Differenze tra le versioni di "Biblioteca:Callimaco, Inno a Pallade"
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non portate profumi né alabastri, | non portate profumi né alabastri, | ||
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− | con cui Castore ed Eracle si spalmano. | + | con cui Castore ed [[Eracle]] si spalmano. |
E un pettine portate, tutto d'oro, | E un pettine portate, tutto d'oro, | ||
perché, lisciati i riccioli lucenti, | perché, lisciati i riccioli lucenti, | ||
− | si pettini la chioma. Vieni, Atena. | + | si pettini la chioma. Vieni, [[Atena]]. |
Lo stuolo prediletto delle vergini | Lo stuolo prediletto delle vergini | ||
− | dei potenti | + | dei potenti [[Ares]]toridi è qui pronto. |
− | Anche lo scudo di Diomede, Atena, | + | Anche lo scudo di Diomede, [[Atena]], |
viene portato: tra gli antichi Argivi | viene portato: tra gli antichi Argivi | ||
Eumede, il sacerdote che ti è caro, | Eumede, il sacerdote che ti è caro, | ||
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prese dimora e tra scoscese rupi, | prese dimora e tra scoscese rupi, | ||
che ora di Pallatidi hanno il nome, | che ora di Pallatidi hanno il nome, | ||
− | ti depose, divina. Vieni, Atena, | + | ti depose, divina. Vieni, [[Atena]], |
rovina di città, dall'elmo d'oro, | rovina di città, dall'elmo d'oro, | ||
che godi del fragore dei cavalli | che godi del fragore dei cavalli | ||
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Oggi, serve alla fonte di Fisadia | Oggi, serve alla fonte di Fisadia | ||
portate i vasi o a quella di Amimone, | portate i vasi o a quella di Amimone, | ||
− | figlia di Danao. L'Inaco dai monti | + | figlia di [[Danao]]. L'Inaco dai monti |
discenderà, di pascoli coperti, | discenderà, di pascoli coperti, | ||
mischiando le sue acque all'oro e ai fiori, | mischiando le sue acque all'oro e ai fiori, | ||
− | a portare il bel bagno per Atena. | + | a portare il bel bagno per [[Atena]]. |
Attento a non vedere la regina, | Attento a non vedere la regina, | ||
non volendo, Pelasgo. Chi vedesse | non volendo, Pelasgo. Chi vedesse | ||
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Pallade, nuda, per l'estrema volta | Pallade, nuda, per l'estrema volta | ||
volgerà gli occhi ad Argo. Ma tu vieni, | volgerà gli occhi ad Argo. Ma tu vieni, | ||
− | signora Atena: io narrerò qualcosa | + | signora [[Atena]]: io narrerò qualcosa |
a costoro, nel tempo che tu giungi: | a costoro, nel tempo che tu giungi: | ||
questo racconto non è mio, ma di altri. | questo racconto non è mio, ma di altri. | ||
Una volta, fanciulle, c'era in Tebe | Una volta, fanciulle, c'era in Tebe | ||
− | una ninfa, la madre di Tiresia, | + | una ninfa, la madre di [[Tiresia]], |
− | che Atena molto più delle compagne | + | che [[Atena]] molto più delle compagne |
aveva cara e non lasciava mai. | aveva cara e non lasciava mai. | ||
Ma, sia che dirigesse i suoi cavalli | Ma, sia che dirigesse i suoi cavalli | ||
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se non li conduceva Cariclò. | se non li conduceva Cariclò. | ||
Molte lacrime pure l'aspettavano | Molte lacrime pure l'aspettavano | ||
− | anche se per Atena era l'amica | + | anche se per [[Atena]] era l'amica |
− | più cara al cuore. Un giorno all'Ippocrene | + | più cara al cuore. Un giorno all'[[Ippocrene]] |
− | che bella scorre, sopra l'Elicona | + | che bella scorre, sopra l'[[Elicona]] |
si bagnavano, avendo sciolto i pepli | si bagnavano, avendo sciolto i pepli | ||
dai fermagli; sul monte era la pace | dai fermagli; sul monte era la pace | ||
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volgeva il mezzogiorno e una gran pace | volgeva il mezzogiorno e una gran pace | ||
regnava su quel monte. Con i cani | regnava su quel monte. Con i cani | ||
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era diretto e aveva sulle guance | era diretto e aveva sulle guance | ||
da poco, scura, l'ombra della barba. | da poco, scura, l'ombra della barba. | ||
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Sventurato! Le cose non concesse | Sventurato! Le cose non concesse | ||
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− | benché adirata, Atena la parola: | + | benché adirata, [[Atena]] la parola: |
