Biblioteca:Chrétien de Troyes, Yvain il cavaliere del leone, Vv. 175-268

"Sette anni fa accadde che, solitario come un contadino, stavo andando in cerca di avventure, armato di tutto punto come dovrebbe essere un cavaliere, quando mi imbattei in una strada che portava a destra in una fitta foresta. La strada lì era molto brutta, piena di rovi e spine. Nonostante le difficoltà e i disagi, ho seguito la strada e il sentiero. Quasi tutto il giorno sono andato così a cavallo fino a quando sono uscito dalla foresta di Brocelandia. Fuori dalla foresta passai in aperta campagna, dove vidi una torre di legno alla distanza di mezza lega gallese: un pò meno forse, ma non di più. Procedendo di buon passo, mi avvicinai e vidi la palizzata e il fossato tutt'intorno, profondo e largo, e in piedi sul ponte, con un falco già mutato al polso, vidi il padrone del castello. Non appena lo ebbi salutato, si fece avanti per tenermi la staffa e mi invitò a smontare. perché era inutile negare che avevo bisogno di un alloggio. Allora mi disse più di un centinaio di volte in una volta sola, che fosse benedetta strada per la quale ero giunto. Nel frattempo, attraversammo il ponte e, passando per il cancello, ci trovammo nel cortile. Nel mezzo del cortile di questo valvassore, al quale Dio ripaghi tanta gioia e onore come mi ha concesso quella notte, pendeva una lastra, non di ferro o di legno, credo, ma tutto di rame. Su questa lastra il valvassore percosse tre volte con un martello che pendeva da un palo vicino. Quelli che erano al piano di sopra della casa, udendo la sua voce e il suono, uscirono nel cortile sottostante. Alcuni presero il mio cavallo che teneva il buon valvassore; e vidi venire verso di me una fanciulla molto bella e gentile. Guardandola attentamente, vidi che era alta, magra e diritta. Era abile nel disarmarmi, cosa che fece con gentilezza e con indirizzo; poi, quando mi ebbe vestito di un corto manto di stoffa scarlatta macchiato di piume di pavone, tutti gli altri ci lasciarono lì, così che lei ed io restammo soli. Questo mi piacque molto, perché non avevo bisogno di altro da guardare. Poi mi portò a sedermi nel più bel campicello, chiuso da un muro tutt'intorno.
La trovai così elegante, così chiara nel parlare e così ben informata, di modi e carattere così piacevoli, che fu un piacere essere lì, e avrei potuto desiderare di non essere mai costretto a muovermi. Ma, per sfortuna, quando scese la notte, ed era giunta l'ora della cena, il valvassore venne a cercarmi. Nessun altro ritardo era possibile, quindi esaudì la sua richiesta. Della cena dirò solo che è stato tutto secondo il mio cuore, visto che la damigella prese posto a tavola proprio davanti a me. Dopo la cena il valvassore mi rivelò che, sebbene avesse ospitato molti cavalieri erranti in passato, non sapeva quanto tempo era passato da quando ne aveva accolto uno in cerca di avventura. Poi, per favore, mi pregò di passare, al ritorno, di nuovo alla sua residenza, se fosse stato possibile. Allora gli dissi: "Bene volentieri, sire!" perché un rifiuto sarebbe stato scortese, e questo era il minimo che potessi fare per un simile ospite.