Differenze tra le versioni di "Biblioteca:Callimaco, Inno a Pallade"

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Bagnatrici di Pallade, venite,
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venite fuori tutte: udii nitrire
 
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appena adesso le cavalle sacre
 
appena adesso le cavalle sacre
 
ed è pronta per muoversi la dea.
 
ed è pronta per muoversi la dea.
Correte, bionde figlie dei Pelasgi,
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Correte, bionde figlie dei [[Pelasgi]],
 
correte presto: le robuste braccia
 
correte presto: le robuste braccia
 
mai bagnò [[Atena]], prima di strigliare
 
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le gocce di sudore e dalla bocca,
 
le gocce di sudore e dalla bocca,
 
stretta sul morso, l'incrostata schiuma
 
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tolse del tutto. Andate, donne Achee,
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tolse del tutto. Andate, donne achee,
 
non portate profumi né alabastri
 
non portate profumi né alabastri
 
(odo il suono dei mozzi sotto l'asse)
 
(odo il suono dei mozzi sotto l'asse)
 
non portate profumi né alabastri,
 
non portate profumi né alabastri,
o bagnatrici, a Pallade (non ama
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o bagnatrici, a [[Pallade (2)|Pallade]] (non ama
 
la mescolanza degli unguenti [[Atena]]),
 
la mescolanza degli unguenti [[Atena]]),
 
né portate lo specchio: è sempre bello
 
né portate lo specchio: è sempre bello
 
il volto suo. Neppure quando il frigio
 
il volto suo. Neppure quando il frigio
fece sull'Ida l'arbitro al giudizio,
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fece sull'[[Ida (2)|Ida]] l'arbitro al giudizio,
 
volse lo sguardo al cerchio di oricalco
 
volse lo sguardo al cerchio di oricalco
 
la grande dea né al diafano fluire
 
la grande dea né al diafano fluire
del Simoenta. Né si specchiò Era.
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del [[Simoenta]]. Né si specchiò [[Era]].
Cipride invece, preso il terso rame,
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[[Cipride]] invece, preso il terso rame,
 
spesso rifece una seconda volta
 
spesso rifece una seconda volta
 
la medesima ciocca della chioma.
 
la medesima ciocca della chioma.
 
Ella percorse centoventi giri
 
Ella percorse centoventi giri
di corsa doppia, come sull'Eurota
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di corsa doppia, come sull'[[Eurota (2)|Eurota]]
le stelle Lacedemoni e da esperta
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le stelle [[Lacedemoni]] e da esperta
 
si unse, versati i naturali unguenti,
 
si unse, versati i naturali unguenti,
 
prodotto del suo albero, fanciulle,
 
prodotto del suo albero, fanciulle,
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del melograno. Offritele anche adesso
 
del melograno. Offritele anche adesso
 
solamente il virile olio di oliva
 
solamente il virile olio di oliva
con cui Castore ed Eracle si spalmano.
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con cui [[Castore]] ed [[Eracle]] si spalmano.
 
E un pettine portate, tutto d'oro,
 
E un pettine portate, tutto d'oro,
 
perché, lisciati i riccioli lucenti,
 
perché, lisciati i riccioli lucenti,
 
si pettini la chioma. Vieni, [[Atena]].
 
si pettini la chioma. Vieni, [[Atena]].
 
Lo stuolo prediletto delle vergini
 
Lo stuolo prediletto delle vergini
dei potenti [[Ares]]toridi è qui pronto.
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dei potenti [[Arestoridi]] è qui pronto.
Anche lo scudo di Diomede, [[Atena]],
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Anche lo scudo di [[Diomede (2)|Diomede]], [[Atena]],
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Eumede, il sacerdote che ti è caro,
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dal popolo a suo danno, se ne andava,
 
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con la tua sacra immagine, in esilio
 
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oggi non attingete; gente d'Argo,
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a portare il bel bagno per [[Atena]].
 
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Attento a non vedere la regina,
 
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non volendo, Pelasgo. Chi vedesse
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colei che tiene in pugno la città,
 
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Pallade, nuda, per l'estrema volta
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volgerà gli occhi ad Argo. Ma tu vieni,
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signora [[Atena]]: io narrerò qualcosa
 
signora [[Atena]]: io narrerò qualcosa
 
a costoro, nel tempo che tu giungi:
 
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questo racconto non è mio, ma di altri.
 
