Pandu

SCHEDA
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IDENTITÀ
Nome orig.: -
Altri nomi: -
Etimologia: -
Sesso: Maschio
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Fratellastri e/o
Sorellastre:
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LOCALIZZAZIONE
Sezione: Mitologia Indo-Iranica
Continente: Asia
Area: Asia Meridionale
Paese: India
Regione: [[{{{regione}}}]]
Provincia: [[{{{provincia}}}]]
Città: [[{{{citta}}}]]
Origine: Hindu
CLASSIFICAZIONE
Tipologia: Umani
Sottotipologia: Nobili
Specificità: Sovrani
Subspecifica: -
CARATTERI
Aspetto: Antropomorfo
Indole: Benevola
Elemento:
Habitat:
ATTRIBUTI
Fisici
Animali
Vegetali
Minerali
Alimenti
Colori
Numeri
Armi
Abbigliamento
Altri
Personaggi
TEMATICHE

Figlio di Ambalika e del rishi Vyasa, padre dei cinque eroi fratelli noti con il nome collettivo di Pandava. Sposò Madri, figlia del re di Madra, e Kunti, figlia del re Kuntibhoja di Vrishni. Era un eccellente arciere. Divenne imperatore di Hastinapura e, durante il suo regno, conquistò i territori di Dasarnas, Kashi, Anga, Vanga, Kalinga e Magadha.

La leggenda della maledizione del cervo[modifica]

In una foresta piena di animali selvatici e di serpenti, che si trovava in un grande deserto, il re Pandu vide un maestoso cervo intento ad accoppiarsi. Subito Pandu trafisse la cerva e il cervo con cinque frecce d’oro ben piumate, veloci e appuntite.
Quello era un potente asceta , un uomo dal grande splendore, figlio di un Rishi, pieno di ardore ascetico, che assunta la forma di un cervo si stava accoppiando con la moglie.
E, ancora unito con quella cerva, emettendo voce umana, in un attimo caduto a terra, disse raccogliendo le sue forze.
“Gli uomini che si dilettano negli atti illeciti, evitano di compiere crudeltà, anche i meno intelligenti, pur se la loro mente è in preda a irrefrenabile passione. L’opinione non annulla la norma, ma è la norma che annulla l’opinione: l’opinione non ha alcun titolo riguardo a quel che è regolato dalla norma Come può la tua mente, o discendente di Bharata, essersi così ingannata, assogggettata a passione e avidità, tu che sei nato in una famiglia di prim’ordine, di persone fedeli al Dharma eterno?”
“Da sempre i re sono intenti ad uccidere, i cervi come i nemici: o cervo, come osi, in preda alla confusione, accusarmi? La caccia al cervo è praticata sia con l’astuzia che con la forza, ed è parte fondamentale del dharma dei re. Ma tu che sai questo, perchè mi accusi? Il Rishi Agastya nell’ambito di un sacrificio Sattra si diede alla caccia dopo aver consacrato gli animali della foresta a tutti gli esseri celesti. Come puoi rimproverarmi di un comportamento che è stabilito come canonico? E’ in conseguenza dell’incantesimo di Agastya che il vostro grasso è stato scelto come offerta.”
“Anticamente non si scagliavano le freccie appena scorti i nemici; tanto più se essi sono in un momento di debolezza, si deve annunciare il momento dell’uccisione.”
“Che siano attenti o disattenti, i re uccidono apertamente e con ardore, utilizzando frecce acuminate: per quale motivo mi rimproveri, o cervo?”
“O re, non ti sto rimproverando di cacciar cervi perché sono cervo io stesso: ma in quest’occasione, avresti dovuto aspettare, in nome della non crudeltà, che io finissi di accoppiarmi. Quale saggio mai potrebbe uccidere un cervo durante l’accoppiamento in una foresta, in un momento cruciale per tutti gli esseri viventi e che tutti desiderano ottenere? Il coronamento degli sforzi degli uomini, quel che da tutti è amato: ecco cosa hai reso vano! Indegno di te, persona nata in una stirpe di discendenti di Kuru e di Rishi, uomini che evitano atti efferati, è quest’atto crudele, grandemente disprezzato da chiunque: è un atto che preclude la via al paradiso, infamante e sommamente anti-etico, o discendente di Bharata. Tu che sei gran conoscitore dei piaceri dell’amore e che conosci l’Utile, il Giusto e i trattati, non dovevi, o tu che assomigli a un dio, compiere un atto così tanto blasfemo. Tu sei quello che deve reprimere gli uomini che compiono atti crudeli e che agiscono ingiustamente, o migliore dei re, quelli che non riconoscono i tre Scopi dell’uomo. Cosa hai ottenuto uccidendomi, o migliore degli uomini? Io vivo fuori dal peccato, sono un saggio che si nutre di frutti e radici sotto le mentite spoglie di un cervo, o re, e vivo nelle foreste sempre pacifico. Poiché tu mi hai ucciso, anche tu certamente sarai raggiunto dalla morte allo stesso modo, tu che hai commesso una crudeltà su una coppia, fuori controllo e confuso dalla passione. Io sono infatti il saggio di nome Kindama, ineguagliabile nel calore ascetico: lontano da presenze indiscrete mi stavo accoppiando con una cerva. Sotto forma di cervo me ne andavo in compagnia di cervi nel fitto della foresta: poiché non lo sapevi, non sarai colpevole del crimine di distruzione del brahma, tu che mi hai ucciso mentre sotto le mentite spoglie di un cervo ero rapito dalla passione.
Anche tu otterai un frutto di questo genere, o stolto, e quando sopraffatto dalla passione ti accoppierai con tua moglie, in quello stesso momento andrai all’altro mondo. E quella donna con la quale ti sarai accoppiato nel giorno della tua fine, o migliore dei saggi, seguirà te con devozione appena avrai raggiunto il signore dei morti. Come tu hai fatto cadere me nel dolore mentre mi trovavo nel piacere, allo stesso modo sarai raggiunto dal dolore appena avrai raggiunto il piacere”.
Dopo aver così parlato, in preda a un grande tormento, fu separato dalla vita quel cervo e Pandu istantaneamente fu sopraffatto dall’angoscia.

I figli[modifica]

A quel tempo, Pandu era ancora senza figli; per questo motivo lasciò il regno al suo fratello più grande, il cieco Dhritrashtra, ritirandosi con le mogli in una vita ascetica. Quando però Pandu espresse a Kunti la sua disperazione per il fatto di dover morire senza figli, ella usò i doni celesti che gli aveva regalato il saggio Durvasa per avere tre figli: Yudhishtira (da Dharma), Bhima (da Vayu) e Arjuna (da Indra). Diede inoltre alcuni dei suoi doni celesti a Madri, che ebbe così i due gemelli Nakula e Sahadeva.

La morte[modifica]

Dopo 15 anni di astinenza sessuale, quando Kunti e i suoi figli andarono via, Pandu si sentì sempre più attratto verso Madri. Così, un giorno, non riuscendo a resistere ulteriormente, fece sesso con la moglie, morendo all'istante. Madri, piena di rimorsi per la morte del marito, si immolò sulla sua pira funebre.

Fonti[modifica]