Unicorno

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Non c'è probabilmente un altro animale fantastico la cui descrizione sia così incerta, contraddittoria, confusa e che nello stesso tempo sia strutturato su una concezione simbolica più chiara, univoca e semplice. Se cerchiamo di sintetizzare le nostre idee e i nostri ricordi dell'aspetto fisico dell'unicorno, vediamo emergere un'immagine inequivocabile, la cui eleganza sembra testimoniare della sua naturalezza: un cavallo bianco, con un lungo corno eretto in mezzo alla fronte, percorso da una nervatura spiraliforme che lo impreziosisce. Ma se proviamo a controllare questa convincente immagine con le descrizioni date nelle fonti più antiche, restiamo sconcertati. Niente sembra collegare tra loro le affermazioni degli antichi autori, e niente le collega con l'immagine che abbiamo appena esaminato: per Ctesia si tratta di una specie di asino selvatico; per Plinio ha il corpo di cavallo, la testa di cervo, i piedi di elefante e la coda di cinghiale; per il Physiologus è un animale simile al capretto; per i Persiani è un asino a tre zampe; per gli Ebrei è un mostro enorme, grande come il Monte Tabor; per i Cinesi può essere una specie di ariete, di leopardo, di volpe, o di cavallo; per gli Arabi può diventare anche una lepre, e così via. Un punto tuttavia resta ben saldo, e garantisce la solidità dell'immagine stessa: il corno unico.

L'UNICORNO OCCIDENTALE[modifica]

L'Unicorno, come abbiamo rapidamente accennato, si ritrova in quasi tutte le civiltà. Ma è certamente in quella occidentale, per via dell'importanza assunta nella simbolica cristiana, che si può condensare la parte più significativa della sua storia. Uno dei fatti più curiosi che subito si evidenziano, è che la storia dell'Unicorno occidentale si articola in tre fasi ben separate e mai sovrapposte, consecutive nel tempo. Nei tempi più antichi non esiste un mito dell'Unicorno: esso viene ritenuto un animale reale, ed il suo pregio ed il motivo per cui è ricercato risiede esclusivamente nel corno; in epoca medievale nasce il mito delle Vergine e dell'Unicorno, e scompare quasi completamente il tema del corno risanatore; successivamente, dal XVI secolo in poi, si eclissa di nuovo il mito e ritorna, con maggiori pretese di scientificità, la rivalutazione dell'animale, ritenuto reale, per via del corno di cui è portatore e delle sue pretese virtù terapeutiche.
Nell'antichità molti autori ci descrivono di sfuggita l'Unicorno tra la fauna dell'India, a metà tra i rapporti dettagliati di viaggiatori e soldati e le voci incontrollate e fantasiose. Da questi resoconti esso appare come un animale selvaggio, il cui maggior interesse risiede proprio nel corno unico, che ha straordinarie qualità terapeutiche . Viene infatti usato per fare dei calici che rendono immuni dall'epilessia, dalle convulsioni e perfino dall'azione dei più potenti veleni. Buona parte di queste notizie deriva evidentemente da descrizioni confuse o romanzate del rinoceronte indiano, anch'esso con un solo corno (ma si tratta di uno pseudo-corno, composto da un ammasso di peli incollati tra di loro) al quale si attribuivano ugualmente poteri terapeutici ed antitossici. Tuttavia questa identificazione non è sufficiente a spiegare l'esistenza dell'Unicorno, perché spesso i medesimi autori citano ambedue gli animali, differenziandoli accuratamente. L'Unicorno resta quindi nell'antichità una figura incerta, ma tuttavia pienamente appartenente alla sfera naturale, e niente affatto mitificata.

LA SIMBOLOGIA CRISTIANA[modifica]

Un ruolo fondamentale nella stabilizzazione del mito dell'Unicorno lo gioca la simbologia cristiana che, attraverso gli scritti dei Padri della Chiesa, e soprattutto attraverso quelle operette allegoriche che sono i Bestiari, radica il mito dell'Unicorno nell'immaginario medievale, arricchendolo di un nuovo tema simbolico, quello della Vergine, che avrà una grandissima diffusione nell'iconografia per più di un millennio, durante il quale si annebbia e si sbiadisce invece il tema del corno terapeutico. La legittimazione a fare un così largo uso di un animale quantomeno raro ed evanescente, la dava nientemeno che la Bibbia; infatti nell'Antico Testamento, secondo la traduzione greca dei Settanta, l'Unicorno, descritto come un animale indomabile e feroce, compariva ben sette volte. È vero che la traduzione della parola Re'em con "Unicorno" era certamente errata, riferendosi essa sicuramente a tutt'altro animale mitico, ma la credibilità e l'attendibilità della traduzione non importavano: il semplice fatto di essere citato più volte nel libro sacro, dava all'Unicorno il diritto di entrare nella fauna mistica medievale. Con il vantaggio, rispetto ad altri animali reali e ben conosciuti, o fantastici ma già stabilizzati in miti preesistenti, che si poteva riempire il vuoto della tradizione con una costruzione ad hoc.


L'Unicorno del Physiologus

Secondo il Physiologus, nel quale troviamo per la prima volta il mito della Vergine completamente strutturato. L'Unicorno «è un piccolo animale, simile al capretto, ma ferocissimo. Non può avvicinarglisi il cacciatore a causa della sua forza straordinaria; ha un solo corno in mezzo alla testa. E allora come gli si da la caccia? Espongono davanti ad esso una vergine immacolata, e l'animale balza nel seno della vergine, ed essa lo allatta e lo conduce al palazzo del re». L'immagine dell'Unicorno diventa omologa di quella di Cristo che "è divenuto per noi corno di salvezza. Non hanno potuto aver dominio su di Lui gli Angeli e le potenze, ma ha preso dimora nel ventre della vera e immacolata Vergine Maria". Un primo livello di interpretazione di questo mito, il più banale, è quello a sfondo sessuale. Questo Unicorno feroce ed esagitato, a chiare valenze falliche, che trova la calma solo in grembo ad una vergine, richiama irresistibilmente il parallelo con una fase orgasmica. Prima ancora degli psicanalisti erano arrivati a conclusioni simili già il Fiore di Virtù, per il quale l'Unicorno è il simbolo dell'intemperanza lussuriosa, e Leonardo da Vinci per il quale l'animale dimenticava la sua ferocia a causa della sua intemperanza e «per lo diletto che ha della donzella». Tuttavia si tratta di una interpretazione grossolana, e che trascura molti fattori del contorno: i cacciatori, il fatto che la fanciulla debba essere vergine, l'allattamento. In particolare la verginità sembra un requisito fondamentale tanto che, in alcuni Bestiari. Si dice che se l'animale sente che la fanciulla non è illibata, la uccide a cornate.

L'UNICORNO NELLA ZOOLOGIA[modifica]

Intorno al 1500, col nascere della prima zoologia scientifica, l'Unicorno, anziché svanire dai testi eruditi, assieme alle sfingi, alle sirene, ai centauri ed agli altri mostri irreali che avevano infestato l'immaginario medievale, acquista invece una corporeità più precisa ed inequivocabile; il corno di cui si era tanto favoleggiato comincia a comparire realmente, acquistato a peso d'oro, alle corti di re e principi: ovviamente non si trattava di un mostro, ma del più concreto narvalo.

PERSONAGGI SIMILI[modifica]

  • Bo (Mitologia Cinese)
  • Kirin (Mitologia Giapponese)

MUSEO[modifica]