Modifica di Biblioteca:Eschilo, Prometeo Incatenato
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Personaggi della dramma: | Personaggi della dramma: | ||
− | + | Crato (dominio) e Bia (terrore) | |
− | + | Efesto | |
− | + | Prometeo | |
− | Coro delle | + | Coro delle oceanine |
− | + | Oceano | |
− | + | Io | |
− | + | Ermes | |
Il luogo: una rupe desolata, ghiacciata, ai confini del mondo. | Il luogo: una rupe desolata, ghiacciata, ai confini del mondo. | ||
− | Compaiono | + | Compaiono Crato e Bia. Tra loro, serrato, Prometeo. Li segue Efesto, che reca una catena e un cuneo. In pugno ha la mazza da fabbro ferraio. |
Opera | Opera | ||
CRATO | CRATO | ||
− | Ci siamo: qui, all'orizzonte del mondo, su questo spiazzo, ultima costa di | + | Ci siamo: qui, all'orizzonte del mondo, su questo spiazzo, ultima costa di Scizia. Disumani, vuoti silenzi. Efesto, forza: fa' tuo l'impegno che il Padre ti diede, piantare alle rocce, ai picchi d'abisso quel disperato - guardalo - tra blocchi senza spiragli, di nodi d'acciaio. La gemma ch'è tua, la fiamma lucente radice d'industrie, lui l'ha carpita, l'ha fatta compagna dell'uomo. |
Eccolo, il suo delitto: è dovere che ne sconti il castigo agli dèi. Gli serva da scuola, per farsi devoto a [[Zeus]] Padrone, per spegnere quel suo amoroso tendere all'uomo. | Eccolo, il suo delitto: è dovere che ne sconti il castigo agli dèi. Gli serva da scuola, per farsi devoto a [[Zeus]] Padrone, per spegnere quel suo amoroso tendere all'uomo. | ||
EFESTO | EFESTO | ||
− | + | Crato e tu, Bia: è fatta, per voi due. L'incarico di [[Zeus]] è concluso, nulla vi frena quassù. | |
− | Io no. Mi manca, dentro, lo scatto brutale di stringere un dio del mio sangue alla rupe, rabbiosa di gelo. Ma è certo, fatale: io devo afferrarla, in me, la forza del gesto. Pesa, non dare importanza alla parola del Padre. Sì, pozzo d'ingegno, figlio di | + | Io no. Mi manca, dentro, lo scatto brutale di stringere un dio del mio sangue alla rupe, rabbiosa di gelo. Ma è certo, fatale: io devo afferrarla, in me, la forza del gesto. Pesa, non dare importanza alla parola del Padre. Sì, pozzo d'ingegno, figlio di Temi dai probi pensieri, io - ribellandomi, dentro - dovrò martellarti ribelle al massiccio inumano, con blocchi di bronzo, duri a slacciare. |
Qui non vedrai né figure, né suoni di esseri vivi: fisso, cotto alla vampa fiammante del sole, sentirai la tua carne sformarsi, sfiorire. Che sollievo sarà, per te, la notte col suo velo gemmato, che soffoca il lampo, e il riapparire del sole, che scioglie la crosta di brina nell'alba! Ti peserà addosso, a schiantarti, questa fissa vicenda di mali. | Qui non vedrai né figure, né suoni di esseri vivi: fisso, cotto alla vampa fiammante del sole, sentirai la tua carne sformarsi, sfiorire. Che sollievo sarà, per te, la notte col suo velo gemmato, che soffoca il lampo, e il riapparire del sole, che scioglie la crosta di brina nell'alba! Ti peserà addosso, a schiantarti, questa fissa vicenda di mali. | ||
Non esiste, ancora, la tempra di chi possa darti conforto. Questo ti frutta la tua tensione d'affetto per l'uomo. Già: tu, dio, non ti curvi fremendo sotto il cruccio degli altri divini, e hai fatto compagni ai viventi privilegi che varcano il giusto. Ora paghi, con questa veglia al sasso del tuo sacrificio: irrigidito, senza chiudere occhio, le ginocchia contratte. | Non esiste, ancora, la tempra di chi possa darti conforto. Questo ti frutta la tua tensione d'affetto per l'uomo. Già: tu, dio, non ti curvi fremendo sotto il cruccio degli altri divini, e hai fatto compagni ai viventi privilegi che varcano il giusto. Ora paghi, con questa veglia al sasso del tuo sacrificio: irrigidito, senza chiudere occhio, le ginocchia contratte. | ||
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EFESTO | EFESTO | ||
− | Salvo lui, o | + | Salvo lui, o Prometeo, nessuno a rigore mi può criticare. |
CRATO | CRATO | ||
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EFESTO | EFESTO | ||
− | Aaah, | + | Aaah, Prometeo, io piango su questo tuo strazio. |
CRATO | CRATO | ||
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CRATO | CRATO | ||
− | (A | + | (A Prometeo) |
− | Sta' lì, sfògati, adesso, a predare gli onori riservati ai celesti, offrili agli esseri che in un giorno tramontano. Come sapranno i viventi cavarti di dosso la zavorra della tua sofferenza? E i divini ti chiamano | + | Sta' lì, sfògati, adesso, a predare gli onori riservati ai celesti, offrili agli esseri che in un giorno tramontano. Come sapranno i viventi cavarti di dosso la zavorra della tua sofferenza? E i divini ti chiamano Prometeo, il Presago: illusione d'un nome! Di "presagi" proprio tu hai bisogno, del trucco, come sgusciare da questo cerchio ingegnoso. Gli aguzzini escono. Sulla scena è Prometeo, solo. |
PROMETEO | PROMETEO | ||
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io incarno l'odio di [[Zeus]], tocco | io incarno l'odio di [[Zeus]], tocco | ||
il fondo dell'odio | il fondo dell'odio | ||
− | di tutti gli dèi, quanti fanno | + | di tutti gli dèi, quanti fanno corona |
al soglio di [[Zeus]]. | al soglio di [[Zeus]]. | ||
Radice è il mio affetto violento per l'uomo. | Radice è il mio affetto violento per l'uomo. | ||
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di snelli palpiti d'ali. | di snelli palpiti d'ali. | ||
È angoscia, tutto ciò che mi spunta vicino. | È angoscia, tutto ciò che mi spunta vicino. | ||
− | Un cocchio alato approda alla rupe, presso | + | Un cocchio alato approda alla rupe, presso Prometeo. Reca le Oceanine, ninfe figlie di Oceano. |
CORO | CORO | ||
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PROMETEO | PROMETEO | ||
Ah, figliole, | Ah, figliole, | ||
− | frutto della fertile | + | frutto della fertile Teti |
− | e d' | + | e d'Oceano padre - spirale |
fluente d'acque vivaci | fluente d'acque vivaci | ||
intorno al pianeta - gelate d'orrore | intorno al pianeta - gelate d'orrore | ||
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CORO | CORO | ||
ant. I | ant. I | ||
− | Mi brucia, | + | Mi brucia, Prometeo, la tua vista: |
assalto, ai miei occhi, d'una nebbia | assalto, ai miei occhi, d'una nebbia | ||
angosciosa velata di pianto | angosciosa velata di pianto | ||
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M'avesse scagliato sotterra, più fondo | M'avesse scagliato sotterra, più fondo | ||
dell'Inferno che ospita i morti | dell'Inferno che ospita i morti | ||
− | nel | + | nel Tartaro senza spiragli: ferocia |
di nodi serrati, ribattuti. Né un dio, | di nodi serrati, ribattuti. Né un dio, | ||
allora, né un altro godrebbe | allora, né un altro godrebbe | ||
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al tuo sacrificio? [[Zeus]], solo lui. Duro | al tuo sacrificio? [[Zeus]], solo lui. Duro | ||
