Differenze tra le versioni di "Bibbia"

(Antico Testamento)
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Ad avviso di questi autori cristiani, le Scritture ebraiche avevano profetizzato l'avvento di [[Gesù]], il messia promesso ai giudei, questi ultimi non riconoscendolo come tale avevano tradito l'"antico patto" stretto con Dio per mezzo del "sacrificio" di Isacco da parte di Abramo e, successivamente, rinnovato con la consegna della ''[[Torah]]'' a [[Mosè]]. Con coloro, giudei e gentili, che invece avevano riconosciuto il messia in Gesù Cristo, rappresentando il "vero Israele", Dio avrebbe stretto un "nuovo patto" ovvero un "nuovo testamento".
 
Ad avviso di questi autori cristiani, le Scritture ebraiche avevano profetizzato l'avvento di [[Gesù]], il messia promesso ai giudei, questi ultimi non riconoscendolo come tale avevano tradito l'"antico patto" stretto con Dio per mezzo del "sacrificio" di Isacco da parte di Abramo e, successivamente, rinnovato con la consegna della ''[[Torah]]'' a [[Mosè]]. Con coloro, giudei e gentili, che invece avevano riconosciuto il messia in Gesù Cristo, rappresentando il "vero Israele", Dio avrebbe stretto un "nuovo patto" ovvero un "nuovo testamento".
 
<br>L’Antico Testamento è così composto:
 
