Levitico

"Levitico" significa "Libro dei leviti": infatti molte leggi di questo libro riguardano riti e decisioni che spettavano ai sacerdoti, membri della tribù di Levi. In ebraico il libro è detto, dalla parola iniziale, Wajjiqrà, "Chiamò". Il Signore - come ha narrato il libro dell'Esodo - ha liberato Israele dall'Egitto, lo ha separato dagli altri popoli, ha stretto con lui un'alleanza al monte Sinai ed è venuto a dimorare nel santuario. Ora, sempre al Sinai, Dio istruisce il suo popolo, parlando a Mosè dalla tenda del convegno. Tema di fondo è come comportarsi in modo adeguato alla sua presenza: Dio è santo, il popolo perciò deve essere santo. A questo scopo il sacerdozio levitico è istituzione essenziale, perché esso si prende cura del culto, giudica su ciò che è puro o impuro, insegna la legge. Il libro del Levitico è una raccolta di leggi, ma è importante anche considerare il quadro narrativo, costituito da brevi frasi ("Il Signore parlò...") o episodi (10,1-20; 24,10-23): esso è strettamente legato ai libri dell'Esodo e dei Numeri.
Le tradizioni raccolte nel Levitico, così come tutte le altre confluite nel Pentateuco, guardano all'uscita dall'Egitto sotto la guida di Mosè e all'alleanza del Sinai come ad un grande evento unitario, dal quale è sorta la fede d'Israele e la sua identità di popolo di Dio. Mosè è presente ovunque, in qualità di intermediario fra Dio e la sua gente. Il libro consiste, in sostanza, in un lungo elenco di prescrizioni, che Dio stesso espone a Mosè, perché questi le trasmetta al popolo. Con leggere varianti, la formula ricorrente è: "Il Signore parlò a Mosè e disse: "Parla agli Israeliti..."". Benché il contenuto di molte leggi non possa risalire all'età dell'esodo, e trovi anzi la sua corretta ambientazione all'epoca della tarda monarchia o del secondo tempio, tutte le norme contenute nel Levitico sono attribuite all'insegnamento di Dio attraverso Mosè. Mediante la forma letteraria del racconto, e ponendo sulle labbra del Signore quelle prescrizioni, l'autore intendeva soprattutto affermare che la loro osservanza era segno autentico di fedeltà a Dio e al patto sinaitico e, perciò, anche segno di appartenenza al vero Israele. Ogni generazione di Ebrei, ancora oggi, interpreta e pratica le leggi scritte in questo libro, anche se alcuni capitoli riguardano il culto, che venne sospeso dalla distruzione del tempio (70 d. C.).

Il testo[modifica]

Il testo riportato è la traduzione CEI 2008.