Biblioteca:Igino, Fabulae 116

Nauplio[modifica]

Quando i Danai stavano ritornando in patria, dopo la presa di Troia e la divisione del bottino, fecero naufragio sulle scogliere di Cafareo a causa di una tempesta e dei venti avversi mandati dagli Dèi, adirati perché avevano saccheggiato i templi e perché Aiace di Locri aveva strappato Cassandra dalla statua di Pallade. Durante quella tempesta Aiace di Locri fu colpito da un fulmine scagliato da Atena e venne sbattuto dai flutti contro le rocce, che da allora sono dette rocce di Aiace. Di notte, Nauplio udì gli altri che imploravano l’aiuto degli Dèi e capì che era giunto il momento di vendicare le offese patite da suo figlio Palamede; e così, come se stesse cercando di aiutarli, portò una fiaccola accesa proprio nel punto più pericoloso, dove gli scogli erano più aguzzi. Quelli, credendo che lo facesse per generosità, diressero le navi verso quel punto; di conseguenza molte navi furono distrutte, moltissimi soldati morirono nella tempesta insieme ai loro comandanti e le loro membra e le loro viscere furono dilaniate dalle rocce. Coloro che riuscirono a nuotare fino a terra vennero uccisi da Nauplio. Ma il vento spinse Ulisse presso Marone e portò Menelao in Egitto , mentre Agamennone arrivò in patria con Cassandra.