Qual demone alla via pericolosa, | Qual demone alla via pericolosa, | ||
figlio di Evero, ti guidò, che gli occhi | figlio di Evero, ti guidò, che gli occhi | ||
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toccato dalla sorte, il seno e i fianchi | toccato dalla sorte, il seno e i fianchi | ||
− | di Atena hai visti e non vedrai più il sole! | + | di [[Atena]] hai visti e non vedrai più il sole! |
− | O me infelice, o monte, o Elicona; | + | O me infelice, o monte, o [[Elicona]]; |
dove non voglio mettere più piede, | dove non voglio mettere più piede, | ||
molto in cambio di poco hai guadagnato: | molto in cambio di poco hai guadagnato: | ||
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pativa, con un pianto disperato, | pativa, con un pianto disperato, | ||
la sventura del flebile usignolo. | la sventura del flebile usignolo. | ||
− | Atena ebbe pietà della compagna | + | [[Atena]] ebbe pietà della compagna |
e così le parlò: Donna divina, | e così le parlò: Donna divina, | ||
ritira interamente ciò che hai detto, | ritira interamente ciò che hai detto, | ||
in preda all'ira: non per mio volere | in preda all'ira: non per mio volere | ||
− | tuo figlio è cieco. Certo per Atena | + | tuo figlio è cieco. Certo per [[Atena]] |
non è cosa piacevole strappare | non è cosa piacevole strappare | ||
gli occhi ai fanciulli. Ma il decreto è questo | gli occhi ai fanciulli. Ma il decreto è questo | ||
− | delle leggi di Crono: chiunque scorga | + | delle leggi di [[Crono]]: chiunque scorga |
uno degli immortali, quando il dio | uno degli immortali, quando il dio | ||
non lo sceglie in persona, a grande prezzo | non lo sceglie in persona, a grande prezzo | ||
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donna divina, ciò che è stato fatto, | donna divina, ciò che è stato fatto, | ||
poiché l'ha predisposto in questo modo | poiché l'ha predisposto in questo modo | ||
− | il filo delle Moire, nell'istante | + | il filo delle [[Moire]], nell'istante |
in cui lo generasti. Ora ricevi, | in cui lo generasti. Ora ricevi, | ||
figlio di Evero, quanto ti è dovuto. | figlio di Evero, quanto ti è dovuto. | ||
− | Ma la figlia di Cadmo quante offerte | + | Ma la figlia di [[Cadmo]] quante offerte |
un giorno brucerà, quante Aristeo! | un giorno brucerà, quante Aristeo! | ||
E imploreranno di vedere cieco | E imploreranno di vedere cieco | ||
− | l'unico figlio, il giovane Atteone. | + | l'unico figlio, il giovane [[Atteone]]. |
− | E della grande Artemide compagno | + | E della grande [[Artemide]] compagno |
di corsa egli sarà, ma né la corsa | di corsa egli sarà, ma né la corsa | ||
né i tiri d'arco insieme sopra i monti | né i tiri d'arco insieme sopra i monti | ||
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con esito propizio, quali invano, | con esito propizio, quali invano, | ||
quali con ali infauste. Egli ai Beoti | quali con ali infauste. Egli ai Beoti | ||
− | darà molti responsi, molti a Cadmo | + | darà molti responsi, molti a [[Cadmo]] |
ed ai grandi Labdacidi in futuro. | ed ai grandi Labdacidi in futuro. | ||
Un gran bastone gli darò che i passi | Un gran bastone gli darò che i passi | ||
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Disse e assentì col capo: ed è compiuto | Disse e assentì col capo: ed è compiuto | ||
ciò che Pallade approva con un cenno, | ciò che Pallade approva con un cenno, | ||
− | poiché ad Atena, sola tra le figlie, | + | poiché ad [[Atena]], sola tra le figlie, |
− | tutti i segni del padre dette Zeus. | + | tutti i segni del padre dette [[Zeus]]. |
Non una madre partorì la dea, | Non una madre partorì la dea, | ||
− | ma la testa di Zeus, o bagnatrici, | + | ma la testa di [[Zeus]], o bagnatrici, |
− | e la testa di Zeus non dà un assenso | + | e la testa di [[Zeus]] non dà un assenso |
che non sia vero... | che non sia vero... | ||
− | Proprio ora giunge Atena: voi, fanciulle, | + | Proprio ora giunge [[Atena]]: voi, fanciulle, |
a cui sta a cuore Argo, ricevete | a cui sta a cuore Argo, ricevete | ||
con l'elogio la dea, con le preghiere | con l'elogio la dea, con le preghiere |
Versione delle 11:02, 17 apr 2017
Bagnatrici di Pallade, venite,
venite fuori tutte: udii nitrire
appena adesso le cavalle sacre
ed è pronta per muoversi la dea.
