleato: tutto
 
   lo sposo; e a lei giungo alleato: tutto
 
   può minor peso aver: ma la sua vita
 
   può minor peso aver: ma la sua vita
 
   perde una donna, se lo sposo perde.
 
   perde una donna, se lo sposo perde.
   Sopra i miei servi deve Neottolemo
+
   Sopra i miei servi deve [[Pirro|Neottolemo]]
 
   aver potere, e sopra i suoi mia figlia
 
   aver potere, e sopra i suoi mia figlia
 
   ed io stesso: non c'è fra quanti sono
 
   ed io stesso: non c'è fra quanti sono
Riga 524: Riga 530:
 
   ma se morir non vuoi, l'ucciderò.
 
   ma se morir non vuoi, l'ucciderò.
 
   O l'uno o l'altro ha da lasciar la vita.
 
   O l'uno o l'altro ha da lasciar la vita.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Ahi, che sorteggio amaro! E su che vite
 
   Ahi, che sorteggio amaro! E su che vite
 
   mi proponi la scelta! E sia che vivere
 
   mi proponi la scelta! E sia che vivere
Riga 544: Riga 550:
 
   e non rifletto agli altri che m'opprimono?
 
   e non rifletto agli altri che m'opprimono?
 
   Ch'[[Ettore]] ucciso e trascinato vidi
 
   Ch'[[Ettore]] ucciso e trascinato vidi
   crudelmente dal carro, ed Ilio in fiamme,
+
   crudelmente dal carro, ed [[Troia|Ilio]] in fiamme,
 
   e schiava io stessa, ai legni argivi giunsi
 
   e schiava io stessa, ai legni argivi giunsi
   tratta via per la chioma; e quando a [[Ftia]]
+
   tratta via per la chioma; e quando a [[Ftia (3)|Ftia]]
 
   giunsi, andai sposa agli assassini d'[[Ettore]].
 
   giunsi, andai sposa agli assassini d'[[Ettore]].
 
   Qual dolcezza la vita ha piú per me?
 
   Qual dolcezza la vita ha piú per me?
Riga 560: Riga 566:
 
   nelle tue man', ché tu mi sgozzi, uccida,
 
   nelle tue man', ché tu mi sgozzi, uccida,
 
   accoppi, a un laccio il collo appenda. O figlio,
 
   accoppi, a un laccio il collo appenda. O figlio,
   io che ti generai, nell'Ade scendo
+
   io che ti generai, nell'[[Ade]] scendo
 
   perché non muoia tu. Se tu la morte
 
   perché non muoia tu. Se tu la morte
 
   schivar potrai, di tua madre ricòrdati,
 
   schivar potrai, di tua madre ricòrdati,
Riga 590: Riga 596:
 
   e impara a non lanciar piú contumelie
 
   e impara a non lanciar piú contumelie
 
   contro i liberi, tu che schiava sei.
 
   contro i liberi, tu che schiava sei.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Ahi, m'hai tratto in inganno, e son tradita.
 
   Ahi, m'hai tratto in inganno, e son tradita.
 
[[Menelao]]:
 
[[Menelao]]:
 
   Fanne pubblico bando: io non lo nego.
 
   Fanne pubblico bando: io non lo nego.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
   Prodezze queste, su l'Eurota, sono?
+
   Prodezze queste, su l'[[Eurota (2)|Eurota]], sono?
 
[[Menelao]]:
 
[[Menelao]]:
   Ed anche in Troia, che l'offeso offenda.
+
   Ed anche in [[Troia]], che l'offeso offenda.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Dei non credi gli Dei, né che il giusto amino?
 
   Dei non credi gli Dei, né che il giusto amino?
 
[[Menelao]]:
 
[[Menelao]]:
 
   Sconterò, quando occorra: ora t'uccido.
 
   Sconterò, quando occorra: ora t'uccido.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Questo implume anche, all'ali mie strappato?
 
   Questo implume anche, all'ali mie strappato?
 
[[Menelao]]:
 
[[Menelao]]:
 
   L'abbia mia figlia: essa, se vuol, l'uccida.
 
   L'abbia mia figlia: essa, se vuol, l'uccida.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Ah, figlio mio, perché già non ti piango?
 
   Ah, figlio mio, perché già non ti piango?
 
[[Menelao]]:
 
[[Menelao]]:
 
   Certo nutrir non può troppo speranza.
 
   Certo nutrir non può troppo speranza.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   O fra tutti i mortali esecratissima
 
   O fra tutti i mortali esecratissima
   gente di Sparta, príncipi d'inganni,
+
   gente di [[Sparta (2)|Sparta]], príncipi d'inganni,
 
   consiglieri di frode, tessitori
 
   consiglieri di frode, tessitori
 
   di malefatte, genti oblique, senza
 
   di malefatte, genti oblique, senza
 
   franchezza mai, che fra raggiri sempre
 
   franchezza mai, che fra raggiri sempre
 
   avvolgete il pensier, deh, quanto ingiusto
 
   avvolgete il pensier, deh, quanto ingiusto
   è che felici voi siate ne l'Ellade!
+
   è che felici voi siate ne l'[[Ellade]]!
 
   Quali orrori tra voi mancano? Il sangue
 
   Quali orrori tra voi mancano? Il sangue
 
   non corre a rivi? Dei guadagni turpi
 
   non corre a rivi? Dei guadagni turpi
Riga 625: Riga 631:
 
   Ma la morte per me non è terribile
 
   Ma la morte per me non è terribile
 
   come per te. Fu la mia morte quando
 
   come per te. Fu la mia morte quando
   cadde la città misera di Troia,
+
   cadde la città misera di [[Troia]],
 
   ed il mio sposo valoroso, che
 
   ed il mio sposo valoroso, che
 
   da soldato di terra in vil nocchiere
 
   da soldato di terra in vil nocchiere
Riga 632: Riga 638:
 
   Ma dalle labbra mie blandizie alcuna
 
   Ma dalle labbra mie blandizie alcuna
 
   tu non udrai, né la tua figlia. Tu
 
   tu non udrai, né la tua figlia. Tu
   sei fra i grandi di Sparta, e noi di Troia.
+
   sei fra i grandi di [[Sparta (2)|Sparta]], e noi di [[Troia]].
 
   Né superbir se la mia sorte è misera:
 
   Né superbir se la mia sorte è misera:
 
   esser tale potrebbe anche la tua.
 
   esser tale potrebbe anche la tua.
CORO:                                  Strofe prima
+
 
 +
CORO:                                   
 +
Strofe prima
 
   Io non approvo i duplici
 
   Io non approvo i duplici
 
   talami, e non di varie
 
   talami, e non di varie
Riga 643: Riga 651:
 
   e d'una sola moglie.
 
   e d'una sola moglie.
  
                                      Antistrofe prima
+
Antistrofe prima
 
   Né piú valgon due príncipi
 
   Né piú valgon due príncipi
 
   nelle città, d'un unico
 
   nelle città, d'un unico
 
   signore. Allora nascono
 
   signore. Allora nascono
 
   discordie, il cruccio al cruccio allor s'addoppia.
 
   discordie, il cruccio al cruccio allor s'addoppia.
   Anche fra due, grazie alle Muse, artefici
+
   Anche fra due, grazie alle [[Muse]], artefici
 
   d'inni, la lite scoppia.
 
   d'inni, la lite scoppia.
  
                                      Strofe seconda
+
Strofe seconda
 
   Quando rapide brezze il legno investono,
 
   Quando rapide brezze il legno investono,
 
   doppia sentenza di pensier che regoli
 
   doppia sentenza di pensier che regoli
Riga 660: Riga 668:
 
   quando buon frutto conseguir si speri.
 
   quando buon frutto conseguir si speri.
  
                                      Antistrofe seconda
+
Antistrofe seconda
 
   Ben lo dimostra la spartana figlia
 
   Ben lo dimostra la spartana figlia
 
   di [[Menelao]], che su l'altrui giaciglio
 
   di [[Menelao]], che su l'altrui giaciglio
 
   qual fuoco irruppe, e la fanciulla misera
 
   qual fuoco irruppe, e la fanciulla misera
   di Troia uccise, e il pargolo,
+
   di [[Troia]] uccise, e il pargolo,
 
   per la contesa stolta.
 
   per la contesa stolta.
 
   Empio, ingiusto, crudele misfatto, di tale opera
 
   Empio, ingiusto, crudele misfatto, di tale opera
 
   sarà la doglia un dí su te rivolta.
 
   sarà la doglia un dí su te rivolta.
(Si avanzano Andromaca con le mani crudelmente avvinte, e Molosso,
+
 
 +
(Si avanzano [[Andromaca]] con le mani crudelmente avvinte, e [[[[Molosso (1)|Molosso]]]],
 
in mezzo ad uno stuolo di guardie)
 
in mezzo ad uno stuolo di guardie)
 +
 
CORIFEA:
 
CORIFEA:
 
   Questa coppia dai vincoli stretta
 
   Questa coppia dai vincoli stretta
Riga 678: Riga 688:
 
   di tua madre, e di nulla colpevole
 
   di tua madre, e di nulla colpevole
 
   tu sei, né i sovrani offendesti.
 
   tu sei, né i sovrani offendesti.
Andromaca:                            Strofe
+
[[Andromaca]]:                             
 +
Strofe
 
   Son qui: le mani insanguina
 
   Son qui: le mani insanguina
 
   il laccio che le serra:
 
   il laccio che le serra:
Riga 685: Riga 696:
 
   Madre, anch'io vi precipito,
 
   Madre, anch'io vi precipito,
 
   che all'ali tue riparo.
 
   che all'ali tue riparo.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Duplice è l'ostia, o príncipi
 
   Duplice è l'ostia, o príncipi
   di [[Ftia]]!
+
   di [[Ftia (3)|Ftia]]!
 
MOLOSSO:
 
MOLOSSO:
 
   Vieni a soccorrere,
 
   Vieni a soccorrere,
 
   padre mio, chi t'è caro.
 
   padre mio, chi t'è caro.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Giaci or sotto la terra, fra i cadaveri
 
   Giaci or sotto la terra, fra i cadaveri
 
   cadaveri, sul petto
 
   cadaveri, sul petto
Riga 703: Riga 714:
 
   Due siete, e morrete per duplice
 
   Due siete, e morrete per duplice
 
   sentenza: te uccide il mio voto,
 
   sentenza: te uccide il mio voto,
   e quello d'Ermione mia figlia
+
   e quello d'[[Ermione]] mia figlia
 
   uccide tuo figlio. Follia
 
   uccide tuo figlio. Follia
 
   sarebbe ai piú acerbi nemici
 
   sarebbe ai piú acerbi nemici
Riga 709: Riga 720:
 
   possibile ucciderli,
 
   possibile ucciderli,
 
   e la casa sgombrar dal terrore.
 
   e la casa sgombrar dal terrore.
Andromaca:                            Antistrofe
+
[[Andromaca]]:                             
 +
Antistrofe
 
   Oh sposo, oh sposo! E lancia
 
   Oh sposo, oh sposo! E lancia
 
   e man t'avessi, o figlio
 
   e man t'avessi, o figlio
Riga 716: Riga 728:
 
   Qual canto trovo, o misero,
 
   Qual canto trovo, o misero,
 
   ond'io la sorte schivi?
 
   ond'io la sorte schivi?
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Ai ginocchi del príncipe
 
   Ai ginocchi del príncipe
 
   stringiti!
 
   stringiti!
Riga 723: Riga 735:
 
   o caro, ancor tra i vivi!
 
   o caro, ancor tra i vivi!
 
([[Menelao]] lo respinge)
 
([[Menelao]] lo respinge)
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Dal ciglio giú mi cadono le lagrime,
 
   Dal ciglio giú mi cadono le lagrime,
 
   come di linfa cupe
 
   come di linfa cupe
Riga 738: Riga 750:
 
   per te nutro in cuore: ché io
 
   per te nutro in cuore: ché io
 
   gran parte perdei della vita
 
   gran parte perdei della vita
   per prendere Troia e tua madre.
+
   per prendere [[Troia]] e tua madre.
 
   Adesso tu godine,
 
   Adesso tu godine,
   e seco in Averno discendi.
+
   e seco in [[Ade|Averno]] discendi.
 
(I satelliti di [[Menelao]] si apprestano ad uccidere la madre e il figlio)
 
(I satelliti di [[Menelao]] si apprestano ad uccidere la madre e il figlio)
 
CORO:
 
CORO:
   Già presso a noi veggo Peleo, che in fretta
+
   Già presso a noi veggo [[Peleo]], che in fretta
 
   l'antico piede a questa parte volge.
 
   l'antico piede a questa parte volge.
(Giunge Peleo, su un cocchio, e ancor da lontano
+
 
 +
(Giunge [[Peleo]], su un cocchio, e ancor da lontano
 
comincia a parlare)
 
comincia a parlare)
Peleo:
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[[Peleo]]:
 
   A voi dico, ed a te, che in atto sei
 
   A voi dico, ed a te, che in atto sei
 
   già di colpir, che avvenne mai? Qual morbo
 
   già di colpir, che avvenne mai? Qual morbo
Riga 765: Riga 779:
 
   e te col tuo figliuol traggono? A morte
 
   e te col tuo figliuol traggono? A morte
 
   vanno cosí la pecora e l'agnello.
 
   vanno cosí la pecora e l'agnello.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   Questi col figlio a morte mi trascinano,
 
   Questi col figlio a morte mi trascinano,
 
   come tu vedi. E che mai dirti, o vecchio?
 
   come tu vedi. E che mai dirti, o vecchio?
Riga 773: Riga 787:
 
   con la figliuola di costui, la causa
 
   con la figliuola di costui, la causa
 
   per cui muoio, conosci. Ed or, dall'ara
 
   per cui muoio, conosci. Ed or, dall'ara
   di Teti (2), che tu veneri e pregi,
+
   di [[Teti (2)|Teti]], che tu veneri e pregi,
 
   onde ti nacque il tuo bennato figlio,
 
   onde ti nacque il tuo bennato figlio,
 
   m'hanno strappata, e a morte mi trascinano,
 
   m'hanno strappata, e a morte mi trascinano,
Riga 786: Riga 800:
 
   in nome degli Dei: se no, morremo
 
   in nome degli Dei: se no, morremo
 
   per mia sciagura, e per vergogna vostra.
 
   per mia sciagura, e per vergogna vostra.
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   Sciogliete i lacci, ve l'impongo, prima
 
   Sciogliete i lacci, ve l'impongo, prima
 
   che debba ancor versare pianto: entrambe
 
   che debba ancor versare pianto: entrambe
Riga 793: Riga 807:
 
   Io lo vieto; e di te non valgo meno,
 
   Io lo vieto; e di te non valgo meno,
 
   ed ho sopra costei maggior diritto.
 
   ed ho sopra costei maggior diritto.
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   Come? A fare il padrone in casa mia
 
   Come? A fare il padrone in casa mia
   vieni? Di Sparta non ti basta il regno?
+
   vieni? Di [[Sparta (2)|Sparta]] non ti basta il regno?
 
[[Menelao]]:
 
[[Menelao]]:
   Schiava di guerra è mia: l'ho presa a Troia.
+
   Schiava di guerra è mia: l'ho presa a [[Troia]].
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   Il figlio di mio figlio in premio l'ebbe.
 
   Il figlio di mio figlio in premio l'ebbe.
 
[[Menelao]]:
 
[[Menelao]]:
 
   Sue non son le mie cose, e mie le sue?
 
   Sue non son le mie cose, e mie le sue?
Peleo:
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[[Peleo]]:
 
   Pel bene oprar, non per dar morte a forza.
 
   Pel bene oprar, non per dar morte a forza.
 
[[Menelao]]:
 
[[Menelao]]:
 
   Mai non potrai strapparla alle mie mani.
 
   Mai non potrai strapparla alle mie mani.
Peleo:
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[[Peleo]]:
 
   Con questo scettro il capo ora t'insanguino.
 
   Con questo scettro il capo ora t'insanguino.
 
[[Menelao]]:
 
[[Menelao]]:
 
   Toccami, accanto a me fatti, e vedrai.
 
   Toccami, accanto a me fatti, e vedrai.
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   E dunque, mai non conterai per uomo,
 
   E dunque, mai non conterai per uomo,
 
   tristo fra i tristi? Il senno in te dov'è,
 
   tristo fra i tristi? Il senno in te dov'è,
 
   degno d'un uomo? Ti rapí la sposa
 
   degno d'un uomo? Ti rapí la sposa
   un amante di Frigia: ché i tuoi lari
+
   un amante di [[Frigia (2)|Frigia]]: ché i tuoi lari
 
   senza schiavi lasciasti e senza servi,
 
   senza schiavi lasciasti e senza servi,
 
   come se in casa la piú saggia sposa
 
   come se in casa la piú saggia sposa
 
   lasciata avessi, ed era la piú perfida
 
   lasciata avessi, ed era la piú perfida
   di tutte. E già, neppur volendo, a Sparta
+
   di tutte. E già, neppur volendo, a [[Sparta (2)|Sparta]]
 
   restar potrebbe onesta una fanciulla:
 
   restar potrebbe onesta una fanciulla:
 
   ché, lasciate le case, insiem coi giovani,
 
   ché, lasciate le case, insiem coi giovani,
Riga 825: Riga 839:
 
   stadî e palestre. E allor, che meraviglia
 
   stadî e palestre. E allor, che meraviglia
 
   se le fanciulle oneste non vi crescono?
 
   se le fanciulle oneste non vi crescono?
   Dimandane, se puoi, novelle ad Elena,
+
   Dimandane, se puoi, novelle ad [[Elena (1)|Elena]],
 
   che dai tuoi lari, abbandonato il [[Zeus]]
 
   che dai tuoi lari, abbandonato il [[Zeus]]
 
   tutor dei matrimonî, in terra estranea
 
   tutor dei matrimonî, in terra estranea
 
   andò, con un amante, a bel sollazzo.
 
   andò, con un amante, a bel sollazzo.
   E tu, per lei, tal turba accolta d'Elleni,
+
   E tu, per lei, tal turba accolta d'[[Elleni]],
   ad Ilio andasti; e non dovevi lancia
+
   ad [[Troia|Ilio]] andasti; e non dovevi lancia
 
   muovere, ma, poiché scoperta s'era
 
   muovere, ma, poiché scoperta s'era
 
   trista cosí, sputarle dietro, e dove
 
   trista cosí, sputarle dietro, e dove
Riga 842: Riga 856:
 
   ché come l'assassino io ti considero
 
   ché come l'assassino io ti considero
 
   d'[[Achille]], come il suo genio malefico:
 
   d'[[Achille]], come il suo genio malefico:
   ché da Troia tu sol tornato sei
+
   ché da [[Troia]] tu sol tornato sei
 
   senza ferite, e l'armi tue bellissime
 
   senza ferite, e l'armi tue bellissime
 
   come te le portasti entro i lor foderi
 
   come te le portasti entro i lor foderi
Riga 858: Riga 872:
 
   tanto temevi rimanere orbato
 
   tanto temevi rimanere orbato
 
   d'una trista consorte. A un altro punto
 
   d'una trista consorte. A un altro punto
   ora verrò: quando fu presa Troia,
+
   ora verrò: quando fu presa [[Troia]],
 
   non uccidesti quella donna, quando
 
   non uccidesti quella donna, quando
 
   l'avesti in pugno; ma, veduto appena
 
   l'avesti in pugno; ma, veduto appena
Riga 864: Riga 878:
 
   e cercasti il suo bacio, e carezzasti
 
   e cercasti il suo bacio, e carezzasti
 
   la traditrice cagna, e ti lasciasti,
 
   la traditrice cagna, e ti lasciasti,
   fior di briccone, intenerir da Cipride.
+
   fior di briccone, intenerir da [[Cipride]].
 
