Biblioteca:Igino, Fabulae 23

Quando Eete venne a sapere che Medea era fuggita con Giasone, fece armare una nave e mandò suo figlio Apsirto a inseguirli, accompagnato da un drappello di armati. Apsirto li raggiunse in Istria, nel mare Adriatico, presso il re Alcinoo, e sfidò Giasone a duello; Alcinoo si intromise fra i due, perché non si battessero, al che quelli lo elessero arbitro della contesa. Alcinoo rimandò il giudizio al giorno successivo. Poiché era assai triste, sua moglie Arete gliene chiese il motivo; Alcinoo le disse che era stato scelto come giudice da due popoli diversi, i Colchi egli Argivi. Arete gli chiese allora quale sarebbe stata la sua sentenza: Alcinoo le rispose che se Medea era vergine, l’avrebbe rimandata al padre, e se invece era già donna, l’avrebbe data al marito. Udito questo, Arete lo fece sapere a Giasone, che quella notte deflorò Medea in una grotta; e così il giorno dopo, quando i due si presentarono al giudizio, Medea fu trovata donna e consegnata al marito. Ciò nonostante, dopo che Giasone e Medea furono partiti, Apsirto, per timore degli ordini ricevuti dal padre, li inseguì fino all’isola di Atena. Qui Apsirto piombò su Giasone, mentre questi stava appunto sacrificando alla Dea, e ne venne ucciso. Medea diede sepoltura al fratello e partì dall’isola assieme a Giasone. I Colchi che avevano accompagnato Apsirto, temendo l’ira di Eete, rimasero invece lì e fondarono sull’isola una città, che chiamarono Absori, dal nome di Apsirto; ora questa isola si trova in Istria, di fronte a Pola, vicino a quella di Canta.