Correte, bionde figlie dei Pelasgi,
correte presto: le robuste braccia
mai bagnò Atena, prima di strigliare
i fianchi polverosi dei cavalli,
neppure quando giunse, riportando
dai figli sciagurati della terra
tutta sporca di polvere e di sangue
l'armatura, ma il collo dei cavalli
prima di tutto liberò dal carro
e lavò nelle fonti dell'Oceano
le gocce di sudore e dalla bocca,
stretta sul morso, l'incrostata schiuma
tolse del tutto. Andate, donne Achee,
non portate profumi né alabastri
(odo il suono dei mozzi sotto l'asse)
non portate profumi né alabastri,
o bagnatrici, a Pallade (non ama
la mescolanza degli unguenti Atena),
né portate lo specchio: è sempre bello
il volto suo. Neppure quando il frigio
fece sull'Ida l'arbitro al giudizio,
volse lo sguardo al cerchio di oricalco
la grande dea né al diafano fluire
del Simoenta. Né si specchiò Era.
Cipride invece, preso il terso rame,
spesso rifece una seconda volta
la medesima ciocca della chioma.
Ella percorse centoventi giri
di corsa doppia, come sull'Eurota
le stelle Lacedemoni e da esperta
si unse, versati i naturali unguenti,
prodotto del suo albero, fanciulle,
e si coprì d'un colorito rosso,
come la rosa del mattino o il chicco
del melograno. Offritele anche adesso
solamente il virile olio di oliva
con cui Castore ed Eracle si spalmano.
E un pettine portate, tutto d'oro,
perché, lisciati i riccioli lucenti,
si pettini la chioma. Vieni, Atena.
Lo stuolo prediletto delle vergini
dei potenti Arestoridi è qui pronto.
Anche lo scudo di Diomede, Atena,
viene portato: tra gli antichi Argivi
Eumede, il sacerdote che ti è caro,
introdusse quest'uso e quando apprese
che un decreto di morte era sancito
dal popolo a suo danno, se ne andava,
con la tua sacra immagine, in esilio
e sul monte Creione, sul Creione
prese dimora e tra scoscese rupi,
che ora di Pallatidi hanno il nome,
ti depose, divina. Vieni, Atena,
rovina di città, dall'elmo d'oro,
che godi del fragore dei cavalli
e degli scudi. Portatrici d'acqua,
oggi non attingete; gente d'Argo,
bevete oggi alle fonti e non al fiume.
Oggi, serve alla fonte di Fisadia
portate i vasi o a quella di Amimone,
figlia di Danao. L'Inaco dai monti
discenderà, di pascoli coperti,
mischiando le sue acque all'oro e ai fiori,
a portare il bel bagno per Atena.
Attento a non vedere la regina,
non volendo, Pelasgo. Chi vedesse
colei che tiene in pugno la città,
Pallade, nuda, per l'estrema volta
volgerà gli occhi ad Argo. Ma tu vieni,
signora Atena: io narrerò qualcosa
a costoro, nel tempo che tu giungi:
questo racconto non è mio, ma di altri.
Una volta, fanciulle, c'era in Tebe
una ninfa, la madre di Tiresia,
che Atena molto più delle compagne
aveva cara e non lasciava mai.
Ma, sia che dirigesse i suoi cavalli
verso l'antica Tespie...
o verso Aliarto, i campi dei Beoti
attraversando, o verso Coronea,
dove per lei c'è un tempio profumato
e lungo le correnti del Curalio
sono disposti altari, sul suo carro
più d'una volta l'invitò la dea
e i frivoli discorsi delle ninfe
e le figure delle danze in coro
le parevano privi di dolcezza
se non li conduceva Cariclò.
