Biblioteca:Igino, Fabulae 187

Alope[modifica]

Poseidone fece sua Alope, la bellissima figlia di Cercione. Da questa unione ella generò un bambino che, all’insaputa del padre, la ragazza affidò alla nutrice perché lo esponesse. Dopo che fu abbandonato, venne una giumenta e lo nutrì col suo latte; un pastore, inseguendo la giumenta, vide il bambino, lo raccolse e lo portò nella sua capanna. Il bambino era avvolto con una veste regale; un altro pastore lo pregò di affidargli il bambino, e quello glielo donò ma senza la veste, poiché tra i due era nata una disputa, dato che il pastore che aveva ricevuto il bambino voleva prendere la prova della sua nascita libera mentre l’altro rifiutava di darla, essi si presentarono dal re Cercione e iniziarono a esporre le proprie ragioni. Quello che aveva ricevuto il bambino chiese che venissero portati i suoi oggetti, e allora Cercione riconobbe che la veste apparteneva a sua figlia. La nutrice di Alope, temendo di essere condannata dal re, rivelò che quel bambino era davvero figlio di Alope; allora il re ordinò che Alope fosse murata viva e il bambino esposto. Ma per una seconda volta la giumenta venne a nutrirlo; e per una seconda volta i pastori trovarono il bambino e lo raccolsero, comprendendo che egli si salvava per volere degli Dèi. Essi lo allevarono e gli posero nome Ippotoo. Quando poi Teseo, lungo il viaggio da Trezene ad Atene, uccise Cercione, Ippotoo si recò da Teseo e chiese di riavere il regno paterno. Teseo glielo concesse volentieri, sapendo che egli era figlio di Poseidone da cui lui pure aveva origine. Quanto alla morta Alope, Poseidone la trasformò nella sorgente che da lei prende il nome.