Biblioteca:Igino, Fabulae 242

I suicidi[modifica]

Egeo, figlio di Poseidone, si gettò nel mare, che da lui prese nome. Eveno, figlio di Eracle, si precipitò ru fiume Licorma, che ora viene detto Crisorroa. Aiace, figlio di Telamone, si suicidò in seguito al giudizi delle armi. Licurgo, figlio di Driante, a cui Libei aveva infuso la follia, si suicidò. Macareo, figlio Eolo, si uccise per Canace, sua sorella, che era anch sua sposa. Agrio, figlio di Portaone, si uccise dopo essere stato cacciato dal regno da Diomede. Ceneo, figlio di Elato, si suicidò. Meneceo, padre di Giocasta, si gettò dalle mura di Tebe per sanare un’epidemia. Niso, figlio di Ares, si suicidò dopo avere perduto il capello fatato. Climeno, figlio di Scheneo, di Arcadia, si uccise per essersi unito con sua figlia. Cinira, figlio di Pafo, re degli Assiri, si uccise per la sua relazione incestuosa con la figlia Smima. Eracle, figlio di Zeus, salì volontariamente sul rogo. Adrasto e suo figlio Ipponoo si gettarono tra le fiamme in seguito a un responso di Apollo. Piramo a Babilononia si uccise per amore di Tisbe. Edipo, figlio di Laio, strappò gli occhi e si uccise a causa della madre Giocasta.