Biblioteca:Igino, Fabulae 243

Le suicide[modifica]

Ecuba, figlia di Cisseo o di Dimante, moglie di Priamo, si gettò in mare; e dato che fu trasformata in un cane, quel mare venne chiamato Cineo. Ino, figlia di Cadmo, si buttò in mare insieme al figlio Melicerte. Anticlea, figlia di Autolico e madre di Ulisse, si uccise dopo aver udito una notizia falsa riguardante Ulisse. Stenebea, figlia di Iobate e moglie di Preto, si uccise per amore di Bellerofonte; Evadne, figlia di Filaco, si gettò sulla pira del marito Capaneo, che era morto a Tebe. Etra, figlia di Pitteo, si uccise a causa della morte dei suoi figli, e Deianira, figlia di Eneo, a causa di Eracle, poiche, ingannata da Nesso, gli aveva mandato la veste in cui era arso vivo. Laodamia, figlia di Acasto, si diede la morte per il rimpianto struggente nei confronti del marito Protesilao. Ippodamia, figlia di Enomao e moglie di Pelope, invece si suicidò perche Crisippo era stato ucciso dietro sua esortazione. Neera, figlia di Autolico, si uccise a causa della morte del figlio Ippotoo. Alcesti, figlia di Pelia, diede la vita in cambio di quella del marito Admeto. Iliona, figlia di Priamo, si uccise per le disgrazie capitate ai suoi genitori, e Temisto, figlia di Ipseo, per avere ucciso i suoi figli su istigazione di Ino. Erigone, figlia di Icario, si impiccò a causa della morte del padre; Fedra, figlia di Minosse, si impiccò per amore del figliastro Ippolito; Fillide si diede la morte nello stesso modo a causa di Demofoonte, figlio di Teseo. Canace, figlia di Eolo, si uccise per amore del fratello Macareo; parimenti Biblide, figlia di Mileto, si uccise per amore del fratello Cauno. Calipso, figlia di Atlante, si suicidò per amore di Ulisse, e Didone, figlia di Belo, per amore di Enea. Giocasta, figlia di Meneceo, si uccise a causa della morte dei suoi figli e dell’empietà commessa. Antigone, figlia di Edipo, si uccise per la sepoltura di Polinice; Pelopia, figlia di Tieste, si suicidò a causa dell’atto scellerato commesso dal padre. Tisbe di Babilonia si uccise perché Piramo a sua volta si era suicidato. Semiramide, a Babilonia, si gettò sulla pira dopo aver perduto il suo cavallo.