Biblioteca:Igino, Fabulae 261

Agamennone che uccise senza saperlo la cerva di Artemide[modifica]

Quando i Danai arrivarono in Aulide dalla Grecia, Agamennone uccise senza saperlo la cerva di Artemide; allora la Dea, adirata, fece cadere ogni alito di vento, per cui essi non potevano salpare. Inoltre furono colpiti da un’epidemia; consultarono perciò l’oracolo, il quale rispose che Agamennone doveva placare col sangue l’ira di Artemide. E dunque Ifigenia venne condotta in Aulide da Ulisse con il pretesto delle nozze, per esservi invece sacrificata; ma la dea ne ebbe pietà e la sottrasse alla morte, sostituendo una cerva alla fanciulla, che fu trasportata in Tauride, alla città del re Toante, dove diventò sacerdotessa di Artemide Dittinna. Mentre stava per placare la divinità con sangue umano, secondo l’usanza stabilita, riconobbe il fratello Oreste, diretto verso la Colchide assieme all’amico Pilade, dopo aver consultato l’oracolo per far cessare la persecuzione delle Erinni. Dopo aver ucciso con loro Toante, presero la statua e la trasportarono ad Ariccia nascosta in una fascina di legna (motivo per cui è detta anche fascelis, non soltanto per la fiaccola con la quale è rappresentata, per cui è detta anche lucifera, cioè portatrice di luce). Ma poiche in seguito la crudeltà dei sacrifici divenne sgradita ai Romani, benché si immolassero degli schiavi, Artemide fu trasportata a Sparta, dove si manteneva l’usanza del sacrificio, mediante fustigazione, di adolescenti che chiamavano Bomoniche, perche facevano a gara, sull’altare, a sopportare il maggior numero di frustate possibile. Le ossa di Oreste furono portate da Ariccia a Roma e sepolte davanti al tempio di Crono, che è situato di fronte al colle del Campidoglio, accanto al tempio di Concordia.