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Versione attuale delle 19:10, 14 gen 2024

PER TIMODEMO D’ATENE. VINCITORE NEL PANCRAZIO DI NEMEA

I
Di dove gli omèridi
cantori cominciano anch’essi
a tesser le loro canzoni, da Zeus intonando il proemio,
quest’uomo pur egli la prima
vittoria otteneva — e sia base
dei sacri certami — nel bosco
di Zeus che suona di canti.

II
Perché gli anni floridi
lui reser, per dritto sentiero
che già fu battuto dai padri, decoro d’Atene fulgente,
convien che il figliuol di Timono
a Pito il vaghissimo fiore
dispicchi, e novella vittoria
consegua nei ludi. È ben giusto

III
che lunge Orione
non stia dalle Pleiadi alpestri;
ed è Salamina capace di crescere un saldo guerriero.
Bene Ettore udì’, sotto i valli
di Troia, novelle d’Aiace:
e te del Pancrazio, o Timodemo.
esalta la gloria sudata.

IV
È detto antichissimo
che Acame sia madre di prodi:
ed è di Timodemo il sangue famoso pei vinti certami:
ché quattro vittorie agonali
ottennero sotto la vetta
sublime del giogo parrasio;
e ne le convalli di Pelope

V
fra genti corinzie
fùr cinti con otto corone,
con sette in Nemea: non c’è numero di quelle che ottennero in patria,
nei ludi di Zeus. Ed a Zeus
levate ora i canti: a Timodemo
che vien, cittadini, levate
gli auguri e la voce soave.