Letteratura:Tieste (Foscolo)

SCHEDA
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Titolo orig.: -
Autore: Foscolo, Ugo
Nazione: Italia
Sezione: Mitologia Greca
Anno: 1795
Tipo: Letteratura
Genere: Tragedie
Subgenere: {{{subgenere}}}
Lingua orig.: Italiano
In Biblioteca: Si
Traduzione: -

Tragedia composta da Ugo Foscolo probabilmente nel 1795.

STRUTTURA[modifica]

La tragedia, composta da 1401 endecasillabi sciolti e divisa in cinque atti, rispetta le tre unità aristoteliche, con una vicenda che si svolge all'interno di una giornata nella reggia di Argo. Al centro della storia vi è il drammatico antagonismo tra il re di Argo Atreo e suo fratello Tieste, determinato da motivi di potere politico e amorosi.

TRAMA[modifica]

Erope, che ama Tieste ed era già stata a lui felicemente promessa in sposa, viene costretta dal padre Cleonte - poi mandato a morte - a sposare suo fratello, il re Atreo. Quando però mancava un giorno alle nozze Tieste ed Erope cedono alla passione, concependo un figlio. Atreo, saputa la cosa e con l'animo pieno di rancore, sottrae il bambino alla madre e lo consegna ai custodi.
Sono passati cinque anni: Erope strappa ai custodi il figlio muovendoli a pietà. Conscia che il figlio è frutto della colpa vorrebbe ucciderlo e sottrarlo così a un destino infame. La madre di Atreo e di Tieste, Ippodamia, la convince però a consegnarle il bambino con la promessa di salvarlo.
Intanto Tieste, che era stato mandato in esilio dal fratello, dopo cinque anni ritorna ad Argo spinto dalla falsa notizia che Erope è morta. Giunto ad Argo chiede alla madre di farlo incontrare con Erope. Ippodamia lo nasconde nel tempio mentre sopraggiunge Atreo, che sostiene di voler perdonare Erope e Tieste, nonostante i torti subiti. Ribadisce le sue intenzioni nel confronto con la moglie, la quale tuttavia impetra la morte, unica via d'uscita per lei, tormentata dai sensi di colpa e non disposta a lasciare la sua vita e quella del figlio nelle mani di un uomo aborrito e malvagio.
Ippodamia ed Erope convincono Tieste, al quale rivelano la nascita del figlio, a fuggire, ma Atreo sopraggiunge e avendo compreso dal pianto della madre che il fratello è nascosto nella reggia, la fa circondare dai soldati armati.
Erope e Tieste, durante la notte, s'incontrano nel tempio. Tieste vuole uccidere il fratello ma la donna lo prega ancora una volta di fuggire e di non tentare un gesto sconsiderato che metterebbe in pericolo, oltre all'amato, anche il figlio. Tieste però non si placa; posseduto dalla rabbia e colto da una tremenda visione - un'« ombra gigante » col sangue che le sgorga dalla bocca -, si avventa contro il fratello appena lo vede uscire dalla reggia. Atreo, vigile, lo previene consegnando alle guardie Tieste ed Erope. Ippodamia, saputo quanto successo, accorre ma invano domanda al figlio Atreo qual è la sorte destinata al fratello.
Atreo, che è deciso a vendicarsi, chiama al suo cospetto Erope e Tieste il quale dichiara di preferire la morte piuttosto di rinunciare ad Erope. Ippodamia intanto prega disperatamente il crudele figlio di risparmiare Tieste e di avere pietà. Atreo allora finge di esaudirla e abbracciato il fratello gli offre una coppa. Tieste l'avvicina alle labbra ma si accorge che essa non contiene vino ma il sangue del figlioletto che Atreo ha ucciso e fatto svenare. Allora, in un impeto di dolore e maledicendo il fratello, si uccide. Erope è invasa da tale dolore che cade a terra tramortita.

IL TESTO[modifica]

VOCI CITATE[modifica]