Biblioteca:Igino, Fabulae 134

I Tirreni[modifica]

I Tirreni, che poi furono detti Etruschi, praticavano la pirateria. Il padre Libero, giovinetto, s’imbarcò sulla loro nave e li pregò di condurlo a Nasso. Essi lo accolsero, ma attirati dalla sua bellezza avevano intenzione di violentarlo tutti insieme; il timoniere Acete cercò di fermarli e per questo dovette subire le loro offese. Quando Libero li vide fermi nel loro proposito, trasformò i remi in tirsi, le vele in pampini, le gomene in edera; poi sbucarono fuori leoni e pantere. A questo spettacolo i pirati si gettarono in mare terrorizzati e il Dio lì nel mare li trasfigurò con un altro prodigio: infatti a mano a mano che si tuffavano assumevano la forma di delfini, e perciò i delfini furono chiamati Tirreni e quel mare anch’esso fu detto Tirreno. I pirati erano dodici, e si chiamavano così: Etalide, Medonte, Licabante, Libide, Ofelte, Mela, Alcimedonte, Epopeo, Ditti, Simone, Acete; quest’ultimo era il timoniere, a cui Libero per misericordia salvò la vita.