<br>L’Antico Testamento è così composto:
* '''Pentateuco'''
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* '''Pentateuco'''. I primi cinque libri della Bibbia costituiscono il Pentateuco, termine che deriva dal greco ''Pentateuchos'', cioè consistente di cinque rotoli. Gli Ebrei chiamano questo gruppo di cinque libri la Legge (Torah) [Giosuè 1:7; Matteo 5:17] , Legge dell'Eterno [2 Cronache 31:3], Legge del Signore [Luca 2:23].
**1. ''Genesi''. Il libro della Genesi è il primo libro della Bibbia, il primo dell'Antico Testamento e costituisce insieme ai libri Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio, il Pentateuco, termine che deriva dal greco ''Pentateuchos'', cioè consistente di cinque rotoli. Tale termine, che non si trova nelle Sacre Scritture, viene usato per i primi cinque libri della Bibbia, infondendogli una sorta di unitarietà. Gli Ebrei chiamano questo gruppo di cinque libri la Legge (Torah) [Giosuè 1:7; Matteo 5:17] , Legge dell'Eterno [2 Cronache 31:3], Legge del Signore [Luca 2:23]. L'antichissima tradizione ebraica e cristiana attribuisce il libro della Genesi, così come l'intero Pentateuco, a [[Mosè]], il quale scrisse il primo libro della Bibbia sulla base di antichi documenti scritti, di informazioni tramandategli dai suoi Padri, di elementi ottenuti per rivelazione diretta da parte di Dio; infatti, tale libro si chiude all'incirca 300 anni prima della nascita di Mosè. A differenza della Genesi, nei successivi libri del Pentateuco, Mosè visse in prima persona gli avvenimenti trattati in essi. Il Pentateuco è chiamato anche Libro di Mosè [2 Cronache 25:3,4] o Libro della Legge di Mosè [Giosuè 8:31] o Legge di Mosè [1 Re 2:3; Esdra 7:6; Luca 2:22; 24:44]. In Deuteronomio 31:9,24-26 si può chiaramente intuire come fosse Mosè l'autore di tali scritti: «E Mosè scrisse questa legge e la diede ai sacerdoti figliuoli di Levi che portano l'arca del patto dell'Eterno, e a tutti gli anziani d'Israele…E quando Mosè ebbe finito di scrivere in un libro tutte quante le parole di questa legge, diede quest'ordine ai Leviti che portavano l'arca del patto dell'Eterno: "Prendete questo libro della legge e mettetelo allato all'arca del patto dell'Eterno, ch'è il vostro Dio; e quivi rimanga come testimonio contro di te"». La Genesi riferisce la creazione, il peccato originale, il primo delitto ([[Caino]] fratricida di [[Abele]]), il [[Diluvio Universale]], la storia della [[Torre di Babele]] e le vicende di [[Abramo]] e dei suoi discendenti fino alla numerosa prole di [[Giacobbe (1)|Giacobbe]].
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**1. ''Genesi''. L'antichissima tradizione ebraica e cristiana attribuisce il libro della Genesi, così come l'intero Pentateuco, a [[Mosè]], il quale scrisse il primo libro della Bibbia sulla base di antichi documenti scritti, di informazioni tramandategli dai suoi Padri, di elementi ottenuti per rivelazione diretta da parte di Dio; infatti, tale libro si chiude all'incirca 300 anni prima della nascita di Mosè.
**2. ''[[Esodo]]''. "Esodo" significa "uscita": s'intende l'uscita degli Ebrei dall'Egitto verso la libertà, narrata nei primi quindici capitoli di questo libro. In ebraico il libro è chiamato Shemòt, "I nomi", da una delle prime parole. I discendenti di [[Giacobbe (1)|Giacobbe]] scesi in Egitto sono diventati un popolo numeroso e per questo vengono oppressi dal faraone. Il Signore li libera dalla schiavitù (cc.1-15); li fa incamminare nel deserto verso la terra promessa (cc.16-18); stringe con loro un'alleanza, subito infranta e poi ristabilita (cc.19-24; 32-34); infine egli stesso viene a dimorare in mezzo a loro nel santuario mobile (cc. 25-31; 35-40). Il libro dell'Esodo contiene i cardini della fede, dell'identità e della vita d'Israele: il Signore, mediante Mosè, rivela il proprio Nome al popolo; fa sperimentare la propria presenza nei "segni" forti contro l'Egitto e nella salvezza al Mar Rosso. La celebrazione della Pasqua permette a ogni generazione di Ebrei di rivivere e riappropriarsi della liberazione dalla schiavitù. Mediante l'alleanza al Sinai, Israele diviene il popolo di Dio, con l'impegno di osservare la legge. Nella tenda innalzata da Mosè, Dio abita in mezzo al suo popolo. Il libro dell'Esodo è composto prevalentemente da narrazioni e da leggi: si raccontano le opere di Dio e si narra come Dio stesso offra l'alleanza e chieda fedeltà alla legge. Solo nell'intreccio di racconto e di legislazione si può comprendere il libro, ma si deve anche tenere conto della distanza di tempo e di cultura che ci separa dai testi che leggiamo. Gli eventi narrati appartengono alla storia