Differenze tra le versioni di "Tarquito"
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(Virgilio, ''[[Eneide]]'') | (Virgilio, ''[[Eneide]]'') | ||
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− | *[[Virgilio]], ''[[Eneide]]'' | + | Episodio celebre nell'Eneide, in quanto per una volta [[Enea]] non si comporta da ''pius'': Tarquito condivide l'infelice sorte di vari guerrieri omerici lasciati insepolti (le vittime di [[Achille]] sulle rive dello [[Scamandro]] nel canto XXI dell'Iliade e [[Ippoloco (3)|Ippoloco]] massacrato da [[Agamennone]] nel canto XI; e quest'ultimo al pari di Tarquito muore decapitato, con testa e busto mandati poi a ruzzolare). |
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+ | === Fonti Antiche === | ||
+ | *[[Virgilio]], ''[[Biblioteca:Virgilio, Eneide, Libro X]]'' | ||
+ | [[Categoria:Mitologia Classica]] | ||
[[Categoria:Mitologia Romana]] | [[Categoria:Mitologia Romana]] | ||
+ | [[Categoria:Europa]] | ||
+ | [[Categoria:Mediterraneo]] | ||
+ | [[Categoria:Italia]] | ||
[[Categoria:Guerrieri]] | [[Categoria:Guerrieri]] | ||
[[Categoria:Eroi]] | [[Categoria:Eroi]] | ||
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+ | [[Categoria:Sesso: Maschio]] | ||
+ | [[Categoria:Indole: Malevola]] | ||
+ | [[Categoria:Aspetto: Antropomorfo]] | ||
+ | [[Categoria:Elemento: Non specificato]] | ||
+ | [[Categoria:Habitat: Non specificato]] |
Versione delle 11:07, 3 lug 2020
Giovane italico, quasi sicuramente di origine etrusca come suggerisce il nome, era un semidio, in quanto figlio della ninfa Driope; il padre, chiamato Fauno, doveva essere un mortale omonimo della divinità agreste. Tarquito si schierò con Turno e Mezenzio, del quale era probabilmente un fedelissimo, nella guerra contro i troiani di Enea approdati nel Lazio.
Poscia Tàrquito ardente, e d'armi cinto
fulgenti e ricche, incontro gli si fece.
Era costui di Fauno montanaro
e de la ninfa Drïope creato,
giovine fiero.
(Virgilio, Eneide, X)
La morte
Il suo animo bellicoso e intrepido lo spinse a osare il duello contro Enea in persona; che però lo atterrò facilmente, dopo avergli inchiodato lo scudo. Paventando la fine, Tarquito prese disperatamente a supplicare; ma Enea, già in preda all'ira per la morte del diletto amico Pallante, ucciso da Turno, venne meno alla consueta pietà e con la spada decapitò il semidio italico facendo infine rotolarne testa e busto nella foce del Tevere. La mancata sepoltura precluse all'anima dell'eroe l'ingresso nell'Ade, unica vittima della parte di Turno a subire questa terribile sorte.
Enea parossi avanti
a la sua furia, e pinse l'asta in guisa
che lo scudo impedigli e la corazza.
Allora indarno il misero a pregarlo
si diede. E mentre a dir molto s'affanna
per lo suo scampo, ei con un colpo a terra
gittogli il capo; e travolgendo il tronco
tiepido ancor, sopra gli stette e disse:
- Qui con la tua bravura te ne stai,
tremendo e formidabile guerriero:
né di terra tua madre ti ricuopra,
né di tomba t'onori. Ai lupi, ai corvi
ti lascio, o che la piena in alcun fosso
ti tragga, o che nel fiume, o che nel mare
ai famelici pesci esca ti mandi -.
(Virgilio, Eneide)
Interpretazione
Episodio celebre nell'Eneide, in quanto per una volta Enea non si comporta da pius: Tarquito condivide l'infelice sorte di vari guerrieri omerici lasciati insepolti (le vittime di Achille sulle rive dello Scamandro nel canto XXI dell'Iliade e Ippoloco massacrato da Agamennone nel canto XI; e quest'ultimo al pari di Tarquito muore decapitato, con testa e busto mandati poi a ruzzolare).