Biblioteca:Igino, Fabulae 27

Perse, figlio di Sole e fratello di Eete, aveva ricevuto l’oracolo di guardarsi dalla morte che gli sarebbe giunta per mano di un discendente di Eete. Medo, che stava cercando la madre, fu spinto lì da una bufera; le guardie lo presero e lo condussero al cospetto del re Perse. Medo, figlio di Egeo e Medea, quando capì di essere caduto nelle mani di un nemico, simulò di essere Ippote, figlio del re Creonte. Il re volle fare un ‘inchiesta più approfondita e lo fece chiudere in prigione; allora si dice che si verificò una carestia. In quel luogo giunse Medea, sul suo carro condotto da serpenti e al re disse di essere una sacerdotessa di Artemide, capace di esorcizzare la sterilità. Quando seppe dal re che in carcere si trovava Ippote, figlio di Creonte, convinta che costui fosse venuto per vendicare l’uccisione del padre, senza saperlo mise in pericolo il proprio figlio. Infatti persuase il re che quell’uomo non era Ippote, ma Medo, figlio di Egeo, inviato dalla madre per ucciderlo; ottenne quindi dal re che gli fosse consegnato per essere messo a morte. Ma quando Medo le fu portato per scontare con la morte la sua menzogna, Medea si accorse che le cose non stavano come aveva pensato. Ottenne di parlare con lui da sola a solo e gli consegnò una spada ordinandogli di vendicare le offese fatte a suo nonno. A queste parole Medo uccise Perse e tornò in possesso del regno avito; dal suo nome chiamò Media quella regione.