Modifica di Biblioteca:Tucidide, Le Storie, Libro III

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101. Riunitosi questo esercito a Delfo, Euriloco spedì un araldo ai Locri Ozolii perché gli bisognava traversare le loro terre per andare a [[Naupatto]], ed insieme perché voleva staccarli dagli [[Ateniesi]]. Tra i Locri favorivano Euriloco gli Amfissei (perché temevano dei [[Focesi]] loro nemici) i quali furono i primi a dare ostaggi, e col timore dell'esercito che si avanzava indussero a dargli anche gli altri; in principio i soli Mionesi loro confinanti per dove è difficile l'accesso nella [[Locride]]; poi gli Ipnei, i Messapii, i Tritei, i Callei, i Tolofoni, gli Essii e gli Eantesi, tutti i quali popoli si unirono con Euriloco. Gli Olpei diedero ostaggi ma non lo seguirono, e gli Iei non diedero neppure gli ostaggi sino a che non fu preso un loro borgo che aveva nome Poli.
 
101. Riunitosi questo esercito a Delfo, Euriloco spedì un araldo ai Locri Ozolii perché gli bisognava traversare le loro terre per andare a [[Naupatto]], ed insieme perché voleva staccarli dagli [[Ateniesi]]. Tra i Locri favorivano Euriloco gli Amfissei (perché temevano dei [[Focesi]] loro nemici) i quali furono i primi a dare ostaggi, e col timore dell'esercito che si avanzava indussero a dargli anche gli altri; in principio i soli Mionesi loro confinanti per dove è difficile l'accesso nella [[Locride]]; poi gli Ipnei, i Messapii, i Tritei, i Callei, i Tolofoni, gli Essii e gli Eantesi, tutti i quali popoli si unirono con Euriloco. Gli Olpei diedero ostaggi ma non lo seguirono, e gli Iei non diedero neppure gli ostaggi sino a che non fu preso un loro borgo che aveva nome Poli.
  
102. Ma Euriloco poiché ebbe ordinato il tutto, e depositati gli ostaggi a Citinio della Doride, marciava con l'esercito contro [[Naupatto]] traversando i Locri; e per via prende due dei loro castelli Eneone ed Eupolio che avevano rifiutato unirsi a lui. Pervenuti poi in su quel di [[Naupatto]] insieme con gli Etoli già corsi in rinforzo, ne saccheggiarono la campagna, ed occuparono il suburbio che era senza mura, ed avanzatisi a Molicrio colonia dei Corintii, ma soggetto agli [[Ateniesi]], lo espugnano. Demostene l'ateniese, che dopo gli avvenimenti dell'[[Etolia]] si tratteneva ancora nelle vicinanze di [[Naupatto]], presentito l'arrivo di quest' esercito, e temendo di quella città , si presenta agli Acarnani, e l'induce a recarvi soccorso, quantunque difficilmente per la sua ritirata da Leucade. Spediscono con lui sulle navi mille di grave armatura, i quali entrati nella città la salvarono: poiché vi era molto pericolo che, grandi essendo le mura, quei pochi che vi erano a difesa non potessero resistere. Laonde Euriloco e le sue genti, quando intesero esservi entrate quelle truppe, e divenuto impossibile espugnare a viva forza la città, si ritirarono non già nel [[Peloponneso]] ma nell'Eolide, chiamata ora Calidona, ed in Pleurona e in altri luoghi di quei dintorni, ed in Proschio dell'[[Etolia]]. E ciò perché gli Ambracioti erano venuti persuadendoli si unissero con loro ad assaltare [[Argo (4)|Argo]] Amfilochico e il resto dell'Amfilochia e l'[[Acarnania]]: protestando, che vinti questi luoghi, tutto [[Epiro (2)|Epiro]] verrebbe all'alleanza dei [[Lacedemoni]]. Accettò Euriloco il partito; e licenziati gli Etoli si tratteneva col suo esercito in quei luoghi senza darsi alcun moto finché non fosse bisognato dar mano agli Ambracioti, usciti che fossero in campagna per l'impresa d'[[Argo (4)|Argo]]; e finiva l'estate.
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102. Ma Euriloco poiché ebbe ordinato il tutto, e depositati gli ostaggi a Citinio della Doride, marciava con l'esercito contro [[Naupatto]] traversando i Locri; e per via prende due dei loro castelli Eneone ed Eupolio che avevano rifiutato unirsi a lui. Pervenuti poi in su quel di [[Naupatto]] insieme con gli Etoli già corsi in rinforzo, ne saccheggiarono la campagna, ed occuparono il suburbio che era senza mura, ed avanzatisi a Molicrio colonia dei Corintii, ma soggetto agli [[Ateniesi]], lo espugnano. Demostene l'ateniese, che dopo gli avvenimenti dell'[[Etolia]] si tratteneva ancora nelle vicinanze di [[Naupatto]], presentito l'arrivo di quest' esercito, e temendo di quella città , si presenta agli Acarnani, e l'induce a recarvi soccorso, quantunque difficilmente per la sua ritirata da Leucade. Spediscono con lui sulle navi mille di grave armatura, i quali entrati nella città la salvarono: poiché vi era molto pericolo che, grandi essendo le mura, quei pochi che vi erano a difesa non potessero resistere. Laonde Euriloco e le sue genti, quando intesero esservi entrate quelle truppe, e divenuto impossibile espugnare a viva forza la città, si ritirarono non già nel [[Peloponneso]] ma nell'Eolide, chiamata ora Calidona, ed in Pleurona e in altri luoghi di quei dintorni, ed in Proschio dell'[[Etolia]]. E ciò perché gli Ambracioti erano venuti persuadendoli si unissero con loro ad assaltare Argo Amfilochico e il resto dell'Amfilochia e l'[[Acarnania]]: protestando, che vinti questi luoghi, tutto [[Epiro (2)|Epiro]] verrebbe all'alleanza dei [[Lacedemoni]]. Accettò Euriloco il partito; e licenziati gli Etoli si tratteneva col suo esercito in quei luoghi senza darsi alcun moto finché non fosse bisognato dar mano agli Ambracioti, usciti che fossero in campagna per l'impresa d'Argo; e finiva l'estate.
  