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Una volta, fanciulle, c'era in Tebe
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una ninfa, la madre di Tiresia,
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che [[Atena]] molto più delle compagne
 
che [[Atena]] molto più delle compagne
 
aveva cara e non lasciava mai.
 
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Ma, sia che dirigesse i suoi cavalli
 
Ma, sia che dirigesse i suoi cavalli
verso l'antica Tespie...
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verso l'antica [[Tespie]]...
o verso Aliarto, i campi dei Beoti
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o verso [[Aliarto (2)|Aliarto]], i campi dei [[Beoti]]
attraversando, o verso Coronea,
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dove per lei c'è un tempio profumato
 
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e lungo le correnti del Curalio
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più d'una volta l'invitò la dea
 
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le parevano privi di dolcezza
 
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Molte lacrime pure l'aspettavano
 
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anche se per [[Atena]] era l'amica
 
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volgeva il mezzogiorno e una gran pace
 
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regnava su quel monte. Con i cani
 
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Tiresia, solo, verso il luogo sacro
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era diretto e aveva sulle guance
 
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da poco, scura, l'ombra della barba.
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In maniera indicibile assetato
 
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benché adirata, [[Atena]] la parola:
 
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Qual demone alla via pericolosa,
 
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figlio di Evero, ti guidò, che gli occhi
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figlio di [[Evereo]], ti guidò, che gli occhi
 
non porterai più indietro? Così disse
 
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e notte colse gli occhi del ragazzo.
 
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donna divina, ciò che è stato fatto,
 
donna divina, ciò che è stato fatto,
 
poiché l'ha predisposto in questo modo
 
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il filo delle Moire, nell'istante
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il filo delle [[Moire]], nell'istante
 
in cui lo generasti. Ora ricevi,
 
in cui lo generasti. Ora ricevi,
figlio di Evero, quanto ti è dovuto.
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Ma la figlia di Cadmo quante offerte
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Ma la figlia di [[Cadmo]] quante offerte
un giorno brucerà, quante Aristeo!
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un giorno brucerà, quante [[Aristeo]]!
 
E imploreranno di vedere cieco
 
E imploreranno di vedere cieco
l'unico figlio, il giovane Atteone.
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l'unico figlio, il giovane [[Atteone]].
 
E della grande [[Artemide]] compagno
 
E della grande [[Artemide]] compagno
 
di corsa egli sarà, ma né la corsa
 
di corsa egli sarà, ma né la corsa
né i tiri d'arco insieme sopra i monti
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lo salveranno quando, non volendo,
 
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vedrà il grazioso bagno della dea.
 
vedrà il grazioso bagno della dea.
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Conoscerà gli uccelli, quale voli
 
Conoscerà gli uccelli, quale voli
 
con esito propizio, quali invano,
 
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quali con ali infauste. Egli ai Beoti
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quali con ali infauste. Egli ai [[Beoti]]
darà molti responsi, molti a Cadmo
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darà molti responsi, molti a [[Cadmo]]
ed ai grandi Labdacidi in futuro.
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Un gran bastone gli darò che i passi
 
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gli guidi nella giusta direzione
 
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E quando morirà, solo, tra i morti
 
E quando morirà, solo, tra i morti
 
andrà girando, ricco di saggezza,
 
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onore per il grande Agesilao.
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onore per il grande [[Agesilao (2)|Agesilao]].
 
Disse e assentì col capo: ed è compiuto
 
Disse e assentì col capo: ed è compiuto
ciò che Pallade approva con un cenno,
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ciò che [[Pallade (2)|Pallade]] approva con un cenno,
 
poiché ad [[Atena]], sola tra le figlie,
 
poiché ad [[Atena]], sola tra le figlie,
 
tutti i segni del padre dette [[Zeus]].
 
tutti i segni del padre dette [[Zeus]].
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Proprio ora giunge [[Atena]]: voi, fanciulle,
 
Proprio ora giunge [[Atena]]: voi, fanciulle,
a cui sta a cuore Argo, ricevete
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con l'elogio la dea, con le preghiere
 
con l'elogio la dea, con le preghiere
 
e con profonde grida. Salve, dea,
 
e con profonde grida. Salve, dea,
prenditi cura dell'Inachia Argo.
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prenditi cura dell'Inachia [[Argo (4)|Argo]].
 
