Alastor (1)

Aggettivo di Zeus quale punitore delle malefatte. Più tardi assume esistenza propria e diventa un demone che prende corpo con l'apparire della grande tragedia greca. Alastor personifica l'espiazione di un crimine, e si abbatte come una persecuzione sul colpevole e sui suoi discendenti, senza affievolire la sua veemenza col passare degli anni. Per questo suo "attaccamento" ad una famiglia o ad una stirpe viene anche ricordato come daimon gennas, demone della famiglia. Quando il delitto commesso è più grave (primo tra tutti il parricidio), allora Alastor è sostituito dalle ben più terribili Erinni. Come queste Alastor incarna una strana duplicità: seguace del bene, per l'ardore che mette nel perseguirne le violazioni, è però agente crudele e terribile del male.
Nato con Eschilo nella sua forma più austera, Alastor in Sofocle diventa un genio protettore della sua patria, una sorta di genius loci. In Euripide, perduta ogni traccia della sua ambivalente grandezza originaria, diviene uno spirito totalmente malefico che si oppone alla divinità, in maniera assai simile alla concezione cristiana del Diavolo. Nella demonologia medievale, infine, diviene, coerentemente con il suo substrato simbolico, l'esecutore delle sentenze del monarca infernale.