Gayomart

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Nel mito iranico della creazione è l'uomo primordiale dal cui corpo verrà formato l'universo e da cui avrà inizio la stirpe umana; il suo nome significa "vita-morte". Nel Bundahishn è così descritto :
«Per sesta cosa egli modellò Gayomart, splendente come il sole, alto 4 nàd e largo quanto era alto [...] aveva occhi, orecchi, lingua e un segno di riconoscimento (il sesso)».
Si tratta dunque di un uomo sui generis, senza arti, a forma di sfera, simile agli esseri primitivi androgini descritti da Fiatone nel Convito.
Il Grande Bundahishn precisa il concetto, dicendo che è «brillante e con gli occhi chiari, lo sferico Gayomart». Fu ucciso da Ahriman. Alla sua morte, dalla testa si generò il piombo, dal sangue lo zinco, dal midollo l'argento, dai piedi il ferro, dalle ossa l'ottone, dal grasso il cristallo, dalle braccia l'acciaio e dall'anima l'oro. Mentre moriva lasciò cadere il suo seme che, purificato dalla luce del sole, rimase nella terra quaranta anni. Al termine nacquero due piante di rabarbaro, che divennero i progenitori del genere umano, Machya e Machyoi.
Secondo una leggenda iranica, Gayomart si invaghì della propria Fravartin, originando così il peccato e introducendolo sulla terra. (V. Gock).