Kachina

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Personificazione degli spiriti degli antenati, presso i Keres di Akoma nel sud-ovest dell'America Settentrionale.
La parola Katchina (o Kachina), deriva da ka, rispetto, e china, spirito. Si tratta quindi di spiriti da rispettare, in genere spiriti di antenati. Ma essa è applicata ad una infinità di soggetti: gli spiriti di minerali, piante, animali, esseri umani, nuvole, pianeti, stelle insolite e cosi via. Sono insomma le forze invisibili della vita, le entità intermediarie che possono essere invocate in aiuto dagli uomini. Essi sono numerosissimi: secondo Fewkes sono 220, ma si è arrivati a classificarne più di 300. Il loro aspetto in alcuni miti è descritto identico a quello umano, tanto che per differenziarsi devono indossare delle maschere; secondo altri miti invece le loro facce sono mostruose, e gli uomini che li impersonano nei riti e nelle danze sacre devono indossare delle maschere (chiamate anch'esse katchina), per imitarne le sembianze. Alcuni avrebbero le gambe corte, altri labbra sporgenti, altri visi colorati, altri bocche smisurate. I bambini vengono familiarizzati a riconoscere queste entità con delle graziose bambole che rappresentano i vari Katchina, e che portano il medesimo nome. Esistono inoltre anche degli spauracchi per bambini disobbedienti (v. Babau) che sono impersonati da Katchinas mostruosi, con enormi bocche, nasi giganteschi, e dotati di zanne, che trasportano sacchi neri in cui mettere i bambini, ed enormi coltelli affilati per smembrarli.
Possenti e generosi, i Kachina appaiono fra le tribù nei periodi di crisi. Furono essi a istituire i clan totemici; a insegnare ai Keres l'uso degli archi, delle frecce, delle stoviglie, delle selci e soprattutto l'uso delle pelli di daino per coprire la nudità. Ritenuti apportatori di pioggia, gli spiriti dei Kachina (sciamani mascherati) venivano chiamati nei periodi di siccità; si offrivano loro bastoni da preghiera, farina e selvaggina; si celebravano feste in loro onore e si danzava con maschere dipinte. Al termine dei festeggiamenti i Kachina, coi volti dipinti come le maschere dei Keres, ritornavano nella loro dimora nell'ovest, accompagnati da una processione di donne e bambini osannanti.