delle origini; essi sono stati oggetto di molteplici reinterpretazioni di tipo epico e teologico. Come avviene anche negli altri ricordi di questo evento, presenti un po' in tutto l'[[Antico Testamento]], e non soltanto nel Pentateuco, la trama di episodi molto antichi, e a volte assai differenti tra loro, viene unificata e ingrandita. In alcune pagine del libro, ad es., l'evento è narrato come una espulsione di Ebrei da parte degli Egiziani (12,29-36; vedi anche 1,7-22: "esodo-cacciata"); in altre pagine si tratta invece di una fuga di Ebrei davanti all'esercito egiziano (14,5-15,21: "esodo-fuga"). Da una tradizione all'altra gli aspetti prodigiosi si dilatano, le cifre si ingrandiscono. Nella lettura sinagogale e nelle celebrazioni delle sue feste, Israele, da sempre, si riconosce come colui che continuamente "esce" dall'Egitto, accoglie la legge del suo Dio e vive con lui nell'alleanza del Sinai. Per i cristiani, la liberazione di Israele dalla schiavitù d'Egitto è una prefigurazione e un anticipo della redenzione che Dio opera per tutti gli uomini mediante Gesù (At 7,12-53; 1Cor 10,1-13; 11, 23-25; Ap 15,1-4). Così com'è, il libro dell'Esodo venne letto dopo l'esilio babilonese. La tradizione ebraica e quella cristiana lo hanno attribuito, come gli altri del [[Pentateuco]], all'attività letteraria di [[Mosè]], ma gli studi degli ultimi tre secoli hanno dimostrato la complessità delle tradizioni che vi sono confluite e le rielaborazioni che si sono succedute. Oggi si ritiene che il libro dell'Esodo, nella sua stesura attuale, sia da porsi tra il V e il IV sec. a.C.
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**2. ''[[Esodo]]''. "Esodo" significa "uscita": s'intende l'uscita degli Ebrei dall'Egitto verso la libertà, narrata nei primi quindici capitoli di questo libro. In ebraico il libro è chiamato Shemòt, "I nomi", da una delle prime parole.  
**3. ''[[Levitico]]''. "Levitico" significa "Libro dei leviti": infatti molte leggi di questo libro riguardano riti e decisioni che spettavano ai sacerdoti, membri della tribù di [[Levi]]. In ebraico il libro è detto, dalla parola iniziale, Wajjiqrà, "Chiamò". Il Signore - come ha narrato il libro dell'[[Esodo]] - ha liberato Israele dall'Egitto, lo ha separato dagli altri popoli, ha stretto con lui un'alleanza al monte [[Sinai]] ed è venuto a dimorare nel santuario. Ora, sempre al Sinai, Dio istruisce il suo popolo, parlando a [[Mosè]] dalla tenda del convegno. Tema di fondo è come comportarsi in modo adeguato alla sua presenza: Dio è santo, il popolo perciò deve essere santo. A questo scopo il sacerdozio levitico è istituzione essenziale, perché esso si prende cura del culto, giudica su ciò che è puro o impuro, insegna la legge. Il libro del Levitico è una raccolta di leggi, ma è importante anche considerare il quadro narrativo, costituito da brevi frasi ("Il Signore parlò...") o episodi (10,1-20; 24,10-23): esso è strettamente legato ai libri dell'Esodo e dei Numeri. Le tradizioni raccolte nel Levitico, così come tutte le altre confluite nel Pentateuco, guardano all'uscita dall'Egitto sotto la guida di Mosè e all'alleanza del Sinai come ad un grande evento unitario, dal quale è sorta la fede d'Israele e la sua identità di popolo di Dio. Mosè è presente ovunque, in qualità di intermediario fra Dio e la sua gente. Il libro consiste, in sostanza, in un lungo elenco di prescrizioni, che Dio stesso espone a Mosè, perché questi le trasmetta al popolo. Con leggere varianti, la formula ricorrente è: "Il Signore parlò a Mosè e disse: "Parla agli Israeliti..."". Benché il contenuto di molte leggi non possa risalire all'età dell'esodo, e trovi anzi la sua corretta ambientazione all'epoca della tarda monarchia o del secondo tempio, tutte le norme contenute nel Levitico sono attribuite all'insegnamento di Dio attraverso Mosè. Mediante la forma letteraria del racconto, e ponendo sulle labbra del Signore quelle prescrizioni, l'autore intendeva soprattutto affermare che la loro osservanza era segno autentico di fedeltà a Dio e al patto sinaitico e, perciò, anche segno di appartenenza al vero Israele. Ogni generazione di Ebrei, ancora oggi, interpreta e pratica le leggi scritte in questo libro, anche se alcuni capitoli riguardano il culto, che venne sospeso dalla distruzione del tempio (70 d. C.).
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**3. ''[[Levitico]]''. "Levitico" significa "Libro dei leviti": infatti molte leggi di questo libro riguardano riti e decisioni che spettavano ai sacerdoti, membri della tribù di [[Levi]]. In ebraico il libro è detto, dalla parola iniziale, Wajjiqrà, "Chiamò".  
 