Salve a te che conduci via lontano
 
Salve a te che conduci via lontano
 
e di nuovo riporti i tuoi cavalli,
 
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Versione attuale delle 18:07, 12 gen 2024

Bagnatrici di Pallade, venite,
venite fuori tutte: udii nitrire
appena adesso le cavalle sacre
ed è pronta per muoversi la dea.
Correte, bionde figlie dei Pelasgi,
correte presto: le robuste braccia
mai bagnò Atena, prima di strigliare
i fianchi polverosi dei cavalli,
neppure quando giunse, riportando
dai figli sciagurati della terra
tutta sporca di polvere e di sangue
l'armatura, ma il collo dei cavalli
prima di tutto liberò dal carro
e lavò nelle fonti dell'Oceano
le gocce di sudore e dalla bocca,
stretta sul morso, l'incrostata schiuma
tolse del tutto. Andate, donne achee,
non portate profumi né alabastri
(odo il suono dei mozzi sotto l'asse)
non portate profumi né alabastri,
o bagnatrici, a Pallade (non ama
la mescolanza degli unguenti Atena),
né portate lo specchio: è sempre bello
il volto suo. Neppure quando il frigio
fece sull'Ida l'arbitro al giudizio,
volse lo sguardo al cerchio di oricalco
la grande dea né al diafano fluire
del Simoenta. Né si specchiò Era.
Cipride invece, preso il terso rame,
spesso rifece una seconda volta
la medesima ciocca della chioma.
Ella percorse centoventi giri
di corsa doppia, come sull'Eurota
le stelle Lacedemoni e da esperta
si unse, versati i naturali unguenti,
prodotto del suo albero, fanciulle,
e si coprì d'un colorito rosso,
come la rosa del mattino o il chicco
del melograno. Offritele anche adesso
solamente il virile olio di oliva
con cui Castore ed Eracle si spalmano.
E un pettine portate, tutto d'oro,
perché, lisciati i riccioli lucenti,
si pettini la chioma. Vieni, Atena.
Lo stuolo prediletto delle vergini
dei potenti Arestoridi è qui pronto.
Anche lo scudo di Diomede, Atena,
viene portato: tra gli antichi Argivi
Eumede, il sacerdote che ti è caro,
introdusse quest'uso e quando apprese
che un decreto di morte era sancito
dal popolo a suo danno, se ne andava,
con la tua sacra immagine, in esilio
e sul monte Creione, sul Creione
prese dimora e tra scoscese rupi,
che ora di Pallatidi hanno il nome,
ti depose, divina. Vieni, Atena,
rovina di città, dall'elmo d'oro,
che godi del fragore dei cavalli
e degli scudi. Portatrici d'acqua,
oggi non attingete; gente d'Argo,
bevete oggi alle fonti e non al fiume.
Oggi, serve alla fonte di Fisadia
portate i vasi o a quella di Amimone,
figlia di Danao. L'Inaco dai monti
discenderà, di pascoli coperti,
mischiando le sue acque all'oro e ai fiori,
a portare il bel bagno per Atena.
Attento a non vedere la regina,
non volendo, Pelasgo. Chi vedesse
colei che tiene in pugno la città,
Pallade, nuda, per l'estrema volta
volgerà gli occhi ad Argo. Ma tu vieni,
signora Atena: io narrerò qualcosa
a costoro, nel tempo che tu giungi:
questo racconto non è mio, ma di altri.
Una volta, fanciulle, c'era in Tebe
una ninfa, la madre di Tiresia,
che Atena molto più delle compagne
aveva cara e non lasciava mai.
Ma, sia che dirigesse i suoi cavalli
verso l'antica Tespie...
o verso Aliarto, i campi dei Beoti
attraversando, o verso Coronea,
dove per lei c'è un tempio profumato
e lungo le correnti del Curalio
sono disposti altari, sul suo carro
più d'una volta l'invitò la dea
e i frivoli discorsi delle ninfe
e le figure delle danze in coro
le parevano privi di dolcezza
se non li conduceva Cariclo.
Molte lacrime pure l'aspettavano
anche se per Atena era l'amica
più cara al cuore. Un giorno all'Ippocrene
