Differenze tra le versioni di "Aedo"

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L'aedo, nella civiltà greca, era un cantore professionista. Il compito dell'aedo era quello di cantare e narrare i poemi epici e di insegnarli alle generazioni future. Un aedo tradizionalmente era ritratto come cieco in quanto, essendo tale, non veniva distratto da niente e da nessuno e affinando le capacità sensibili poteva entrare in contatto direttamente con le [[Muse]], e in particolare con la musa [[Calliope]], che gli narrava il poema sussurrandoglielo all'orecchio. L'aedo ricopriva un ruolo di rilievo all'interno della società greca: egli era infatti considerato un uomo di estrema saggezza e veniva da tutti rispettato e considerato un maestro. Il lavoro dell'aedo era estremamente difficoltoso e impegnativo; egli infatti non disponeva di un testo scritto, quindi necessitava di conoscere in maniera eccellente il testo a memoria. Per questa ragione la poesia epica racchiudeva tra i suoi versi molteplici i versi formulari, cioè espressioni uguali o molto somiglianti che si ripetevano alla fine delle battaglie, o in altri momenti particolari della narrazione, in modo che il pubblico e l'aedo stesso riuscissero a capire subito il punto della narrazione. La trasmissione orale, inoltre, richiedeva l'uso di un linguaggio chiaro e semplice, quindi un grande uso di similitudini e immagini figurate. Gli aedi erano soliti narrare i poemi non per intero, per ovvie ragioni di tempo, ma a pezzi; dovevano in ogni modo possedere una buona memoria e una grande immaginazione ; infatti succedeva molte volte che un aedo dimenticasse la strofa successiva e per non fare brutta figura con il suo pubblico molto spesso inventava sul momento frasi che successivamente sarebbero divenute veri e propri passaggi dell'opera epica. Questa libertà nel creare nuovi versi per le opere trasmesse fece divenire gli aedi non più soltanto trasmettitori orali e maestri, ma anche abili compositori che vi via arricchirono il poema. Grazie all'antica tradizione greca sappiamo anche che vi erano scuole di aedi che si tramandavano di generazione in generazione i propri canti; particolarmente famosa era quella degli Omeridi, che si vantavano di discendere dal grande Omero.
 
L'aedo, nella civiltà greca, era un cantore professionista. Il compito dell'aedo era quello di cantare e narrare i poemi epici e di insegnarli alle generazioni future. Un aedo tradizionalmente era ritratto come cieco in quanto, essendo tale, non veniva distratto da niente e da nessuno e affinando le capacità sensibili poteva entrare in contatto direttamente con le [[Muse]], e in particolare con la musa [[Calliope]], che gli narrava il poema sussurrandoglielo all'orecchio. L'aedo ricopriva un ruolo di rilievo all'interno della società greca: egli era infatti considerato un uomo di estrema saggezza e veniva da tutti rispettato e considerato un maestro. Il lavoro dell'aedo era estremamente difficoltoso e impegnativo; egli infatti non disponeva di un testo scritto, quindi necessitava di conoscere in maniera eccellente il testo a memoria. Per questa ragione la poesia epica racchiudeva tra i suoi versi molteplici i versi formulari, cioè espressioni uguali o molto somiglianti che si ripetevano alla fine delle battaglie, o in altri momenti particolari della narrazione, in modo che il pubblico e l'aedo stesso riuscissero a capire subito il punto della narrazione. La trasmissione orale, inoltre, richiedeva l'uso di un linguaggio chiaro e semplice, quindi un grande uso di similitudini e immagini figurate. Gli aedi erano soliti narrare i poemi non per intero, per ovvie ragioni di tempo, ma a pezzi; dovevano in ogni modo possedere una buona memoria e una grande immaginazione ; infatti succedeva molte volte che un aedo dimenticasse la strofa successiva e per non fare brutta figura con il suo pubblico molto spesso inventava sul momento frasi che successivamente sarebbero divenute veri e propri passaggi dell'opera epica. Questa libertà nel creare nuovi versi per le opere trasmesse fece divenire gli aedi non più soltanto trasmettitori orali e maestri, ma anche abili compositori che vi via arricchirono il poema. Grazie all'antica tradizione greca sappiamo anche che vi erano scuole di aedi che si tramandavano di generazione in generazione i propri canti; particolarmente famosa era quella degli Omeridi, che si vantavano di discendere dal grande Omero.
  
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Versione delle 18:09, 1 nov 2019

SCHEDA
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IDENTITÀ
Nome orig.: -
Altri nomi: -
Etimologia: -
Sesso: Maschio
Genitori: [[{{{padre1}}}]] e [[{{{madre1}}}]]
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LOCALIZZAZIONE
Sezione: Mitologia Classica
Continente: Europa
Area: Mediterraneo
Paese: Grecia
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Origine: Greci
CLASSIFICAZIONE
Tipologia: Umani
Sottotipologia: Artisti
Specificità: Musici
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CARATTERI
Aspetto: Antropomorfo
Indole: Benevola
Elemento:
Habitat:
ATTRIBUTI
Fisici
Animali
Vegetali
Minerali
Alimenti
Colori
Numeri
Armi
Abbigliamento
Altri
Personaggi
TEMATICHE

L'aedo, nella civiltà greca, era un cantore professionista. Il compito dell'aedo era quello di cantare e narrare i poemi epici e di insegnarli alle generazioni future. Un aedo tradizionalmente era ritratto come cieco in quanto, essendo tale, non veniva distratto da niente e da nessuno e affinando le capacità sensibili poteva entrare in contatto direttamente con le Muse, e in particolare con la musa Calliope, che gli narrava il poema sussurrandoglielo all'orecchio. L'aedo ricopriva un ruolo di rilievo all'interno della società greca: egli era infatti considerato un uomo di estrema saggezza e veniva da tutti rispettato e considerato un maestro. Il lavoro dell'aedo era estremamente difficoltoso e impegnativo; egli infatti non disponeva di un testo scritto, quindi necessitava di conoscere in maniera eccellente il testo a memoria. Per questa ragione la poesia epica racchiudeva tra i suoi versi molteplici i versi formulari, cioè espressioni uguali o molto somiglianti che si ripetevano alla fine delle battaglie, o in altri momenti particolari della narrazione, in modo che il pubblico e l'aedo stesso riuscissero a capire subito il punto della narrazione. La trasmissione orale, inoltre, richiedeva l'uso di un linguaggio chiaro e semplice, quindi un grande uso di similitudini e immagini figurate. Gli aedi erano soliti narrare i poemi non per intero, per ovvie ragioni di tempo, ma a pezzi; dovevano in ogni modo possedere una buona memoria e una grande immaginazione ; infatti succedeva molte volte che un aedo dimenticasse la strofa successiva e per non fare brutta figura con il suo pubblico molto spesso inventava sul momento frasi che successivamente sarebbero divenute veri e propri passaggi dell'opera epica. Questa libertà nel creare nuovi versi per le opere trasmesse fece divenire gli aedi non più soltanto trasmettitori orali e maestri, ma anche abili compositori che vi via arricchirono il poema. Grazie all'antica tradizione greca sappiamo anche che vi erano scuole di aedi che si tramandavano di generazione in generazione i propri canti; particolarmente famosa era quella degli Omeridi, che si vantavano di discendere dal grande Omero.

Etimologia

L'etimologia della parola viene dal verbo greco aidein che significa ‘cantare'.

Voci correlate