Biblioteca:Igino, Fabulae 120

Ifigenia in Tauride[modifica]

Oreste, perseguitato dalle Erinni, partì per Delfi per chiedere all’oracolo come porre fine ai suoi tormenti; il Dio gli rispose che doveva andare nella terra dei Tauri dal re Toante, padre di Ipsipile, e portare ad Argo la statua di Artemide che si trovava colà nel tempio; in questo modo le sue disgrazie avrebbero avuto fine. Udito questo responso Oreste salì su una nave insieme a Pilade, figlio di Strofio e amico suo, e i due arrivarono velocemente alle terre dei Tauri, che avevano l’abitudine di sacrificare a Artemide qualsiasi straniero entrasse nei loro confini. Mentre Oreste e Pilade se ne stavano nascosti in una grotta aspettando il momento opportuno, furono catturati da un gruppo di pastori, che li portarono al cospetto del re Toante. Il re, com’era suo costume, li fece condurre legati nel tempio di Artemide, dove era sacerdotessa Ifigenia, sorella di Oreste, perché fossero sacrificati. Ma quando Ifigenia, da indizi e domande, capì chi fossero, depose gli oggetti sacri e cominciò lei stessa a smuovere la statua di Artemide. A questo punto intervenne il re e le chiese che cosa stesse facendo; Ifigenia allora disse, mentendo, che quegli empi avevano contaminato la statua. Poiché nel tempio erano stati introdotti degli uomini impuri e scellerati, bisognava portare la statua al mare per purificarla e nel frattempo il re avrebbe dovuto proibire ai cittadini di uscire dalle mura della città. Il re prestò fede alle parole della sacerdotessa; allora Ifigenia, approfittando dell’occasione, prese la statua e si imbarcò con Oreste e Pilade; il vento favorevole li portò all’isola di Samo.