   E poi, venuto in casa di mio figlio,
 
   E poi, venuto in casa di mio figlio,
 
   mentr'egli è lungi, la metti a soqquadro,
 
   mentr'egli è lungi, la metti a soqquadro,
Riga 884: Riga 898:
 
[[Menelao]]:
 
[[Menelao]]:
 
   Chi saggi proclamar potrebbe i vecchi
 
   Chi saggi proclamar potrebbe i vecchi
   e quei che saggi un dí parvero agli Elleni,
+
   e quei che saggi un dí parvero agli [[Elleni]],
   se tu, che sei Peleo, nato di nobile
+
   se tu, che sei [[Peleo]], nato di nobile
 
   padre, e che meco imparentato sei,
 
   padre, e che meco imparentato sei,
 
   contro te stesso vituperî avventi,
 
   contro te stesso vituperî avventi,
 
   e contro noi, per una donna barbara,
 
   e contro noi, per una donna barbara,
 
   che tu bandir dovresti oltre le rive
 
   che tu bandir dovresti oltre le rive
   del Nilo, ed oltre il Fasi, ed esortare
+
   del [[Nilo]], ed oltre il [[Fasi]], ed esortare
 
   a scacciarla anche me: ch'ella proviene
 
   a scacciarla anche me: ch'ella proviene
   dalla terra Asïàna, ove de l'Ellade
+
   dalla terra Asïàna, ove de l'[[Ellade]]
 
   e mille e mille figli spenti caddero
 
   e mille e mille figli spenti caddero
 
   sotto le lancie; e anch'essa è responsabile
 
   sotto le lancie; e anch'essa è responsabile
Riga 904: Riga 918:
 
   non è vergogna ragionar. Se sterile
 
   non è vergogna ragionar. Se sterile
 
   resta mia figlia, e figli avrà costei,
 
   resta mia figlia, e figli avrà costei,
   della terra di [[Ftia]] vorresti forse
+
   della terra di [[Ftia (3)|Ftia]] vorresti forse
 
   eleggerli signori, ed essi barbari
 
   eleggerli signori, ed essi barbari
   comanderanno agli Elleni? E di senno
+
   comanderanno agli [[Elleni]]? E di senno
 
   privo sono io, che l'ingiustizia aborro,
 
   privo sono io, che l'ingiustizia aborro,
 
   e tu sei savio? E questo anche considera:
 
   e tu sei savio? E questo anche considera:
Riga 922: Riga 936:
 
   Vecchio sei, vecchio. E quando tu la mia
 
   Vecchio sei, vecchio. E quando tu la mia
 
   spedizïon rammenti, assai mi giovi
 
   spedizïon rammenti, assai mi giovi
   piú che se taci. Ed Elena fallí
+
   piú che se taci. Ed [[Elena (1)|Elena]] fallí
 
   non per sua volontà, bensí dei Numi,
 
   non per sua volontà, bensí dei Numi,
   e assai giovò con quel suo fallo agli Elleni,
+
   e assai giovò con quel suo fallo agli [[Elleni]],
 
   che dell'armi inesperti e della guerra
 
   che dell'armi inesperti e della guerra
 
   erano, e quivi ad esser prodi appresero:
 
   erano, e quivi ad esser prodi appresero:
Riga 931: Riga 945:
 
   della mia sposa, trattenermi seppi,
 
   della mia sposa, trattenermi seppi,
 
   e non l'uccisi, saggio fui. Cosí
 
   e non l'uccisi, saggio fui. Cosí
   tu Foco ucciso non avessi un giorno!
+
   tu [[Foco (2)|Foco]] ucciso non avessi un giorno!
 
   Non per impeto d'ira a te rivolgo
 
   Non per impeto d'ira a te rivolgo
 
   queste rampogne, ma pel bene: quando
 
   queste rampogne, ma pel bene: quando
Riga 939: Riga 953:
 
   Cessino omai queste parole vane,
 
   Cessino omai queste parole vane,
 
   ché meglio vale: o mal ne avrete entrambi.
 
   ché meglio vale: o mal ne avrete entrambi.
Peleo:
+
[[Peleo]]:
   Ahimè, quanto il giudizio erra degli Elleni!
+
   Ahimè, quanto il giudizio erra degli [[Elleni]]!
 
   Quando il trofeo dei vinti alza un esercito,
 
   Quando il trofeo dei vinti alza un esercito,
 
   non a chi travagliò lode ne spetta,
 
   non a chi travagliò lode ne spetta,
Riga 953: Riga 967:
 
   se con senno congiunto avesse ardire.
 
   se con senno congiunto avesse ardire.
 
   Come ora tu col fratel tuo, di boria
 
   Come ora tu col fratel tuo, di boria
   gonfi per Troia andate, e pel comando
+
   gonfi per [[Troia]] andate, e pel comando
 
   avuto là, che diveniste grandi
 
   avuto là, che diveniste grandi
 
   per le fatiche e pei travagli altrui.
 
   per le fatiche e pei travagli altrui.
 
   Ma io t'insegnerò, ché tu non creda
 
   Ma io t'insegnerò, ché tu non creda
   che un giorno a te l'Ideo Paride fosse
+
   che un giorno a te l'Ideo [[Paride]] fosse
 
   maggior nemico di quanto or ti sia
 
   maggior nemico di quanto or ti sia
   Peleo, se tu non t'allontani súbito
+
   [[Peleo]], se tu non t'allontani súbito
 
   da questa casa, alla malora, e teco
 
   da questa casa, alla malora, e teco
 
   la tua figlia infeconda; e già di casa
 
   la tua figlia infeconda; e già di casa
Riga 977: Riga 991:
 
   forse temevi? - Vieni qui, fanciullo,
 
   forse temevi? - Vieni qui, fanciullo,
 
   del mio braccio al riparo, e meco sciogli
 
   del mio braccio al riparo, e meco sciogli
   i lacci di tua madre. In [[Ftia]], fierissimo
+
   i lacci di tua madre. In [[Ftia (3)|Ftia]], fierissimo
 
   nemico a questi due, t'educherò.
 
   nemico a questi due, t'educherò.
 
   Se della lancia il pregio, e della guerra
 
   Se della lancia il pregio, e della guerra
Riga 986: Riga 1 000:
 
   né trattener li puoi, quando s'infuriano.
 
   né trattener li puoi, quando s'infuriano.
 
[[Menelao]]:
 
[[Menelao]]:
   Troppo alle ingiurie sei proclive. A [[Ftia]]
+
   Troppo alle ingiurie sei proclive. A [[Ftia (3)|Ftia]]
 
   non venni a far sopruso, e indegnità
 
   non venni a far sopruso, e indegnità
 
   commettere non voglio, e non patirle.
 
   commettere non voglio, e non patirle.
 
   Ora, perché tempo non ho d'avanzo,
 
   Ora, perché tempo non ho d'avanzo,
   torno alla patria mia. C'è, presso a Sparta
+
   torno alla patria mia. C'è, presso a [[Sparta (2)|Sparta]]
 
   una città, che innanzi amica m'era,
 
   una città, che innanzi amica m'era,
 
   e adesso da nemica opera. Io stringerla
 
   e adesso da nemica opera. Io stringerla
Riga 1 007: Riga 1 021:
 
   un invalido sei, ciancia e null'altro.
 
   un invalido sei, ciancia e null'altro.
 
(Parte)
 
(Parte)
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   Vien sotto il braccio mio, séguimi, o figlio;
 
   Vien sotto il braccio mio, séguimi, o figlio;
 
   e tu meschina: da selvaggio turbine
 
   e tu meschina: da selvaggio turbine
 
   còlta, or sei giunta ad un tranquillo ormeggio.
 
   còlta, or sei giunta ad un tranquillo ormeggio.
Andromaca:
+
[[Andromaca]]:
 
   I Numi, o vecchio, a te fortuna accordino
 
   I Numi, o vecchio, a te fortuna accordino
 
   ed ai tuoi cari: ché salvezza a me
 
   ed ai tuoi cari: ché salvezza a me
Riga 1 021: Riga 1 035:
 
   che ancor balbetta: vedi che non debbano,
 
   che ancor balbetta: vedi che non debbano,
 
   sfuggita or ora, nuovamente prendermi.
 
   sfuggita or ora, nuovamente prendermi.
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   La vuoi finir con questi lagni vili,
 
   La vuoi finir con questi lagni vili,
 
   da femminetta? E chi vi toccherà?
 
   da femminetta? E chi vi toccherà?
 
   Ne dovrebbe versare amare lagrime.
 
   Ne dovrebbe versare amare lagrime.
 
   Mercè dei Numi, e d'una fitta schiera
 
   Mercè dei Numi, e d'una fitta schiera
   di cavalieri e opliti, in [[Ftia]] son re.
+
   di cavalieri e opliti, in [[Ftia (3)|Ftia]] son re.
 
   E in piedi ancora sto, non sono invalido,
 
   E in piedi ancora sto, non sono invalido,
 
   come a te pare; e in fuga, al sol guardarlo,
 
   come a te pare; e in fuga, al sol guardarlo,
Riga 1 032: Riga 1 046:
 
   val piú di molti giovani. A che serve
 
   val piú di molti giovani. A che serve
 
   aver valide membra, ed esser vile?
 
   aver valide membra, ed esser vile?
(Esce insieme con Andromaca e Molosso)
+
(Esce insieme con [[Andromaca]] e [[[[Molosso (1)|Molosso]]]])
CORO:                                  Strofe prima
+
CORO:                                   
 +
Strofe prima
 
   Nascer non giova; oppur, nascere nobile,
 
   Nascer non giova; oppur, nascere nobile,
 
   e di case opulente esser partecipe.
 
   e di case opulente esser partecipe.
Riga 1 044: Riga 1 059:
 
   sin tra i defunti sfolgora.
 
   sin tra i defunti sfolgora.
  
                                      Antistrofe prima
+
Antistrofe prima
 
   Meglio, quand'onta arrechi, la vittoria
 
   Meglio, quand'onta arrechi, la vittoria
 
   perdere, pria che con sopruso ed odio
 
   perdere, pria che con sopruso ed odio
Riga 1 055: Riga 1 070:
 
   dal confin di giustizia.
 
   dal confin di giustizia.
  
                                      Epodo
+
Epodo
   O figlio annoso d'Eaco,
+
   O [[Peleo|figlio]] annoso d'[[Eaco]],
   ben so che coi Lapiti e coi Centauri
+
   ben so che coi [[Lapiti]] e coi [[Centauri]]
 
   già t'azzuffasti, in lotta celeberrima,
 
   già t'azzuffasti, in lotta celeberrima,
   e l'acque, su la nave Argo, del pelago
+
   e l'acque, su la nave [[Argo (1)|Argo]], del pelago
 
   inòspite solcasti, in mezzo al cerulo
 
   inòspite solcasti, in mezzo al cerulo
   cozzo de le Simplegadi,
+
   cozzo de le [[Simplegadi]],
 
   nella gesta navale; e allor che il valido
 
   nella gesta navale; e allor che il valido
 
   figlio di [[Zeus]], cinse di sterminio
 
   figlio di [[Zeus]], cinse di sterminio
   prima la zona d'Ilio,
+
   prima la zona d'[[Troia|Ilio]],
   quando in Europa si tornò, partecipe
+
   quando in [[Europa]] si tornò, partecipe
 
   fosti della sua gloria.
 
   fosti della sua gloria.
(Dalla reggia esce la vecchia nutrice d'Ermione)
+
 
 +
(Dalla reggia esce la vecchia nutrice d'[[Ermione]])
 +
 
 
NUTRICE:
 
NUTRICE:
 
   O carissime donne, oh quanti mali,
 
   O carissime donne, oh quanti mali,
 
   l'un succedendo all'altro, oggi si compiono!
 
   l'un succedendo all'altro, oggi si compiono!
   Ché la nostra regina, Ermione dico,
+
   Ché la nostra regina, [[Ermione]] dico,
 
   dal padre abbandonata, e riflettendo
 
   dal padre abbandonata, e riflettendo
   al male che compié, ch'essa d'Andromaca
+
   al male che compié, ch'essa d'[[Andromaca]]
 
   tramò la morte, e di suo figlio, adesso
 
   tramò la morte, e di suo figlio, adesso
 
   vuole morir, temendo che lo sposo,
 
   vuole morir, temendo che lo sposo,
Riga 1 095: Riga 1 112:
 
   voglia mostrar: di casa esce, e si svincola,
 
   voglia mostrar: di casa esce, e si svincola,
 
   per brama di morir, di mano ai servi.
 
   per brama di morir, di mano ai servi.
(Esce Ermione, disperata, con le vesti e le chiome in disordine,
+
 
 +
(Esce [[Ermione]], disperata, con le vesti e le chiome in disordine,
 
lacerandosi e graffiandosi i capelli e il viso)
 
lacerandosi e graffiandosi i capelli e il viso)
Ermione:                              Strofe
+
 
 +
[[Ermione]]:                               
 +
Strofe
 
   Ahimè, ahimè!
 
   Ahimè, ahimè!
 
   Strappar mi vo' le chiome, orrendo strazio
 
   Strappar mi vo' le chiome, orrendo strazio
Riga 1 103: Riga 1 123:
 
NUTRICE:
 
NUTRICE:
 
   Figlia, che fai? Cosí strazi il tuo corpo?
 
   Figlia, che fai? Cosí strazi il tuo corpo?
Ermione:                              Antistrofe
+
[[Ermione]]:                               
 +
Antistrofe
 
   Ahimè, ahimè!
 
   Ahimè, ahimè!
 
   Lontana va', lontano dai miei riccioli,
 
   Lontana va', lontano dai miei riccioli,
   sottil benda, per l'Etere!
+
   sottil benda, per l'[[Etere]]!
 
NUTRICE:
 
NUTRICE:
 
   Copri, figlia, il tuo sen, raggiusta il peplo.
 
   Copri, figlia, il tuo sen, raggiusta il peplo.
Ermione:                              Strofe
+
[[Ermione]]:                               
 +
Strofe
 
   A che giova il mio petto nascondere fra i veli?
 
   A che giova il mio petto nascondere fra i veli?
 
   è chiaro a tutti, è manifesto il male
 
   è chiaro a tutti, è manifesto il male
Riga 1 115: Riga 1 137:
 
NUTRICE:
 
NUTRICE:
 
   Smanî perché tramasti la morte alla rivale?
 
   Smanî perché tramasti la morte alla rivale?
Ermione:                               Antistrofe
+
[[Ermione]]:                            
 +
Antistrofe
 
   Piango gli eccessi della mia tracotanza infesta.
 
   Piango gli eccessi della mia tracotanza infesta.
 
   Maledetta fra gli uomini
 
   Maledetta fra gli uomini
Riga 1 121: Riga 1 144:
 
NUTRICE:
 
NUTRICE:
 
   Del fallo tuo lo sposo t'accorderà perdono.
 
   Del fallo tuo lo sposo t'accorderà perdono.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Perché di man togliermi il ferro? Rendilo,
 
   Perché di man togliermi il ferro? Rendilo,
 
   rendilo, cara, a me: con questo braccio
 
   rendilo, cara, a me: con questo braccio
Riga 1 128: Riga 1 151:
 
NUTRICE:
 
NUTRICE:
 
   Lasciarti a morte, e il senno tuo vien meno?
 
   Lasciarti a morte, e il senno tuo vien meno?
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Oh mia sorte funesta!
 
   Oh mia sorte funesta!
 
   Dov'è la chiara vampa del fuoco?
 
