Differenze tra le versioni di "Biblioteca:Callimaco, Inno ad Apollo"
m (Sostituzione testo - 'Zeus' con 'Zeus') |
m (Sostituzione testo - 'Apollo' con 'Apollo') |
||
Riga 1: | Riga 1: | ||
<poem> | <poem> | ||
− | sacro ad | + | sacro ad Apollo, come tutto il tempio! |
Sia lontano, lontano chi è malvagio. | Sia lontano, lontano chi è malvagio. | ||
Batte alla porta [[Febo]] col bel piede | Batte alla porta [[Febo]] col bel piede | ||
Riga 10: | Riga 10: | ||
il dio non è lontano. Giovinetti, | il dio non è lontano. Giovinetti, | ||
al canto preparatevi e alla danza. | al canto preparatevi e alla danza. | ||
− | + | Apollo non a tutti si rivela, | |
ma all'uomo retto, e chi lo vede è grande, | ma all'uomo retto, e chi lo vede è grande, | ||
chi non lo vide è privo di grandezza. | chi non lo vide è privo di grandezza. | ||
Riga 22: | Riga 22: | ||
sopra le antiche fondamenta il muro. | sopra le antiche fondamenta il muro. | ||
Poiché la cetra non è inoperosa, | Poiché la cetra non è inoperosa, | ||
− | lode ai fanciulli. Il canto per | + | lode ai fanciulli. Il canto per Apollo |
ascoltate in silenzio. Tace il mare | ascoltate in silenzio. Tace il mare | ||
quando gli oggetti del Licóreo [[Febo]], | quando gli oggetti del Licóreo [[Febo]], | ||
Riga 35: | Riga 35: | ||
fare contesa. Chi con i beati | fare contesa. Chi con i beati | ||
è in lotta, lotterebbe col mio re, | è in lotta, lotterebbe col mio re, | ||
− | chi sta contro il mio re, pure ad | + | chi sta contro il mio re, pure ad Apollo |
− | sarebbe ostile. | + | sarebbe ostile. Apollo darà onore |
al coro che col canto l'asseconda, | al coro che col canto l'asseconda, | ||
lo può poiché alla destra di [[Zeus]] siede. | lo può poiché alla destra di [[Zeus]] siede. | ||
Riga 42: | Riga 42: | ||
egli è degno di canti, e chi per [[Febo]] | egli è degno di canti, e chi per [[Febo]] | ||
non leverebbe il canto a cuor leggero? | non leverebbe il canto a cuor leggero? | ||
− | D'oro | + | D'oro Apollo ha la tunica e il fermaglio, |
la lira, l'arco littio e la faretra, | la lira, l'arco littio e la faretra, | ||
− | d'oro i calzari. | + | d'oro i calzari. Apollo è pieno d'oro |
e d'opulenza. Ne è la prova Pito. | e d'opulenza. Ne è la prova Pito. | ||
È sempre bello, sempre giovinetto, | È sempre bello, sempre giovinetto, | ||
Riga 51: | Riga 51: | ||
stillano gocce d'olio profumato | stillano gocce d'olio profumato | ||
dai suoi capelli. Non si spande grasso | dai suoi capelli. Non si spande grasso | ||
− | dalle chiome di | + | dalle chiome di Apollo, ma un rimedio |
adatto a tutto e la città, in cui cadono | adatto a tutto e la città, in cui cadono | ||
a terra quelle gocce, ha tutto incolume. | a terra quelle gocce, ha tutto incolume. | ||
− | Versatile nell'arte come | + | Versatile nell'arte come Apollo |
non è nessuno: a lui toccò l'arciere | non è nessuno: a lui toccò l'arciere | ||
a lui il cantore (a [[Febo]] sono sacri | a lui il cantore (a [[Febo]] sono sacri | ||
Riga 66: | Riga 66: | ||
si riempirebbe il pascolo dei buoi, | si riempirebbe il pascolo dei buoi, | ||
né le capre del gregge, a cui lo sguardo | né le capre del gregge, a cui lo sguardo | ||
− | + | Apollo rivolgesse, mentre brùcano, | |
potrebbero restare senza prole, | potrebbero restare senza prole, | ||
né senza latte e sterili le pecore, | né senza latte e sterili le pecore, | ||
Riga 82: | Riga 82: | ||
Teste di capre [[Artemide]] dal Cinto | Teste di capre [[Artemide]] dal Cinto | ||
portava di continuo dalla caccia; | portava di continuo dalla caccia; | ||
− | fece un altare | + | fece un altare Apollo; con le corna |
