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Versione delle 14:08, 3 nov 2011
Letteralmente "capro-cervo". Sotto questo nome si celano due significati: da una parte esso designa una metafora dell'inesistente, un essere irreale ed anche impossibile; dall'altra invece questa metafora, per il semplice fatto di esistere come parola, e di far riferimento a due esseri naturali, è divenuta nel tempo la definizione di un essere ibrido, che è stato ritenuto reale. Cosi abbiamo da un lato filosofi che usano questo ente per disquisire sulle capacità dell'immaginazione, in grado di prescindere dai dati sensoriali, e di accoppiarli come meglio crede, in libertà; sull'altro versante abbiamo invece naturalisti che traducono la metafora in immagini di un possibile essere reale, dando sempre più corpo a quello che doveva essere solo un'allegoria dell'irrealtà. E cosi, in pieno Rinascimento e fino al XVIII secolo questo essere, partito come un ente coscientemente immaginario ed inesistente, trova ancora un suo spazio nelle prime opere che inaugurano la zoologia scientifica come animale reale.