Differenze tra le versioni di "Teogonia"

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==Il Testo Integrale==
 
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===Proemio===
 
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<br>Cominci il canto mio dalle Muse Elicònie, che sopra
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<br>l'eccelse d'Elicóna santissime vette han soggiorno,
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<br>e con i molli pie' d'intorno alla cerula fonte
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<br>danzano, intorno all'ara del figlio possente di Crono.
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<br>Esse, poiché nel Permesso lavate han le tenere membra,
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<br>o d'Ippocrène nell'acque, oppur del santissimo Olmèo,
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<br>intreccian d'Elicona sui vertici sommi, carole
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<br>agili, grazïose: ch'è grande virtú nei lor piedi.
  
Cominci il canto mio dalle Muse Elicònie, che sopra
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<br><br>Di qui balzando poi, nascoste entro veli di nebbie,
l'eccelse d'Elicóna santissime vette han soggiorno,
 
e con i molli pie' d'intorno alla cerula fonte
 
danzano, intorno all'ara del figlio possente di Crono.
 
Esse, poiché nel Permesso lavate han le tenere membra,
 
o d'Ippocrène nell'acque, oppur del santissimo Olmèo,
 
intreccian d'Elicona sui vertici sommi, carole
 
agili, grazïose: ch'è grande virtú nei lor piedi.
 
 
 
Di qui balzando poi, nascoste entro veli di nebbie,
 
 
muovon di notte, attorno spargendo la morbida voce,
 
muovon di notte, attorno spargendo la morbida voce,
 
per esaltar nell'inno l'Egíoco Giove, e Giunone
 
per esaltar nell'inno l'Egíoco Giove, e Giunone
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esa, non molto lungi dai picchi nevosi d'Olimpo,
 
esa, non molto lungi dai picchi nevosi d'Olimpo,
 
nove fanciulle die' a luce, di mente concorde, che tutte
 
nove fanciulle die' a luce, di mente concorde, che tutte
amano il canto, e scevro d'affanni hanno il cuore nel petto..Esiodo Teogonia
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amano il canto, e scevro d'affanni hanno il cuore nel petto.
  
 
Intreccian quivi molli carole, quivi hanno le case;
 
Intreccian quivi molli carole, quivi hanno le case;
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Ditemi questo, o Muse, che avete dimora in Olimpo,
 
Ditemi questo, o Muse, che avete dimora in Olimpo,
sin dall'origine, dite chi primo di lor venne a luce.
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sin dall'origine, dite chi primo di lor venne a luce.|}}

Versione delle 19:31, 25 giu 2009

La Teogonia (in greco Θεογονία) è un poema mitologico di Esiodo, in cui si raccontano la storia e la genealogia degli dèi greci. Si ritiene che sia stato scritto intorno all'anno 700 a.C., ed è una fonte fondamentale per la mitografia. L'opera è composta da 1022 esametri e ripercorre gli avvenimenti mitologici dal Caos primordiale fino al momento in cui Zeus diviene signore degli dèi.

Trama

In un ampio proemio iniziale, Esiodo parla delle Muse, citando anche se stesso. Quindi racconta di come dal Caos si originarono l'Erebo e la Notte, poi l'Etere ed Emera. Da Ge nacquero Urano (il cielo stellato) e Oceano; da Urano la famiglia dei Titani, l'ultimo dei quali, Crono, mutilò il padre e regnò sugli altri dèi, finché non venne sostituito da Zeus. Il passaggio dalla signoria dei Titani alla monarchia di Zeus viene visto dal poeta come il passaggio dalla violenza e dal disordine all'ordine e alla giustizia. Segue una lunga ridistribuzione della potenza degli dei, con l'indicazione anche delle divinità minori, talora in elenchi che sembrano alberi genealogici. Alla fine viene fatto cenno alle unioni tra gli dei e degli dei con i mortali, che daranno origine alle schiere degli eroi della mitologia greca. Vengono raccontati anche il mito di Prometeo e il mito di Pandora.

Il Testo Integrale

Proemio

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