   Dov'è la chiara vampa del fuoco?
Riga 1 137: Riga 1 160:
 
   A che t'affanni? Cadono i flagelli
 
   A che t'affanni? Cadono i flagelli
 
   dei Numi ora su questi ora su quelli.
 
   dei Numi ora su questi ora su quelli.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Tu m'hai lasciata, o padre, su la spiaggia
 
   Tu m'hai lasciata, o padre, su la spiaggia
 
   m'hai lasciata soletta; né remo ho, che sul pelago
 
   m'hai lasciata soletta; né remo ho, che sul pelago
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   andar dovrò? Dovrò cadere supplice
 
   andar dovrò? Dovrò cadere supplice
 
   schiava ai ginocchi della schiava mia?
 
   schiava ai ginocchi della schiava mia?
   Oh potessi volar lungi da [[Ftia]],
+
   Oh potessi volar lungi da [[Ftia (3)|Ftia]],
 
   come augello azzurrino,
 
   come augello azzurrino,
 
   o come il curvo pino
 
   o come il curvo pino
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NUTRICE:
 
NUTRICE:
 
   Figlia, l'eccesso tuo d'or ora, quando
 
   Figlia, l'eccesso tuo d'or ora, quando
   contro la donna d'Ilio infurïavi,
+
   contro la donna d'[[Troia|Ilio]] infurïavi,
 
   io non lodai, né il tuo spavento or lodo,
 
   io non lodai, né il tuo spavento or lodo,
 
   che mi sembra eccessivo. Non potrà
 
   che mi sembra eccessivo. Non potrà
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   nozze cosí, per creder d'una barbara
 
   nozze cosí, per creder d'una barbara
 
   alle parole inefficaci. Preda
 
   alle parole inefficaci. Preda
   di guerra ad Ilio esso non t'ebbe: figlia
+
   di guerra ad [[Troia|Ilio]] esso non t'ebbe: figlia
 
   d'un primate egli t'ebbe, e ricca dote
 
   d'un primate egli t'ebbe, e ricca dote
 
   ebbe con te, da una città potente,
 
   ebbe con te, da una città potente,
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   entra, e alla soglia fa' che non ti veggano
 
   entra, e alla soglia fa' che non ti veggano
 
   dinanzi: ne verrebbe a te disdoro.
 
   dinanzi: ne verrebbe a te disdoro.
(Ermione rientra nella reggia)
+
([[Ermione]] rientra nella reggia)
 
CORO:
 
CORO:
 
   Un peregrino, vedi, a passo, rapido,
 
   Un peregrino, vedi, a passo, rapido,
 
   di stranïero aspetto, a noi s'appressa.
 
   di stranïero aspetto, a noi s'appressa.
(Entra Oreste)
+
(Entra [[Oreste (1)|Oreste]])
 
ORESTE:
 
ORESTE:
 
   Del figliuolo d'[[Achille]], o estranee donne,
 
   Del figliuolo d'[[Achille]], o estranee donne,
Riga 1 179: Riga 1 202:
 
   Questa: ma tu chi sei, che ciò dimandi?
 
   Questa: ma tu chi sei, che ciò dimandi?
 
ORESTE:
 
ORESTE:
   Di [[Clitennestra]] il figlio, d'Agamennone:
+
   Di [[Clitennestra]] il figlio, d'[[Agamennone]]:
   mi chiamo Oreste, e da Sodoma giungo,
+
   mi chiamo [[Oreste (1)|Oreste]], e da Sodoma giungo,
   dall'oracol d'[[Apollo]]. E, giunto a [[Ftia]],
+
   dall'oracol d'[[Apollo]]. E, giunto a [[Ftia (3)|Ftia]],
 
   d'una donna vorrei notizie avere,
 
   d'una donna vorrei notizie avere,
 
   parente mia, se vive, e se le arride
 
   parente mia, se vive, e se le arride
   felicità: della spartana Ermione;
+
   felicità: della spartana [[Ermione]];
 
   ché cara m'è, sebben lontana vive.
 
   ché cara m'è, sebben lontana vive.
(Dalla reggia esce Ermione)
+
(Dalla reggia esce [[Ermione]])
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   O porto apparso ai navicchieri in mezzo
 
   O porto apparso ai navicchieri in mezzo
   alla tempesta, o figlio d'Agamennone,
+
   alla tempesta, o figlio d'[[Agamennone]],
 
   abbi pietà di me, te ne scongiuro,
 
   abbi pietà di me, te ne scongiuro,
 
   per le ginocchia tue, ché la mia sorte
 
   per le ginocchia tue, ché la mia sorte
Riga 1 199: Riga 1 222:
 
   M'inganno, oppur di [[Menelao]] la figlia,
 
   M'inganno, oppur di [[Menelao]] la figlia,
 
   di questa casa la signora, io scorgo?
 
   di questa casa la signora, io scorgo?
Ermione:
+
[[Ermione]]:
   Quella che figlia ad Elena Tindaride
+
   Quella che figlia ad [[Elena (1)|Elena]] Tindaride
 
   unica nacque a [[Menelao]], ben sappilo.
 
   unica nacque a [[Menelao]], ben sappilo.
 
ORESTE:
 
ORESTE:
 
   [[Febo]], dai mali tu salvala! E il danno
 
   [[Febo]], dai mali tu salvala! E il danno
 
   ti proviene dai Numi, oppur dagli uomini?
 
   ti proviene dai Numi, oppur dagli uomini?
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Parte dal mio signor, parte da me,
 
   Parte dal mio signor, parte da me,
 
   parte dai Numi: in tutto io son perduta.
 
   parte dai Numi: in tutto io son perduta.
Riga 1 211: Riga 1 234:
 
   Quando figli non ha, dove una donna
 
   Quando figli non ha, dove una donna
 
   esser colpita può, tranne nel talamo?
 
   esser colpita può, tranne nel talamo?
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   E qui colpita io son: m'induci a dirtelo.
 
   E qui colpita io son: m'induci a dirtelo.
 
ORESTE:
 
ORESTE:
 
   Ama, invece di te, lo sposo un'altra?
 
   Ama, invece di te, lo sposo un'altra?
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   La prigioniera, sí, la sposa d'[[Ettore]].
 
   La prigioniera, sí, la sposa d'[[Ettore]].
 
ORESTE:
 
ORESTE:
 
   Dici un mal, che uno sposo abbia due spose.
 
   Dici un mal, che uno sposo abbia due spose.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Appunto; ed io ne volli far vendetta.
 
   Appunto; ed io ne volli far vendetta.
 
ORESTE:
 
ORESTE:
 
   Contro la donna, con donnesca trama?
 
   Contro la donna, con donnesca trama?
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Lei volli morta, e il figlio suo bastardo.
 
   Lei volli morta, e il figlio suo bastardo.
 
ORESTE:
 
ORESTE:
 
   E l'uccidesti? O chi te l'impedí?
 
   E l'uccidesti? O chi te l'impedí?
Ermione:
+
[[Ermione]]:
   Peleo, quel vecchio che i piú tristi venera.
+
   [[Peleo]], quel vecchio che i piú tristi venera.
 
ORESTE:
 
ORESTE:
 
   E qualcun della strage era partecipe?
 
   E qualcun della strage era partecipe?
Ermione:
+
[[Ermione]]:
   Il padre mio, che a ciò da Sparta giunse.
+
   Il padre mio, che a ciò da [[Sparta (2)|Sparta]] giunse.
 
ORESTE:
 
ORESTE:
 
   E fu sconfitto dalla man d'un vecchio?
 
   E fu sconfitto dalla man d'un vecchio?
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Per riguardo; e partí, mi lasciò sola.
 
   Per riguardo; e partí, mi lasciò sola.
 
ORESTE:
 
ORESTE:
 
   Intendo; e l'ira dello sposo or temi.
 
   Intendo; e l'ira dello sposo or temi.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Appunto: a buon diritto ei mi darà
 
   Appunto: a buon diritto ei mi darà
 
   la morte: e che apporrei? Ma te, per [[Zeus]]
 
   la morte: e che apporrei? Ma te, per [[Zeus]]
Riga 1 247: Riga 1 270:
 
   Ché queste case par che mi respingano,
 
   Ché queste case par che mi respingano,
 
   come avessero voce, e mi detesta
 
   come avessero voce, e mi detesta
   di [[Ftia]] la terra; e se qui prima giunge
+
   di [[Ftia (3)|Ftia]] la terra; e se qui prima giunge
 
   dall'oracol di [[Febo]] il mio signore,
 
   dall'oracol di [[Febo]] il mio signore,
 
   m'ucciderà pei miei turpi trascorsi,
 
   m'ucciderà pei miei turpi trascorsi,
Riga 1 306: Riga 1 329:
 
   sposa t'aveva a me promessa, e dopo
 
   sposa t'aveva a me promessa, e dopo
 
   ti ripromise all'uom ch'ora ti tiene,
 
   ti ripromise all'uom ch'ora ti tiene,
   se Troia egli abbattesse. Or, quando il figlio
+
   se [[Troia]] egli abbattesse. Or, quando il figlio
 
   tornò d'[[Achille]], io perdonai tuo padre,
 
   tornò d'[[Achille]], io perdonai tuo padre,
 
   e chiesi invece a lui che rinunciasse
 
   e chiesi invece a lui che rinunciasse
Riga 1 328: Riga 1 351:
 
   il legame del sangue. E nei pericoli
 
   il legame del sangue. E nei pericoli
 
   nessuno può giovar piú d'un parente.
 
   nessuno può giovar piú d'un parente.
Ermione:
+
[[Ermione]]:
 
   Delle mie nozze è solo responsabile
 
   Delle mie nozze è solo responsabile
 
   il padre mio: non tocca a me deciderne.
 
   il padre mio: non tocca a me deciderne.
 
   Ma tu, recami via da questa casa
 
   Ma tu, recami via da questa casa
 
   prima che sia, ché ritornar non debba
 
   prima che sia, ché ritornar non debba
   lo sposo a prevenirmi, o il vecchio Peleo
+
   lo sposo a prevenirmi, o il vecchio [[Peleo]]
 
   non sappia ch'io la casa ho abbandonata,
 
   non sappia ch'io la casa ho abbandonata,
 
   e non muova cavalli ad inseguirmi.
 
   e non muova cavalli ad inseguirmi.
Riga 1 343: Riga 1 366:
 
   mano è tesa con lacci inestricabili.
 
   mano è tesa con lacci inestricabili.
 
   Quale, non lo vo' dir prima: la rupe
 
   Quale, non lo vo' dir prima: la rupe
   vedrà di Delfo l'opere compiute:
+
   vedrà di [[Delfi]] l'opere compiute:
 
   se manterranno fede ai giuramenti
 
   se manterranno fede ai giuramenti
 
   i miei compagni d'arme, il matricida
 
   i miei compagni d'arme, il matricida
Riga 1 349: Riga 1 372:
 
   ch'ei non doveva far sua sposa quella
 
   ch'ei non doveva far sua sposa quella
 
   ch'era promessa a me. Dovrà d'amaro
 
   ch'era promessa a me. Dovrà d'amaro
   la vendetta sapergli, a [[Febo]] chiesta,
+
   la vendetta sapergli, a [[Apollo|Febo]] chiesta,
 
   di vendicare il padre ucciso. Poco
 
   di vendicare il padre ucciso. Poco
 
   il pentimento suo potrà giovargli,
 
   il pentimento suo potrà giovargli,
 
   ché al Nume il fio non paghi. E per le insidie
 
   ché al Nume il fio non paghi. E per le insidie
   di [[Febo]] e mie, morrà miseramente,
+
   di [[Apollo|Febo]] e mie, morrà miseramente,
 
   apprenderà che sia nemico avermi.
 
   apprenderà che sia nemico avermi.
 
   Ché degli uomini infesti un Dio travolge
 
   Ché degli uomini infesti un Dio travolge
 
   le sorti, e non li fa troppo ir superbi.
 
   le sorti, e non li fa troppo ir superbi.
(Esce conducendo con sé Ermione)
+
(Esce conducendo con sé [[Ermione]])
CORO:                                  Strofe prima
+
CORO:                                   
   O [[Febo]], che di valide
+
Strofe prima
   torri munisti la collina d'Ilio,
+
   O [[Apollo|Febo]], che di valide
 +
   torri munisti la collina d'[[Troia|Ilio]],
 
   e tu, Nume del mar, che sopra ceruli
 
   e tu, Nume del mar, che sopra ceruli
 
   cavalli il cocchio tuo spingi sul pelago,
 
   cavalli il cocchio tuo spingi sul pelago,
 
   perché lasciar della man nostra l'opera
 
   perché lasciar della man nostra l'opera
   ad Enialo in balía
+
   ad [[Enialo]] in balía
   feroce, onde poi Troia
+
   feroce, onde poi [[Troia]]
   onde poi Troia misera pería?
+
   onde poi [[Troia]] misera pería?
  
                                      Antistrofe prima
+
Antistrofe prima
 
   Molti, lunghessi i margini
 
   Molti, lunghessi i margini
   del Simeta aggiogaste ai cocchi rapidi,
+
   del [[Simeta]] aggiogaste ai cocchi rapidi,
 
   corsieri, e molte provocaste d'uomini
 
   corsieri, e molte provocaste d'uomini
   contese, che corona al crin non cinsero.
+
   contese, che [[corona]] al crin non cinsero.
   Ed i re d'Ilio sterminati caddero;
+
   Ed i re d'[[Troia|Ilio]] sterminati caddero;
 
   né su l'are dei Numi
 
   né su l'are dei Numi
   in Ilio piú la fulgida
+
   in [[Troia|Ilio]] piú la fulgida
 
   fiamma brillò fra gli odorosi fumi.
 
   fiamma brillò fra gli odorosi fumi.
  
                                      Strofe seconda
+
Strofe seconda
   E per man della sua sposa, Agamennone
+
   E per man della sua sposa, [[Agamennone]]
 
   cadde; e per man dei figli, ella medesima
 
   cadde; e per man dei figli, ella medesima
 
   fu spenta; e sangue compensò l'eccidio
 
   fu spenta; e sangue compensò l'eccidio
 
   del Dio, del Dio su lei piombò l'oracolo,
 
   del Dio, del Dio su lei piombò l'oracolo,
   allor che d'Argo dell'[[Atride]] il germine
+
   allor che d'[[Argo (4)|Argo]] dell'[[Atride]] il germine
 
   giunse, che penetrato era del Dio
 
   giunse, che penetrato era del Dio
 
   nel tempio arcano; e giunse al matricidio.
 
   nel tempio arcano; e giunse al matricidio.
   O [[Febo]], o Nume, e crederlo posso io?
+
   O [[Apollo|Febo]], o Nume, e crederlo posso io?
  
                                      Antistrofe seconda
+
Antistrofe seconda
   E molte spose per le vie de l'Ellade
+
   E molte spose per le vie de l'[[Ellade]]
 
   levâr sui figli uccisi ululi e gemiti,
 
   levâr sui figli uccisi ululi e gemiti,
 
   e abbandonâr le case antiche, e mossero
 
   e abbandonâr le case antiche, e mossero
 
   ad altro sposo: le sciagure orribili
 
   ad altro sposo: le sciagure orribili
 
   non te soltanto e i cari tuoi colpirono:
 
   non te soltanto e i cari tuoi colpirono:
   tutta il morbo colpí l'Ellade; e lampi
+
   tutta il morbo colpí l'[[Ellade]]; e lampi
 
   d'inferna strage saettando, un fulmine
 
   d'inferna strage saettando, un fulmine
   tutti solcò di Frigia i pingui campi.
+
   tutti solcò di [[Frigia (2)|Frigia]] i pingui campi.
(Giunge, con un séguito, Peleo)
+
(Giunge, con un séguito, [[Peleo]])
Peleo:
+
[[Peleo]]:
   A me, donne di [[Ftia]], date risposta:
+
   A me, donne di [[Ftia (3)|Ftia]], date risposta:
 
   ché m'è giunta, ma non chiara, la voce
 
   ché m'è giunta, ma non chiara, la voce
 
   che questa casa abbandonò, ch'è lungi
 
   che questa casa abbandonò, ch'è lungi
Riga 1 407: Riga 1 431:
 
   deve alla sorte chi rimane in patria.
 
   deve alla sorte chi rimane in patria.
 
CORO:
 
CORO:
   Tale è, Peleo, la verità: non giova
+
   Tale è, [[Peleo]], la verità: non giova
 
   questo celarti affanno mio: fuggiasca
 
   questo celarti affanno mio: fuggiasca
 
   da questa casa la regina andò.
 
   da questa casa la regina andò.
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   Da qual terrore invasa fu? Raccontami.
 
   Da qual terrore invasa fu? Raccontami.
 
CORO:
 
CORO:
 
   Dello sposo teme', che la scacciasse.
 
   Dello sposo teme', che la scacciasse.
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   Per la trama che al figlio ordí, mortale.
 
   Per la trama che al figlio ordí, mortale.
 
CORO:
 
CORO:
 
   Appunto; e della schiava anche temeva.
 
   Appunto; e della schiava anche temeva.
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   E fuggí con suo padre? O con chi mai?
 
   E fuggí con suo padre? O con chi mai?
 
CORO:
 
CORO:
   Venne a rapirla il figlio d'Agamennone.
+
   Venne a rapirla il figlio d'[[Agamennone]].
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   Per che speranza? Vuol farla sua sposa?
 
   Per che speranza? Vuol farla sua sposa?
 
CORO:
 
CORO:
 
   E morte al figlio di tuo figlio infliggere.
 
   E morte al figlio di tuo figlio infliggere.
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   Nascosto, in un'insida, o a faccia a faccia?
 
   Nascosto, in un'insida, o a faccia a faccia?
 
CORO:
 
CORO:
   Nel tempio dell'Ambiguo, insiem coi Delfi.
+
   Nel tempio dell'Ambiguo, insiem coi [[Delfi]].
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   Ahi, terribil disegno! In tutta fretta
 
   Ahi, terribil disegno! In tutta fretta
   corra a Pito qualcun, dica agli amici
+
   corra a [[Pito]] qualcun, dica agli amici
 
   quanto avvenuto è qui, prima che cada
 
   quanto avvenuto è qui, prima che cada
 
   d'[[Achille]] il figlio dai nemici spento.
 
   d'[[Achille]] il figlio dai nemici spento.
Riga 1 440: Riga 1 464:
 
   tristo! Di che sciagure araldo a te
 
   tristo! Di che sciagure araldo a te
 
   giungo, e agli amici del signore, o vecchio!
 
   giungo, e agli amici del signore, o vecchio!
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   Ahi che sciagure presagisce l'animo!
 
   Ahi che sciagure presagisce l'animo!
 
ARALDO:
 
ARALDO:
 
   Il figlio è morto di tuo figlio, sappilo,
 
   Il figlio è morto di tuo figlio, sappilo,
   Peleo: con tante spade lo colpirono
+
   [[Peleo]]: con tante spade lo colpirono
   i Delfi, e un uomo da Micene giunto.
+
   i [[Delfi]], e un uomo da [[Micene (2)|Micene]] giunto.
(Alla notizia, Peleo cade al suolo)
+
(Alla notizia, [[Peleo]] cade al suolo)
 
CORO:
 
CORO:
 
   Ahi ahi, che avviene? Non cadere, o vecchio!
 
   Ahi ahi, che avviene? Non cadere, o vecchio!
 
   Àlzati!
 
