Biblioteca:Igino, Fabulae 72

Antigone[modifica]

Creonte, figlio di Meneceo, proclamò un editto che vietava di dare sepoltura a Polinice e a quelli che erano giunti con lui, poiché erano venuti per attaccare la patria; ma sua sorella Antigone e sua moglie Argia sottrassero nottetempo e di nascosto il cadavere di Polinice e lo posero sulla stessa pira sulla quale era stato messo il corpo di Eteocle. Quando vennero sorprese dalle guardie, Argia riuscì a fuggire, ma Antigone venne condotta innanzi al re, che la consegnò a suo figlio Emone, con cui era fidanzata, perché la uccidesse. Emone disobbedì per amore agli ordini del padre e affidò Antigone ai pastori; poi, mentendo, disse di averla uccisa. Antigone in seguito partorì un figlio; quando questi raggiunse la pubertà, andò a Tebe per partecipare ai giochi e qui il re Creonte lo riconobbe, poiché tutti coloro che appartenevano alla stirpe del drago avevano un segno sul corpo. Eracle intercedette a favore di Emone e pregò Creonte che lo perdonasse, ma non ottenne nulla; Emone allora uccise sé stesso e la moglie Antigone. Creonte diede però in moglie a Eracle sua figlia Megara, da cui nacquero Terimaco e Ofite.