**4. Numeri
 
**4. Numeri
 
**5. Deuteronomio
 
**5. Deuteronomio

Versione delle 14:47, 20 nov 2021

BIBBIA
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Titolo orig.: -
Autore: Anonimo
Nazione: {{{nazione}}}
Sezione: Mitologia Cristiana
Anno: X-VI sec. a.c.
Tipo: Fonti Antiche
Genere: Testo sacro
Subgenere: {{{subgenere}}}
Lingua orig.: Ebraico
In Biblioteca: Si
Traduzione: Italiano

La parola italiana “Bibbia” proviene dal greco Biblía, che significa “libri” e, pertanto, indica una pluralità di scritti. Dalla lingua greca il termine passò immutato alla lingua latina con il solo cambio dell’accento: Bìblia. Anche il termine latino all’origine era un plurale; ma nel Medioevo venne usato al singolare, e così fu per l’italiano e altre lingue. Bibbia mette in rilievo, più che un insieme di scritti, l’unità del libro, nonostante la grande diversità dei suoi autori.

STRUTTURA

Fanno parte della Bibbia, tutti i libri compresi anche nel Tanakh e prendono nome, in essa, di Antico Testamento. Va tuttavia osservato che la Bibbia cattolica accoglie, nell’Antico Testamento, altri sette libri, composti prima di Cristo, che però non si trovano nella Bibbia ebraica. Sono: Giuditta, Tobia, i due libri dei Maccabei, Siràcide, Sapienza, Baruc con la lettera di Geremia. Anche il contenuto dei libri di Ester e Daniele è parzialmente diverso nella Bibbia ebraica e in quella cattolica.
Queste differenze risalgono ai primi decenni della predicazione cristiana. Già da due secoli prima di Cristo, nelle comunità ebraiche di lingua greca erano in uso Bibbie tradotte dall’ebraico in greco ad opera di Ebrei. La più antica e autorevole era quella che chiamiamo Bibbia dei Settanta (LXX), composta fra il III e il I secolo a.C. in Alessandria d’Egitto. Essa conteneva anche i sette libri di cui si è parlato: alcuni tradotti dall’ebraico, altri composti direttamente in greco. Al tempo della prima predicazione cristiana, la LXX veniva letta nelle sinagoghe di lingua greca, alcune delle quali esistevano pure a Gerusalemme (vedi At 6,9). È dalla Bibbia dei LXX che quei sette libri passarono poi all’uso della Chiesa cristiana la quale, fin dagli inizi e in ambienti di lingua greca, la adottò nella liturgia e nella predicazione.
Dopo la prima guerra romano-giudaica (66-70 d.C.), che provocò la distruzione di Gerusalemme e del tempio, la soppressione del sommo sacerdozio e del sinedrio, la deportazione e dispersione di gran parte del popolo ebraico, alcuni autorevoli rabbini, forse già verso gli ultimi anni del I sec. d.C., fissarono l’elenco dei libri sacri: in esso, quei sette libri non compaiono. Tale elenco lentamente prevalse ed è conservato anche oggi dalla Bibbia degli Ebrei.
Alcuni secoli più tardi, quegli stessi libri esclusi dall’elenco ebraico divennero tra i cristiani oggetto di controversie che, per i cattolici, cessarono con il Concilio di Trento, il quale nel 1546 li confermò parte integrante della Bibbia. Per motivare la sua definizione, il Concilio di Trento si fondò su due elementi: innanzitutto, la certezza di fede che Gesù, risorto dalla morte, non ha abbandonato i suoi discepoli, ma vive con loro «tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20); in secondo luogo, il fatto che la Chiesa, per molti secoli, aveva usato l’antica versione latina Vulgata, ritenendola autentica parola di Dio. Ora, la Vulgata, assieme ai libri della Bibbia ebraica tradotti da san Girolamo, conteneva anche quei sette libri (e alcune sezioni di Estere Daniele), tradotti dalla Bibbia dei LXX. Lutero, nella sua traduzione in tedesco della Bibbia, escluse i sette libri, pur dichiarandone utile la lettura; gradualmente le Chiese nate dalla Riforma seguirono il suo esempio e accettarono nella pratica la tradizione ebraica. Per quanto riguarda l’Antico Testamento, perciò, le Bibbie protestanti e anglicane contengono gli stessi libri della Bibbia ebraica. Invece, le Chiese ortodosse hanno sempre conservato, e conservano tuttora come Antico Testamento, la Bibbia dei LXX.
L’elenco dei libri sacri è chiamato cànone. Gli studiosi cattolici chiamano “protocanonici” (cioè unanimemente riconosciuti come sacri fin dall’inizio) i libri contenuti nella Bibbia ebraica e “deuterocanonici” (cioè riconosciuti unanimemente come sacri in un secondo tempo) quei sette libri, che non si leggono nella Bibbia ebraica né nelle Scritture sacre protestanti e anglicane.
Nella Bibbia cristiana, all’Antico Testamento si affianca il Nuovo Testamento. Esso comprende ventisette libri, tutti incentrati sulla persona di Gesù. Vengono per primi i quattro vangeli: Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Attorno ad essi si dispongono ventun lettere, per la maggior parte attribuite all’apostolo Paolo o a persone del suo ambiente. In continuità con i vangeli, il libro degli Atti degli Apostoli illumina alcuni grandi eventi dei primi decenni della storia della Chiesa. L’Apocalisse, ultimo libro della Bibbia cristiana, celebra la regalità di Gesù, Agnello immolato e vivente nella gloria accanto al Padre (Ap 1,5; 5,6; 22,3).
La Chiesa, unificando Antico e Nuovo Testamento in un solo libro, ha conservato le antiche profezie accanto alla testimonianza del loro compimento. Secondo la fede cristiana, nella morte e risurrezione di Gesù, Dio ha stretto con l’umanità intera una “alleanza nuova”. Questa alleanza è il cuore del Nuovo Testamento, dove alla Legge antica subentra il «comandamento nuovo» (Gv 13,34). Ma l’Antico Testamento è anche il racconto della lunga preparazione di Israele alla venuta del Figlio di Dio. Ne contiene le profezie e l’attesa. E così, nella persona e nell’opera di Gesù, il grande libro di Dio trova coesione e unità. Non possiamo comprendere Gesù e il suo messaggio se li isoliamo dall’Antico Testamento; né possiamo comprendere appieno l’Antico Testamento senza la luce che viene dal Nuovo.