   Àlzati!
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   Nulla io piú non sono: sono
 
   Nulla io piú non sono: sono
 
   morto: mi manca la voce: mi mancano
 
   morto: mi manca la voce: mi mancano
Riga 1 457: Riga 1 481:
 
   Ascolta i fatti, se
 
   Ascolta i fatti, se
 
   vuoi far vendetta degli amici. Lèvati.
 
   vuoi far vendetta degli amici. Lèvati.
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   Come, o destino, mi colpisci, all'ultimo
 
   Come, o destino, mi colpisci, all'ultimo
 
   confin degli anni miei! Di', come l'unico
 
   confin degli anni miei! Di', come l'unico
Riga 1 463: Riga 1 487:
 
   Udirlo è orrendo, eppure udire io voglio.
 
   Udirlo è orrendo, eppure udire io voglio.
 
ARALDO:
 
ARALDO:
   Come di [[Febo]] al sacro suol giungemmo,
+
   Come di [[Apollo|Febo]] al sacro suol giungemmo,
 
   sin che tre volte il sole ebbe percorso
 
   sin che tre volte il sole ebbe percorso
 
   il lucente cammin, sazi facemmo
 
   il lucente cammin, sazi facemmo
Riga 1 469: Riga 1 493:
 
   grande; e la gente addetta al santuario,
 
   grande; e la gente addetta al santuario,
 
   incominciava a radunarsi in crocchi
 
   incominciava a radunarsi in crocchi
   e capannelli. E il figlio d'Agamennone
+
   e capannelli. E il figlio d'[[Agamennone]]
   per tutta quanta Delfo andava attorno,
+
   per tutta quanta [[Delfi]] andava attorno,
 
   e maligni discorsi insinuava
 
   e maligni discorsi insinuava
 
   negli orecchi a ciascuno. «Oh, non vedete
 
   negli orecchi a ciascuno. «Oh, non vedete
Riga 1 478: Riga 1 502:
 
   per la seconda volta, a fare quello
 
   per la seconda volta, a fare quello
 
   che la prima tentò, mettere a sacco
 
   che la prima tentò, mettere a sacco
   di [[Febo]] il tempio?». Ed ecco in Delfi spargersi
+
   di [[Apollo|Febo]] il tempio?». Ed ecco in [[Delfi]] spargersi
 
   un sinistro susurro. E i magistrati,
 
   un sinistro susurro. E i magistrati,
 
   riuniti in consiglio, ed i preposti
 
   riuniti in consiglio, ed i preposti
Riga 1 484: Riga 1 508:
 
   alle porte del tempio. E noi, che nulla
 
   alle porte del tempio. E noi, che nulla
 
   sapevamo di ciò, raccolte greggi
 
   sapevamo di ciò, raccolte greggi
   dal frondoso Parnasso, insiem con gli ospiti
+
   dal frondoso [[Parnasso]], insiem con gli ospiti
   e gli àuguri di Pito, all'are andammo.
+
   e gli àuguri di [[Pito]], all'are andammo.
 
   Ed uno disse: «O giovine, che grazia
 
   Ed uno disse: «O giovine, che grazia
 
   per te dal Nume imploreremo? Quale
 
   per te dal Nume imploreremo? Quale
   ragion t'addusse?». Ed ei rispose: «A [[Febo]]
+
   ragion t'addusse?». Ed ei rispose: «A [[Apollo|Febo]]
 
   pagare il fio d'un fallo antico io voglio:
 
   pagare il fio d'un fallo antico io voglio:
 
   ch'io già gli chiesi che ragion mi desse
 
   ch'io già gli chiesi che ragion mi desse
 
   del sangue di mio padre». E maggior credito
 
   del sangue di mio padre». E maggior credito
   quindi d'Oreste la calunnia prese,
+
   quindi d'[[Oreste (1)|Oreste]] la calunnia prese,
 
   che il signor mio mentisse, e che per compiere
 
   che il signor mio mentisse, e che per compiere
 
   ribalderie venuto fosse. E quello
 
   ribalderie venuto fosse. E quello
 
   varcò la soglia, entrò nel santuario,
 
   varcò la soglia, entrò nel santuario,
   per supplicare [[Febo]] innanzi all'ara,
+
   per supplicare [[Apollo|Febo]] innanzi all'ara,
 
   ed era inteso ai sacrifici. Ed ecco,
 
   ed era inteso ai sacrifici. Ed ecco,
 
   su lui, dall'ombre d'un laureto, piomba
 
   su lui, dall'ombre d'un laureto, piomba
 
   un drappello d'armati: istigatore
 
   un drappello d'armati: istigatore
   di Clitemnestra il figlio era di tutti.
+
   di [[Clitennestra]] il figlio era di tutti.
 
   Al cospetto di tutti il Nume ei prega;
 
   Al cospetto di tutti il Nume ei prega;
 
   e quelli, strette in man le spade aguzze,
 
   e quelli, strette in man le spade aguzze,
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   erano appese, afferra, e sopra l'ara,
 
   erano appese, afferra, e sopra l'ara,
 
   oplita nell'aspetto orrido, sta.
 
   oplita nell'aspetto orrido, sta.
   Ed alto un grido leva, e ai Delfi chiede:
+
   Ed alto un grido leva, e ai [[Delfi]] chiede:
 
   «A ufficio pio son qui venuto, e voi
 
   «A ufficio pio son qui venuto, e voi
 
   m'uccidete? Perché? Per che ragione
 
   m'uccidete? Perché? Per che ragione
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   poi che l'avean tutto d'attorno stretto,
 
   poi che l'avean tutto d'attorno stretto,
 
   né gli davan respiro, ei, con un balzo
 
   né gli davan respiro, ei, con un balzo
   ben degno d'Ilio, l'ara abbandonò
+
   ben degno d'[[Troia|Ilio]], l'ara abbandonò
 
   pingue di greggi, e in mezzo a lor balzò.
 
   pingue di greggi, e in mezzo a lor balzò.
 
   E quelli, al pari di colombe, quando
 
   E quelli, al pari di colombe, quando
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   E qui d'[[Achille]] il figlio procombe',
 
   E qui d'[[Achille]] il figlio procombe',
 
   trafitto il fianco da un aguzza spada
 
   trafitto il fianco da un aguzza spada
   da un uom di Delfi, che l'uccise, insieme
+
   da un uom di [[Delfi]], che l'uccise, insieme
 
   con altri molti. E poi che fu caduto,
 
   con altri molti. E poi che fu caduto,
 
   chi contro lui non vibra un ferro, chi
 
   chi contro lui non vibra un ferro, chi
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   d'un uomo tristo, ricordò le antiche
 
   d'un uomo tristo, ricordò le antiche
 
   offese: il nome egli di saggio merita?
 
   offese: il nome egli di saggio merita?
(è portato sulla scena il cadavere di Neottolemo)
+
(è portato sulla scena il cadavere di [[Pirro|Neottolemo]])
 
CORO:
 
CORO:
   Ecco, già dalla terra di Delfi
+
   Ecco, già dalla terra di [[Delfi]]
 
   il signor della reggia s'appressa,
 
   il signor della reggia s'appressa,
 
   trasportato. Oh te misero, ch'ài
 
   trasportato. Oh te misero, ch'ài
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   che ricevi, ma non come brami,
 
   che ricevi, ma non come brami,
 
   nella reggia il figliuolo d'[[Achille]]!
 
   nella reggia il figliuolo d'[[Achille]]!
Peleo:                                Strofe prima
+
[[Peleo]]:                                 
 +
Strofe prima
 
   Ahi, che scempio veder, che scempio accogliere
 
   Ahi, che scempio veder, che scempio accogliere
 
   debbo nei tetti miei, fra le mie mani!
 
   debbo nei tetti miei, fra le mie mani!
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   Su quale amico or potrò lieto volgere
 
   Su quale amico or potrò lieto volgere
 
   lo sguardo? Oh care labbra, o mani, o guancia!
 
   lo sguardo? Oh care labbra, o mani, o guancia!
   Oh, un Demone t'avesse in Ilio spento,
+
   Oh, un Demone t'avesse in [[Troia|Ilio]] spento,
 
   su l'acque del Simento!
 
   su l'acque del Simento!
 
CORO:
 
CORO:
 
   Onore avuto egli ne avrebbe, e tu
 
   Onore avuto egli ne avrebbe, e tu
 
   meno infelice ne saresti, o vecchio.
 
   meno infelice ne saresti, o vecchio.
Peleo:                                Antistrofe prima
+
[[Peleo]]:                                 
 +
Antistrofe prima
 
   Nozze, nozze, per voi la mia progenie
 
   Nozze, nozze, per voi la mia progenie
 
   la mia città, fra che rovine cade!
 
   la mia città, fra che rovine cade!
 
   Ahimè, ahi, ahi!
 
   Ahimè, ahi, ahi!
   Deh, mai la stirpe di tua moglie Ermione
+
   Deh, mai la stirpe di tua moglie [[Ermione]]
 
   alla mia stirpe, alla mia casa infausta,
 
   alla mia stirpe, alla mia casa infausta,
 
   non avesse l'eccidio
 
   non avesse l'eccidio
   spinto su te dell'Ade!
+
   spinto su te dell'[[Ade]]!
 
   Prima l'avesse incenerita un fulmine!
 
   Prima l'avesse incenerita un fulmine!
 
   Mai non dovevi al Dio ragione chiedere
 
   Mai non dovevi al Dio ragione chiedere
 
   del padre che perí sotto gli strali,
 
   del padre che perí sotto gli strali,
 
   tu, nato da mortali.
 
   tu, nato da mortali.
CORO:                                  Strofe seconda
+
CORO:                                   
 +
Strofe seconda
 
   Ahimè, ahimè!,
 
   Ahimè, ahimè!,
 
   pel mio defunto principe, la nenia
 
   pel mio defunto principe, la nenia
 
   dei defunti con lunghi ululi effondo.
 
   dei defunti con lunghi ululi effondo.
Peleo:                                Antistrofe seconda
+
[[Peleo]]:                                 
 +
Antistrofe seconda
 
   Ahimè, ahimè!,
 
   Ahimè, ahimè!,
 
   ed io, vegliardo ed infelice, misero
 
   ed io, vegliardo ed infelice, misero
 
   me, coi miei lagni ai lagni tuoi rispondo.
 
   me, coi miei lagni ai lagni tuoi rispondo.
  
                                      Strofe terza
+
Strofe terza
 
   Volle il Fato il tuo mal, lo volle un Dio.
 
   Volle il Fato il tuo mal, lo volle un Dio.
 
   Vuoto lasciasti, o caro, il tetto mio.
 
   Vuoto lasciasti, o caro, il tetto mio.
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CORO:
 
CORO:
 
   Pria del figlio morir dovevi, o vecchio!
 
   Pria del figlio morir dovevi, o vecchio!
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   Schiomare la mia fronte
 
   Schiomare la mia fronte
 
   io non dovrò? Di rovinose impronte
 
   io non dovrò? Di rovinose impronte
 
   segnare il capo mio? Città, città,
 
   segnare il capo mio? Città, città,
 
   [[Apollo]] entrambi i figli uccisi m'ha!
 
   [[Apollo]] entrambi i figli uccisi m'ha!
CORO:                                  Strofe quarta
+
CORO:                                   
 +
Strofe quarta
 
   Oh vecchio, ch'ài veduto, sofferto tanto duolo,
 
   Oh vecchio, ch'ài veduto, sofferto tanto duolo,
 
   quale d'ora in avanti, la tua vita sarà?
 
   quale d'ora in avanti, la tua vita sarà?
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   In un mal senza termine, senza figliuoli, solo,
 
   In un mal senza termine, senza figliuoli, solo,
   vivrò, sino all'Averno, fra le calamità.
+
   vivrò, sino all'[[Ade|Averno]], fra le calamità.
CORO:                                  Antistrofe terza
+
CORO:                                   
 +
Antistrofe terza
 
   Te con le nozze i Numi invan bearono.
 
   Te con le nozze i Numi invan bearono.
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   Ahi, per l'aria, lontan disparve quanto
 
   Ahi, per l'aria, lontan disparve quanto
 
   io possedevo, ed ogni altero vanto.
 
   io possedevo, ed ogni altero vanto.
 
CORO:
 
CORO:
 
   Sol nella sola casa adesso vagoli.
 
   Sol nella sola casa adesso vagoli.
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   La patria non ho piú.
 
   La patria non ho piú.
 
   Scettro, in malora, va! - Vedimi, or tu,
 
   Scettro, in malora, va! - Vedimi, or tu,
   figliuola di Nereo, dalla tua scura
+
   figliuola di [[Nereo]], dalla tua scura
 
   grotta, piombar nell'ultima sventura.
 
   grotta, piombar nell'ultima sventura.
 
CORO:
 
CORO:
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   dell'ètra il fulgore,
 
   dell'ètra il fulgore,
 
   un Demone scende sui campi
 
   un Demone scende sui campi
   di [[Ftia]], di cavalli nutrice.
+
   di [[Ftia (3)|Ftia]], di cavalli nutrice.
(Solcando l'aria, scende dall'alto Teti (2))
+
(Solcando l'aria, scende dall'alto [[Teti (2)|Teti]])
Teti (2):
+
[[Teti (2)|Teti]]:
   Grazie alle nostre antiche nozze, io, Teti (2),
+
   Grazie alle nostre antiche nozze, io, [[Teti (2)|Teti]],
   abbandonata di Nereo la casa,
+
   abbandonata di [[Nereo]] la casa,
   Peleo, qui giungo. E prima io t'ammonisco
+
   [[Peleo]], qui giungo. E prima io t'ammonisco
 
   che per i mali ch'ora ti percotono
 
   che per i mali ch'ora ti percotono
 
   troppo tu non t'affanni. Anch'io, che figli
 
   troppo tu non t'affanni. Anch'io, che figli
Riga 1 650: Riga 1 680:
 
   dai pie' veloci, [[Achille]], io l'ho perduto.
 
   dai pie' veloci, [[Achille]], io l'ho perduto.
 
   Perché qui venni ora ti dico: ascoltami.
 
   Perché qui venni ora ti dico: ascoltami.
   Questo d'[[Achille]] spento figlio, a Pito
+
   Questo d'[[Achille]] spento figlio, a [[Pito]]
 
   porta, e presso all'altare seppelliscilo,
 
   porta, e presso all'altare seppelliscilo,
   che sia scorno pei Delfi, e la sua tomba
+
   che sia scorno pei [[Delfi]], e la sua tomba
   gridi lo scempio della man d'Oreste.
+
   gridi lo scempio della man d'[[Oreste (1)|Oreste]].
   E questa donna prigioniera, Andromaca
+
   E questa donna prigioniera, [[Andromaca]]
   dico, abitar la terra dei Molossi,
+
   dico, abitar la terra dei [[Molossi]],
 
   o vecchio, deve, ad èleno congiunta
 
   o vecchio, deve, ad èleno congiunta
 
   in giuste nozze, e seco questo pargolo,
 
   in giuste nozze, e seco questo pargolo,
   solo rimasto della stirpe d'Eaco.
+
   solo rimasto della stirpe d'[[Eaco]].
 
   E sovrani da lui discenderanno,
 
   E sovrani da lui discenderanno,
   che di Molossia, un dopo l'altro, il regno
+
   che di [[Molossia]], un dopo l'altro, il regno
 
   felici avranno: ché non deve, o vecchio,
 
   felici avranno: ché non deve, o vecchio,
 
   cosí distrutta andar la mia progenie,
 
   cosí distrutta andar la mia progenie,
   la tua, quella di Troia: anch'essa a cuore
+
   la tua, quella di [[Troia]]: anch'essa a cuore
   dei Numi sta, sebben l'odio di Pallade
+
   dei Numi sta, sebben l'odio di [[Pallade (2)|Pallade]]
 
   cader la fece. E perché tu riscuota
 
   cader la fece. E perché tu riscuota
 
   vecchio, dalle mie nozze alcuna grazia,
 
   vecchio, dalle mie nozze alcuna grazia,
Riga 1 670: Riga 1 700:
 
   ti farò Nume eterno incorruttibile;
 
   ti farò Nume eterno incorruttibile;
 
   e d'ora innanzi, Iddio con una Iddia,
 
   e d'ora innanzi, Iddio con una Iddia,
   la casa di Nereo t'ospiterà.
+
   la casa di [[Nereo]] t'ospiterà.
 
   Di qui, pel mar movendo asciutto il piede,
 
   Di qui, pel mar movendo asciutto il piede,
 
   il mio figlio, il tuo figlio dilettissimo
 
   il mio figlio, il tuo figlio dilettissimo
 
   [[Achille]] tu vedrai, che su la spiaggia
 
   [[Achille]] tu vedrai, che su la spiaggia
   di Leuca, entro l'Eusino, vive in un'isola.
+
   di [[Leuca]], entro l'[[Ponto Eusino|Eusino]], vive in un'isola.
   A Delfi, alla città che i Numi estrussero
+
   A [[Delfi]], alla città che i Numi estrussero
 
   adesso muovi, e questa salma reca;
 
   adesso muovi, e questa salma reca;
 
   e poi che tu l'avrai sepolta, vieni
 
   e poi che tu l'avrai sepolta, vieni
 
   al cavo speco dell'antica rupe
 
   al cavo speco dell'antica rupe
   di Sepia, e siedi, e aspetta, infin ch'io giunga
+
   di [[Sepia]], e siedi, e aspetta, infin ch'io giunga
 
   dal pelago, e con me la schiera adduca
 
   dal pelago, e con me la schiera adduca
 
   che guida a te sarà, delle cinquanta
 
   che guida a te sarà, delle cinquanta
   Nereidi: quello che il destino segna
+
   [[Nereidi]]: quello che il destino segna
 
   per te, devi compir: [[Zeus]] lo vuole.
 
   per te, devi compir: [[Zeus]] lo vuole.
 
   Dal crucciarti pei morti ora desisti:
 
   Dal crucciarti pei morti ora desisti:
 
   ché questa legge i Numi a tutti gli uomini
 
   ché questa legge i Numi a tutti gli uomini
 
   imposero: morire: e morir debbono.
 
   imposero: morire: e morir debbono.
Peleo:
+
[[Peleo]]:
 
   O veneranda, o nobile mia sposa,
 
   O veneranda, o nobile mia sposa,
   o figlia di Nereo, salve. Ben degno
+
   o figlia di [[Nereo]], salve. Ben degno
 
   è ciò che fai, di te, della tua stirpe.
 