non scioglie il rancore, la mente diritta: | non scioglie il rancore, la mente diritta: | ||
− | schianta il ceppo d' | + | schianta il ceppo d'Urano, |
non vuole placarsi, se prima non sfama | non vuole placarsi, se prima non sfama | ||
il suo cuore. O se scaltro colpo di mano | il suo cuore. O se scaltro colpo di mano | ||
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avrà urgenza il sovrano celeste: | avrà urgenza il sovrano celeste: | ||
che gli spieghi il nuovo tranello, la mano | che gli spieghi il nuovo tranello, la mano | ||
− | decisa a razziargli | + | decisa a razziargli corona e potere. |
Dolci scongiuri a incantarmi, fascini. | Dolci scongiuri a incantarmi, fascini. | ||
a farmi dire di sì: nulla potranno. | a farmi dire di sì: nulla potranno. | ||
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porto sicuro al tormento. | porto sicuro al tormento. | ||
Non si espugna il cuore di [[Zeus]]: non si stempra, | Non si espugna il cuore di [[Zeus]]: non si stempra, | ||
− | parlando, il figlio di | + | parlando, il figlio di Crono. |
PROMETEO | PROMETEO | ||
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PROMETEO | PROMETEO | ||
− | È una fitta, per me, il puro parlare di questi miei casi. Ma anche il silenzio trafigge: cerchio sinistro, fatale! Fu subito quando gli dèi, collerici, presero a odiarsi. Montava tra loro il contrasto: chi era ansioso di scuotere | + | È una fitta, per me, il puro parlare di questi miei casi. Ma anche il silenzio trafigge: cerchio sinistro, fatale! Fu subito quando gli dèi, collerici, presero a odiarsi. Montava tra loro il contrasto: chi era ansioso di scuotere Crono dal seggio, sperando che [[Zeus]] - lui, certo - divenisse monarca; negli altri una contraria passione: che mai nel tempo [[Zeus]] fosse principe in mezzo agli dèi. In quell'ora io suggerivo ai Titani, figli di Urano e di Terra, la scelta più accorta. |
− | Non seppi farmi ascoltare. Non dettero peso alla scaltra malizia, sicuri - ferrea arroganza! - di poter essere loro i padroni, d'impeto, sciolti da ogni fatica. La madre, | + | Non seppi farmi ascoltare. Non dettero peso alla scaltra malizia, sicuri - ferrea arroganza! - di poter essere loro i padroni, d'impeto, sciolti da ogni fatica. La madre, Temi - o Gea: ha una sola figura, ma titoli vari - più d'una volta m'aveva predetto, ispirata, il domani, com'era destino finisse. |
Era fatale: sarebbe emerso al potere non chi contava sullo sforzo bruto, ostinato, ma sull'insidia. Ed io, ragionando, volevo guidarli: neppure un'occhiata da loro, per tutta risposta. Era il mio stato d'allora. Scelsi come meglio pareva: tenermi a sostegno la madre e offrirmi, franco, alla franca alleanza di [[Zeus]]. | Era fatale: sarebbe emerso al potere non chi contava sullo sforzo bruto, ostinato, ma sull'insidia. Ed io, ragionando, volevo guidarli: neppure un'occhiata da loro, per tutta risposta. Era il mio stato d'allora. Scelsi come meglio pareva: tenermi a sostegno la madre e offrirmi, franco, alla franca alleanza di [[Zeus]]. | ||
− | Io l'ispiravo, e ora la fossa, il gorgo nero di | + | Io l'ispiravo, e ora la fossa, il gorgo nero di Tartaro inghiotte Crono, remota creatura, e con lui i suoi scudieri. Ecco il frutto, che il divino despota ha goduto da me: ed ecco l'atroce riscatto con cui mi liquida ora! Certo: è nel cuore dell'essere despoti - un'intima peste, di resti - non confermare fiducia a chi è più vicino. Ora, la vostra domanda: il crimine per cui mi tortura. Voglio dirvelo chiaro. |
Rapido - s'era allora insediato sul trono del padre - di volo spartiva i poteri, il proprio a ciascuno dei numi, e pensava a inquadrare, fila per fila, il suo impero. Degli uomini invece - dolente miseria - non volle saperne. Aspirava a dissolverne il ceppo, a fondo, a trapiantarne una fresca semenza. Nessuno provava a resistergli, in questo: io da solo. | Rapido - s'era allora insediato sul trono del padre - di volo spartiva i poteri, il proprio a ciascuno dei numi, e pensava a inquadrare, fila per fila, il suo impero. Degli uomini invece - dolente miseria - non volle saperne. Aspirava a dissolverne il ceppo, a fondo, a trapiantarne una fresca semenza. Nessuno provava a resistergli, in questo: io da solo. | ||
− | Io, temerario, io volli salvare i viventi, che non finissero - polvere sfatta - sotterra, da | + | Io, temerario, io volli salvare i viventi, che non finissero - polvere sfatta - sotterra, da Ade. Per questo m'inarca il tormento, soffrire che lacera, da piangere forte a vedermi. Io sì, io ho pianto - fu mia quella scelta - sugli esseri umani: fortuna - il compianto - che a me, troppo vile, è stata negata. |
Così eccomi, rimesso in riga senza pietà: spicco, vivido sfregio all'onore di [[Zeus]]. | Così eccomi, rimesso in riga senza pietà: spicco, vivido sfregio all'onore di [[Zeus]]. | ||
CORO | CORO | ||
− | È ferro, dentro, è figura di sasso, | + | È ferro, dentro, è figura di sasso, Prometeo, chi non freme concorde al tuo spasimo. Anch'io, vorrei non averlo negli occhi: da quando lo vedo davanti ho fitte acute nel cuore. |
PROMETEO | PROMETEO | ||
Riga 311: | Riga 311: | ||
CORO | CORO | ||
− | Non a sorde, | + | Non a sorde, Prometeo, gridasti, |
acuto, l'invito: eccomi, snello | acuto, l'invito: eccomi, snello | ||
è il mio passo. Abbandono | è il mio passo. Abbandono | ||
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nell'ansia d'udire, | nell'ansia d'udire, | ||
fino in fondo, i tuoi mali. | fino in fondo, i tuoi mali. | ||
− | Le | + | Le Oceanine posano al suolo, fanno cerchio davanti a Prometeo. Dall'orizzonte spunta il padre loro, Oceano, sul magico carro mosso da un grifone. |
OCEANO | OCEANO | ||
Sono da te! Varco ora la soglia | Sono da te! Varco ora la soglia | ||
d'un viaggio che si stende remoto, | d'un viaggio che si stende remoto, | ||
− | + | Prometeo. Ecco il mio alato, | |
scattante nel volo: lo reggo | scattante nel volo: lo reggo | ||
col puro volere, senza colpo di briglie. | col puro volere, senza colpo di briglie. | ||
Riga 337: | Riga 337: | ||
son pronto. Non dirai nel futuro: | son pronto. Non dirai nel futuro: | ||
"uno m'è stato più franco, più fraterno | "uno m'è stato più franco, più fraterno | ||
− | di lui, di | + | di lui, di Oceano." |
PROMETEO | PROMETEO | ||
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OCEANO | OCEANO | ||
− | O | + | O Prometeo, vedo. Sento che devo ispirarti la scelta migliore. A te, che pure sei sciolto di mente. |
Studiati, dentro: accorda nel modo più adatto, rinnova le tue tendenze. C'è un despota nuovo adesso, in mezzo agli dèi. Se t'ostini e saetti sempre le crude parole, vere armi temprate, c'è rischio che [[Zeus]] presti orecchio, pure se il trono è ad altezze infinite, lassù, sul tuo capo. | Studiati, dentro: accorda nel modo più adatto, rinnova le tue tendenze. C'è un despota nuovo adesso, in mezzo agli dèi. Se t'ostini e saetti sempre le crude parole, vere armi temprate, c'è rischio che [[Zeus]] presti orecchio, pure se il trono è ad altezze infinite, lassù, sul tuo capo. | ||
