Biblioteca:Igino, Fabulae 136

Poliido[modifica]

Glauco, figlio di Minosse e Pasifae, cadde in una giara piena di miele mentre stava giocando a palla. I genitori si mettono alla sua ricerca e interrogano Apollo sul bambino; a loro Apollo risponde: «Presso di voi è nato un portento; chi riuscirà a spiegarlo sarà colui che vi restituirà il bambino!» Udito l’oracolo, Minosse inizia a interrogare i suoi in merito a qualche portento; lo informano della nascita di un vitello che mutava colore ogni quattro ore per ciascun giorno, diventando prima bianco, poi rossiccio e infine nero. Minosse allora per risolvere il prodigio convoca gli indovini, che non riescono a interpretarlo, ma Poliido di Bisanzio, figlio di Cerano, svela il portento dicendo che esso è simile a un albero di more che infatti dapprima è bianco, poi rosso e quando è al colmo della maturazione diviene nero. Allora Minosse gli disse: «Secondo il responso di Apollo tu devi trovarmi il figlio!» Mentre Poliido osservava i segni augurali, vide un gufo appollaiato sopra una cella vinaria che metteva in fuga delle api. Compreso il segno, trasse fuori dall’orcio il fanciullo ormai privo di vita. Ma Minosse gli disse: «Hai trovato il corpo; ora, rendigli la vita!» Poliido protestò che ciò era impossibile, e allora Minosse lo fece rinchiudere nel sepolcro insieme al fanciullo ponendogli accanto una spada. Mentre erano chiusi insieme nel sepolcro, avvenne che un serpente improvvisamente si accostasse al corpo del fanciullo; Poliido, pensando che avesse intenzione di morderlo, lo uccise all’istante con un colpo di spada. Un altro serpente che era venuto alla ricerca del primo, come lo vide ucciso, partì e tornò con un’ erba al cui tocco il primo serpente tornò alla vita. Poliido fece lo stesso; essi si misero a gridare da dentro il sepolcro e qualcuno che stava passando accanto riferì la cosa a Minosse, che fece aprire la tomba e riabbracciò il figlio sano e salvo; poi rimandò in patria Poliido carico di doni.