Tartari

Termine usato nell'Occidente cristiano per identificare genericamente le popolazioni nomadi centroasiatiche. Derivante da un'alterazione del nome tatari con allusione al Tartaro, cioè all'inferno (con riferimento alle devastazioni e alle crudeltà delle spedizioni di conquista dei mongoli di Gengis Khan), fu successivamente esteso a diverse altre popolazioni di stirpe turca o mongolica. La storia dei tartari venne pertanto a identificarsi con la storia delle diverse popolazioni e organismi politici centroasiatici a partire dal XIII secolo. Il termine tatari (dal turco Tatar) è dunque preferibile, anche se resta largamente impreciso dal punto di vista etnografico e linguistico, e designa un complesso di popolazioni di stirpe turca o mongolica presenti in vasti territori della Russia meridionale (dove sono presenti i tatari di Crimea, del Volga e degli Urali, i baschiri ecc.), in Siberia (tatari siberiani), in Mongolia e ai confini con la Cina. Caratterizzati da una notevole varietà di tipi razziali (con una prevalenza di elementi europoidi), i tatari passarono progressivamente dalle tradizionali attività pastorali nomadiche a forme di attività sedentaria e agricola, e sono in massima parte di religione islamica.