Finisce che la folla - già viva in te - dei tuoi mali, ti pare trastullo di bimbi. Creatura di dolore, placa la tensione che hai dentro, studia le vie per staccarti dal tuo martirio. C'è sapore di tempi passati in queste mie frasi, dirai. | Finisce che la folla - già viva in te - dei tuoi mali, ti pare trastullo di bimbi. Creatura di dolore, placa la tensione che hai dentro, studia le vie per staccarti dal tuo martirio. C'è sapore di tempi passati in queste mie frasi, dirai. | ||
− | + | Prometeo, bada. La tua lingua s'impenna, superba: e ora ne incassi la paga. Neppure t'abbassi, non t'inchini ai colpi maligni, vuoi tirartene addosso di nuovi, oltre a quelli che soffri. Lascia che io ti insegni: non devi impuntarti sotto la sferza. Vedi, oggi domina un despota aspro, immune da ogni giudizio. | |
È ora, parto. Voglio tentare a mio modo, chissà se ho potere di scioglierti da questo martirio. Calmati, intanto. Soffoca in gola la rabbia. Sei pieno d'ingegno sottile: come non sai che supplizio inchioda una lingua sventata? | È ora, parto. Voglio tentare a mio modo, chissà se ho potere di scioglierti da questo martirio. Calmati, intanto. Soffoca in gola la rabbia. Sei pieno d'ingegno sottile: come non sai che supplizio inchioda una lingua sventata? | ||
PROMETEO | PROMETEO | ||
− | Mi fa gola il tuo stato, davvero! Nessuno t'incrimina. Eppure tutto hai | + | Mi fa gola il tuo stato, davvero! Nessuno t'incrimina. Eppure tutto hai spartito27 con me, hai osato con slancio costante. Ora smetti però non prenderti a cuore il mio caso. Non puoi fletterlo in nulla. È inflessibile, lui. Anzi, sta' ad occhi aperti. Non esporti da te a qualche colpo penoso, con questo tuo andare. |
OCEANO | OCEANO | ||
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Voglio fartene onore, ora e per sempre, senza stanchezze. Se c'è bisogno di cuore, tu non ti tiri mai indietro. Ora però non devi impegnarti. Sperderesti alla cieca il tuo impegno - impegno certo sincero - senza frutto per me. | Voglio fartene onore, ora e per sempre, senza stanchezze. Se c'è bisogno di cuore, tu non ti tiri mai indietro. Ora però non devi impegnarti. Sperderesti alla cieca il tuo impegno - impegno certo sincero - senza frutto per me. | ||
Calmati, intanto. Alla larga da questa vicenda. Il mio è destino sinistro. | Calmati, intanto. Alla larga da questa vicenda. Il mio è destino sinistro. | ||
− | Mi spiace, se - per mia colpa - cresce la cerchia di quelli che soffrono urti fatali. Non voglio! Già mi tortura il destino di | + | Mi spiace, se - per mia colpa - cresce la cerchia di quelli che soffrono urti fatali. Non voglio! Già mi tortura il destino di Atlante, mio fratello: radicato laggiù, dove risiede il crepuscolo, regge sul dorso il pilastro tra firmamento e terra, mole ingrata alle spalle. Gemetti pietoso pure sul figlio di Terra - ospite delle caverne cilicie - sanguinario prodigio, Tifeo centoteste, il flagello: lo scorsi abbattuto di schianto. Irto, ribelle al cosmo divino, schiumava spavento dalle zanne agghiaccianti, scrosci, dagli occhi, di saette roventi, a impietrire; avido - forse - di schiantare d'assalto, furibondo, l'impero di [[Zeus]]. Lo toccò lo strale di [[Zeus]], che non sa la quiete; la folgore, a picco, fiato che avvampa. |
− | Così lo precipita dalla vertigine delle sue ciarle spavalde: trafitto nel fondo del superbo sentire, fu scintille, subito, e cenere, assalto che sfuma in saette tonanti. Ora dilaga, carne ferma, oziosa, sull'orlo d'un breve varco marino: lo torchia, nell'abisso, il ceppo dell' | + | Così lo precipita dalla vertigine delle sue ciarle spavalde: trafitto nel fondo del superbo sentire, fu scintille, subito, e cenere, assalto che sfuma in saette tonanti. Ora dilaga, carne ferma, oziosa, sull'orlo d'un breve varco marino: lo torchia, nell'abisso, il ceppo dell'Etna. |
− | In alto, sui picchi, | + | In alto, sui picchi, Efesto signore martella la colata rovente. |
− | Verrà il giorno, e lassù sarà scatenarsi di fiumane infuocate, a straziare golose, con zanne bestiali, gli aperti poderi, la Sicilia incantata di messi. Sarà | + | Verrà il giorno, e lassù sarà scatenarsi di fiumane infuocate, a straziare golose, con zanne bestiali, gli aperti poderi, la Sicilia incantata di messi. Sarà Tifeo: la sua rabbia, che erutta e ribolle. Strali brucianti, ostico nembo vaporante di fiamme. E pure la saetta di [[Zeus]] l'ha fatto nero, tizzo riarso! Ma a te l'esperienza non manca. Non sarò io a insegnarti, non serve. |
Pensa tu a risparmiarti: sai bene il sistema. Io, giorno per giorno, scarico la zavorra fatale che ho addosso: aspetto che [[Zeus]], dal fondo di sé, lasci morire la rabbia. | Pensa tu a risparmiarti: sai bene il sistema. Io, giorno per giorno, scarico la zavorra fatale che ho addosso: aspetto che [[Zeus]], dal fondo di sé, lasci morire la rabbia. | ||
OCEANO | OCEANO | ||
− | + | Prometeo, informati. Si cura, la febbre dell'ira: ragionando. | |
PROMETEO | PROMETEO | ||
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OCEANO | OCEANO | ||
− | Il tuo patire, | + | Il tuo patire, Prometeo, è scuola per me. |
PROMETEO | PROMETEO | ||
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OCEANO | OCEANO | ||
− | Mi sferzi, col tuo ultimo grido. Ma io già mi stacco. Ormai il destriero volante scivola d'ala nell'etere aperto. È già festa per lui: gli par quasi d'essere a casa, di posare sui garretti alla greppia. Al suono di queste parole, | + | Mi sferzi, col tuo ultimo grido. Ma io già mi stacco. Ormai il destriero volante scivola d'ala nell'etere aperto. È già festa per lui: gli par quasi d'essere a casa, di posare sui garretti alla greppia. Al suono di queste parole, Oceano s'è staccato dal suolo e ora sparisce volando. |
CORO | CORO | ||
str. I | str. I | ||
Singhiozzo sulla tua | Singhiozzo sulla tua | ||
− | devastata vicenda, | + | devastata vicenda, Prometeo. |
Spiove dagli occhi languore di pianto | Spiove dagli occhi languore di pianto | ||
- mio dono votivo - a rigare la gota | - mio dono votivo - a rigare la gota | ||
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qui intorno. Lacrime... | qui intorno. Lacrime... | ||
sul fregio superbo, sul culto | sul fregio superbo, sul culto | ||
− | che ti fece bello, | + | che ti fece bello, Prometeo |
un tempo, insieme al tuo sangue. | un tempo, insieme al tuo sangue. | ||
E la gente che vive qui accanto | E la gente che vive qui accanto | ||
− | nella terra devota dell' | + | nella terra devota dell'Asia |
intreccia concorde singhiozzo | intreccia concorde singhiozzo | ||