Antico Testamento

Il termine "Antico Testamento" rende il greco antico Παλαιά Διαθήκη (palaia diatheke, lett. "antico patto") con cui alcuni scrittori e teologi cristiani dei primi secoli (come Ireneo di Lione) legittimarono l'appropriazione cristiana degli scritti ebraici. Ad avviso di questi autori cristiani, le Scritture ebraiche avevano profetizzato l'avvento di Gesù, il messia promesso ai giudei, questi ultimi non riconoscendolo come tale avevano tradito l'"antico patto" stretto con Dio per mezzo del "sacrificio" di Isacco da parte di Abramo e, successivamente, rinnovato con la consegna della Torah a Mosè. Con coloro, giudei e gentili, che invece avevano riconosciuto il messia in Gesù Cristo, rappresentando il "vero Israele", Dio avrebbe stretto un "nuovo patto" ovvero un "nuovo testamento".
L’Antico Testamento è così composto:

  • Pentateuco. I primi cinque libri della Bibbia costituiscono il Pentateuco, termine che deriva dal greco Pentateuchos, cioè consistente di cinque rotoli. Gli Ebrei chiamano questo gruppo di cinque libri la Legge (Torah) [Giosuè 1:7; Matteo 5:17] , Legge dell'Eterno [2 Cronache 31:3], Legge del Signore [Luca 2:23].
    • 1. Genesi. L'antichissima tradizione ebraica e cristiana attribuisce il libro della Genesi, così come l'intero Pentateuco, a Mosè, il quale scrisse il primo libro della Bibbia sulla base di antichi documenti scritti, di informazioni tramandategli dai suoi Padri, di elementi ottenuti per rivelazione diretta da parte di Dio; infatti, tale libro si chiude all'incirca 300 anni prima della nascita di Mosè.
    • 2. Esodo. "Esodo" significa "uscita": s'intende l'uscita degli Ebrei dall'Egitto verso la libertà, narrata nei primi quindici capitoli di questo libro. In ebraico il libro è chiamato Shemòt, "I nomi", da una delle prime parole.
    • 3. Levitico. "Levitico" significa "Libro dei leviti": infatti molte leggi di questo libro riguardano riti e decisioni che spettavano ai sacerdoti, membri della tribù di Levi. In ebraico il libro è detto, dalla parola iniziale, Wajjiqrà, "Chiamò".
    • 4. Numeri
    • 5. Deuteronomio
  • Libri Storici
    • 6. Giosuè
    • 7. Giudici
    • 8. Rut
    • 9. Samuele I
    • 10. Samuele II

Nuovo Testamento

IL TESTO

Pentateuco