che bella scorre, sopra l'Elicona
si bagnavano, avendo sciolto i pepli
dai fermagli; sul monte era la pace
del mezzogiorno, entrambe si bagnavano,
volgeva il mezzogiorno e una gran pace
regnava su quel monte. Con i cani
Tiresia, solo, verso il luogo sacro
era diretto e aveva sulle guance
da poco, scura, l'ombra della barba.
In maniera indicibile assetato
giunse all'acqua corrente della fonte.
Sventurato! Le cose non concesse
vide senza volere. Gli rivolse,
benché adirata, Atena la parola:
Qual demone alla via pericolosa,
figlio di Evereo, ti guidò, che gli occhi
non porterai più indietro? Così disse
e notte colse gli occhi del ragazzo.
Muto rimase, ferme le ginocchia,
legate dal disastro e non riusciva
a mandar suono. Ma gridò la ninfa:
Cosa hai fatto, signora, al figlio mio?
È questa l'amicizia delle dèe!
Hai tolto gli occhi al mio ragazzo! Figlio,
toccato dalla sorte, il seno e i fianchi
di Atena hai visti e non vedrai più il sole!
O me infelice, o monte, o Elicona;
dove non voglio mettere più piede,
molto in cambio di poco hai guadagnato:
qualche cerbiatto hai perso e qualche daino
e hai gli occhi del ragazzo. Tra le braccia
tenendo stretto il figlio suo, la madre
pativa, con un pianto disperato,
la sventura del flebile usignolo.
Atena ebbe pietà della compagna
e così le parlò: Donna divina,
ritira interamente ciò che hai detto,
in preda all'ira: non per mio volere
tuo figlio è cieco. Certo per Atena
non è cosa piacevole strappare
gli occhi ai fanciulli. Ma il decreto è questo
delle leggi di Crono: chiunque scorga
uno degli immortali, quando il dio
non lo sceglie in persona, a grande prezzo
paghi il vederlo. Non si può mutare,
donna divina, ciò che è stato fatto,
poiché l'ha predisposto in questo modo
il filo delle Moire, nell'istante
in cui lo generasti. Ora ricevi,
figlio di Evereo, quanto ti è dovuto.
Ma la figlia di Cadmo quante offerte
un giorno brucerà, quante Aristeo!
E imploreranno di vedere cieco
l'unico figlio, il giovane Atteone.
E della grande Artemide compagno
di corsa egli sarà, ma né la corsa
né i tiri d'arco insieme sopra i monti
lo salveranno quando, non volendo,
vedrà il grazioso bagno della dea.
Le stesse cagne allora sbraneranno
il padrone d'un tempo e andrà la madre
a raccogliere le ossa di suo figlio
per tutti i boschi e dirà ben felice
e fortunata te che accogli il figlio
cieco dai monti. Non far più lamenti
per lui, compagna. Avrà da parte mia
numerosi altri doni, grazie a te.
Lo renderò profeta di gran fama,
tra gli uomini futuri, più di ogni altro
sarà dotato in modo prodigioso.
Conoscerà gli uccelli, quale voli
con esito propizio, quali invano,
quali con ali infauste. Egli ai Beoti
darà molti responsi, molti a Cadmo
ed ai grandi Labdacidi in futuro.
Un gran bastone gli darò che i passi
gli guidi nella giusta direzione
e una vita che duri per molti anni.
E quando morirà, solo, tra i morti
andrà girando, ricco di saggezza,
onore per il grande Agesilao.
Disse e assentì col capo: ed è compiuto
ciò che Pallade approva con un cenno,
poiché ad Atena, sola tra le figlie,
tutti i segni del padre dette Zeus.
Non una madre partorì la dea,
ma la testa di Zeus, o bagnatrici,
e la testa di Zeus non dà un assenso
che non sia vero...
Proprio ora giunge Atena: voi, fanciulle,
a cui sta a cuore Argo, ricevete
con l'elogio la dea, con le preghiere
e con profonde grida. Salve, dea,
prenditi cura dell'Inachia Argo.
Salve a te che conduci via lontano
e di nuovo riporti i tuoi cavalli,
tutto il suolo dei Danai custodisci!