al tuo urlante patire; | al tuo urlante patire; | ||
str. II | str. II | ||
− | fino in | + | fino in Colchide, là, le guerriere |
fanciulle senza paura | fanciulle senza paura | ||
e la scitica truppa che tiene | e la scitica truppa che tiene | ||
l'ultimo orlo del mondo, rasente | l'ultimo orlo del mondo, rasente | ||
− | lo stagno | + | lo stagno Meotide; |
ant. II | ant. II | ||
− | e l'eroica gemma d' | + | e l'eroica gemma d'Arabia, |
popolo di vertiginose fortezze | popolo di vertiginose fortezze | ||
− | laggiù, al | + | laggiù, al Caucaso, armata |
tremenda, fluttuante | tremenda, fluttuante | ||
baleno di lame. | baleno di lame. | ||
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Solo un altro divino - ricordo - | Solo un altro divino - ricordo - | ||
subì - curvo - rovina di nodi d'acciaio: | subì - curvo - rovina di nodi d'acciaio: | ||
− | + | Atlante, il Titano, forza enorme, sovrana | |
che tra le lacrime regge la volta stellata. | che tra le lacrime regge la volta stellata. | ||
[ant. III?] | [ant. III?] | ||
Spasima, geme il mare bollente | Spasima, geme il mare bollente | ||
onda di pianto che l'abisso ripete. | onda di pianto che l'abisso ripete. | ||
− | Ha brividi cupi l'antro di | + | Ha brividi cupi l'antro di Ade, sotterra |
e le vene dei limpidi fiumi | e le vene dei limpidi fiumi | ||
lamentano fitta struggente. | lamentano fitta struggente. | ||
Riga 451: | Riga 451: | ||
No, no. Se sto muto - credete - non è il mio amore di me, che mi scalda, ostinato. Rifletto, e intanto mi lacero, dentro: vedo me stesso coperto di fango! E sì che io - chi altri? - proprio io distinsi i poteri tra questi giovani dèi. Basta. | No, no. Se sto muto - credete - non è il mio amore di me, che mi scalda, ostinato. Rifletto, e intanto mi lacero, dentro: vedo me stesso coperto di fango! E sì che io - chi altri? - proprio io distinsi i poteri tra questi giovani dèi. Basta. | ||
Sto zitto. Che serve, spiegare a voi che sapete le cose? Sentite invece che dolori in mezzo ai viventi, creature puerili a quei tempi. Io li formai: riflessivi, sovrani del loro intelletto. Narrerò non a umiliare gli esseri umani, ma a svelare fino in fondo l'affetto che mi dettava quei doni. | Sto zitto. Che serve, spiegare a voi che sapete le cose? Sentite invece che dolori in mezzo ai viventi, creature puerili a quei tempi. Io li formai: riflessivi, sovrani del loro intelletto. Narrerò non a umiliare gli esseri umani, ma a svelare fino in fondo l'affetto che mi dettava quei doni. | ||
− | Anche prima di me guardavano, ed era cieco guardare; udivano suoni, e non era sentire; li vedevi, erano forme di sogni, la vita un esistere lento, un impasto opaco senza disegno; non sapevano case - trame di cotti mattoni - inondate di sole, né il mestiere del legno; l'alloggio era un buco sotterra - come formiche sul filo del vento - nel seno di grotte cieche di sole. Mancavano loro i fissi presagi del gelo che viene, della primavera fragrante, fiorita, del tempo caldo dei frutti. Era tutto un darsi da fare senza lume di mente. Finché io insegnai le aurore e i tramonti nella volta stellata: un problema, saperli! Fu mia - e a loro bene - l'idea del calcolo, primizia d'ingegno, e fu mio il sistema di segni tracciati, Memoria del mondo, fertile madre di | + | Anche prima di me guardavano, ed era cieco guardare; udivano suoni, e non era sentire; li vedevi, erano forme di sogni, la vita un esistere lento, un impasto opaco senza disegno; non sapevano case - trame di cotti mattoni - inondate di sole, né il mestiere del legno; l'alloggio era un buco sotterra - come formiche sul filo del vento - nel seno di grotte cieche di sole. Mancavano loro i fissi presagi del gelo che viene, della primavera fragrante, fiorita, del tempo caldo dei frutti. Era tutto un darsi da fare senza lume di mente. Finché io insegnai le aurore e i tramonti nella volta stellata: un problema, saperli! Fu mia - e a loro bene - l'idea del calcolo, primizia d'ingegno, e fu mio il sistema di segni tracciati, Memoria del mondo, fertile madre di Muse. |
Io, inventai l'attacco di bestie selvatiche al giogo, io le domavo sotto cinghie: dovevano essere loro gli eredi dell'uomo nella fatica pesante, che stronca. Io trassi il cavallo alle stanghe del carro, lo feci tutt'uno alle briglie: fregio stupendo del lusso che spicca e trionfa. Fu mia, solo mia, la scoperta di un mezzo marino - vele come ali - per la gente che corre le onde. Io che ho ideato tanti congegni per l'uomo non trovo per me uno scaltro pensiero, sollievo al tormento che ora m'assale. | Io, inventai l'attacco di bestie selvatiche al giogo, io le domavo sotto cinghie: dovevano essere loro gli eredi dell'uomo nella fatica pesante, che stronca. Io trassi il cavallo alle stanghe del carro, lo feci tutt'uno alle briglie: fregio stupendo del lusso che spicca e trionfa. Fu mia, solo mia, la scoperta di un mezzo marino - vele come ali - per la gente che corre le onde. Io che ho ideato tanti congegni per l'uomo non trovo per me uno scaltro pensiero, sollievo al tormento che ora m'assale. | ||
È la mia sofferenza! | È la mia sofferenza! | ||
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C'è altro. Crescerà il tuo stupore, udendo il racconto dei mezzi, delle strade maestre che la mia mente ha tracciato. Senti ciò che conta di più: se l'uomo piombava infermo, nulla gli faceva da scudo, né alimento, né pozione, né balsamo. Sempre più secco, scavato: disperato bisogno di cure. Finché venni io a indicare gli amalgami, i composti che alleviano, fanno barriera a qualunque malanno. Non basta: io regolai le linee infinite dell'arte profetica. | C'è altro. Crescerà il tuo stupore, udendo il racconto dei mezzi, delle strade maestre che la mia mente ha tracciato. Senti ciò che conta di più: se l'uomo piombava infermo, nulla gli faceva da scudo, né alimento, né pozione, né balsamo. Sempre più secco, scavato: disperato bisogno di cure. Finché venni io a indicare gli amalgami, i composti che alleviano, fanno barriera a qualunque malanno. Non basta: io regolai le linee infinite dell'arte profetica. | ||
Io primo scelsi fra i sogni quelli destinati a farsi mondo reale, io interpretai gli ambigui rumori e i segni, in cui t'imbatti per strada. Fui io a definire con termini netti i voli degli uccelli dall'artiglio falcato - quelli da destra che hanno in sé forza propizia, e gli altri... che hanno il bene nel nome - e l'indole, le schermaglie di guerra e d'amore, l'affollarsi d'ogni razza d'alati; poi il nitore delle viscere, l'aspetto della bile a suscitare la grazia dei numi, la diversa armonia benigna del fegato. | Io primo scelsi fra i sogni quelli destinati a farsi mondo reale, io interpretai gli ambigui rumori e i segni, in cui t'imbatti per strada. Fui io a definire con termini netti i voli degli uccelli dall'artiglio falcato - quelli da destra che hanno in sé forza propizia, e gli altri... che hanno il bene nel nome - e l'indole, le schermaglie di guerra e d'amore, l'affollarsi d'ogni razza d'alati; poi il nitore delle viscere, l'aspetto della bile a suscitare la grazia dei numi, la diversa armonia benigna del fegato. | ||