 
103. L'inverno seguente gli [[Ateniesi]] che erano in Sicilia, coi Greci loro alleati, e con quei Siciliesi che oppressi da duro imperio s'erano staccati dalla lega dei Siracusani e li aiutavano in questa guerra, andarono a dar l'assalto a Nessa, castello della Sicilia, la cui rocca tenevasi pei Siracusani: non vennero a capo di prenderla e partirono. Ma i Siracusani del forte, mentre l'esercito si ritirava, assalgono gli alleati degli [[Ateniesi]] che erano alla coda; ed azzuffatisi, mettono in fuga buona parte dell'esercito stesso con grande strage. Dopo questa rotta Lachete con gli [[Ateniesi]] fecero parecchie volte scala dalle navi lungo il fiume Calcino nella [[Locride]], e vinsero in un conflitto circa trecento Locri che con Prosseno figlio di Capatone vollero opporsi loro; li disarmarono, e quindi continuarono la loro marcia.
 
103. L'inverno seguente gli [[Ateniesi]] che erano in Sicilia, coi Greci loro alleati, e con quei Siciliesi che oppressi da duro imperio s'erano staccati dalla lega dei Siracusani e li aiutavano in questa guerra, andarono a dar l'assalto a Nessa, castello della Sicilia, la cui rocca tenevasi pei Siracusani: non vennero a capo di prenderla e partirono. Ma i Siracusani del forte, mentre l'esercito si ritirava, assalgono gli alleati degli [[Ateniesi]] che erano alla coda; ed azzuffatisi, mettono in fuga buona parte dell'esercito stesso con grande strage. Dopo questa rotta Lachete con gli [[Ateniesi]] fecero parecchie volte scala dalle navi lungo il fiume Calcino nella [[Locride]], e vinsero in un conflitto circa trecento Locri che con Prosseno figlio di Capatone vollero opporsi loro; li disarmarono, e quindi continuarono la loro marcia.
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Un cieco abitator dell'aspra Chio.
 
Un cieco abitator dell'aspra Chio.
 
Ecco gli argomenti che dà Omero di esservi stato anticamente a [[Delo]] concorso e festa grande. In processo di tempo gl'isolani e gli [[Ateniesi]] vi mandavano le compagnie dei cori e le offerte sacre. Ma quanto ai giuochi e alla maggior parte delle solennità pare che per le calamità dei tempi andassero in disuso, finché al tempo accennato non li celebrarono gli [[Ateniesi]], con più le corse dei cavalli che prima non vi erano.
 
