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dai dardi di Paride, impaccio faceva di Nestore
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Versione attuale delle 16:13, 22 gen 2023

PER SENOCRATE D’ AGRIGENTO VINCITORE COL CARRO A PITO

I
Udite! Ché il suol de le Cariti, che il suol d’Afrodite
pupilla fulgente
solchiam: de la terra sonora
cerchiam l’umbilico, ed il tempio
là dove, o felici rampolli
d’Emmeno, o Agrigento che siedi sul fiume, o Senocrate,
è pronto, pel pitico trionfo, un tesoro
di cantici, estrutto nel grembo selvoso
che luccica d’oro, d’Apollo.

II
Né pioggia d’inverno che piombi con impeto fitto,
esercito crudo
di nube sonora, né turbine
con furia d’avversi lapilli,
potrà mai scalzarlo, rapirlo
nei gorghi del mar: la sua fronte fulgente nel sole,
la insigne vittoria che cinse, o Trasibulo,
nei grembi di Crisa, tuo padre e tua stirpe,
dirà, che la dicano, agli uomini.

III
Ed of, su la palma reggendola, ben alta tu serbi
la legge che un giorno
di Filira il figlio, raccontano,
fra i monti insegnava al magnanimo
Pelide, lontano ai suoi cari:
che prima il figliuolo onorasse di Crono, signore
dei tuoni e dei folgori dal mugghio profondo:
che poi non privasse di simile onore
la vita dei suoi genitori.

IV
E Antiloco anch’esso, negli evi remoti, tale animo
nutrì ; che pel padre
dar valse la vita, affrontando
il re degli Etiopi, Mennone
feroce. Il corsiere, trafitto
dai dardi di Paride, impaccio faceva di Nestore
al coechio: già Mennone vibrava la lancia:
e il cuore del vecchio Messenio, sgomento,
un grido a suo figlio lanciò.

V
Né al suolo cadde irrito il grido. Li saldo piantato,
quell’uomo divino
comprò col suo sangue la vita
del padre. Onde ai posteri parve
che, altissima gesta compiuta,
ei sommo in amore filiale tra gli uomini prischi
si fosse. — Ben questi son fatti remoti.
Ma pur fra quei d’ora Trasibulo eccelle,
seguendo la norma del padre,

VI
e in ogni suo fregio emulando lo zio. Pone freno
di senno a ricchezza:
né ingiusto e protervo fruisce
di sua gioventú: de le Muse
negli aditi, falcia saggezza:
Poseidone, a te che dirigi l’ardor dei corsieri,
s’accosta con ilare cuore: la gaia
sua mente, in simposî d’amici, è piú dolce
che il frutto del cribro dell’api.