eresse un piedistallo, con le corna | eresse un piedistallo, con le corna | ||
l'altare fabbricò e gettava intorno | l'altare fabbricò e gettava intorno | ||
Riga 93: | Riga 93: | ||
del fondatore e fece giuramento | del fondatore e fece giuramento | ||
di donare le mura ai nostri re: | di donare le mura ai nostri re: | ||
− | sempre mantiene | + | sempre mantiene Apollo ciò che giura. |
− | Molti, | + | Molti, Apollo, ti chiamano Boedromio, |
molti Clario; dovunque hai molti nomi, | molti Clario; dovunque hai molti nomi, | ||
io ti dirò Carnèo, secondo l'uso | io ti dirò Carnèo, secondo l'uso | ||
Riga 127: | Riga 127: | ||
dove la figlia d'Ipseo fece strage | dove la figlia d'Ipseo fece strage | ||
del leone che i buoi predava a Euripilo. | del leone che i buoi predava a Euripilo. | ||
− | Non vide | + | Non vide Apollo un coro più divino, |
né mai beneficò un'altra città, | né mai beneficò un'altra città, | ||
come Cirene, avendo nel ricordo | come Cirene, avendo nel ricordo | ||
Riga 144: | Riga 144: | ||
soccorritore ", e sempre da quel tempo | soccorritore ", e sempre da quel tempo | ||
sei invocato così. L'Invidia disse | sei invocato così. L'Invidia disse | ||
− | all'orecchio di | + | all'orecchio di Apollo di nascosto: |
" Non mi piace il poeta che non canta | " Non mi piace il poeta che non canta | ||
− | quanto il mare. " Col piede | + | quanto il mare. " Col piede Apollo indietro |
spinse l'Invidia e disse: " La corrente | spinse l'Invidia e disse: " La corrente | ||
del fiume assiro è grande, ma sull'acqua | del fiume assiro è grande, ma sull'acqua |
Versione delle 17:55, 29 mar 2017
sacro ad Apollo, come tutto il tempio!
Sia lontano, lontano chi è malvagio.
Batte alla porta Febo col bel piede
senza dubbio. Non vedi? All'improvviso
dolcemente ondeggiò la palma delia,
il bel canto del cigno va nell'aria.
Ora da sole, sbarre delle porte,
da sole, chiavi, fate indietro un giro:
il dio non è lontano. Giovinetti,
al canto preparatevi e alla danza.
Apollo non a tutti si rivela,
ma all'uomo retto, e chi lo vede è grande,
chi non lo vide è privo di grandezza.
Noi ti vedemmo, o Lungisaettante,
e mai saremo privi di grandezza.
Non abbiano la cetra senza suono
i fanciulli né il passo silenzioso,
mentre Febo è tra loro, se vorranno
celebrare le nozze e, quando è bianca,
recidere la chioma e che sia saldo
sopra le antiche fondamenta il muro.
Poiché la cetra non è inoperosa,
lode ai fanciulli. Il canto per Apollo
ascoltate in silenzio. Tace il mare
quando gli oggetti del Licóreo Febo,
l'arco o la cetra, esaltano i cantori.
La madre Teti non compiange Achille
luttuosamente, quando " ié peana,
ié peana " ascolta e ha sosta nel dolore
la rupe lacrimosa, che s'innalza,
umido sasso nella Frigia, pietra,
da che era donna urlante la sua pena.
"Ié ié" cantate: è male coi beati
fare contesa. Chi con i beati
è in lotta, lotterebbe col mio re,
chi sta contro il mio re, pure ad Apollo
sarebbe ostile. Apollo darà onore
al coro che col canto l'asseconda,
lo può poiché alla destra di Zeus siede.
Né il coro canterà un sol giorno Febo:
egli è degno di canti, e chi per Febo
non leverebbe il canto a cuor leggero?
D'oro Apollo ha la tunica e il fermaglio,
la lira, l'arco littio e la faretra,
d'oro i calzari. Apollo è pieno d'oro
e d'opulenza. Ne è la prova Pito.
È sempre bello, sempre giovinetto,
non sfiora le sue guance delicate
neppure l'ombra di peluria. A terra
stillano gocce d'olio profumato
dai suoi capelli. Non si spande grasso
dalle chiome di Apollo, ma un rimedio
adatto a tutto e la città, in cui cadono
a terra quelle gocce, ha tutto incolume.