− | Io misi al fuoco quarti fasciati di grasso e - intero - il filo del dorso: così feci strada ai viventi, verso la chiusa scienza dei segni, e diedi sguardo eloquente ai messaggi del fuoco, vitrei, un tempo, appannati. Tutto qui in questo campo. Poi i beni che l'uomo si gode, sepolti da sempre nel fondo, sotterra: | + | Io misi al fuoco quarti fasciati di grasso e - intero - il filo del dorso: così feci strada ai viventi, verso la chiusa scienza dei segni, e diedi sguardo eloquente ai messaggi del fuoco, vitrei, un tempo, appannati. Tutto qui in questo campo. Poi i beni che l'uomo si gode, sepolti da sempre nel fondo, sotterra: bronzo e ferro, oro e argento. |
− | Avanti, chi può dire di averli scovati prima di me? Nessuno, son certo. Altrimenti è parlare borioso, da folle. Poche parole a dirti intero il concetto: fonte di tutte le scienze ai viventi è | + | Avanti, chi può dire di averli scovati prima di me? Nessuno, son certo. Altrimenti è parlare borioso, da folle. Poche parole a dirti intero il concetto: fonte di tutte le scienze ai viventi è Prometeo. |
CORO | CORO | ||
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PROMETEO | PROMETEO | ||
− | Quota trina, e le | + | Quota trina, e le Erinni, memoria di ferro. |
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delle feste di rito, cruente d'offerte | delle feste di rito, cruente d'offerte | ||
agli dèi, laggiù, al fuggitivo fluire | agli dèi, laggiù, al fuggitivo fluire | ||
− | d' | + | d'Oceano padre. Sia casta la lingua! |
Mi si radichi dentro l'impegno, non sfumi. | Mi si radichi dentro l'impegno, non sfumi. | ||
ant. I | ant. I | ||
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Gelo d'orrore, a fissare la folla di strazi che t'azzanna la carne... | Gelo d'orrore, a fissare la folla di strazi che t'azzanna la carne... | ||
[[Zeus]] non ti turba. Ti dai tu la tua legge | [[Zeus]] non ti turba. Ti dai tu la tua legge | ||
− | + | Prometeo: culto acceso dell'uomo. | |
str. II | str. II | ||
Come può concretarsi, la gratitudine? O caro | Come può concretarsi, la gratitudine? O caro | ||
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non varca il cosmo di [[Zeus]]. | non varca il cosmo di [[Zeus]]. | ||
ant. II | ant. II | ||
− | M'ha fatto scuola, | + | M'ha fatto scuola, Prometeo, |
la vista di te devastato. | la vista di te devastato. | ||
Che abisso, quest'onda che sboccia di canto, | Che abisso, quest'onda che sboccia di canto, | ||
dall'aria nuziale ch'io dedicavo | dall'aria nuziale ch'io dedicavo | ||
− | quel giorno - a | + | quel giorno - a corona del letto, |
dell'acqua lustrale - a voi sposi: | dell'acqua lustrale - a voi sposi: | ||
tu seducevi coi doni di nozze | tu seducevi coi doni di nozze | ||
Esione, la nostra sorella, la fecevi tua donna | Esione, la nostra sorella, la fecevi tua donna | ||
a fianco, nel letto. | a fianco, nel letto. | ||
+ | Prometeo incatenato, 2 | ||
− | Entra | + | Entra Io in delirio. Ha una maschera bovina. |
Scarta come giovenca resa pazza dall'aculeo di un tafano. | Scarta come giovenca resa pazza dall'aculeo di un tafano. | ||
A voce altissima. | A voce altissima. | ||
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Aaah! | Aaah! | ||
Soffro! Ecco, lancinante aculeo | Soffro! Ecco, lancinante aculeo | ||
− | lo spettro di | + | lo spettro di Argo, sangue di Terra. |
Svialo, mio dio! Orrore | Svialo, mio dio! Orrore | ||
il bovaro - lo vedo! - costellato di occhi. | il bovaro - lo vedo! - costellato di occhi. | ||
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Aaah, che dolore! Dove, dove mi scaglia | Aaah, che dolore! Dove, dove mi scaglia | ||
la corsa randagia che si perde lontano? | la corsa randagia che si perde lontano? | ||
− | Tu, figlio di | + | Tu, figlio di Crono, dove, dove, m'hai colto |
in peccato, da gettarmi addosso le | in peccato, da gettarmi addosso le | ||
stanghe del mio tormento? | stanghe del mio tormento? | ||
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PROMETEO | PROMETEO | ||
− | Potrei non udirti? Tu sei quella di | + | Potrei non udirti? Tu sei quella di Inaco, la giovane che l'aculeo sferza. Sei quella che scalda [[Zeus]] di passione. Incarni l'odio di Era: ora gareggi senza via di scampo, tappa di corsa che non ha confini. |
IÒ | IÒ | ||
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e approdare quassù | e approdare quassù | ||
sfiancata dal carico d'odio | sfiancata dal carico d'odio | ||
− | fondo, cosciente di | + | fondo, cosciente di Era. |
Gente, voi che avete nemico il destino, | Gente, voi che avete nemico il destino, | ||
chi soffre la mia tortura? | chi soffre la mia tortura? | ||
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PROMETEO | PROMETEO | ||
− | Scaverò fino in fondo. Dirò quanto cerchi sapere. Non intreccio storte parole. Con trasparente linguaggio, come è dovere aprire le labbra con chi ti è vicino. Sono io, fautore del fuoco ai viventi: | + | Scaverò fino in fondo. Dirò quanto cerchi sapere. Non intreccio storte parole. Con trasparente linguaggio, come è dovere aprire le labbra con chi ti è vicino. Sono io, fautore del fuoco ai viventi: Prometeo! |
IÒ | IÒ | ||
− | Oh splendore di bene che illumina il mondo mortale, | + | Oh splendore di bene che illumina il mondo mortale, Prometeo! Ma tu soffri, che colpa sconti col tuo patimento? |
PROMETEO | PROMETEO | ||
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PROMETEO | PROMETEO | ||
− | L'insidia di [[Zeus]]. E il braccio di | + | L'insidia di [[Zeus]]. E il braccio di Efesto. |
IÒ | IÒ | ||
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Non so certo tradirvi. State per udire l'intera mia storia, con lingua sincera, com'è vostro volere. Confesso. Ho pudore anche solo a narrare il gelido vento alitato da un dio, il mio bel viso stravolto, disfatto, la radice di quell'assalto che mi fu addosso di volo, a prostrarmi. | Non so certo tradirvi. State per udire l'intera mia storia, con lingua sincera, com'è vostro volere. Confesso. Ho pudore anche solo a narrare il gelido vento alitato da un dio, il mio bel viso stravolto, disfatto, la radice di quell'assalto che mi fu addosso di volo, a prostrarmi. | ||
Sì. Nelle notti era fitto aleggiare di sogni al mio letto di giovane, a sedurmi con voci come carezze: "Fanciulla, il destino ti bacia. Perché questa verginità caparbia, se t'è offerto godere - è il tuo fato - di nozze sovrane? [[Zeus]], sì [[Zeus]] è tutto caldo del tuo strale, della tua febbre. | Sì. Nelle notti era fitto aleggiare di sogni al mio letto di giovane, a sedurmi con voci come carezze: "Fanciulla, il destino ti bacia. Perché questa verginità caparbia, se t'è offerto godere - è il tuo fato - di nozze sovrane? [[Zeus]], sì [[Zeus]] è tutto caldo del tuo strale, della tua febbre. | ||