   è ciò che fai, di te, della tua stirpe.
 
   Desisterò, poiché tu, Dea, l'imponi,
 
   Desisterò, poiché tu, Dea, l'imponi,
 
   dal cruccio: e quando avrò costui sepolto,
 
   dal cruccio: e quando avrò costui sepolto,
   andrò del Pelio negli anfratti, dove,
+
   andrò del [[Pelio]] negli anfratti, dove,
 
   t'ebber le braccia mie preda bellissima.
 
   t'ebber le braccia mie preda bellissima.
 
   Ora non deve, chi ben sa, figliuole
 
   Ora non deve, chi ben sa, figliuole
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</poem>
 
</poem>
 +
 +
[[Categoria:Bibliografia]]
 +
[[Categoria:Fonti Antiche]]
 +
[[Categoria:Verificato]]

Versione attuale delle 19:41, 17 gen 2024

PERSONAGGI:

Andromaca
Ancella
Ermione
Menelao
[[Molosso]], figlio di Andromaca
Peleo
Nutrice
Oreste
Araldo
Teti
CORO di donne di Ftia


La scena si svolge nel Tetideo, in Tessaglia, fra la città di Ftia
dove regna Neottolemo, e quella di Farsalo, ancora sotto lo scettro
del vecchio Peleo. Si vedono in fondo il tempio di Teti e il
palazzo di Neottolemo. Davanti al santuario, presso ad un altare
dove ha cercato rifugio, giace Andromaca.

Andromaca:
   O di Tebe città, gemma dell'Asia,
   donde un giorno venni io, con molta pompa
   di doni nuzïali, al regio tetto
   di Priamo re, legittima consorte
   d'Ettore! E allor segno d'invidia fu
   Andromaca, ora sventurata è come
   niun'altra donna: ché per man d'Achille
   spento cader vidi lo sposo, e il figlio
   Astianatte, ch'io gli generai,
   scaraventato giú dai muri eccelsi,
   poi che gli Elleni la pianura presa
   ebber di Troia. E schiava alle piú nobili
   famiglie aggiudicata, io stessa in Ellade
   venni, premio di guerra all'isolano
   Neottolemo offerta, eletta preda
   del bottino di Troia. E in questi vivo
   piani, di Ftia finítimi e di Farsalo,
   dove abitò, Diva del mare, Teti,
   insieme con Peleo, lungi dagli uomini,
   per fuggirne il commercio. E il popol tèssalo,
   per ricordar le nozze della Diva,
   lo chiama Tetideo: qui la sua casa
   ebbe il figlio d'Achille, e sulla terra
   di Farsalo lasciò regnar Peleo,
   ché del vecchio, sinché rimane in vita,
   lo scettro aver non brama. E in questa casa,
   al figliuolo d'Achille, al mio signore
   un figlio maschio ho generato. E prima,
   pure giacendo tra gli affanni, sempre
   una speranza mi reggea, che avrei,
   sinché vivesse il figlio mio, trovato
   un sollievo nei mali, una difesa.
   Ma da quando il signor, lasciato il mio
   letto di schiava, elesse sposa Ermione,
   la spartana, tormenti d'ogni specie
   io soffro da costei: ché con segreti
   filtri ella dice ch'io la rendo sterile
   e odïosa allo sposo, e che dal talamo
   discacciandola a forza, in questa casa
   in vece sua voglio abitare. Ond'io,
   che un dí v'entravo a mal mio grado, adesso
   abbandonata l'ho. Zeus lo sa,
   quanto a mal grado in questo letto entrai.
   Ma lei non so farne convinta; e uccidere
   mi vuole; e seco Menelao suo padre
   a ciò s'adopra. Ed ora, è nella reggia,
   da Sparta giunto, a questo scopo. Ed io
   venuta sono per timore a questo
   tempio di Teti, ch'è presso alla reggia,
   se salvarmi potrà. Poiché Peleo
   e i discendenti di Peleo l'onorano;
   ch'esso a ricordo delle nozze eretto
   fu con la figlia di Nereo. Quel pargolo
   poi, che solo mi resta, a un'altra casa
   io di nascosto lo mandai, temendo
   ch'ei non morisse: ché lontano è l'uomo
   che gli die' vita, e non vicino a me,
   per aiutarmi o dar soccorso al figlio:
   a Delfi è andato, per pagar la pena
   al Nume ambiguo della sua follia,
   ond'egli un giorno, a Pito venne, e a Febo
   giustizia chiese di suo padre ucciso.
   Tentare vuol se dei passati falli
   vènia chiedendo, il Nume avrà benevolo.
(Dalla reggia esce un'ancella)
ANCELLA:
   Signora mia - con tal nome io non èvito
   di chiamarti, dacché nella tua casa
   mio dovere credei farlo, nei giorni
   che il pian di Troia abitavamo, e a te
   ero devota, e al tuo sposo ancor vivo,
   notizie strane io qui ti reco. E temo
   che alcun lo sappia dei signori; eppure
   di te mi vince pïetà: ché gravi
   disegni contro te Menelao mèdita,
   con la sua figlia; e tu devi guardartene.
Andromaca:
   Schiava, compagna mia, ché schiava or sei
   con me, che fui regina, ed or son misera,
   che voglion fare? E che novelle trame
   tessono, o me tapina, per uccidermi?
ANCELLA:
   Il figlio tuo, che tu di furto uscire
   dalla casa facesti, uccider vogliono.
Andromaca:
   Ahimè! Sa che nascosto è il figlio mio?
   Come lo seppe? Ahimè, ch'io son perduta!
ANCELLA:
   Non so; ma tanto ho pur da loro udito;
   ed ai suoi danni uscito è Menelao.
Andromaca:
   Ahi, son perduta! Piomberanno entrambi
   questi avvoltoi su te, t'uccideranno,
   o figlio! E in Delfi il padre tuo s'indugia!
ANCELLA:
   A sí mal punto non saresti certo,
   s'egli qui fosse. Or sei priva d'amici.
Andromaca:
   Né di Peleo, che qui giunga, è notizia?
ANCELLA:
   Fosse pur qui, per darti aiuto è vecchio.
Andromaca:
   A chiamar lo mandai piú d'una volta.
ANCELLA:
   Da messi? E credi che di te si curino?
Andromaca:
   No certo. Vuoi tu stessa aralda muovere?
ANCELLA:
   Come scusare la mia lunga assenza?
Andromaca:
   Molti pretesti troverai: sei donna.
ANCELLA:
   C'è rischio: assai tien gli occhi aperti Ermione.
Andromaca:
   Vedi? Agli amici tuoi nei mali manchi.
ANCELLA:
   Proprio no: quest'accusa non rivolgermi.
   Andrò: se pure m'accadrà sciagura,
   la vita d'una schiava è cosa piccola.
Andromaca:
   Va' dunque. Ed io le lagrime, le nenie,
   e le querele, fra cui sempre vivo,
   all'etra innalzerò: ché nelle donne
   retaggio è sempre aver sopra le labbra,
   sopra la lingua, questo amaro gusto
   del mal presente. E non sola una causa
   di pianto, anzi n'ho molte: la città
   patria, la morte d'Ettore, ed il Demone
   mio duro, a cui, piombando in servitú,
   avvinta fui. Felice alcun degli uomini
   non dir, se tu l'ultimo dí non vegga
   suo qual sarà, quand'ei laggiú discende.
   Non una sposa addusse, quando Elena Paride addusse
   nel suo talamo, in Ilio l'eccelsa, anzi una Furia.
   Troia, fu sua mercè, se col ferro e col fuoco distrutta
   t'ebber le mille e mille navi dell'Are ellèno,
   se, spento, al cocchio avvinto, fu tratto d'intorno alle mura
   Ettore, ahimè, lo sposo mio, dal figliuol di Teti.
   Anch'io strappata fui dal talamo, ai lidi del mare,
   di servaggio odïoso cinte le bende al crine.
   E molte lagrime al ciglio mi corsero, quando lasciai
   la mia città, la casa, lo sposo nella polve.
   Ahimè, misera me, perché vedo ancora la luce,
   ancella d'Ermione? Da lei perseguitata
   supplice, a questa imago della Dea tendendo le braccia,
   mi struggo al par di goccia che da una rupe stilli.
(Entra il coro formato da donne di Ftia)
CORO:
Strofe prima
   Donna, che stai prostrata nel tempio di Teti, da lungo
   tempo, né te ne sèpari,
   sebbene io son di Ftia, presso te, che sei d'Asia, qui giungo,
   se pure qualche farmaco
   per te coglier potessi, per le tue gravi pene.
   Ché te con Ermione stringeva contrasto atrocissimo.
   Misera te! Del figlio
   d'Achille, entrambe il talamo
   v'accoglie, in doppio imène.

Antistrofe prima
   Pensa al destino, al male rifletti ove sei: coi padroni
   t'affronti, tu che in Ilio
   nascesti, che sei donna, con essi che nacquer lacóni.
   Il tempio lascia, pingue
   di greggi, della Diva marina. A che ti giova
   per i soprusi di pianto bagnar, deturpare la guancia?
   I piú forti t'opprimono:
   puoi contro lor, se debole
   sei, tentare la prova?

Strofe seconda
   Delle Nereidi lascia, su dunque, la sede bellissima.
   Pensa che dalla patria
   sei lungi, e schiava, ed in città d'estranei.
   E nessun degli amici
   tuoi presso vedi, o sciagurata, o misera
   fra le donne infelici.

Antistrofe seconda
   O donna, colma d'ogni miseria giungesti da Troia
   ai tetti dei miei príncipi.
   Tranquilla io resto: ché terrore m'agita,
   sebbene mi commuove
   pïetà, che mi scopra a te benevola
   la nipote di Zeus.

(Dalla reggia esce Ermione. è giovanissima, e indossa ricche vesti)

Ermione:
   Questi ornamenti intorno al capo avendo
   d'aureo fasto, qui giungo, e sulle membra
   questo di pepli vel varïopinto,
   non già presenti nuzïali, avuti
   dalla casa d'Achille o di Peleo,
   bensí li diede a me, dalla lacona
   terra di Sparta, Menelao mio padre,
   con altra dote assai, sí ch'io potessi
   parlar liberamente: onde ora io posso
   risposta a voi súbito dare. Tu,
   che schiava sei, che preda sei di guerra,
   da questa casa vuoi scacciarmi, ed esserne
   tu la signora, e pei tuoi filtri in odio
   son venuta al mio sposo, ed il mio grembo
   fatto è, per colpa tua, sterile e vizzo:
   ché delle donne d'Asia a tal bisogna
   scaltrissimo è l'ingegno. Io, però, fine
   saprò porre a tue mene; ed a te nulla
   la casa gioverà delle Nereidi,
   né l'altare né il tempio; e tu morrai.
   E se pure alcun Dio, se alcun degli uomini
   vorrà salvarti, invece dei superbi
   pensieri d'una volta, umile e trepida
   dovrai cadere invece ai miei ginocchi,
   e la casa nettar, dai vasi d'oro
   l'acqua dell'Acheloo spruzzando al suolo,
   riconoscendo in qual terra tu vivi.
   Non Priamo qui, non le ricchezze sue,
   non Ettore: città questa è d'Elleni.
   Ed a tal punto di stoltezza, povera
   te, giunta sei, che presso al figlio ardisci
   giacer d'un uomo che il tuo sposo uccise,
   e figli procrear dall'assassino.
   Tutta a tal guisa è la genía dei barbari:
   si accoppia il padre con la figlia, e il figlio
   con la madre, e il fratello e la sorella
   e i parenti piú prossimi si uccidono
   l'uno con l'altro, e non v'ha legge alcuna
   che li trattenga. Presso noi tali usi
   non introdurre! Ché bello non è
   che di due donne un uom regga le briglie;
   ma pago resta ad una sola Cipride
   legittima, chi vuole in pace vivere.
CORO:
   Gelosa molto delle donne è l'indole,
   e compagne del talamo non tollera.
Andromaca:
   Ahimè ahimè!
   Maligni sono i giovani, e tra i giovani
   piú, chi giustizia in cuor non chiude. Ed io
   temo che l'esser serva, a me contenda,
   di parlare, sebbene io tante avrei
   giuste ragioni; e se ti vinco, temo
   il malanno per me: ché dei minori
   l'argomentar vittorïoso, soffrono
   di mal grado i superbi. Eppure, colpa
   niuno dar mi potrà ch'io di me stessa
   sia traditrice. O giovinetta, or dimmi:
   per qual fido argomento io m'indurrei
   a scacciar te dal tuo letto legittimo?
   Inferïore ai Frigi è la città
   forse di Sparta, o con la mia fortuna
   io ti soverchio, o libera mi vedi?
   O baldanzosa per la mia beltà
   giovine e rigogliosa, o per gran copia
   di ricchezze e d'amici, esser padrona
   voglio, invece di te, della tua casa?
   Per generare, invece di te, figli
   schiavi, che seguan la mia trista rotta?
   O chi sopporterà, se pure figli
   tu non partorirai, che i figli miei
   sian signori di Ftia? M'amano gli Elleni
   per via d'Ettore, forse? E oscura forse
   e non regina io fui dei Frigi? - No,
   lo sposo tuo non t'odia pei miei farmachi,
   ma perché tu con lui non sai convivere:
   questo è filtro d'amor: non la bellezza,
   ma le virtú trattengono gli sposi;
   tu, basta che alcunché t'irriti, Sparta
   è la grande città, Sciro un nonnulla,
   e tu sei ricca, e qui non sono ricchi,
   e Menelao val piú d'Achille. Ed ecco
   perché lo sposo tuo t'odia. Una donna,
   anche se un uom da poco ebbe in consorte,
   amarlo deve, e gara di superbia
   non impegnar con lui. Se della Tracia
   flagellata di neve il tuo consorte
   fosse, ove un uomo solo a turno accoglie
   molte spose nel suo talamo, uccise
   le avresti forse tu? D'insazïabili
   taccia avrebber cosí tutte le femmine
   riscossa, tua mercè. Quale vergogna!
   Di questa malattia noi piú che gli uomini
   soffriamo; ma d'un vel bene è celarla.
   Ed invece io, per amor tuo, carissimo
   Ettore, amavo l'amor tuo, se Cipride
   ti faceva cadere; e molte volte
   ai tuoi bastardi la mammella io porsi,
   per non darti amarezze; e dello sposo
   con l'indulgenza mi concilïavo
   cosí l'amor. Ma tu, pur d'una stilla
   di rugiada del ciel, temi, che possa
   avvicinarsi al tuo sposo, e t'opponi.
   Troppo gli uomini amò tua madre: tu
   non l'emular: le sagge figlie devono
   evitar d'una rea madre i costumi.
CORO:
   Se troppo non ti sembra arduo, regina,
   alle parole sue fa' di convincerti.
Ermione:
   Perché con me contendi, e altera parli,
   come se tu pudica fossi, io no?
Andromaca:
   Per quello che dicesti ora, no certo.
Ermione:
   Il pensier tuo mai non alberghi in me.
Andromaca:
   Parli, e giovine sei, di turpitudini.
Ermione:
   Tu non ne parli: sin che puoi, le fai.
Andromaca:
   Patir muta non sai d'amor le pene?
Ermione:
   Non è la prima cosa amor per noi?
Andromaca:
   Congiunto al senno: oppur bello non è.
Ermione:
   Non viviamo in città di leggi barbare.
Andromaca:
   L'onta, lí come qui, non reca onore.
Ermione:
   Scaltra, sei scaltra; eppur devi morire.
Andromaca:
   Vedi l'effigie in te fissa di Teti?
Ermione:
   Per la morte d'Achille, Ilio essa aborre.
Andromaca:
   Elena madre tua, non io, l'uccise.
Ermione:
   Vuoi frugar tra i miei mali anche piú oltre?
Andromaca:
   Ecco, son muta, le mie labbra stringo.
Ermione:
   A ciò per cui qui venni or tu rispondi.
Andromaca:
   Non hai, rispondo, il senno che dovresti.
Ermione:
   Quel santo lascierai tempio di Teti?
Andromaca:
   Se non dovrò morire; oppur qui resto.
Ermione:
   Ben devi; e prima che lo sposo torni.
Andromaca:
   Prima d'allora, a te non mi darò.
Ermione:
   Senza riguardo al fuoco ti darò.
Andromaca:
   Bruciami, via! Gli Dei tutto sapranno.
Ermione:
   Ti coprirò d'orribili ferite.
Andromaca:
   Sgozzami dunque, l'ara della Dea
   macchia di sangue: ella ti punirà.
Ermione:
   O barbaro pollone, o dura audacia!
   La morte osi affrontar? Ma di tuo grado
   ti farò presto uscir dal tuo rifugio.
   Tale ho un esca per te. Ma oscure debbono
   le parole restar: ben presto i fatti
   quale sia ti diranno. Anche se stretta
   da piombo liquefatto in giro fossi,
   strappar te ne saprei, prima che giunga
   il figliuolo d'Achille, in cui tu speri.
(Ermione rientra nella reggia)
Andromaca:
   Sí, spero in lui. Strano è pur ciò: rimedî
   alcun dei Numi escogitò per gli uomini
   contro i serpenti velenosi, e farmachi
   niun trovò contro le malvage femine,
   che un male son piú tristo della vipera
   e del fuoco: noi siam tali per gli uomini.
CORO:
Strofe prima
   Certo di mali grandi fu origine, quando
   giunse il figlio di Zeus e di Maia
   dell'Ida ai valloni, guidando
   i tre puledri del cocchio bellissimo,
   su cui le Dive, e, amara,
   per la loro beltà giungea la gara.
   E vennero a le stalle
   del bifolco, al garzon, che solitaria
   vita vivea ne la deserta valle.

Antistrofe prima
   Giunsero esse ai valloni chiomati di fronde,
   e le fulgide membra detersero
   dei rivoli alpestri nell'onde.
   E di Priamo al figlio innanzi vennero,
   l'una rissando l'altra.
   Cipride vinse con parola scaltra,
   con lusinghe di gioia,
   che poi dei Frigi la città sconvolsero
   amaramente, e i muri alti di Troia.

