Biblioteca:Igino, Fabulae 174

Meleagro[modifica]

Altea, figlia di Testio, partorì Meleagro da Eneo; si dice che allora nella reggia sia apparso un tizzone ardente. Giunsero colà le Parche e predissero il Fato di Meleagro: sarebbe vissuto fintantoché il tizzone fosse rimasto intatto. Altea lo chiuse allora in un cofano e lo serbò con cura. Nel frattempo Artemide, adirata con Eneo perché non le aveva offerto i sacrifici annuali, mandò un cinghiale di enormi dimensioni a devastare i campi di Calidone. Meleagro lo uccise insieme ad altri scelti giovani greci e donò la pelle dell’animale alla vergine Atalanta, per la sua virtù. I fratelli di Altea, Ideo, Plessippo e Linceo, vollero sottrargliela, al che la giovane chiese aiuto a Meleagro, che intervenne e, anteponendo l’amore ai legami familiari, uccise gli zii. Quando la madre Altea venne a sapere che suo figlio aveva commesso un così empio delitto, memore del monito delle Parche, trasse il tizzone dal cofano e lo gettò nel fuoco; e così, per vendicare i propri fratelli, uccise suo figlio. Ma per volere divino tutte le sue sorelle, tranne Gorge e Deianira, per il loro gran piangere furono trasformate in uccelli, detti Meleagridi; e la moglie di lui, Alcione, morì di dolore per il suo lutto.