Versatile nell'arte come Apollo
non è nessuno: a lui toccò l'arciere
a lui il cantore (a Febo sono sacri
e l'arco e il canto) a lui sorti e profeti.
I medici impararono da Febo
a scacciare la morte? Dio dei pascoli
Febo inoltre invochiamo, fin da quando,
lungo l'Anfrisso, al pascolo portava
le cavalle da giogo, arso d'amore
per il giovane Admeto. Senza sforzo
si riempirebbe il pascolo dei buoi,
né le capre del gregge, a cui lo sguardo
Apollo rivolgesse, mentre brùcano,
potrebbero restare senza prole,
né senza latte e sterili le pecore,
ma ognuna avrebbe il piccolo alla poppa
e quella che da un parto ha un figlio solo
sùbito avrebbe duplice figliata.
Seguendo Febo gli uomini il tracciato
fecero alle città. Febo ha piacere
ogni volta che sorge una città:
Febo in persona delle fondamenta
stende lo schema. Per la prima volta
Febo a quattro anni costruì ben salde
le fondamenta nella bella Ortigia,
accanto alla palude circolare.
Teste di capre Artemide dal Cinto
portava di continuo dalla caccia;
fece un altare Apollo; con le corna
eresse un piedistallo, con le corna
l'altare fabbricò e gettava intorno
mura di corno: Febo così apprese
la prima volta a far le fondamenta.
La mia città dal fertile terreno
a Batto indicò Febo e fu la guida
del popolo che entrava nella Libia,
in aspetto di corvo, sulla destra
del fondatore e fece giuramento
di donare le mura ai nostri re:
sempre mantiene Apollo ciò che giura.
Molti, Apollo, ti chiamano Boedromio,
molti Clario; dovunque hai molti nomi,
io ti dirò Carnèo, secondo l'uso
dei padri mei. Carnèo, delle tue sedi
Sparta è la prima, Tera la seconda
e la terza la rocca di Cirene.
Da Sparta a Tera per la fondazione
ti trasportò la sesta stirpe di Edipo.
Da Tera nella terra degli Asbisti
l'incorrotto Aristotele ti pose.
Un tempio ti innalzò di gran bellezza
e un rito annuale stabilì in città,
durante il quale piombano sul fianco
molti tori, signore, in fin di vita.
Ié ié, Carnèo, più volte supplicato,
in primavera portano i tuoi altari
fiori d'ogni colore, quanti le Ore,
quando Zefiro spira la rugiada,
diffondono; d'inverno il dolce croco;
sempre il fuoco è perenne e mai la cenere
del carbone di ieri si alimenta.
Molto Febo esultò, quando danzarono,
cinti da guerra, gli uomini di Eniò,
con le libiche bionde, alle Carnèe,
allor che giunse il tempo stabilito.
Non ancora potevano accostarsi
i Dori all'acqua della fonte Cira,
ma sull'Azili, fitto di convalli,
avevano dimora. Il dio in persona
sopra il Mirtussa dalle vette a corna
li vide e li indicò alla ninfa sua,
dove la figlia d'Ipseo fece strage
del leone che i buoi predava a Euripilo.
Non vide Apollo un coro più divino,
né mai beneficò un'altra città,
come Cirene, avendo nel ricordo
l'antico rapimento. Né i Battiadi
più di Febo onorarono altro dio.
" Ié ié; Peone! " udiamo. Questo nome
la prima volta il popolo di Delfi
negli inni ti trovò, quando mostrasti
l'arte di maneggiare l'arco d'oro.
Mentre scendevi a Pito ti fu incontro
la sacra bestia, orribile serpente:
scagliando acute frecce una sull'altra
tu l'uccidesti e il popolo acclamò:
" Ié ié, Peone, fa partire il dardo;
ti generò tua madre da principio
soccorritore ", e sempre da quel tempo
sei invocato così. L'Invidia disse
all'orecchio di Apollo di nascosto:
" Non mi piace il poeta che non canta
quanto il mare. " Col piede Apollo indietro
spinse l'Invidia e disse: " La corrente
del fiume assiro è grande, ma sull'acqua
trascina molte scorie della terra
e molto fango. Non da tutti i luoghi
portano le api l'acqua per Deò,
ma la piccola goccia che zampilla,
limpida e pura da una fonte sacra,
suprema qualità. " Salve, Signore,
dov'è l'Invidia il Biasimo ritorni.