Differenze tra le versioni di "Graal"

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Nel Medio Evo, questa coppa, fosse essa simbolica o reale, divenne molto popolare. Secondo lo storico britannico Richard Barber, le prime prove della coppa considerata come reliquia sono datate al tardo settimo secolo dopo Cristo. Un vescovo franco chiamato Arnolfo viaggiò fino in Palestina e mise per iscritto il racconto del suo viaggio. Egli scrisse che in una Chiesa del Santo Sepolcro in Gerusalemme, vide un calice d'argento conosciuto come la "Coppa del Signore":
 
Nel Medio Evo, questa coppa, fosse essa simbolica o reale, divenne molto popolare. Secondo lo storico britannico Richard Barber, le prime prove della coppa considerata come reliquia sono datate al tardo settimo secolo dopo Cristo. Un vescovo franco chiamato Arnolfo viaggiò fino in Palestina e mise per iscritto il racconto del suo viaggio. Egli scrisse che in una Chiesa del Santo Sepolcro in Gerusalemme, vide un calice d'argento conosciuto come la "Coppa del Signore":
 
''Tra la basilica del Golgotha e il luogo del Martirio, si trova una cappella in cui è custodito il calice del Signore, che egli benedisse con le proprie mani e diede agli Apostoli quando sedeva alla cena il giorno precedente il suo supplizio. Il calice è d'argento, ha la dimensione di una pinta gallica e ha due maniglie lavorate su ciascun lato... Dopo la Resurrezione, il Signore bevve da questo stesso calice, secondo quando indicato alla cena con gli apostoli. Il santo Arnolfo lo vide e attraverso un'apertura del reliquiario dove era riposto, egli lo toccò con mano propria.''
 
''Tra la basilica del Golgotha e il luogo del Martirio, si trova una cappella in cui è custodito il calice del Signore, che egli benedisse con le proprie mani e diede agli Apostoli quando sedeva alla cena il giorno precedente il suo supplizio. Il calice è d'argento, ha la dimensione di una pinta gallica e ha due maniglie lavorate su ciascun lato... Dopo la Resurrezione, il Signore bevve da questo stesso calice, secondo quando indicato alla cena con gli apostoli. Il santo Arnolfo lo vide e attraverso un'apertura del reliquiario dove era riposto, egli lo toccò con mano propria.''
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==Le origini del Mito==
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===Chretien de Troyes===
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Il termine graal viene dallo scrittore francese Chretien de Troyes che scrisse un romanzo intitolato Perceval. L'autore morì nel 1190 d.C. prima di completare l'opera. In essa, un giovane cavaliere visita il castello del Re Pescatore dove vede una strana processione nella quale è presente un piatto d'oro incastonato di gemme e chiamato "graal". Esso era un oggetto sacro utilizzato per trasportare l'ostia consacrata. Nella processione, egli vede anche un ragazzo che trasportava una lancia sanguinante dalla punta, probabilmente un riferimento alla lancia che ferì il costato di Gesù sulla croce (Giovanni 19:34) e perciò si finì col collegare questo graal con un artefatto della Passione. Poiché la storia non fu mai finita, è impossibile sapere cosa intendesse l'autore.
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Cionondimeno, questa storia incompleta divenne la fonte da cui attinsero numerosi autori che si riproposero di completarla.
  
 
[[Categoria:Mitologia Arturiana]]
 
[[Categoria:Mitologia Arturiana]]

Versione delle 12:39, 6 gen 2017

Vaso in cui Gesù Cristo mangiò l'agnello e compì il sacramento della Cena, e in cui fu raccolto il suo sangue; detto Graal o Greal "per la grazia che spande" e perchè "non vi fu mai persona che l'avvicinasse con cuore puro senza che ne traesse piacere". Nel Medio Evo, questa coppa, fosse essa simbolica o reale, divenne molto popolare. Secondo lo storico britannico Richard Barber, le prime prove della coppa considerata come reliquia sono datate al tardo settimo secolo dopo Cristo. Un vescovo franco chiamato Arnolfo viaggiò fino in Palestina e mise per iscritto il racconto del suo viaggio. Egli scrisse che in una Chiesa del Santo Sepolcro in Gerusalemme, vide un calice d'argento conosciuto come la "Coppa del Signore": Tra la basilica del Golgotha e il luogo del Martirio, si trova una cappella in cui è custodito il calice del Signore, che egli benedisse con le proprie mani e diede agli Apostoli quando sedeva alla cena il giorno precedente il suo supplizio. Il calice è d'argento, ha la dimensione di una pinta gallica e ha due maniglie lavorate su ciascun lato... Dopo la Resurrezione, il Signore bevve da questo stesso calice, secondo quando indicato alla cena con gli apostoli. Il santo Arnolfo lo vide e attraverso un'apertura del reliquiario dove era riposto, egli lo toccò con mano propria.

Le origini del Mito

Chretien de Troyes

Il termine graal viene dallo scrittore francese Chretien de Troyes che scrisse un romanzo intitolato Perceval. L'autore morì nel 1190 d.C. prima di completare l'opera. In essa, un giovane cavaliere visita il castello del Re Pescatore dove vede una strana processione nella quale è presente un piatto d'oro incastonato di gemme e chiamato "graal". Esso era un oggetto sacro utilizzato per trasportare l'ostia consacrata. Nella processione, egli vede anche un ragazzo che trasportava una lancia sanguinante dalla punta, probabilmente un riferimento alla lancia che ferì il costato di Gesù sulla croce (Giovanni 19:34) e perciò si finì col collegare questo graal con un artefatto della Passione. Poiché la storia non fu mai finita, è impossibile sapere cosa intendesse l'autore. Cionondimeno, questa storia incompleta divenne la fonte da cui attinsero numerosi autori che si riproposero di completarla.