 Strofe seconda
   Deh, se colei che diede a luce Paride,
   scaraventato al suol, dietro i proprî òmeri
   lo avesse, pria che su le balze d'Ida
   egli abitasse, allor che presso al lauro
   le fatidiche grida
   levò Cassandra, ch'ei fatal di Priamo
   alla magion sarebbe, e l'uccidessero.
   A qual degli anzïani ella non mosse,
   chi non pregò, che il bimbo ucciso fosse?

Antistrofe seconda
   Piombato non sarebbe allor su Troia
   il servil giogo, e nella casa, o misera
   donna, tu di padroni or non saresti.
   E sarebbe rimasta Ellade libera
   dai travagli funesti
   onde per dieci lunghi anni sotto Ilio,
   errando in arme, i giovani patirono.
   Né i talami rimasti orbi di sposi
   sarebbero, e di figli i vecchi annosi.

(Entra Menelao, recando con sé il figlio d'Andromaca)

Menelao:
   Qui sono: il figlio tuo fatto ho prigione,
   che tu mandasti in casa altrui, di furto
   dalla mia figlia. Tu per te salvezza
   dall'idolo speravi, e per tuo figlio
   da chi lo nascondea. Ma poi s'è visto
   che tu men lunga la sapevi, o donna,
   di Menelao. Se tu quel luogo sgombro
   non lasci, ucciso in vece tua sarà
   questo fanciullo. Scegli dunque, se
   vuoi tu morire, o se morir costui
   deve pel fallo tuo contro mia figlia.
Andromaca:
   O fama, o fama, tu mille e mille uomini
   da nulla esalti a eccelsa vita. Ma
   io solo ammiro chi possiede meriti
   reali; e chi mendaci, io quello reputo
   che l'apparenza sola abbia, mercè
   della fortuna. Il fiore tu degli Elleni
   guidando un giorno, la città di Priamo
   prender volesti, tu, cosí dappoco,
   che per le ciance d'una figlia, ch'à
   senno di bimba, tal furore sbuffi,
   e scendi in lizza contro me, tapina
   femmina e schiava. Ah, tu non sei di Troia
   degno, né di te Troia. Esternamente
   quelli che di saggezza han l'apparenza,
   sono belli a veder, ma dentro, simili
   a tutti quanti gli altri uomini, tranne
   per la ricchezza: la gran forza è qui.
   Ma concludiamo, Menelao: tua figlia
   m'ha ucciso di sua mano: ecco, son morta;
   ma non potrà la macchia d'omicidio
   schivare: ed anche tu di tale strage
   rendere conto al popolo dovrai,
   ti ci costringerà l'esser suo complice.
   Se poi la morte io schivo, uccidereste
   il figlio mio? Ma il padre patirà
   di suo figlio la morte a cuor leggero?
   Troia imbelle cosí non lo denòmina:
   quanto occorre farà: degni di Peleo
   saranno gli atti suoi, degni d'Achille:
   la figlia tua da casa scaccerà.
   Tu mi dirai che la dài sposa a un altro?
   Per dignità dirai che il tristo sposo
   abbandonò? Ma si sa tutto. E chi
   la sposerà? Dovrai tenerla in casa
   senza marito, a incanutire vedova.
   O pover'uomo, che di tanti mali
   il torrente non vedi! In quanti letti
   non soffriresti che tua figlia entrasse,
   pur con vergogna tua, pria di patire
   quello ch'io dico. Non convien per futili
   ragioni, a grandi mali aprire l'adito,
   né, se noi donne siamo un sí gran male,
   debbon gli uomini a noi rendersi uguali.
   Se filtri ho dati alla tua figlia, e reso,
   com'ella dice, sterile il suo ventre,
   non a malgrado mio, ma di buon grado,
   senza all'are prostrarmi, io di tuo genero
   voglio al giudizio sottopormi; a cui
   render non debbo minor conto, se
   di figliuoli lo privo. è questo il mio
   sentimento. Del tuo, temo un sol punto:
   che tu per una donna hai posta già
   a sacco la città dei Frigi misera.
CORO:
   Troppo ad un uom tu, donna, hai favellato:
   oltre la mira il senno tuo colpí.
Menelao:
   Futilità son queste, a ciò che dici,
   o donna, e indegne del poter mio regio
   e dell'Ellade. Sappi or che le cose
   onde bisogno ha l'uom, valgon per lui
   piú del sacco di Troia. Io per me reputo
   malanno grande, che mia figlia perda
   lo sposo; e a lei giungo alleato: tutto
   può minor peso aver: ma la sua vita
   perde una donna, se lo sposo perde.
   Sopra i miei servi deve Neottolemo
   aver potere, e sopra i suoi mia figlia
   ed io stesso: non c'è fra quanti sono
   amici veri, bene alcun, che proprio
   d'un solo sia: sono comuni i beni.
   Se quanto meglio io so non sistemassi
   gli affari miei, per aspettar gli assenti,
   sciocco sarei, non delicato. Or via,
   lascia gli altari della Diva. Ché
   se muori tu, salvi da morte il pargolo;
   ma se morir non vuoi, l'ucciderò.
   O l'uno o l'altro ha da lasciar la vita.
Andromaca:
   Ahi, che sorteggio amaro! E su che vite
   mi proponi la scelta! E sia che vivere
   o non vivere elegga, un'infelice
   sempre sarò. Ma tu che a tanto scempio
   per sí lieve cagion t'appresti, ascoltami:
   perché m'uccidi? per qual colpa? quale
   città tradii? qual dei tuoi figli uccisi?
   quale casa bruciai? Col mio padrone
   costretta giacqui: e me per questo uccidi,
   e non lui, che di tutto ebbe la colpa,
   anzi la causa assolvi, e sull'effetto
   che sol da quella derivò, t'avventi?
   Ahimè, sciagura mia, misera patria
   mia, che orrori patisco! A che dovevo
   partorire di nuovo, e questo cruccio
   sovrapporre all'antico, e farlo duplice?
   Ma perché questo mal gemo, e non lagrimo,
   e non rifletto agli altri che m'opprimono?
   Ch'Ettore ucciso e trascinato vidi
   crudelmente dal carro, ed Ilio in fiamme,
   e schiava io stessa, ai legni argivi giunsi
   tratta via per la chioma; e quando a Ftia
   giunsi, andai sposa agli assassini d'Ettore.
   Qual dolcezza la vita ha piú per me?
   Dove l'occhio fissar posso? Alla sorte
   presente, forse? O alla trascorsa? Questo
   figlio restava solo a me, pupilla
   della mia vita; e a ucciderlo or s'apprestano
   quei che l'hanno deciso. Oh, non morrà
   perché sia salva la mia vita grama:
   ei se vivrà potrà sperare: a me
   scorno sarebbe non morir pel figlio.
   Ecco, l'altare lascio, ecco mi dò
   nelle tue man', ché tu mi sgozzi, uccida,
   accoppi, a un laccio il collo appenda. O figlio,
   io che ti generai, nell'Ade scendo
   perché non muoia tu. Se tu la morte
   schivar potrai, di tua madre ricòrdati,
   quanto misera fu la morte mia,
   e coi baci a tuo padre avvicinandoti,
   e lagrime versando ed abbracciandolo,
   digli ciò che soffersi. A tutti gli uomini
   diletti i figli sono al par dell'anima.
   Chi n'è privo e li spregia, ha men di cruccio
   ma misera è la sua felicità.
(Si allontana dall'ara)
CORO:
   Mi commuove l'udirti: a tutti gli uomini
   ispira pïetà, sia pure estraneo,
   chi patisce sventure. Ora, a concordia
   tu devi, o Menelao, tua figlia addurre,
   e costei, che dai mali alfin sia libera.
Menelao:
   Costei dunque prendete, ed avvincetele,
   servi, le mani: udire ella dovrà
   poco grate parole. Io, perché tu
   puro l'altare della Dea lasciassi,
   ti minacciai che ucciderei tuo figlio,
   e nelle mani mie cosí t'indussi
   a consegnarti. La tua sorte è questa,
   sappilo. Quanto al tuo fanciullo, mia
   figlia giudicherà se vuole ucciderlo
   oppure no. Ma in questa casa ora entra,
   e impara a non lanciar piú contumelie
   contro i liberi, tu che schiava sei.
Andromaca:
   Ahi, m'hai tratto in inganno, e son tradita.
Menelao:
   Fanne pubblico bando: io non lo nego.
Andromaca:
   Prodezze queste, su l'Eurota, sono?
Menelao:
   Ed anche in Troia, che l'offeso offenda.
Andromaca:
   Dei non credi gli Dei, né che il giusto amino?
Menelao:
   Sconterò, quando occorra: ora t'uccido.
Andromaca:
   Questo implume anche, all'ali mie strappato?
Menelao:
   L'abbia mia figlia: essa, se vuol, l'uccida.
Andromaca:
   Ah, figlio mio, perché già non ti piango?
Menelao:
   Certo nutrir non può troppo speranza.
Andromaca:
   O fra tutti i mortali esecratissima
   gente di Sparta, príncipi d'inganni,
   consiglieri di frode, tessitori
   di malefatte, genti oblique, senza
   franchezza mai, che fra raggiri sempre
   avvolgete il pensier, deh, quanto ingiusto
   è che felici voi siate ne l'Ellade!
   Quali orrori tra voi mancano? Il sangue
   non corre a rivi? Dei guadagni turpi
   non siete vaghi? Non siete convinti
   sempre che questo al sommo della bocca,
   e quello avete in cuore? Ah, maledetti!
   Ma la morte per me non è terribile
   come per te. Fu la mia morte quando
   cadde la città misera di Troia,
   ed il mio sposo valoroso, che
   da soldato di terra in vil nocchiere
   ti mutò spesso. Valoroso oplita
   contro la sposa or sei, m'uccidi. Uccidimi.
   Ma dalle labbra mie blandizie alcuna
   tu non udrai, né la tua figlia. Tu
   sei fra i grandi di Sparta, e noi di Troia.
   Né superbir se la mia sorte è misera:
   esser tale potrebbe anche la tua.

CORO:
Strofe prima
   Io non approvo i duplici
   talami, e non di varie
   madri i figliuoli: origine
   son per le case di contesa e doglie.
   Pago il mio sposo viva d'un sol talamo
   e d'una sola moglie.

Antistrofe prima
   Né piú valgon due príncipi
   nelle città, d'un unico
   signore. Allora nascono
   discordie, il cruccio al cruccio allor s'addoppia.
   Anche fra due, grazie alle Muse, artefici
   d'inni, la lite scoppia.

Strofe seconda
   Quando rapide brezze il legno investono,
   doppia sentenza di pensier che regoli
   la barca, e troppa di maestri copia,
   meno val di piú debole
   mente che sola imperi.
   Nelle case e gli stati sia d'un solo il dominio,
   quando buon frutto conseguir si speri.

Antistrofe seconda
   Ben lo dimostra la spartana figlia
   di Menelao, che su l'altrui giaciglio
   qual fuoco irruppe, e la fanciulla misera
   di Troia uccise, e il pargolo,
   per la contesa stolta.
   Empio, ingiusto, crudele misfatto, di tale opera
   sarà la doglia un dí su te rivolta.

(Si avanzano Andromaca con le mani crudelmente avvinte, e [[Molosso]],
in mezzo ad uno stuolo di guardie)

CORIFEA:
   Questa coppia dai vincoli stretta
   dell'amore, dinanzi alla casa,
   vedo io, condannata alla morte.
   O donna infelice, e tu misero
   fanciullo, che muori pel talamo
   di tua madre, e di nulla colpevole
   tu sei, né i sovrani offendesti.
Andromaca:
Strofe
   Son qui: le mani insanguina
   il laccio che le serra:
   cosí scendo sotterra.
MOLOSSO:
   Madre, anch'io vi precipito,
   che all'ali tue riparo.
Andromaca:
   Duplice è l'ostia, o príncipi
   di Ftia!
MOLOSSO:
   Vieni a soccorrere,
   padre mio, chi t'è caro.
Andromaca:
   Giaci or sotto la terra, fra i cadaveri
   cadaveri, sul petto
   di tua madre, o diletto.
MOLOSSO:
   Che posso fare? Oh te,
   oh me misero! Ahimè!
Menelao:
   Scendete sotterra: ché figli
   voi siete d'estranëa terra.
   Due siete, e morrete per duplice
   sentenza: te uccide il mio voto,
   e quello d'Ermione mia figlia
   uccide tuo figlio. Follia
   sarebbe ai piú acerbi nemici
   lasciare la vita, quand'è
   possibile ucciderli,
   e la casa sgombrar dal terrore.
Andromaca:
Antistrofe
   Oh sposo, oh sposo! E lancia
   e man t'avessi, o figlio
   di Priamo, in tal periglio!
MOLOSSO:
   Qual canto trovo, o misero,
   ond'io la sorte schivi?
Andromaca:
   Ai ginocchi del príncipe
   stringiti!
MOLOSSO (Si gitta ai piedi di Menelao e gli abbraccia le ginocchia):
   O caro, lasciami
   o caro, ancor tra i vivi!
(Menelao lo respinge)
Andromaca:
   Dal ciglio giú mi cadono le lagrime,
   come di linfa cupe
   stille da un'erta rupe.
MOLOSSO:
   Ahi, qual rimedio, quale
   trovar posso al mio male?
Menelao:
   Perché mi ti prostri dinanzi?
   è come volgessi la prece
   a un flutto, a uno scoglio marino.
   Per dare soccorso ai miei cari
   venuto io son qui: niun affetto
   per te nutro in cuore: ché io
   gran parte perdei della vita
   per prendere Troia e tua madre.
   Adesso tu godine,
   e seco in Averno discendi.
(I satelliti di Menelao si apprestano ad uccidere la madre e il figlio)
CORO:
   Già presso a noi veggo Peleo, che in fretta
   l'antico piede a questa parte volge.

(Giunge Peleo, su un cocchio, e ancor da lontano
comincia a parlare)

