Differenze tra le versioni di "Simurgh"
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Versione delle 17:39, 26 giu 2017
IDENTITA' | |
---|---|
Nome orig.: | ' |
Altri nomi: | Sen-Murv, Sīmīr |
Etimologia: | - |
Sezione: | Mitologia Iranica |
Origine: | Iran |
Tipologia: | Creature Fantastiche |
Sesso: | Femmina |
ATTRIBUTI | |
Aspetto: | Animale |
Animali: | - |
Piante: | - |
Altri attr.: | - |
CARATTERI | |
Indole: | Benevola |
Elemento: | Aria |
Habitat: | Cielo |
Tematiche: | - |
Uccello gigantesco, il cui nome, nella letteratura avestica, è Saena o Sen. Di qui deriva Sen-Murv (in persiano "uccello Sen") o Simurgh (idem in arabo).
Può essere pronunciato anche Simurgh, Simorgh, Simorg, Simurg, Semurg, Simurgh, Simoorg, Simorq, Simourv, Simorḡ, Sīmurğ; Sēnmurw, Sēnmuruγ, Sīna-mrū; dallo zoroastriano, mərəγō Saēnō o Saēna; in lingua curda abbreviato in Sīmīr.
Al titolo di "re degli uccelli", di cui il Simurgh è il rappresentante più quotato, concorrono altri uccelli misteriosi, che probabilmente, pur partiti da antichi miti differenziati tra di loro, sono poi stati confusi e parzialmente fusi: come l'Anqa e il Rukh, il Cenamrosh, il Cihratp e il Kar Shipt. Il Simurgh fa il suo nido sul monte Alburz, in cima all'albero chiamato Vispobish, o Albero di Tutti i Rimedi ( o di Tutti i Semi), che si dice contenga i semi di tutte le piante selvatiche. Secondo alcuni accenni il Simurgh avrebbe tre nature; non sarebbe inoltre un vero uccello, ma un mammifero, come il pipistrello, perché si dice che allatti i suoi piccoli.
Nel Libro dei Re svolge un ruolo molto importante, perché alleva l'eroe Zal, abbandonato dal padre sul monte Alburz. Nell'ideologia Sufi il Simurgh è l'emblema stesso della divinità.
Nell'epopea mistica del poeta persiano Fariduddin At-tar (XIII secolo), dal titolo Mantiq ut-tair (La lingua degli Uccelli), si narra di una assemblea di tutti i volatili, in cui essi decidono di andare a trovare il Simurgh, re di tutti loro. Dopo molte esitazioni si intraprende il viaggio; ma molti si perdono lungo il cammino, ed alla meta arrivano solo "trenta uccelli". Il numero non è casuale, perché Simurgh significa anche 'trenta uccelli'; con questo gioco di parole si vuole sottolineare l'unitarietà della creazione; infatti «quando [i trenta uccelli] guardavano il Simurgh, vedevano loro stessi; quando si guardavano, vedevano il Simurgh; e quando guardavano tutti e due, vedevano l'Uno e il Simurgh».
Iconografia
Nell'iconografia, il Simurgh compare come un ibrido tra cane (di cui ha la parte anteriore del corpo, con la testa e due zampe) e uccello (di cui ha le ali e la coda). Esistono delle varianti in cui al cane viene sostituito il leone, o in cui la testa torna ad essere di uccello, o in cui l'insieme ricorda molto il drago babilonese.