Biblioteca:Igino, Fabulae 181

Artemide[modifica]

Un giorno d’estate in cui Artemide, stanca della lunga caccia, si stava lavando a una fonte chiamata Partenio in un’ombrosissima valle detta Gargafia, in quello stesso luogo giunse Atteone, nipote di Cadmo e figlio di Aristeo e Autonoe, per ristorare se stesso e i suoi cani che aveva sfinito nell’inseguimento delle fiere. Egli dunque si trovò davanti alla Dea: e perché non lo raccontasse a nessuno, ella lo trasformò in cervo, e come cervo egli venne sbranato dai suoi stessi cani. I loro nomi sono, tra i maschi: Melampo, Icnobate, Pamfago, Dorceo, Oribaso, Nebrofono, Lelape, Terone, Pterelao, Ileo, Nape, Ladone, Pemenide, Terodanapi, Aura, Lacone, Arpia, Aello, Dromade, Too, Canace, Ciprio, Sticte, Labro, Arcade, Agriodo, Tigri, Iletore, Alce, Arpalo, Licisco, Melaneo, Lacne, Leucone. Le tre femmine che come loro lo uccisero furono: Melanchete, Agre, Teridamante, Oresitrofo. Altri autori invece trasmettono questi nomi: Acamante, Siro, Leone, Stilbone, Agrio, Carope, Etone, Coro, Borea, Dracone, Eudromo, Dromio, Zefiro, Lampo, Emone, Cillopode, Arpalico, Machimo, Icneumone, Melampo, Ocidromo, Boracee, Ocitoo, Pachilo, Obrimo; le femmine furono: Argo, Aretusa, Urania, Teriope, Dinomache, Diossippe, Echione, Gorgo, Cillo, Arpia, Linceste, Leena, Lacena, Ocipode, Ocidrome, Oxuroe, Oriante, Sainone, Terifone, Ileo, Chedrieto.