Differenze tra le versioni di "Psiche"
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Versione delle 13:33, 1 nov 2011
Rappresentata da Apuleio, nella favola L'asino d'oro, come una giovane principessa di rara bellezza. Rapita da Zefiro, visse in un palazzo d'oro. Fu amante di Eros, da cui ebbe una figlia: Volupta. L'amore durò fino a quando Psiche, contravvenendo ad un patto sacro, cercò di scorgere il volto di Eros. Abbandonata, fu sottoposta a una serie di dure prove da Afrodite, che invidiava la sua bellezza. Resa immortale da Zeus, mosso a compassione, si unì nuovamente ad Eros. Il mito di Psiche ha ispirato artisti di ogni epoca (Raffaello, Van Dyck, Gèrard, Canova, Gibson, ecc.). Dal significato di Soffio, è l'equivalente del concetto di anima. Secondo gli antichi l'anima si distingue in anima sensitiva e anima intellettuale; l'anima sensitiva è prerogativa dell'uomo vivo mentre la seconda si forma in punto di morte a somiglianza del defunto dalla cui bocca o ferita mortale esce ed abbandona il corpo. Anche le arti figurative rappresentano l'anima umana sotto forma di un'essere alato o di un'uccello col volto umano. Da queste astrazioni nacque la favola di Psiche e Amore.
Fonti
- Apuleio, L'asino d'oro, Libro IV
Riferimenti artistici
- Antonio Canova, Amore e Psiche, scultura in marmo.