Ecco gli argomenti che dà Omero di esservi stato anticamente a [[Delo]] concorso e festa grande. In processo di tempo gl'isolani e gli [[Ateniesi]] vi mandavano le compagnie dei cori e le offerte sacre. Ma quanto ai giuochi e alla maggior parte delle solennità pare che per le calamità dei tempi andassero in disuso, finché al tempo accennato non li celebrarono gli [[Ateniesi]], con più le corse dei cavalli che prima non vi erano.
105. In questo stesso inverno gli Ambracioti, conforme avevano promesso ad Euriloco perché trattenesse l'esercito, escono in campagna contro [[Argo (4)|Argo]] Amfilochico con tremila di grave armatura. Entrati sul territorio argivo occupano Olpa, castello forte sopra un'altura vicino al mare, guarnito in altri tempi di mura dagli Acarnani che se ne servivano per comun tribunale, e distante circa venticinque stadi da [[Argo (4)|Argo]] città marittima. Ma gli Acarnani parte correvano a soccorso di [[Argo (4)|Argo]], parte si erano accampati in quel sito dell'Amfilochia che si chiama le Fonti, per vigilare che i Peloponnesi con Euriloco non passassero di nascosto ad unirsi con gli Ambracioti. Spedirono inoltre a Demostene, che aveva prima condotti gli [[Ateniesi]] nell'[[Etolia]], invitandolo a pigliare il comando dell'esercito; avvisando pure le venti navi degli [[Ateniesi]], che si trovavano attorno al [[Peloponneso]], capitanate da Aristotele di Timocrate e da Ierofonte di Antimnesto. Medesimamente quelli Ambracioti che erano ad Olpa inviarono ad Ambracia un messo, ordinando che fatta una leva generale venissero a soccorrerli, poiché temevano (non potendo le genti di Euriloco attraversare l'[[Acarnania]]) di dovere, o sostenere la battaglia da sé soli, o volendo ritirarsi, non poterlo fare sicuramente.
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105. In questo stesso inverno gli Ambracioti, conforme avevano promesso ad Euriloco perché trattenesse l'esercito, escono in campagna contro Argo Amfilochico con tremila di grave armatura. Entrati sul territorio argivo occupano Olpa, castello forte sopra un'altura vicino al mare, guarnito in altri tempi di mura dagli Acarnani che se ne servivano per comun tribunale, e distante circa venticinque stadi da Argo città marittima. Ma gli Acarnani parte correvano a soccorso di Argo, parte si erano accampati in quel sito dell'Amfilochia che si chiama le Fonti, per vigilare che i Peloponnesi con Euriloco non passassero di nascosto ad unirsi con gli Ambracioti. Spedirono inoltre a Demostene, che aveva prima condotti gli [[Ateniesi]] nell'[[Etolia]], invitandolo a pigliare il comando dell'esercito; avvisando pure le venti navi degli [[Ateniesi]], che si trovavano attorno al [[Peloponneso]], capitanate da Aristotele di Timocrate e da Ierofonte di Antimnesto. Medesimamente quelli Ambracioti che erano ad Olpa inviarono ad Ambracia un messo, ordinando che fatta una leva generale venissero a soccorrerli, poiché temevano (non potendo le genti di Euriloco attraversare l'[[Acarnania]]) di dovere, o sostenere la battaglia da sé soli, o volendo ritirarsi, non poterlo fare sicuramente.
106. I Peloponnesi dunque con Euriloco, intesa la mossa degli Ambracioti che erano giunti ad Olpa, partono da Proschio per prontamente soccorrerli; e valicato l'[[Acheloo]] marciavano attraverso dell'[[Acarnania]], rimasta spopolata per il soccorso di [[Argo (4)|Argo]], avendo a destra la città degli Strazii e il loro presidio, e alla sinistra il resto dell'[[Acarnania]]. Trascorse le terre degli Strazii camminavano per Fizia, e quindi pei confini di Medona, e poi per Limnea, e misero piede sul territorio degli Agrei non più amico degli Acarnani, ma di loro. Quindi prendendo la via di Tiamo, monte incolto, lo traversarono; e di notte calarono nella campagna argiva: così passarono celatamente tra la città degli [[Argivi]], e il presidio degli Acarnani alle Fonti, e si congiunsero con gli Ambracioti ad Olpa.
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106. I Peloponnesi dunque con Euriloco, intesa la mossa degli Ambracioti che erano giunti ad Olpa, partono da Proschio per prontamente soccorrerli; e valicato l'[[Acheloo]] marciavano attraverso dell'[[Acarnania]], rimasta spopolata per il soccorso di Argo, avendo a destra la città degli Strazii e il loro presidio, e alla sinistra il resto dell'[[Acarnania]]. Trascorse le terre degli Strazii camminavano per Fizia, e quindi pei confini di Medona, e poi per Limnea, e misero piede sul territorio degli Agrei non più amico degli Acarnani, ma di loro. Quindi prendendo la via di Tiamo, monte incolto, lo traversarono; e di notte calarono nella campagna argiva: così passarono celatamente tra la città degli [[Argivi]], e il presidio degli Acarnani alle Fonti, e si congiunsero con gli Ambracioti ad Olpa.
