Biblioteca:Igino, Fabulae 98

Ifigenia[modifica]

Agamennone, suo fratello Menelao e altri scelti principi della Grecia stavano andando a Troia a riprendere Elena, moglie di Menelao, che era stata rapita da Paride, ma una tempesta causata dall’ira di Artemide li tratteneva in Aulide, poiché Agamennone aveva ferito, cacciando, una cerva della Dea e poi le si era rivolto con grande superbia. Agamennone aveva pertanto convocato gli indovini e Calcante aveva risposto che non gli rimaneva altra scelta, per espiare, che sacrificare la sua stessa figlia, Ifigenia. Udito questo responso, Agamennone dapprima rifiutò, ma poi Ulisse, con i suoi consigli, lo convinse a mettere in atto un piano astuto: lo stesso Ulisse, assieme a Diomede, fu mandato a prendere Ifigenia e quando i due giunsero dalla madre della fanciulla, Clitennestra, Ulisse le disse - mentendo - che Ifigenia era stata destinata in matrimonio ad Achille. Quando la fanciulla, condotta in Aulide, fu sul punto di essere immolata dal padre, Artemide ne ebbe pietà, la avvolse in una nebbia e mise al suo posto una cerva; la Dea trasportò poi Ifigenia attraverso le nubi fino in Tauride, e colà ne fece una sacerdotessa del suo tempio.