− | La sua voglia è godere | + | La sua voglia è godere Afrodite con te. Figlia, non scalpitare contro il letto di [[Zeus]]. Alzati, corri alla radura di Lerna, nel folto, laggiù agli steccati, ai pascoli paterni: che tu sia di refrigerio all'occhio spasimante del dio!". Ecco che specie di sogni gremiva la mia pace notturna. |
− | E io gemevo! Alla fine trovai la forza: svelai a mio padre le visioni che mi popolavano il sonno. E s'affannava, con gli esperti del dio, che corressero fitti a | + | E io gemevo! Alla fine trovai la forza: svelai a mio padre le visioni che mi popolavano il sonno. E s'affannava, con gli esperti del dio, che corressero fitti a Pito, a Dodona: il suo scopo era sapere la supplica o il rito richiesto, a guadagnare la grazia dei numi. Al loro ritorno era sempre sfarfallio di presagi sfumati, insensati: una lotta, sbrogliarli. Finché trasparente parola venne a mio padre. |
− | Alto, imperioso comando, e diceva di me: cacciarla dalle mura e dalla terra paterna, randagia fino all'orlo remoto del mondo, animale slegato. Se negava, scattava incandescente saetta da [[Zeus]]: e il suo ceppo intero svaniva nel buio. Credette mio padre all'Obliquo, alla sua voce presaga. Mi gettò sulla strada, mi sprangò in faccia le porte: lui disperato, io disperata! Ma lo schiacciava lo sperone di [[Zeus]], senza via di fuga: era agire obbligato. D'un tratto si sfaceva la mia bellezza, e insieme il sentimento. Sulla fronte le corna - ecco, guardate - addosso le fitte, i morsi del moscone, a lacerarmi: delirio di scarti e di balzi, fino alla cara, dissetante fiumana | + | Alto, imperioso comando, e diceva di me: cacciarla dalle mura e dalla terra paterna, randagia fino all'orlo remoto del mondo, animale slegato. Se negava, scattava incandescente saetta da [[Zeus]]: e il suo ceppo intero svaniva nel buio. Credette mio padre all'Obliquo, alla sua voce presaga. Mi gettò sulla strada, mi sprangò in faccia le porte: lui disperato, io disperata! Ma lo schiacciava lo sperone di [[Zeus]], senza via di fuga: era agire obbligato. D'un tratto si sfaceva la mia bellezza, e insieme il sentimento. Sulla fronte le corna - ecco, guardate - addosso le fitte, i morsi del moscone, a lacerarmi: delirio di scarti e di balzi, fino alla cara, dissetante fiumana Cercneia e allo sgorgo di Lerna. |
− | M'era ombra un bovaro, sangue di | + | M'era ombra un bovaro, sangue di Terra, Argo: pura rabbia furiosa, una folla di occhi, di avidi sguardi a contare uno dopo l'altro i miei passi. Una fine fatale - insperata, fulminea - lo strappò dalla vita. Da allora, ai colpi d'aculeo, celeste scudiscio, io mi trascino fuggendo paese dopo paese. Ecco, sai la vicenda. Se puoi dire il fondo del mio sacrificio, spiegalo. Via il consolante tepore delle bugie pietose: il più maligno vizio, ti dico, è parlare artefatto. |
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− | Il vostro volere di prima è compiuto. Fu comodo. A me, lo dovete. Volevate da lei, dal suo vivo racconto, sapere per prima la lotta che Io ha vissuto. Ora attente, vi dico la fine; i dolori che lei, questa giovane donna, deve ancora soffrire: | + | Il vostro volere di prima è compiuto. Fu comodo. A me, lo dovete. Volevate da lei, dal suo vivo racconto, sapere per prima la lotta che Io ha vissuto. Ora attente, vi dico la fine; i dolori che lei, questa giovane donna, deve ancora soffrire: Era è la fonte. E tu, germoglio di Inaco, chiuditi dentro il mio dire: saprai fino in fondo dove termina il viaggio. |
− | Parti da noi, volgi il viso alle sorgenti del sole e corri pianure che non sanno aratro. Toccherai gli | + | Parti da noi, volgi il viso alle sorgenti del sole e corri pianure che non sanno aratro. Toccherai gli Sciti errabondi: per alloggio tettoie a graticcio, sospesi su carovane robuste, per armi hanno archi che vanno lontano. Non devi accostarli. Lambisci col passo gli anfratti ululanti di flutti, e traversa il paese. |
− | A sinistra stanno i | + | A sinistra stanno i Calibi, fabbri ferrai: guardati bene da loro, sono incivili, scontrosi coi forestieri. Eccoti ora all'Ibistre, il fiume Furioso: il suo nome non mente. Tu non passarlo - del resto non offre passaggi - finché non ti trovi sul Caucaso, la catena sovrana. |
− | Lassù, dalla cresta più alta, il fiume sventaglia il suo soffio possente. Poi ti tocca scalare picchi compagni alle stelle, e imboccare la strada, giù, al mezzogiorno, finché incontrerai le | + | Lassù, dalla cresta più alta, il fiume sventaglia il suo soffio possente. Poi ti tocca scalare picchi compagni alle stelle, e imboccare la strada, giù, al mezzogiorno, finché incontrerai le Amazzoni armate, nemiche del maschio. Questa gente, col tempo, fisserà la sua sede a Temiscira, là al Termodonte. Laggiù è Salmidesso irta ganascia marina: odia ospitare marittimi, lei, madre snaturata di navi. |
− | Saranno le | + | Saranno le Amazzoni a dirti la via, gioiose. Così arriverai alla lingua Cimmeria proprio alle bocche del lago, a quel varco serrato. Qui devi raccoglierti dentro il coraggio, partire, e guardare il canale Meotico. E sarà perenne nel mondo la storia famosa di questo tuo varco. Da esso avrà il nome: Bosforo, Guado di Io la Giovenca. Così avrai lasciato la terra d'Europa, e verrai nei paesi dell'Asia. Che vi sembra: quello, il despota del cielo, non è impetuoso, troppo, con tutti? Ecco, una donna: lui, dio, per la voglia di lei le precipita addosso questa vita randagia. Aspro innamorato ti toccò fanciulla, per la tua mano. Pensa: la vicenda che hai udito narrare non è ancora la prima nota del canto! |
IÒ | IÒ | ||
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PROMETEO | PROMETEO | ||
− | Se vi sta tanto a cuore, non posso impedire: ecco l'aperta predizione, come voi insistete. Io comincerò da te. Svelo il gorgo infinito del tuo vagare: segnalo, tu, nei fogli profondi della memoria. Compiuto il tuo guado del fiume, frontiera di due terreferme, cammina alle fonti lucenti del sole, passa fragore di mare ed ecco, ti trovi alle zolle Gorgonie, laggiù, a | + | Se vi sta tanto a cuore, non posso impedire: ecco l'aperta predizione, come voi insistete. Io comincerò da te. Svelo il gorgo infinito del tuo vagare: segnalo, tu, nei fogli profondi della memoria. Compiuto il tuo guado del fiume, frontiera di due terreferme, cammina alle fonti lucenti del sole, passa fragore di mare ed ecco, ti trovi alle zolle Gorgonie, laggiù, a Cistene. |
