Differenze tra le versioni di "Ushabti"

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Sono statuette di terracotta, di legno, di pietra o di bronzo che venivano messe nelle sepolture dei defunti ed erano destinate ad eseguire, nell'aldilà, i lavori che sarebbe toccato fare al morto. In alcune tombe sono state trovate fino a 365 Ushabti, una per ogni giorno dell'anno.
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Sono statuette di terracotta, di legno, di pietra o di [[bronzo]] che venivano messe nelle sepolture dei defunti ed erano destinate ad eseguire, nell'aldilà, i lavori che sarebbe toccato fare al morto. In alcune tombe sono state trovate fino a 365 Ushabti, una per ogni giorno dell'anno.
 
<br>Esse venivano animate mediante delle formule magiche; un esempio di tali formule lo troviamo nel cap. 6 del [[Libro dei Morti]]: ''«O Ushabti, se io sarò chiamato, se sarò incaricato dei lavori che si fanno nella città dei morti [...], cioè coltivare i campi. far scorrere l'acqua dagli argini, trasportare la sabbia da Oriente ad Occidente, allora tu di "Eccomi qui!"»''.  
 
<br>Esse venivano animate mediante delle formule magiche; un esempio di tali formule lo troviamo nel cap. 6 del [[Libro dei Morti]]: ''«O Ushabti, se io sarò chiamato, se sarò incaricato dei lavori che si fanno nella città dei morti [...], cioè coltivare i campi. far scorrere l'acqua dagli argini, trasportare la sabbia da Oriente ad Occidente, allora tu di "Eccomi qui!"»''.  
 
<br>L'idea di queste statue animate in grado di svolgere lavori pesanti, e di sostituire gli schiavi in carne ed ossa, è alla base del medesimo complesso mitico del [[Golem]] e degli [[Automi]].
 
<br>L'idea di queste statue animate in grado di svolgere lavori pesanti, e di sostituire gli schiavi in carne ed ossa, è alla base del medesimo complesso mitico del [[Golem]] e degli [[Automi]].
  
==Etimologia==
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==ETIMOLOGIA==
 
Il significato del nome nella sua grafia originaria (Shawabti) è ignoto; in genere lo si interpreta come Ushabti, ''"colui che risponde"''. Secondo alcuni, infatti,  il termine Ushabti deriva dal verbo ''mhab'' (rispondere), forse nel senso che dovevano rispondere all'appello del defunto e lavorare con lui nella vita che continuava nell'aldilà.  
 
Il significato del nome nella sua grafia originaria (Shawabti) è ignoto; in genere lo si interpreta come Ushabti, ''"colui che risponde"''. Secondo alcuni, infatti,  il termine Ushabti deriva dal verbo ''mhab'' (rispondere), forse nel senso che dovevano rispondere all'appello del defunto e lavorare con lui nella vita che continuava nell'aldilà.  
  
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[[Categoria:Egitto]]
 
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[[Categoria:Creature Fantastiche]]
 
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[[Categoria:Umanoidi]]
 
[[Categoria:Automi]]
 
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[[Categoria:Sesso: Neutro]]
 
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Versione attuale delle 14:44, 28 ott 2023

Sono statuette di terracotta, di legno, di pietra o di bronzo che venivano messe nelle sepolture dei defunti ed erano destinate ad eseguire, nell'aldilà, i lavori che sarebbe toccato fare al morto. In alcune tombe sono state trovate fino a 365 Ushabti, una per ogni giorno dell'anno.
Esse venivano animate mediante delle formule magiche; un esempio di tali formule lo troviamo nel cap. 6 del Libro dei Morti: «O Ushabti, se io sarò chiamato, se sarò incaricato dei lavori che si fanno nella città dei morti [...], cioè coltivare i campi. far scorrere l'acqua dagli argini, trasportare la sabbia da Oriente ad Occidente, allora tu di "Eccomi qui!"».
L'idea di queste statue animate in grado di svolgere lavori pesanti, e di sostituire gli schiavi in carne ed ossa, è alla base del medesimo complesso mitico del Golem e degli Automi.

ETIMOLOGIA[modifica]

Il significato del nome nella sua grafia originaria (Shawabti) è ignoto; in genere lo si interpreta come Ushabti, "colui che risponde". Secondo alcuni, infatti, il termine Ushabti deriva dal verbo mhab (rispondere), forse nel senso che dovevano rispondere all'appello del defunto e lavorare con lui nella vita che continuava nell'aldilà.