Molte lacrime pure l'aspettavano
anche se per Atena era l'amica
più cara al cuore. Un giorno all'Ippocrene
che bella scorre, sopra l'Elicona
si bagnavano, avendo sciolto i pepli
dai fermagli; sul monte era la pace
del mezzogiorno, entrambe si bagnavano,
volgeva il mezzogiorno e una gran pace
regnava su quel monte. Con i cani
Tiresia, solo, verso il luogo sacro
era diretto e aveva sulle guance
da poco, scura, l'ombra della barba.
In maniera indicibile assetato
giunse all'acqua corrente della fonte.
Sventurato! Le cose non concesse
vide senza volere. Gli rivolse,
benché adirata, Atena la parola:
Qual demone alla via pericolosa,
figlio di Evero, ti guidò, che gli occhi
non porterai più indietro? Così disse
e notte colse gli occhi del ragazzo.
Muto rimase, ferme le ginocchia,
legate dal disastro e non riusciva
a mandar suono. Ma gridò la ninfa:
Cosa hai fatto, signora, al figlio mio?
È questa l'amicizia delle dèe!
Hai tolto gli occhi al mio ragazzo! Figlio,
toccato dalla sorte, il seno e i fianchi
di Atena hai visti e non vedrai più il sole!
O me infelice, o monte, o Elicona;
dove non voglio mettere più piede,
molto in cambio di poco hai guadagnato:
qualche cerbiatto hai perso e qualche daino
e hai gli occhi del ragazzo. Tra le braccia
tenendo stretto il figlio suo, la madre
pativa, con un pianto disperato,
la sventura del flebile usignolo.
Atena ebbe pietà della compagna
e così le parlò: Donna divina,
ritira interamente ciò che hai detto,
in preda all'ira: non per mio volere
tuo figlio è cieco. Certo per Atena
non è cosa piacevole strappare
gli occhi ai fanciulli. Ma il decreto è questo
delle leggi di Crono: chiunque scorga
uno degli immortali, quando il dio
non lo sceglie in persona, a grande prezzo
paghi il vederlo. Non si può mutare,
donna divina, ciò che è stato fatto,
poiché l'ha predisposto in questo modo
il filo delle Moire, nell'istante
in cui lo generasti. Ora ricevi,
figlio di Evero, quanto ti è dovuto.
Ma la figlia di Cadmo quante offerte
un giorno brucerà, quante Aristeo!
E imploreranno di vedere cieco
l'unico figlio, il giovane Atteone.
E della grande Artemide compagno
di corsa egli sarà, ma né la corsa
né i tiri d'arco insieme sopra i monti
lo salveranno quando, non volendo,
vedrà il grazioso bagno della dea.
Le stesse cagne allora sbraneranno
il padrone d'un tempo e andrà la madre
a raccogliere le ossa di suo figlio
per tutti i boschi e dirà ben felice
e fortunata te che accogli il figlio
cieco dai monti. Non far più lamenti
per lui, compagna. Avrà da parte mia
numerosi altri doni, grazie a te.
Lo renderò profeta di gran fama,
tra gli uomini futuri, più di ogni altro
sarà dotato in modo prodigioso.
Conoscerà gli uccelli, quale voli
con esito propizio, quali invano,
quali con ali infauste. Egli ai Beoti
darà molti responsi, molti a Cadmo
ed ai grandi Labdacidi in futuro.
Un gran bastone gli darò che i passi
gli guidi nella giusta direzione
e una vita che duri per molti anni.
E quando morirà, solo, tra i morti
andrà girando, ricco di saggezza,
onore per il grande Agesilao.
Disse e assentì col capo: ed è compiuto
ciò che Pallade approva con un cenno,
poiché ad Atena, sola tra le figlie,
tutti i segni del padre dette Zeus.
Non una madre partorì la dea,
ma la testa di Zeus, o bagnatrici,
e la testa di Zeus non dà un assenso
che non sia vero...
Proprio ora giunge Atena: voi, fanciulle,
a cui sta a cuore Argo, ricevete
con l'elogio la dea, con le preghiere
e con profonde grida. Salve, dea,
prenditi cura dell'Inachia Argo.
Salve a te che conduci via lontano
e di nuovo riporti i tuoi cavalli,
tutto il suolo dei Danai custodisci!