Biblioteca:Igino, Fabulae 02

Ino, figlia di Cadmo e Armonia, decise di ammazzare i figli di Nuvola, Frisso ed Elle. Allora si consigliò con le donne anziane e pianificò di tostare i semi perché non producessero frutti, in modo che, a causa dell'infertilità e della carestia, la città andasse in rovina, per la fame e le malattie. Atamante mandò a Delfi un emissario per interrogare il Dio su questo fatto e Ino lo indusse a riferire un falso responso: la pestilenza sarebbe terminata se Atamante avesse immolato a Zeus suo figlio Frisso. Atamante accettò di farlo, e Frisso si offrì spontaneamente al sacrificio per liberare lui solo la città dalla sventura. Così, mentre si avviava all’altare ornato delle sacre bende e il padre si accingeva a invocare Zeus, il messaggero, preso da pietà per il fanciullo, denunciò ad Atamante il piano di Ino. Venuto a conoscenza del crimine, il re consegnò nelle mani di Frisso la moglie Ino e il figlio Melicerte perché li uccidesse. Mentre li stava conducendo al supplizio, il padre Libero gli ottenebrò la vista e rapì Ino, che era stata sua nutrice. In seguito Atamante, reso folle da Era, uccise il figlio Learco, mentre Ino si precipitò in mare insieme all’altro figlio Melicerte. E Libero volle che fosse chiamata Leucotea, mentre noi la chiamiamo Mater Matuta, e che Melicerte fosse il Dio Palemone che noi chiamiamo Portolano. È in suo onore che ogni quattro anni si celebrano i giochi atletici detti Istmici.