− | Vi stanno le | + | Vi stanno le Forcidi, tre, millenarie fanciulle - cigni, a vederle - una sola pupilla per tutte, un identico dente. Mai si posò su di loro sguardo radioso di sole, o di notte lunare. Accanto, le loro sorelle, pennute, villose di rettili: tre Gorgoni, schifo del mondo. Un'occhiata, e non c'è creatura che serbi il respiro. |
− | Ti serva da scudo il racconto. Attenta. Ecco il quadro che segue: ripugna, al contatto. Schiva la muta di [[Zeus]], i | + | Ti serva da scudo il racconto. Attenta. Ecco il quadro che segue: ripugna, al contatto. Schiva la muta di [[Zeus]], i Grifoni: becchi taglienti, non sanno ringhiare. Con loro il branco sgroppante dei guerci Arimaspi, al galoppo: stanno alla sponda del rivo Opulento, che fluisce dorato. |
− | Gente da non starci vicina. Poi arrivi alla terra ai confini del mondo, agli uomini negri che vivono sotto le fonti del sole, là dove scorre l' | + | Gente da non starci vicina. Poi arrivi alla terra ai confini del mondo, agli uomini negri che vivono sotto le fonti del sole, là dove scorre l'Etiope, il fiume Riarso. Inoltrati lungo gli argini, finché incontrerai la cascata: laggiù, dalle alture dei Libri sgorga il flusso adorato e prezioso del Nilo. Sarà lui ad aprirti la strada, giù al triangolo di terra che si chiama Nilotide. |
A tale distanza, Io è deciso che sorga a te e al tuo ceppo la nuova dimora. Se nel racconto c'è parola che zoppica, chiusa, ostinata, chiedi due volte, illumina la tua conoscenza. Tanto è fermo il mio tempo: più di quel che vorrei. | A tale distanza, Io è deciso che sorga a te e al tuo ceppo la nuova dimora. Se nel racconto c'è parola che zoppica, chiusa, ostinata, chiedi due volte, illumina la tua conoscenza. Tanto è fermo il mio tempo: più di quel che vorrei. | ||
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PROMETEO | PROMETEO | ||
− | Conosce ormai l'ultima soglia del suo viaggiare. Ma voglio ridirle le pene patite, prima di giungere qui. Che sappia: non è folle la storia che ha udito. Sarà questo il pegno della mia profezia. Lascio nell'ombra il groppo pesante del tuo passato, eccomi dritto alla soglia del tuo viaggio randagio. Dopo che fosti alle campagne Molossie, a | + | Conosce ormai l'ultima soglia del suo viaggiare. Ma voglio ridirle le pene patite, prima di giungere qui. Che sappia: non è folle la storia che ha udito. Sarà questo il pegno della mia profezia. Lascio nell'ombra il groppo pesante del tuo passato, eccomi dritto alla soglia del tuo viaggio randagio. Dopo che fosti alle campagne Molossie, a Dodona - la cresta scoscesa, dov'è il soglio veggente di [[Zeus]] Tesprozio e il sovrumano prodigio, le querce eloquenti, la cui voce gridò tersa, senza giri viziosi, che tu diventavi col tempo sposa |
− | illustre di [[Zeus]]: c'è sprazzo di festa, per te, in quel tuo passato? - poi partisti, e a colpi d'aculeo, per la strada rasente la spiaggia, scappasti al seno vasto di | + | illustre di [[Zeus]]: c'è sprazzo di festa, per te, in quel tuo passato? - poi partisti, e a colpi d'aculeo, per la strada rasente la spiaggia, scappasti al seno vasto di Rea, e da qui raffiche di delirio, a rimbalzarti in scorrerie senza fine. |
− | Ma tempo verrà, e quel rientro marino - ricordalo bene - | + | Ma tempo verrà, e quel rientro marino - ricordalo bene - Ionio, avrà nome: testimonio del tuo viaggio alle genti del mondo. Ecco, questa è per te garanzia del mio intelletto che sa spingere l'occhio ben oltre la chiara parvenza dei fatti. Voi e lei, qui, unitevi, attente: svelo la fine. |
− | Ritorno nel solco della mia storia di prima. Esiste città, estrema del paese d' | + | Ritorno nel solco della mia storia di prima. Esiste città, estrema del paese d'Egitto, Canobo: alla bocca del Nilo, alla sua massicciata terrosa. In quel punto [[Zeus]] ti fa gravida: col tocco, delicato sfiorare di mano che non sa tremore. E darai alla luce Epafo negro, Figlio del tocco, che dice col nome il suo essere nato da [[Zeus]]. Sarà lui a far fruttare la piana, quanta ne irrora il corso possente del Nilo. |
− | Alla quinta progenie da | + | Alla quinta progenie da Epafo, cinquanta fanciulle sbocciate al suo ceppo verranno ad Argo di nuovo: sarà scelta ribelle, fuggitiva ripulsa all'unione nuziale - intreccio di sangue - ai cugini. La passione di questi sarà fondo delirio: falchi che tortore non sanno staccare, caleranno alla caccia di nozze. Caccia vietata: e un dio sottrarrà questa carne di donna. Si spalancherà per loro il suolo Pelasgio, prostrati da mano armata, assassina, di donna: scatto insonne, la notte di nozze! Sposa che strappa al suo uomo la vita: una per una, tempra la lama tagliente allo squarcio. |
− | Fosse tale, a chi mi odia, l'assalto d'Amore! Ma la voglia d'amare sarà magico freno a una giovane donna: non può uccidere l'uomo a letto con lei, si smussa il suo progetto di morte. Tra due, sarà questa la sua scelta: avrà nome di fragile donna, non d'assetata di sangue. Sarà lei a far nascere ceppo di re, in | + | Fosse tale, a chi mi odia, l'assalto d'Amore! Ma la voglia d'amare sarà magico freno a una giovane donna: non può uccidere l'uomo a letto con lei, si smussa il suo progetto di morte. Tra due, sarà questa la sua scelta: avrà nome di fragile donna, non d'assetata di sangue. Sarà lei a far nascere ceppo di re, in Argo. |
− | Ma scavare, scorrere i fatti richiede storia infinita. Da questa semenza sorgerà tempra d'eroe, destinato a brillare per l'arco: lui mi salverà da questo patire! Così suona il presagio che mi narrò la millenaria madre, la | + | Ma scavare, scorrere i fatti richiede storia infinita. Da questa semenza sorgerà tempra d'eroe, destinato a brillare per l'arco: lui mi salverà da questo patire! Così suona il presagio che mi narrò la millenaria madre, la Titanide Temi. Il momento, il mezzo, è storia che non termina mai: e tu non hai frutto a saperla completa. |
IÒ | IÒ | ||
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Orrore, la vista di Io: freschezza di donna | Orrore, la vista di Io: freschezza di donna | ||
che non vuole l'amore, e si sperde, | che non vuole l'amore, e si sperde, | ||
− | randagia, dolente, nell'andare che | + | randagia, dolente, nell'andare che Era le infligge. |
ep. | ep. | ||
Per me, solo chi sposa il suo pari è sereno. | Per me, solo chi sposa il suo pari è sereno. | ||
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PROMETEO | PROMETEO | ||
− | È sicuro. Con tutto il suo amore di sé, [[Zeus]] precipita in basso, col tempo. Pensa, che nozze prepara. Nozze capaci di farlo sparire, crollato dal soglio imperiale. Quel giorno avrà pieno vigore la minaccia rabbiosa che | + | È sicuro. Con tutto il suo amore di sé, [[Zeus]] precipita in basso, col tempo. Pensa, che nozze prepara. Nozze capaci di farlo sparire, crollato dal soglio imperiale. Quel giorno avrà pieno vigore la minaccia rabbiosa che Crono, suo padre, gl'imprecava piombando dall'antico potere. Gravoso futuro: dei celesti, nessuno può offrirgli la chiara visione di come stornarlo. |