Peleo:
   A voi dico, ed a te, che in atto sei
   già di colpir, che avvenne mai? Qual morbo
   piombò su questa casa? Una condanna
   senza giudizio macchinate. E come?
   Férmati, Menelao, non affrettarti
   senza processo.
   (All'auriga)
   E tu muovi piú rapido,
   ché non è, par, tempo d'indugi; ed anzi,
   ora come non mai, recuperare
   vorrei le forze giovanili. E prima
   m'avvicino a costei, come alle vele
   prospera brezza. Di', per qual delitto,
   mentre il tuo sposo ed io lungi eravamo,
   t'han di lacci costor le mani avvinte,
   e te col tuo figliuol traggono? A morte
   vanno cosí la pecora e l'agnello.
Andromaca:
   Questi col figlio a morte mi trascinano,
   come tu vedi. E che mai dirti, o vecchio?
   Negligente io non fui, né un solo appello
   io ti mandai, ma mille e mille araldi.
   Forse conosci, udita l'hai, la lite
   con la figliuola di costui, la causa
   per cui muoio, conosci. Ed or, dall'ara
   di Teti, che tu veneri e pregi,
   onde ti nacque il tuo bennato figlio,
   m'hanno strappata, e a morte mi trascinano,
   senza giudizio alcuno, e senza attendere
   quei che son lungi, anzi cogliendo il punto
   ch'io soletta ero qui col figlio mio
   ch'è d'ogni colpa immune, eppure uccidere
   lo vogliono con me misera. O vecchio,
   or ti scongiuro, e cado ai tuoi ginocchi,
   ché le mani appressar non m'è concesso
   alle tue guance venerate, salvami
   in nome degli Dei: se no, morremo
   per mia sciagura, e per vergogna vostra.
Peleo:
   Sciogliete i lacci, ve l'impongo, prima
   che debba ancor versare pianto: entrambe
   le mani di costei sien rese libere.
Menelao:
   Io lo vieto; e di te non valgo meno,
   ed ho sopra costei maggior diritto.
Peleo:
   Come? A fare il padrone in casa mia
   vieni? Di Sparta non ti basta il regno?
Menelao:
   Schiava di guerra è mia: l'ho presa a Troia.
Peleo:
   Il figlio di mio figlio in premio l'ebbe.
Menelao:
   Sue non son le mie cose, e mie le sue?
Peleo:
   Pel bene oprar, non per dar morte a forza.
Menelao:
   Mai non potrai strapparla alle mie mani.
Peleo:
   Con questo scettro il capo ora t'insanguino.
Menelao:
   Toccami, accanto a me fatti, e vedrai.
Peleo:
   E dunque, mai non conterai per uomo,
   tristo fra i tristi? Il senno in te dov'è,
   degno d'un uomo? Ti rapí la sposa
   un amante di Frigia: ché i tuoi lari
   senza schiavi lasciasti e senza servi,
   come se in casa la piú saggia sposa
   lasciata avessi, ed era la piú perfida
   di tutte. E già, neppur volendo, a Sparta
   restar potrebbe onesta una fanciulla:
   ché, lasciate le case, insiem coi giovani,
   nude le gambe, alto succinti i pepli,
   hanno comuni - usanza insopportabile -
   stadî e palestre. E allor, che meraviglia
   se le fanciulle oneste non vi crescono?
   Dimandane, se puoi, novelle ad Elena,
   che dai tuoi lari, abbandonato il Zeus
   tutor dei matrimonî, in terra estranea
   andò, con un amante, a bel sollazzo.
   E tu, per lei, tal turba accolta d'Elleni,
   ad Ilio andasti; e non dovevi lancia
   muovere, ma, poiché scoperta s'era
   trista cosí, sputarle dietro, e dove
   si trovava lasciarla, anzi pagare
   per non piú riaverla, una mercede.
   Ma d'altri venti al soffio i tuoi pensieri
   tu rivolgesti, e molte eroiche vite
   sacrificasti, e molte vecchie prive
   dei lor figli rendesti, e molti padri
   canuti; ed io sono un di questi, o misero:
   ché come l'assassino io ti considero
   d'Achille, come il suo genio malefico:
   ché da Troia tu sol tornato sei
   senza ferite, e l'armi tue bellissime
   come te le portasti entro i lor foderi
   belli, cosí l'hai riportate. Ed io
   dissi al nipote mio che non stringesse
   parentela con te, che non lasciasse
   entrar la figlia d'una trista madre
   in casa nostra: ché per dote portano
   le vergogne materne. A ciò badate,
   voi che alle nozze v'accingete: a scegliere
   sposa la figlia d'una donna onesta.
   E quanti oltraggi a tuo fratello poi
   non rivolgesti, e lo sforzasti, stolto
   piú d'ogni stolto, a uccidere la figlia:
   tanto temevi rimanere orbato
   d'una trista consorte. A un altro punto
   ora verrò: quando fu presa Troia,
   non uccidesti quella donna, quando
   l'avesti in pugno; ma, veduto appena
   il seno suo, gittasti via la spada,
   e cercasti il suo bacio, e carezzasti
   la traditrice cagna, e ti lasciasti,
   fior di briccone, intenerir da Cipride.
   E poi, venuto in casa di mio figlio,
   mentr'egli è lungi, la metti a soqquadro,
   e a morte infame questa donna misera
   hai condannata, e il figlio suo, che a te
   piangere amare lagrime farà
   ed alla figlia tua, fosse bastardo
   anche tre volte. Spesso arida terra
   dà ricolto miglior di quella pingue,
   ed i bastardi meglio dei legittimi
   valgono spesso. E tu, pòrtati via
   la tua figliuola. Un suocero, un amico,
   è molto meglio averlo onesto e povero,
   che ricco e tristo. E tu non vali nulla.
CORO:
   Da piccoli princípî una gran rissa
   genera spesso la parola: i savî
   con gli amici perciò schivan contendere.
Menelao:
   Chi saggi proclamar potrebbe i vecchi
   e quei che saggi un dí parvero agli Elleni,
   se tu, che sei Peleo, nato di nobile
   padre, e che meco imparentato sei,
   contro te stesso vituperî avventi,
   e contro noi, per una donna barbara,
   che tu bandir dovresti oltre le rive
   del Nilo, ed oltre il Fasi, ed esortare
   a scacciarla anche me: ch'ella proviene
   dalla terra Asïàna, ove de l'Ellade
   e mille e mille figli spenti caddero
   sotto le lancie; e anch'essa è responsabile
   del sangue di tuo figlio. E invece, tu
   vivi con lei sotto lo stesso tetto,
   siedi alla stessa mensa, e in casa tolleri
   che ti generi figli inimicissimi.
   Or, mentre pel tuo ben, vecchio, e pel mio,
   uccidere la voglio, io me la vedo
   tolta di mano. Or tu ragiona: ché
   non è vergogna ragionar. Se sterile
   resta mia figlia, e figli avrà costei,
   della terra di Ftia vorresti forse
   eleggerli signori, ed essi barbari
   comanderanno agli Elleni? E di senno
   privo sono io, che l'ingiustizia aborro,
   e tu sei savio? E questo anche considera:
   se tu sposata ad un dei cittadini
   tua figlia avessi, e ricevesse simili
   torti, staresti muto? Io non lo credo.
   E tali ingiurie ai suoi congiunti scagli
   per una stranïera? Eppure, simili
   l'uomo e la donna hanno diritti: questa
   quando lo sposo le fa torto: quello
   quando la donna gli folleggia in casa.
   Ma quello in mano ha una gran forza: questa
   sui genitori conta e sugli amici.
   Dunque, giusto non è che i miei soccorra?
   Vecchio sei, vecchio. E quando tu la mia
   spedizïon rammenti, assai mi giovi
   piú che se taci. Ed Elena fallí
   non per sua volontà, bensí dei Numi,
   e assai giovò con quel suo fallo agli Elleni,
   che dell'armi inesperti e della guerra
   erano, e quivi ad esser prodi appresero:
   poiché di tutti gli uomini maestra
   è sperïenza. E s'io, giunto al cospetto
   della mia sposa, trattenermi seppi,
   e non l'uccisi, saggio fui. Cosí
   tu Foco ucciso non avessi un giorno!
   Non per impeto d'ira a te rivolgo
   queste rampogne, ma pel bene: quando
   l'animo tuo s'infuria, a te piú piace
   l'aspro linguaggio: a me giova prudenza.
CORO:
   Cessino omai queste parole vane,
   ché meglio vale: o mal ne avrete entrambi.
Peleo:
   Ahimè, quanto il giudizio erra degli Elleni!
   Quando il trofeo dei vinti alza un esercito,
   non a chi travagliò lode ne spetta,
   ma tutto il generale usurpa il merito,
   che la lancia fra mille altri vibrando,
   non piú compié di quanto un uomo compie,
   e n'ha fama piú grande. E quei che in carica
   nelle città solennemente seggono,
   credon superïori essere al popolo,
   e son gente da nulla. E mille volte
   piú assennato di lor sarebbe il popolo,
   se con senno congiunto avesse ardire.
   Come ora tu col fratel tuo, di boria
   gonfi per Troia andate, e pel comando
   avuto là, che diveniste grandi
   per le fatiche e pei travagli altrui.
   Ma io t'insegnerò, ché tu non creda
   che un giorno a te l'Ideo Paride fosse
   maggior nemico di quanto or ti sia
   Peleo, se tu non t'allontani súbito
   da questa casa, alla malora, e teco
   la tua figlia infeconda; e già di casa
   la scaccerà, ghermendola alle chiome,
   il mio nipote: ché, giovenca essendo
   sterile, ch'altre donne partoriscano
   non vuol, quando essa non ha figli. E noi,
   perché fortuna non l'assiste, privi
   starem di figli? O servi, allontanatevi
   da lei, ch'io veda chi m'impedirà
   di scioglierle le mani. E tu sollèvati,
   ché le funi ritorte, io, sebben tremulo,
   ti scioglierò. Cosí, tristo ribaldo,
   hai le sue mani deturpate? Un bove
   forse, un leone trascinar pensavi?
   Che la spada impugnasse a far contrasto
   forse temevi? - Vieni qui, fanciullo,
   del mio braccio al riparo, e meco sciogli
   i lacci di tua madre. In Ftia, fierissimo
   nemico a questi due, t'educherò.
   Se della lancia il pregio, e della guerra
   vi si toglie il cimento, in nulla, siatene
   certi, o Spartani, prevalete agli altri.
CORO:
   è la stirpe dei vecchi al freno indocile,
   né trattener li puoi, quando s'infuriano.
Menelao:
   Troppo alle ingiurie sei proclive. A Ftia
   non venni a far sopruso, e indegnità
   commettere non voglio, e non patirle.
   Ora, perché tempo non ho d'avanzo,
   torno alla patria mia. C'è, presso a Sparta
   una città, che innanzi amica m'era,
   e adesso da nemica opera. Io stringerla
   voglio d'assedio, e in mio potere averla.
   E quando avrò secondo il mio volere
   disposte ivi le cose, tornerò.
   E a faccia a faccia, allora, con mio genero
   dirò le mie ragioni apertamente
   e udrò le sue. Se punirà costei,
   se d'ora in poi riguardo avrà per noi,
   riguardo avrò per lui: se giunge irato,
   troverà l'ira nostra: avrà ricambio
   conforme agli atti suoi. Quanto alle tue
   parole, sopportarle è per me facile:
   ché voce hai da parlar, ma un'ombra sei,
   un invalido sei, ciancia e null'altro.
(Parte)
Peleo:
   Vien sotto il braccio mio, séguimi, o figlio;
   e tu meschina: da selvaggio turbine
   còlta, or sei giunta ad un tranquillo ormeggio.
Andromaca:
   I Numi, o vecchio, a te fortuna accordino
   ed ai tuoi cari: ché salvezza a me
   recasti, e al figlio mio. Vedi, però,
   che i servi di costui, tesa un'insidia
   in qualche strada solitaria, a forza
   non m'abbiano a rapir, vedendo te
   vecchio, me senza forza, e questo pargolo
   che ancor balbetta: vedi che non debbano,
   sfuggita or ora, nuovamente prendermi.
Peleo:
   La vuoi finir con questi lagni vili,
   da femminetta? E chi vi toccherà?
   Ne dovrebbe versare amare lagrime.
   Mercè dei Numi, e d'una fitta schiera
   di cavalieri e opliti, in Ftia son re.
   E in piedi ancora sto, non sono invalido,
   come a te pare; e in fuga, al sol guardarlo,
   metto quell'uomo. Un vecchio, quando ha fégato,
   val piú di molti giovani. A che serve
   aver valide membra, ed esser vile?
(Esce insieme con Andromaca e [[Molosso]])
CORO:
Strofe prima
   Nascer non giova; oppur, nascere nobile,
   e di case opulente esser partecipe.
   Ché, quando alcun rovescio minaccia, mai penuria
   non han d'aiuto, i príncipi.
   E quanti hanno preconio di famose progenie,
   gloria ed onor conseguono.
   Il tempo, le reliquie
   non distrugge dei grandi; e un cuor magnanimo
   sin tra i defunti sfolgora.

Antistrofe prima
   Meglio, quand'onta arrechi, la vittoria
   perdere, pria che con sopruso ed odio
   vïolare giustizia: dolcezza momentanea
   dà questo all'uomo; e sterile
   poi si scopre, e alle case procura vituperio.
   Questa norma del vivere
   io lodo e seguo; mai nelle famiglie,
   mai potere in città bramo ch'esòrbiti
   dal confin di giustizia.

 Epodo
   O figlio annoso d'Eaco,
   ben so che coi Lapiti e coi Centauri
   già t'azzuffasti, in lotta celeberrima,
   e l'acque, su la nave Argo, del pelago
   inòspite solcasti, in mezzo al cerulo
   cozzo de le Simplegadi,
   nella gesta navale; e allor che il valido
   figlio di Zeus, cinse di sterminio
   prima la zona d'Ilio,
   quando in Europa si tornò, partecipe
   fosti della sua gloria.

(Dalla reggia esce la vecchia nutrice d'Ermione)

NUTRICE:
   O carissime donne, oh quanti mali,
   l'un succedendo all'altro, oggi si compiono!
   Ché la nostra regina, Ermione dico,
   dal padre abbandonata, e riflettendo
   al male che compié, ch'essa d'Andromaca
   tramò la morte, e di suo figlio, adesso
   vuole morir, temendo che lo sposo,
   per quanto ella operò, voglia scacciarla
   da questa casa ad ignominia, o ch'essa
   debba morir, perch'essa volle uccidere
   quelli che non doveva. Ora i famigli
   con grande stento a trattenerla valgono
   che il collo a un laccio non appenda, e il ferro
   le strappano di man: tanta è la doglia,
   tanto adesso comprende il mal che fece.
   Stanca sono io dal trattenere, amiche,
   la mia signora, ch'ella non si strangoli.
   Entrate in casa voi, dunque, tenetela,
   ché non s'uccida: piú, quando intervengono,
   dei vecchi i nuovi amici acquistan credito.
CORO:
   Infatti, nella casa odo che gridano
   per ciò che annunzi, i servi, e quanto gema
   pel male che compié, par che la misera
   voglia mostrar: di casa esce, e si svincola,
   per brama di morir, di mano ai servi.

(Esce Ermione, disperata, con le vesti e le chiome in disordine,
lacerandosi e graffiandosi i capelli e il viso)

Ermione:
Strofe
   Ahimè, ahimè!
   Strappar mi vo' le chiome, orrendo strazio
   di me vo' far con l'unghie!
NUTRICE:
   Figlia, che fai? Cosí strazi il tuo corpo?
Ermione:
Antistrofe
   Ahimè, ahimè!
   Lontana va', lontano dai miei riccioli,
   sottil benda, per l'Etere!
NUTRICE:
   Copri, figlia, il tuo sen, raggiusta il peplo.
Ermione:
Strofe
   A che giova il mio petto nascondere fra i veli?
   è chiaro a tutti, è manifesto il male
   ch'io feci al mio consorte, non tale è che si celi.
NUTRICE:
   Smanî perché tramasti la morte alla rivale?
Ermione:
Antistrofe
   Piango gli eccessi della mia tracotanza infesta.
   Maledetta fra gli uomini
   io, maledetta sono.
NUTRICE:
   Del fallo tuo lo sposo t'accorderà perdono.
Ermione:
   Perché di man togliermi il ferro? Rendilo,
   rendilo, cara, a me: con questo braccio
   vo' piantarmelo in seno.
   Perché mi vieti ch'io m'appenda a un laccio?
NUTRICE:
   Lasciarti a morte, e il senno tuo vien meno?
Ermione:
   Oh mia sorte funesta!
   Dov'è la chiara vampa del fuoco?
   Su che rupe levarmi, in che foresta
   fra i monti inabissarmi, od in che pelago,
   dove morta fra i morti io trovi loco?
NUTRICE:
   A che t'affanni? Cadono i flagelli
   dei Numi ora su questi ora su quelli.
Ermione:
   Tu m'hai lasciata, o padre, su la spiaggia
   m'hai lasciata soletta; né remo ho, che sul pelago
   m'adduca; e il mio consorte
   a me la morte darà, la morte,
   sicuramente: in questo
   talamo nuzïale io piú non resto.
   Di qual Nume alla statua
   andar dovrò? Dovrò cadere supplice
   schiava ai ginocchi della schiava mia?
   Oh potessi volar lungi da Ftia,
   come augello azzurrino,
   o come il curvo pino
   che in mezzo alle cerulee
   rupi, il primo compie' corso marino!
NUTRICE:
   Figlia, l'eccesso tuo d'or ora, quando
   contro la donna d'Ilio infurïavi,
   io non lodai, né il tuo spavento or lodo,
   che mi sembra eccessivo. Non potrà
   lo sposo tuo repudïar le tue
   nozze cosí, per creder d'una barbara
   alle parole inefficaci. Preda
   di guerra ad Ilio esso non t'ebbe: figlia
   d'un primate egli t'ebbe, e ricca dote
   ebbe con te, da una città potente,
   e non a mezzo. E il padre tuo, figliuola,
   non patirà che tu da questa casa
   sia discacciata, come temi. In casa
   entra, e alla soglia fa' che non ti veggano
   dinanzi: ne verrebbe a te disdoro.
(Ermione rientra nella reggia)
CORO:
   Un peregrino, vedi, a passo, rapido,
   di stranïero aspetto, a noi s'appressa.
(Entra Oreste)
ORESTE:
   Del figliuolo d'Achille, o estranee donne,
   la sede è questa, e la regal magione?
CORO:
   Questa: ma tu chi sei, che ciò dimandi?
ORESTE:
   Di Clitennestra il figlio, d'Agamennone:
   mi chiamo Oreste, e da Sodoma giungo,
   dall'oracol d'Apollo. E, giunto a Ftia,
   d'una donna vorrei notizie avere,
   parente mia, se vive, e se le arride
   felicità: della spartana Ermione;
   ché cara m'è, sebben lontana vive.
(Dalla reggia esce Ermione)
Ermione:
   O porto apparso ai navicchieri in mezzo
   alla tempesta, o figlio d'Agamennone,
   abbi pietà di me, te ne scongiuro,
   per le ginocchia tue, ché la mia sorte
   non è felice, ben lo vedi: valgano
   per te le braccia mie, che ai tuoi ginocchi
   stringo, non meno delle bende supplici.
ORESTE:
   Ehi là, che avviene?
   M'inganno, oppur di Menelao la figlia,
   di questa casa la signora, io scorgo?
Ermione:
   Quella che figlia ad Elena Tindaride
   unica nacque a Menelao, ben sappilo.
ORESTE:
   Febo, dai mali tu salvala! E il danno
   ti proviene dai Numi, oppur dagli uomini?
Ermione:
   Parte dal mio signor, parte da me,
   parte dai Numi: in tutto io son perduta.
ORESTE:
   Quando figli non ha, dove una donna
   esser colpita può, tranne nel talamo?
Ermione:
   E qui colpita io son: m'induci a dirtelo.
ORESTE:
   Ama, invece di te, lo sposo un'altra?
Ermione:
   La prigioniera, sí, la sposa d'Ettore.
ORESTE:
   Dici un mal, che uno sposo abbia due spose.
Ermione:
   Appunto; ed io ne volli far vendetta.
ORESTE:
   Contro la donna, con donnesca trama?
Ermione:
   Lei volli morta, e il figlio suo bastardo.
ORESTE:
   E l'uccidesti? O chi te l'impedí?
Ermione:
   Peleo, quel vecchio che i piú tristi venera.
ORESTE:
   E qualcun della strage era partecipe?
Ermione:
   Il padre mio, che a ciò da Sparta giunse.
ORESTE:
   E fu sconfitto dalla man d'un vecchio?
Ermione:
   Per riguardo; e partí, mi lasciò sola.
ORESTE:
   Intendo; e l'ira dello sposo or temi.
Ermione:
   Appunto: a buon diritto ei mi darà
   la morte: e che apporrei? Ma te, per Zeus
   protettor dei parenti, adesso imploro,
   recami quanto piú si può lontano
   da questa terra, o alla magion del padre.
   Ché queste case par che mi respingano,
   come avessero voce, e mi detesta
   di Ftia la terra; e se qui prima giunge
   dall'oracol di Febo il mio signore,
   m'ucciderà pei miei turpi trascorsi,
   oppure assoggettarmi a un'illegittima
   sposa dovrò, mentre già fui signora. -
   Ma come mai, dirà qualcuno, a tanto
   fallo giungesti? - Mia rovina fu
   la compagnia di tristi donne. Queste
   mi gonfiavan di boria, e mi dicevano:
   «Tu nella casa tua sopporterai
   che la piú trista delle schiave il letto
   partecipi con te? No, per la Dea,
   coglier piaceri in casa mia, nel letto
   mio non potrebbe, e rimanere in vita.»
   Ora, udendo parlar queste sirene
   furbe, maligne, cicalone, finte,
   m'empiei di vento e di follia. Difatti,
   perché dovevo esser gelosa, quando
   avevo quanto mi bastava? Avevo
   ricchezze a iosa: in casa ero padrona,
   figliuoli, ne potevo aver legittimi,
   l'altra bastardi, e semiservi ai miei.
   No mai, no mai, lo dico e lo ripeto,
   quanti mariti hanno giudizio, devono
   acconsentir che a frequentar la moglie
   entrino in casa donne: esse maestre
   son di ribalderie. Questa, per lucro
   gli corrompe la moglie; un'altra, adultera,
   l'amica vuol del fallo suo partecipe;
   molte, per vizio. E le famiglie intanto
   vanno in rovina. E dunque, uomini, gli usci
   di casa vostra custodite bene
   con serrature e catenacci: ché
   nulla di buono arrecano, se v'entrano
   estranee donne in casa, e assai malanni.
CORO:
   Troppo la lingua tua contro il tuo sesso
   sfrenasti. Degna di perdono sei;
   ma tuttavia dovrebbero le femmine
   dissimular del proprio sesso i vizi.
ORESTE:
   Saggio fu quei che gli uomini ammoní
   che le ragioni di ciascuno udire
   convien dalla sua bocca. Io, ben sapendo
   che tutta questa casa era in trambusto,
   e la tua lite con la moglie d'Ettore,
   stavo osservando ed aspettando, se
   tu preferissi qui restare, oppure,
   per timor della schiava, allontanarti
   da questa casa. E son venuto qui,
   senza che tu me ne scrivessi, pronto,
   se tu dicessi una parola, come
   or me l'hai detta, a condurti lontano
   da questa casa. Ché, promessa a me
   tu fosti, ed or convivi con quest'uomo,
   per la malizia di tuo padre, che
   prima d'invader la terra troiana,
   sposa t'aveva a me promessa, e dopo
   ti ripromise all'uom ch'ora ti tiene,
   se Troia egli abbattesse. Or, quando il figlio
   tornò d'Achille, io perdonai tuo padre,
   e chiesi invece a lui che rinunciasse
   alle tue nozze, i miei casi esponendogli
   e il mio destino, che una sposa avere
   potrei del parentado, ma un'estranea
   non facilmente, quando esule vado
   dell'esilio che sai. Ma quello fu
   ingiurïoso contro me, la strage
   mi rinfacciò di mia madre, e le Dee
   dagli occhi sanguinosi. Ed io, che tanto
   pativo già della mia casa i lutti,
   mi crucciai, mi crucciai; ma rassegnato
   patii le mie sciagure, e a mal mio grado
   m'allontanai, delle tue nozze privo.
   Or però, che travolta è la tua sorte,
   e la sciagura t'ha colpita, e sei
   nell'imbarazzo, io via ti condurrò
   da questa casa, e ti consegnerò
   nelle man' di tuo padre. Ha gran potere
   il legame del sangue. E nei pericoli
   nessuno può giovar piú d'un parente.
Ermione:
   Delle mie nozze è solo responsabile
   il padre mio: non tocca a me deciderne.
   Ma tu, recami via da questa casa
   prima che sia, ché ritornar non debba
   lo sposo a prevenirmi, o il vecchio Peleo
   non sappia ch'io la casa ho abbandonata,
   e non muova cavalli ad inseguirmi.
ORESTE:
   Sta pur tranquilla, quanto al vecchio. E quanto
   al figliuolo d'Achille, ond'io coperto
   d'ingiurie fui, non lo temere: tale
   trama di morte, contro lui, da questa
   mano è tesa con lacci inestricabili.
   Quale, non lo vo' dir prima: la rupe
   vedrà di Delfi l'opere compiute:
   se manterranno fede ai giuramenti
   i miei compagni d'arme, il matricida
   gl'insegnerà, sopra la terra pítica,
   ch'ei non doveva far sua sposa quella
   ch'era promessa a me. Dovrà d'amaro
   la vendetta sapergli, a Febo chiesta,
   di vendicare il padre ucciso. Poco
   il pentimento suo potrà giovargli,
   ché al Nume il fio non paghi. E per le insidie
   di Febo e mie, morrà miseramente,
   apprenderà che sia nemico avermi.
   Ché degli uomini infesti un Dio travolge
   le sorti, e non li fa troppo ir superbi.
(Esce conducendo con sé Ermione)
CORO:
Strofe prima
   O Febo, che di valide
   torri munisti la collina d'Ilio,
   e tu, Nume del mar, che sopra ceruli
   cavalli il cocchio tuo spingi sul pelago,
   perché lasciar della man nostra l'opera
   ad Enialo in balía
   feroce, onde poi Troia
   onde poi Troia misera pería?

