Biblioteca:Igino, Fabulae 199

L’altra Scilla[modifica]

Raccontano che Scilla, figlia del fiume Crateide, fosse una fanciulla bellissima. Di lei si innamorò Glauco, che a sua volta era amato da Circe, figlia di Sole. Scilla aveva l’abitudine di lavarsi in mare; e Circe, gelosa, avvelenò l’acqua con i suoi filtri. Quando Scilla s’immerse, dai suoi inguini spuntarono dei cani e divenne un mostro selvaggio. Ella poi si prese la rivincita delle offese patite: infatti divorò i compagni di Ulisse che le sfilava vicino sulla nave.