107. Riuniti che furono insieme, sul far del giorno fecero alto sotto il castello chiamato Metropoli, ove formavano il campo. Poco dopo arrivano in soccorso degli [[Argivi]] al golfo di Ambracia gli [[Ateniesi]] colle venti navi, e Demostene con duecento Messenii di grave armatura e sessanta arcieri ateniesi, Stavano le navi in osservazione alle falde del monticello di Olpa dalla parte di mare. Gli Acarnani con pochi Amfilochi (perché la maggior parte era per forza ritenuta dagli Ambracioti) si erano già radunati ad [[Argo (4)|Argo]], e si preparavano a combattere coi nemici. Eleggono per generale di tutta la lega Demostene, senza però escluderne i particolari loro capitani; ed egli avanzatosi fin vicino ad Olpa vi pose il campo, sì che solo un gran borro separava i due eserciti. Per cinque giorni restarono tranquilli: ma nel sesto si mettevano entrambi in ordine di battaglia. Era l'esercito dei Peloponnesi più numeroso ed esteso; onde Demostene temendo di non essere circondato mette in agguato per una strada scoscesa e cespugliosa truppe di leggera e grave armatura, in tutte quattrocento; acciò nel tempo della zuffa uscissero dell'agguato, e prendessero alle spalle i nemici in quella parte ove fossero superiori. Quando i due eserciti furono in punto vennero alle mani. Demostene con i Messenii e pochi [[Ateniesi]] teneva il corno destro, e l'altro tenevasi dagli Acarnani disposti con quell'ordine che ad ognuno era toccato, e da quei arcieri Amfilochi che vi si ritrovavano. I Peloponnesi e gli Ambracioti erano mescolati ad eccezione dei Mantinei, che riuniti fra loro erano piuttosto sul corno sinistro, ma però non arrivavano all'estremità di esso, ove era Euriloco coi suoi in faccia ai Messenii e a Demostene.
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107. Riuniti che furono insieme, sul far del giorno fecero alto sotto il castello chiamato Metropoli, ove formavano il campo. Poco dopo arrivano in soccorso degli [[Argivi]] al golfo di Ambracia gli [[Ateniesi]] colle venti navi, e Demostene con duecento Messenii di grave armatura e sessanta arcieri ateniesi, Stavano le navi in osservazione alle falde del monticello di Olpa dalla parte di mare. Gli Acarnani con pochi Amfilochi (perché la maggior parte era per forza ritenuta dagli Ambracioti) si erano già radunati ad Argo, e si preparavano a combattere coi nemici. Eleggono per generale di tutta la lega Demostene, senza però escluderne i particolari loro capitani; ed egli avanzatosi fin vicino ad Olpa vi pose il campo, sì che solo un gran borro separava i due eserciti. Per cinque giorni restarono tranquilli: ma nel sesto si mettevano entrambi in ordine di battaglia. Era l'esercito dei Peloponnesi più numeroso ed esteso; onde Demostene temendo di non essere circondato mette in agguato per una strada scoscesa e cespugliosa truppe di leggera e grave armatura, in tutte quattrocento; acciò nel tempo della zuffa uscissero dell'agguato, e prendessero alle spalle i nemici in quella parte ove fossero superiori. Quando i due eserciti furono in punto vennero alle mani. Demostene con i Messenii e pochi [[Ateniesi]] teneva il corno destro, e l'altro tenevasi dagli Acarnani disposti con quell'ordine che ad ognuno era toccato, e da quei arcieri Amfilochi che vi si ritrovavano. I Peloponnesi e gli Ambracioti erano mescolati ad eccezione dei Mantinei, che riuniti fra loro erano piuttosto sul corno sinistro, ma però non arrivavano all'estremità di esso, ove era Euriloco coi suoi in faccia ai Messenii e a Demostene.
108. Menavansi ormai le mani da ambe le parti, ed il corno dei Peloponnesi era superiore, e faceva vista di circondare il destro dei nemici; quando gli Acarnani dall'agguato sopravvenendo alle spalle si scagliano loro addosso e li costringono a voltar faccia, sicché non più tennero il fermo, e col loro timore ridussero a fuggire la maggior parte dell'esercito: poiché al veder sperperata l'ordinanza di Euriloco, che era il nerbo delle milizie, molto più gli altri impaurivano. I Messenii che con Demostene erano su questo punto, compirono la maggior parte dell'impresa: all'opposto gli Ambracioti e quelli del corno destro, che sono i più guerreschi di quei luoghi, ruppero le genti che avevano a fronte e le incalzarono fino ad [[Argo (4)|Argo]]. Ma nel ritirarsi, poiché videro il grosso dell'esercito disfatto, e poiché erano inquietati dagli Acarnani, a gran fatica salvaronsi ad Olpa: ove precipitandosi dentro disordinatamente e alla rinfusa, molti perirono. Non così avvenne dei Mantinei i quali, meglio ordinati di tutto l'esercito, ritiraronsi dalla battaglia che finì sulla sera.
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108. Menavansi ormai le mani da ambe le parti, ed il corno dei Peloponnesi era superiore, e faceva vista di circondare il destro dei nemici; quando gli Acarnani dall'agguato sopravvenendo alle spalle si scagliano loro addosso e li costringono a voltar faccia, sicché non più tennero il fermo, e col loro timore ridussero a fuggire la maggior parte dell'esercito: poiché al veder sperperata l'ordinanza di Euriloco, che era il nerbo delle milizie, molto più gli altri impaurivano. I Messenii che con Demostene erano su questo punto, compirono la maggior parte dell'impresa: all'opposto gli Ambracioti e quelli del corno destro, che sono i più guerreschi di quei luoghi, ruppero le genti che avevano a fronte e le incalzarono fino ad Argo. Ma nel ritirarsi, poiché videro il grosso dell'esercito disfatto, e poiché erano inquietati dagli Acarnani, a gran fatica salvaronsi ad Olpa: ove precipitandosi dentro disordinatamente e alla rinfusa, molti perirono. Non così avvenne dei Mantinei i quali, meglio ordinati di tutto l'esercito, ritiraronsi dalla battaglia che finì sulla sera.
 
