Differenze tra le versioni di "Biblioteca:Pindaro, Nemee, VI"
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d’un tauro; e lui l’erba | d’un tauro; e lui l’erba | ||
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Versione attuale delle 22:24, 14 gen 2024
PER ALCIMIDE D’ EGINA VINCITORE NELLA LOTTA DEI FANCIULLI A NEMEA
I
Strofe
Una è degli uomini
una è la stirpe dei Numi. Da sola una madre
ambi traggiamo il respiro. Vero è che diversa le separa
potenza: ch’effimera
è l’una, e perenne la sede
permane del bronzeo cielo;
ma ben per altezza di mente,
per indole, prossimi noi siamo agli Eterni,
se pure ignoriamo qual tramite
diurno o notturno, il Destino
a noi di percorrer prescrisse.
Antistrofe
Prova di simile
unica origine è Alcimide, che in tutto somiglia
alla novale datrice di frutti, che alterna le veci
dei campi, or porgendo
ricolto abbondevole agli uomini,
e poi, rimanendo in riposo,
riprende vigore. Dai ludi
graditi di Nenie, qui giunse il campione
fanciullo, chte questo destino
compiendo di Zeus, cacciatore
esperto si mostra a la lotta,
Epodo
spingendo il suo piede su l’orme di Prassidamante,
del nobil prozio
germano: che questi, vincendo nei giuochi d’Olimpia, agli Eacidi
per primo le frondi recò de l’Alfeo,
e, cinto del serto, tre volte a Nemea,
e cinque su l’Istmo,
redense di Soclide
l’incuria, che primo
figliuol d’Agesidamo fu.
II
Strofe
Ma presso il vertice
delle virtudi i tre altri, che vinsero, e saggio
fér dei travagli, pervennero. E con la fortuna dei Numi
il pugile giuoco
a niuna famiglia tesoro
largì di più serti, nel grembo
de l’Eliade. Spero che, cose
solenni dicendo, la mèta io raggiunga
come abile arciero. Su, Musa,
tu l’aura dei canti a quest’uomo
rivolgi. Di chi morto giace
Antistrofe
serbano i cantici,
serban le istorie le gesta. Né scarsi di gesta
sono i Bassidi, chiarissima progenie, che propria merce
d’encomi, su propri
navigli trasportano, ed offrono
a chi de le Muse coltiva
i solchi, materia di canti
per l’opere egregie. Che in Pito santissima
Callia, di tal sangue cresciuto,
attorta a le mani la briglia,
anch’ei consegui la vittoria,
Epodo
piacendo ad Apollo e ad Artemide. E presso Castalia,
a vespro, nel canto
brillò de le Cariti. E il ponte del mare, nel sacro a Poseidone
recinto, a Creontide, vittoria nei riti
largì triennali, bagnati dal sangue
d’un tauro; e lui l’erba
velò del leone,
in Flio, tra le forre,
tra l’ombre dei monti antichissime.
III
Strofe
Tramiti agevoli
schiusi, a chi narra, dovunque si volga, si mostrano,
per celebrare quest’isola. Che a lei procacciaron gli Eacidi
chiarissima sorte,
insigni virtudi mostrando.
Lor fama sovressa la terra,
traverso l’Oceano vola:
e sino agli Etiopi balzò, quando Memnone
fra lor non tornò. Dura pugna
Achille sovr’esso gittava,
a terra balzando dal cocchio,
Antistrofe
quando col cuspide
de la sua lancia il figliuolo trafisse d’Eos
fulgida. Questo sentiero agevole ai carmi trovarono
i nostri maggiori.
Lo seguo io, con simile cura.
Ma dicon che il flutto che volgesi
più prossimo al pie’ del naviglio
commuove a ciascuno più l’animo. Il dorso
a un duplice carico io pronto
inclino; ed araldo qui giungo
a dire che venti con cinque
Epodo
ghirlande vincea ne le sacre tenzoni la stirpe
illustre d’Alcimide:
vicino al sacello del clivo di Crono, la Sorte precipite’
a Politimide rapiva ed a te
due fiori d’olimpie ghirlande. Melesia
che i piedi e le mani
dirige dei giovani,
somiglio a delfino
che fende veloce i marosi.