Modifica di Biblioteca:Virgilio, Bucoliche, Egloga VIII

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ALFESIBEO
 
ALFESIBEO
Porta acqua, e cingi questo altare di morbida benda e brucia grasse verbene e maschio incenso, perché io provi con riti magici a catturare i sensi sani del promesso sposo; qui non manca nulla se non i versi magici. Riportate dalla città a casa, o miei versi, riportate Dafni. Possono i versi trarre anche giù dal cielo la luna, con versi [[Circe]] trasformò i compagni di [[Ulisse]], il freddo [[serpente]] si schianta nei prati al suono dei versi. Riportate dalla città a casa, o miei versi, riportate Dafni. Prima di tutto ti metto attorno a tre a tre questi fili di tre diversi colori, e tre volte porto la sua immagine intorno a questo altare; del numero dispari gioisce il dio. Lega con tre nodi, Amarilli, ciascuno dei tre colori; annoda dunque, Amarilli, e pronuncia queste parole: «Lego i lacci di [[Afrodite|Venere]]». Riportate dalla città a casa, o miei versi, riportate Dafni. Come questa creta indurisce e come questa cera si liquefa per un unico e medesimo fuoco, così Dafni per il nostro amore. Spargi il farro e brucia col fuoco sacro i fragili rami dell'alloro: Dafni cattivo fa ardere me, io ardo questo alloro sull'immagine di Dafni. Riportate dalla città a casa, o miei versi, riportate Dafni. Tale colga Dafni un amore, quale coglie una giovane [[vacca]], quando stanca di cercare il giovenco tra radure e fitte foreste stramazza vicino ad un rivo d'acqua sulla verde erba palustre, e fuori di sé dimentica di ripararsi davanti alla lunga notte, tale un amore lo colga né io mi curi di sanarlo. Riportate dalla città a casa, o miei versi, riportate Dafni. Queste vesti mi lasciò una volta quel traditore, pegni cari di sé, che io ora proprio sulla soglia di casa, Terra, ti affido; questi pegni mi sono debitori di Dafni. Riportate dalla città a casa, o miei versi, riportate Dafni. Queste erbe e questi veleni, colti nel [[Ponto]], Meri in persona mi ha dato; nascono numerosi nel [[Ponto]]. Per mezzo di questi ho veduto Meri spesso trasformarsi in lupo e nascondersi nelle foreste, spesso evocare le anime dai profondi sepolcri e trasportare altrove le messi seminate. Riportate dalla città a casa, o miei versi riportate Dafni. Porta fuori le ceneri, Amarilli, e gettale dietro le spalle nel ruscello che scorre. E non voltarti indietro! Con queste magie io assalirò Dafni; egli non rispetta gli dei, né i versi magici. Riportate dalla città a casa, o miei versi, riportate Dafni. «Guarda: la cenere stessa ha avvolto spontaneamente l'altare di tremule fiamme, mentre tardavo a portarla fuori. Sia buon presagio!» É certo qualcosa e Ilace abbaia sulla soglia. Debbo credere? o si fingono da sé i propri sogni coloro che amano? Interrompetevi, dalla città viene Dafni, interrompetevi ormai, o versi.
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Porta acqua, e cingi questo altare di morbida benda e brucia grasse verbene e maschio incenso, perché io provi con riti magici a catturare i sensi sani del promesso sposo; qui non manca nulla se non i versi magici. Riportate dalla città a casa, o miei versi, riportate Dafni. Possono i versi trarre anche giù dal cielo la luna, con versi [[Circe]] trasformò i compagni di [[Ulisse]], il freddo [[serpente]] si schianta nei prati al suono dei versi. Riportate dalla città a casa, o miei versi, riportate Dafni. Prima di tutto ti metto attorno a tre a tre questi fili di tre diversi colori, e tre volte porto la sua immagine intorno a questo altare; del numero dispari gioisce il dio. Lega con tre nodi, Amarilli, ciascuno dei tre colori; annoda dunque, Amarilli, e pronuncia queste parole: «Lego i lacci di Venere». Riportate dalla città a casa, o miei versi, riportate Dafni. Come questa creta indurisce e come questa cera si liquefa per un unico e medesimo fuoco, così Dafni per il nostro amore. Spargi il farro e brucia col fuoco sacro i fragili rami dell'alloro: Dafni cattivo fa ardere me, io ardo questo alloro sull'immagine di Dafni. Riportate dalla città a casa, o miei versi, riportate Dafni. Tale colga Dafni un amore, quale coglie una giovane [[vacca]], quando stanca di cercare il giovenco tra radure e fitte foreste stramazza vicino ad un rivo d'acqua sulla verde erba palustre, e fuori di sé dimentica di ripararsi davanti alla lunga notte, tale un amore lo colga né io mi curi di sanarlo. Riportate dalla città a casa, o miei versi, riportate Dafni. Queste vesti mi lasciò una volta quel traditore, pegni cari di sé, che io ora proprio sulla soglia di casa, Terra, ti affido; questi pegni mi sono debitori di Dafni. Riportate dalla città a casa, o miei versi, riportate Dafni. Queste erbe e questi veleni, colti nel [[Ponto]], Meri in persona mi ha dato; nascono numerosi nel [[Ponto]]. Per mezzo di questi ho veduto Meri spesso trasformarsi in lupo e nascondersi nelle foreste, spesso evocare le anime dai profondi sepolcri e trasportare altrove le messi seminate. Riportate dalla città a casa, o miei versi riportate Dafni. Porta fuori le ceneri, Amarilli, e gettale dietro le spalle nel ruscello che scorre. E non voltarti indietro! Con queste magie io assalirò Dafni; egli non rispetta gli dei, né i versi magici. Riportate dalla città a casa, o miei versi, riportate Dafni. «Guarda: la cenere stessa ha avvolto spontaneamente l'altare di tremule fiamme, mentre tardavo a portarla fuori. Sia buon presagio!» É certo qualcosa e Ilace abbaia sulla soglia. Debbo credere? o si fingono da sé i propri sogni coloro che amano? Interrompetevi, dalla città viene Dafni, interrompetevi ormai, o versi.
 
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