Io solo! Io so la vicenda, la piega che prende: l'affronti, ci provi, [[Zeus]], maestà che s'appoggia ai boati lassù tra le nubi, sicuro di sé, se solo sventaglia col pugno saette che sbuffano fiamma! Boati, saette non potranno fargli da scudo, evitargli uno schianto umiliante, insopportabile. Con le mani, si sta fabbricando a suo danno un campione di lotta, un miracolo, ostico, senza sconfitta. | Io solo! Io so la vicenda, la piega che prende: l'affronti, ci provi, [[Zeus]], maestà che s'appoggia ai boati lassù tra le nubi, sicuro di sé, se solo sventaglia col pugno saette che sbuffano fiamma! Boati, saette non potranno fargli da scudo, evitargli uno schianto umiliante, insopportabile. Con le mani, si sta fabbricando a suo danno un campione di lotta, un miracolo, ostico, senza sconfitta. | ||
− | Sarà lui a scovare saetta più robusta del fulmine, e boato possente che schiaccia la voce del tuono, saprà sperdere nel nulla l'oceanica febbre che fa spasimare la terra, l'arpione, lama acuta di | + | Sarà lui a scovare saetta più robusta del fulmine, e boato possente che schiaccia la voce del tuono, saprà sperdere nel nulla l'oceanica febbre che fa spasimare la terra, l'arpione, lama acuta di Poseidon. Lascia che [[Zeus]] picchi contro questo sfacelo: saprà allora l'abisso tra dominare e vivere servo. |
CORO | CORO | ||
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Tu sempre in ginocchio, lusinga il padrone: il tuo idolo! [[Zeus]], a me, sta a cuore meno di niente. Decida, faccia il padrone, a suo piacimento. Gli resta ben poco. Non potrà comandare i celesti per molto. | Tu sempre in ginocchio, lusinga il padrone: il tuo idolo! [[Zeus]], a me, sta a cuore meno di niente. Decida, faccia il padrone, a suo piacimento. Gli resta ben poco. Non potrà comandare i celesti per molto. | ||
− | (Appare | + | (Appare Ermes, affannato) |
Là! Chi vedo. Lui, il corridore di [[Zeus]], braccio destro del despota, appena arrivato. Senz'altro è qui a riferire fresche notizie. | Là! Chi vedo. Lui, il corridore di [[Zeus]], braccio destro del despota, appena arrivato. Senz'altro è qui a riferire fresche notizie. | ||
ERMES | ERMES | ||
− | Ehi, pozzo di scienza, testardo intestardito, l'hai fatta grossa agli dèi: passare i poteri a chi tramonta in un giorno! Ladro di fuoco, dico a te. [[Zeus]] padre comanda: indica di che nozze ti glori, per mano di chi deve cadere il suo impero. E aggiunge: senza giri viziosi, ma svelando fatto per fatto. Non infliggermi doppio cammino, | + | Ehi, pozzo di scienza, testardo intestardito, l'hai fatta grossa agli dèi: passare i poteri a chi tramonta in un giorno! Ladro di fuoco, dico a te. [[Zeus]] padre comanda: indica di che nozze ti glori, per mano di chi deve cadere il suo impero. E aggiunge: senza giri viziosi, ma svelando fatto per fatto. Non infliggermi doppio cammino, Prometeo. Non è modo, lo vedi, per fare più morbido [[Zeus]]. |
PROMETEO | PROMETEO | ||
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Parlo, mi ostino. Ma è sempre parlare alla cieca, vedo. Non ti sciogli, non hai cedimenti, neppure alle mie insistenze. Sei puledro fresco di stanghe: morsica il ferro, tempesta, fa guerra alle briglie. Ma la tua furia è frutto d'ingegno spossato. | Parlo, mi ostino. Ma è sempre parlare alla cieca, vedo. Non ti sciogli, non hai cedimenti, neppure alle mie insistenze. Sei puledro fresco di stanghe: morsica il ferro, tempesta, fa guerra alle briglie. Ma la tua furia è frutto d'ingegno spossato. | ||
Puro, nudo amore di sé, in chi non gode equilibrio di mente, vale meno che nulla. Puoi anche non essere vinto dal mio ragionare: pensa la raffica, l'enorme ondata di mali pronta all'assalto. Non hai fuga. Comincerà così. A boati, a colpi di saetta lucente il Padre ti spacca il tuo precipizio scoglioso. | Puro, nudo amore di sé, in chi non gode equilibrio di mente, vale meno che nulla. Puoi anche non essere vinto dal mio ragionare: pensa la raffica, l'enorme ondata di mali pronta all'assalto. Non hai fuga. Comincerà così. A boati, a colpi di saetta lucente il Padre ti spacca il tuo precipizio scoglioso. | ||
− | La tua carne sprofonda, ti raccoglie tenaglia di sasso. Sconterai fino in fondo vastissimi anni, per riemergere al sole. Allora il segugio volante di [[Zeus]], l' | + | La tua carne sprofonda, ti raccoglie tenaglia di sasso. Sconterai fino in fondo vastissimi anni, per riemergere al sole. Allora il segugio volante di [[Zeus]], l'aquila striata di sangue, golosa, farà macello di te, cencio smisurato di carne: tu non l'inviti, ma lei scivola dentro, al festino, e finché dura la luce fa onore alla mensa, al tuo fegato scuro! Non illuderti, non esiste confine al tormento, se prima dai celesti non sorge uno che erediti il tuo sacrificio, deciso a calarsi sotterra, dove raggio non brilla, nel Tartaro cavo, spento. Pesa i fatti, poi scegli. |
Sta' certo, non è presunzione bugiarda la nostra, è realtà ribadita, fermissima. Lingua di [[Zeus]] non sa menzogna: ogni parola è spinta al suo fine. Sii prudente, calcola tutto: non seguire l'idea che l'amore di sé abbia forza più del chiaro intelletto. | Sta' certo, non è presunzione bugiarda la nostra, è realtà ribadita, fermissima. Lingua di [[Zeus]] non sa menzogna: ogni parola è spinta al suo fine. Sii prudente, calcola tutto: non seguire l'idea che l'amore di sé abbia forza più del chiaro intelletto. | ||
CORO | CORO | ||
− | Per noi, | + | Per noi, Ermes ragiona come il momento richiede. Ti comanda di deporre l'amor proprio caparbio, d'esplorare la via del chiaro, pensoso equilibrio. Seguilo: peccare sfregia chi possiede ragione. |
PROMETEO | PROMETEO | ||
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muraglia al passaggio | muraglia al passaggio | ||
dei corpi celesti! Sollevi, fiondi | dei corpi celesti! Sollevi, fiondi | ||
− | la mia carne al | + | la mia carne al Tartaro cupo: |
morsa massiccia, fatale. | morsa massiccia, fatale. | ||
Non può dare morte totale al mio io! | Non può dare morte totale al mio io! | ||
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intreccio di folate rissose | intreccio di folate rissose | ||
scena di soffi che urtano, saldi. | scena di soffi che urtano, saldi. | ||
− | + | Oceano, cielo: un impasto sconvolto. | |
Eccolo, il pugno, da [[Zeus]]: | Eccolo, il pugno, da [[Zeus]]: | ||
è forgia d'angoscia. S'accosta. Risplende! | è forgia d'angoscia. S'accosta. Risplende! | ||
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contempla il martirio: vìola Giustizia. | contempla il martirio: vìola Giustizia. | ||
− | La rupe si spacca. | + | La rupe si spacca. Prometeo e le Ninfe sprofondano. Bagliori e boati chiudono il dramma. |
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