Calendari maya


Gli antichi Maya possono essere considerati come una civiltà per certi versi paradossale, secondo il nostro punto di vista. Se nelle attività pratiche erano un “disastro”, nelle materie teoriche erano invece dei veri geni: non seppero mai cos’era una ruota, eppure erano in grado di disegnare una carta astronomica; non erano capaci di pesare un sacco di granoturco, ma riuscirono a calcolare il computo di milioni di anni.


Una ragione plausibile per spiegare questa “aberrazione mentale”, come la definisce J. E. S. Thompson, uno dei più grandi studiosi di questa civiltà, si può trovare nell’interesse principale dei Maya: il tempo. Più che interesse si potrebbe chiamare quasi ossessione. I Maya non solo erano affascinati dal continuo trascorrere delle giornate e dall’eternità del tempo, ma arrivarono a fare del computo dei giorni un perno della vita quotidiana. Ogni giornata aveva un significato religioso, tant’è che i membri della comunità regolavano le proprie mansioni a seconda del tipo di giornata. I giorni, infatti, erano concepiti come vere e proprie divinità, che favorivano oppure ostacolavano determinate attività. Ognuno, quindi, doveva conoscere con precisione i giorni favorevoli e i giorni nefasti per avere il favore degli dèi.