Differenze tra le versioni di "Acete (1)"

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Giovane della Meonia che faceva da pilota sulla nave con cui praticava la pirateria nel Tirreno insieme a undici suoi amici. Avendo i suoi compagni trasportato sulla nave da [[Chio]] un bellissimo fanciullo che essi maltrattavano, egli lo difese. Il fanciullo era [[Dioniso]], che si rivelò poi loro incoronato di edera e attorniato di tigri e pantere, cosicché quelli impauriti si gettarono in mare: il dio, impietosito, volle salvare loro la vita, mutandoli in delfini. Acete fu l'unico che non subì la metamorfosi. Più tardi divenne sacerdote del dio, trasferendosi a [[Tebe]]; qui fu fatto prigioniero dal re [[Penteo]], che voleva contrastare la diffusione del culto di [[Dioniso]], ma intervenne il dio che liberò Acete e aizzò le [[Menadi]] contro il re, che finì trucidato.
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Giovane della Meonia che faceva da pilota sulla nave con cui praticava la pirateria nel Tirreno insieme a undici suoi amici. Avendo i suoi compagni trasportato sulla nave da [[Chio]] un bellissimo fanciullo che essi maltrattavano, egli lo difese. Il fanciullo era [[Dioniso]], che si rivelò poi loro incoronato di edera e attorniato di tigri e pantere, cosicché quelli impauriti si gettarono in mare: il dio, impietosito, volle salvare loro la vita, mutandoli in delfini. Acete fu l'unico che non subì la metamorfosi. Più tardi divenne sacerdote del dio, trasferendosi a [[Tebe]]; qui fu fatto prigioniero dal re [[Penteo]], che voleva contrastare la diffusione di quel culto, ma intervenne [[Dioniso]] che liberò Acete e aizzò le [[Menadi]] contro il re, che finì trucidato.
  
 
[[Categoria:Mitologia Greca]]
 
[[Categoria:Mitologia Greca]]

Versione delle 01:07, 11 set 2011

Giovane della Meonia che faceva da pilota sulla nave con cui praticava la pirateria nel Tirreno insieme a undici suoi amici. Avendo i suoi compagni trasportato sulla nave da Chio un bellissimo fanciullo che essi maltrattavano, egli lo difese. Il fanciullo era Dioniso, che si rivelò poi loro incoronato di edera e attorniato di tigri e pantere, cosicché quelli impauriti si gettarono in mare: il dio, impietosito, volle salvare loro la vita, mutandoli in delfini. Acete fu l'unico che non subì la metamorfosi. Più tardi divenne sacerdote del dio, trasferendosi a Tebe; qui fu fatto prigioniero dal re Penteo, che voleva contrastare la diffusione di quel culto, ma intervenne Dioniso che liberò Acete e aizzò le Menadi contro il re, che finì trucidato.