Antistrofe prima
   Molti, lunghessi i margini
   del Simeta aggiogaste ai cocchi rapidi,
   corsieri, e molte provocaste d'uomini
   contese, che corona al crin non cinsero.
   Ed i re d'Ilio sterminati caddero;
   né su l'are dei Numi
   in Ilio piú la fulgida
   fiamma brillò fra gli odorosi fumi.

Strofe seconda
   E per man della sua sposa, Agamennone
   cadde; e per man dei figli, ella medesima
   fu spenta; e sangue compensò l'eccidio
   del Dio, del Dio su lei piombò l'oracolo,
   allor che d'Argo dell'Atride il germine
   giunse, che penetrato era del Dio
   nel tempio arcano; e giunse al matricidio.
   O Febo, o Nume, e crederlo posso io?

Antistrofe seconda
   E molte spose per le vie de l'Ellade
   levâr sui figli uccisi ululi e gemiti,
   e abbandonâr le case antiche, e mossero
   ad altro sposo: le sciagure orribili
   non te soltanto e i cari tuoi colpirono:
   tutta il morbo colpí l'Ellade; e lampi
   d'inferna strage saettando, un fulmine
   tutti solcò di Frigia i pingui campi.
(Giunge, con un séguito, Peleo)
Peleo:
   A me, donne di Ftia, date risposta:
   ché m'è giunta, ma non chiara, la voce
   che questa casa abbandonò, ch'è lungi
   di Menelao la figlia; e son qui giunto,
   e fretta ho di saper la verità:
   ché provvedere degli amici assenti
   deve alla sorte chi rimane in patria.
CORO:
   Tale è, Peleo, la verità: non giova
   questo celarti affanno mio: fuggiasca
   da questa casa la regina andò.
Peleo:
   Da qual terrore invasa fu? Raccontami.
CORO:
   Dello sposo teme', che la scacciasse.
Peleo:
   Per la trama che al figlio ordí, mortale.
CORO:
   Appunto; e della schiava anche temeva.
Peleo:
   E fuggí con suo padre? O con chi mai?
CORO:
   Venne a rapirla il figlio d'Agamennone.
Peleo:
   Per che speranza? Vuol farla sua sposa?
CORO:
   E morte al figlio di tuo figlio infliggere.
Peleo:
   Nascosto, in un'insida, o a faccia a faccia?
CORO:
   Nel tempio dell'Ambiguo, insiem coi Delfi.
Peleo:
   Ahi, terribil disegno! In tutta fretta
   corra a Pito qualcun, dica agli amici
   quanto avvenuto è qui, prima che cada
   d'Achille il figlio dai nemici spento.
(Entra un araldo)
ARALDO:
   Ahi me, ahi, me
   tristo! Di che sciagure araldo a te
   giungo, e agli amici del signore, o vecchio!
Peleo:
   Ahi che sciagure presagisce l'animo!
ARALDO:
   Il figlio è morto di tuo figlio, sappilo,
   Peleo: con tante spade lo colpirono
   i Delfi, e un uomo da Micene giunto.
(Alla notizia, Peleo cade al suolo)
CORO:
   Ahi ahi, che avviene? Non cadere, o vecchio!
   Àlzati!
Peleo:
   Nulla io piú non sono: sono
   morto: mi manca la voce: mi mancano
   le gambe sotto.
ARALDO:
   Ascolta i fatti, se
   vuoi far vendetta degli amici. Lèvati.
Peleo:
   Come, o destino, mi colpisci, all'ultimo
   confin degli anni miei! Di', come l'unico
   figlio morí dell'unico mio figlio?
   Udirlo è orrendo, eppure udire io voglio.
ARALDO:
   Come di Febo al sacro suol giungemmo,
   sin che tre volte il sole ebbe percorso
   il lucente cammin, sazi facemmo
   gli occhi, ammirando. E ciò dava sospetto
   grande; e la gente addetta al santuario,
   incominciava a radunarsi in crocchi
   e capannelli. E il figlio d'Agamennone
   per tutta quanta Delfi andava attorno,
   e maligni discorsi insinuava
   negli orecchi a ciascuno. «Oh, non vedete
   come costui, girando va per gli antri
   pieni d'oro del Dio, dove i tesori
   han deposti i devoti, e viene qui
   per la seconda volta, a fare quello
   che la prima tentò, mettere a sacco
   di Febo il tempio?». Ed ecco in Delfi spargersi
   un sinistro susurro. E i magistrati,
   riuniti in consiglio, ed i preposti
   ai tesori del Dio, posero guardie
   alle porte del tempio. E noi, che nulla
   sapevamo di ciò, raccolte greggi
   dal frondoso Parnasso, insiem con gli ospiti
   e gli àuguri di Pito, all'are andammo.
   Ed uno disse: «O giovine, che grazia
   per te dal Nume imploreremo? Quale
   ragion t'addusse?». Ed ei rispose: «A Febo
   pagare il fio d'un fallo antico io voglio:
   ch'io già gli chiesi che ragion mi desse
   del sangue di mio padre». E maggior credito
   quindi d'Oreste la calunnia prese,
   che il signor mio mentisse, e che per compiere
   ribalderie venuto fosse. E quello
   varcò la soglia, entrò nel santuario,
   per supplicare Febo innanzi all'ara,
   ed era inteso ai sacrifici. Ed ecco,
   su lui, dall'ombre d'un laureto, piomba
   un drappello d'armati: istigatore
   di Clitennestra il figlio era di tutti.
   Al cospetto di tutti il Nume ei prega;
   e quelli, strette in man le spade aguzze,
   d'Achille il figlio a tradimento pungono.
   Un balzo indietro ei fa, la spada sfodera,
   e dal pilastro l'armi, ove ai piòli
   erano appese, afferra, e sopra l'ara,
   oplita nell'aspetto orrido, sta.
   Ed alto un grido leva, e ai Delfi chiede:
   «A ufficio pio son qui venuto, e voi
   m'uccidete? Perché? Per che ragione
   devo morire?». Ma nessun di quelli
   che mille e mille erano pur, da presso
   gli rispondea, ma sassi gli scagliavano
   da lungi. E quegli, tempestato d'ogni
   parte, come da un turbine di neve,
   l'armi protende, or qua, or là, lo scudo
   opponendo alle pietre, e fa riparo.
   Ma poco può: ché troppi dardi a un tempo,
   frecce, zagaglie, giavellotti bifidi,
   gli cadevano ai piedi, a farne scempio.
   Avessi visto con che salti immani
   schivava i colpi tuo nipote! Ma,
   poi che l'avean tutto d'attorno stretto,
   né gli davan respiro, ei, con un balzo
   ben degno d'Ilio, l'ara abbandonò
   pingue di greggi, e in mezzo a lor balzò.
   E quelli, al pari di colombe, quando
   vedono lo sparvier, le spalle volsero.
   E molti qui confusamente caddero,
   questi feriti, e nei passaggi angusti
   l'uno con l'altro quelli si schiacciavano.
   E nella fausta casa infausto strepito
   rimbombava fra i marmi; e invece, placido
   fulgeva il signor mio nell'armi lucide,
   pria che di mezzo ai penetrali un ululo
   levasse alcuno, spaventoso, orribile
   che fe' volger la turba alla riscossa.
   E qui d'Achille il figlio procombe',
   trafitto il fianco da un aguzza spada
   da un uom di Delfi, che l'uccise, insieme
   con altri molti. E poi che fu caduto,
   chi contro lui non vibra un ferro, chi
   non vibra un sasso, a colpirlo, a contunderlo?
   Il bel corpo sparí, distrutto, sotto
   le selvagge ferite, e il suo cadavere
   che giacea presso all'ara, lo gittarono
   lungi dal tempio, dove ancor fumavano
   i sacrifici. Prima che potessimo,
   noi la salma involammo, e la rechiamo
   a te, perché con gemiti e con ululi
   le dia compianto, e l'orni con un tumulo.
   Il Signore che altrui detta gli oracoli,
   che giustizia comparte a tutti gli uomini,
   cosí trattò d'Achille il figlio, mentre
   la pena andava ad espiare. Al pari
   d'un uomo tristo, ricordò le antiche
   offese: il nome egli di saggio merita?
(è portato sulla scena il cadavere di Neottolemo)
CORO:
   Ecco, già dalla terra di Delfi
   il signor della reggia s'appressa,
   trasportato. Oh te misero, ch'ài
   sofferto, e te misero, o vecchio,
   che ricevi, ma non come brami,
   nella reggia il figliuolo d'Achille!
Peleo:
Strofe prima
   Ahi, che scempio veder, che scempio accogliere
   debbo nei tetti miei, fra le mie mani!
   Ahimè, ahi, ahi!
   Perduto io sono, o tèssala
   città, finito. Piú la mia progenie
   non è, niuno piú abita
   la casa. Oh doglie immani!
   Su quale amico or potrò lieto volgere
   lo sguardo? Oh care labbra, o mani, o guancia!
   Oh, un Demone t'avesse in Ilio spento,
   su l'acque del Simento!
CORO:
   Onore avuto egli ne avrebbe, e tu
   meno infelice ne saresti, o vecchio.
Peleo:
Antistrofe prima
   Nozze, nozze, per voi la mia progenie
   la mia città, fra che rovine cade!
   Ahimè, ahi, ahi!
   Deh, mai la stirpe di tua moglie Ermione
   alla mia stirpe, alla mia casa infausta,
   non avesse l'eccidio
   spinto su te dell'Ade!
   Prima l'avesse incenerita un fulmine!
   Mai non dovevi al Dio ragione chiedere
   del padre che perí sotto gli strali,
   tu, nato da mortali.
CORO:
Strofe seconda
   Ahimè, ahimè!,
   pel mio defunto principe, la nenia
   dei defunti con lunghi ululi effondo.
Peleo:
Antistrofe seconda
   Ahimè, ahimè!,
   ed io, vegliardo ed infelice, misero
   me, coi miei lagni ai lagni tuoi rispondo.

Strofe terza
   Volle il Fato il tuo mal, lo volle un Dio.
   Vuoto lasciasti, o caro, il tetto mio.
   Ahimè, misero me, che tra gli affanni
   senza figli mi lasci, e grave d'anni.
CORO:
   Pria del figlio morir dovevi, o vecchio!
Peleo:
   Schiomare la mia fronte
   io non dovrò? Di rovinose impronte
   segnare il capo mio? Città, città,
   Apollo entrambi i figli uccisi m'ha!
CORO:
Strofe quarta
   Oh vecchio, ch'ài veduto, sofferto tanto duolo,
   quale d'ora in avanti, la tua vita sarà?
Peleo:
   In un mal senza termine, senza figliuoli, solo,
   vivrò, sino all'Averno, fra le calamità.
CORO:
Antistrofe terza
   Te con le nozze i Numi invan bearono.
Peleo:
   Ahi, per l'aria, lontan disparve quanto
   io possedevo, ed ogni altero vanto.
CORO:
   Sol nella sola casa adesso vagoli.
Peleo:
   La patria non ho piú.
   Scettro, in malora, va! - Vedimi, or tu,
   figliuola di Nereo, dalla tua scura
   grotta, piombar nell'ultima sventura.
CORO:
   Che s'agita mai? Di qual Nume
   sento io la presenza? Fanciulle,
   guardate, mirate: solcando
   dell'ètra il fulgore,
   un Demone scende sui campi
   di Ftia, di cavalli nutrice.
(Solcando l'aria, scende dall'alto Teti)
Teti:
   Grazie alle nostre antiche nozze, io, Teti,
   abbandonata di Nereo la casa,
   Peleo, qui giungo. E prima io t'ammonisco
   che per i mali ch'ora ti percotono
   troppo tu non t'affanni. Anch'io, che figli
   avrei dovuto aver dal pianto immuni,
   quello avuto da te, primo fra gli uomini,
   dai pie' veloci, Achille, io l'ho perduto.
   Perché qui venni ora ti dico: ascoltami.
   Questo d'Achille spento figlio, a Pito
   porta, e presso all'altare seppelliscilo,
   che sia scorno pei Delfi, e la sua tomba
   gridi lo scempio della man d'Oreste.
   E questa donna prigioniera, Andromaca
   dico, abitar la terra dei Molossi,
   o vecchio, deve, ad èleno congiunta
   in giuste nozze, e seco questo pargolo,
   solo rimasto della stirpe d'Eaco.
   E sovrani da lui discenderanno,
   che di Molossia, un dopo l'altro, il regno
   felici avranno: ché non deve, o vecchio,
   cosí distrutta andar la mia progenie,
   la tua, quella di Troia: anch'essa a cuore
   dei Numi sta, sebben l'odio di Pallade
   cader la fece. E perché tu riscuota
   vecchio, dalle mie nozze alcuna grazia,
   t'affrancherò dalle miserie umane,
   ti farò Nume eterno incorruttibile;
   e d'ora innanzi, Iddio con una Iddia,
   la casa di Nereo t'ospiterà.
   Di qui, pel mar movendo asciutto il piede,
   il mio figlio, il tuo figlio dilettissimo
   Achille tu vedrai, che su la spiaggia
   di Leuca, entro l'Eusino, vive in un'isola.
   A Delfi, alla città che i Numi estrussero
   adesso muovi, e questa salma reca;
   e poi che tu l'avrai sepolta, vieni
   al cavo speco dell'antica rupe
   di Sepia, e siedi, e aspetta, infin ch'io giunga
   dal pelago, e con me la schiera adduca
   che guida a te sarà, delle cinquanta
   Nereidi: quello che il destino segna
   per te, devi compir: Zeus lo vuole.
   Dal crucciarti pei morti ora desisti:
   ché questa legge i Numi a tutti gli uomini
   imposero: morire: e morir debbono.
Peleo:
   O veneranda, o nobile mia sposa,
   o figlia di Nereo, salve. Ben degno
   è ciò che fai, di te, della tua stirpe.
   Desisterò, poiché tu, Dea, l'imponi,
   dal cruccio: e quando avrò costui sepolto,
   andrò del Pelio negli anfratti, dove,
   t'ebber le braccia mie preda bellissima.
   Ora non deve, chi ben sa, figliuole
   di nobili sposare, e dare a nobili
   le proprie, e non bramar mogli volgari
   anche se in casa ricca dote portino?
(Escono tutti)
CORO:
   Spesso trasmuta quanto oprano i Demoni
   e inaspettati eventi i Numi compiono;
   e a quel che s'attendea negarono esito,
   e all'inatteso aprîr tramite agevole.
   E tale fu di questo evento il termine.