109. Mancarono in essa Euriloco e Macario, onde Menedo il giorno dopo succeduto al comando trovandosi rinchiuso per la parte di terra e per quella di mare dalla flotta ateniese, né sapendo dopo la gran disfatta in che modo o reggere all'assedio trattenendosi in Olpa, o ritirarsi a salvamento, propone il giorno dopo a Demostene e ai capitani degli Acarnani trattato di tregua per far la ritirata, e per riavere i morti. Rendettero essi i cadaveri e ripresero i suoi, circa trecento, ed ersero trofeo: ma non pattuirono solennemente ritirata a tutti. Bensì Demostene e i capitani acarnani accordano segretamente una sollecita ritirata ai Mantinesi, a Menedeo e agli altri ufficiali dei Peloponnesi, e ai più distinti tra loro. Voleva per questo modo Demostene spogliare gli Ambracioti della moltitudine degli assoldati stranieri; e soprattutto bramava screditare presso i Greci di quelle contrade gli Spartani e i Peloponnesi, quasi che li avessero vergognosamente traditi, e preferito ad ogni cosa il proprio vantaggio. Ripresero frattanto i morti, e frettolosamente li seppellirono come poterono; e quei, cui era stato concesso, ruminavano di celatamente partire.
 
109. Mancarono in essa Euriloco e Macario, onde Menedo il giorno dopo succeduto al comando trovandosi rinchiuso per la parte di terra e per quella di mare dalla flotta ateniese, né sapendo dopo la gran disfatta in che modo o reggere all'assedio trattenendosi in Olpa, o ritirarsi a salvamento, propone il giorno dopo a Demostene e ai capitani degli Acarnani trattato di tregua per far la ritirata, e per riavere i morti. Rendettero essi i cadaveri e ripresero i suoi, circa trecento, ed ersero trofeo: ma non pattuirono solennemente ritirata a tutti. Bensì Demostene e i capitani acarnani accordano segretamente una sollecita ritirata ai Mantinesi, a Menedeo e agli altri ufficiali dei Peloponnesi, e ai più distinti tra loro. Voleva per questo modo Demostene spogliare gli Ambracioti della moltitudine degli assoldati stranieri; e soprattutto bramava screditare presso i Greci di quelle contrade gli Spartani e i Peloponnesi, quasi che li avessero vergognosamente traditi, e preferito ad ogni cosa il proprio vantaggio. Ripresero frattanto i morti, e frettolosamente li seppellirono come poterono; e quei, cui era stato concesso, ruminavano di celatamente partire.
 
110. Ma a Demostene ed agli Acarnani vengono avvisi che gli Ambracioti di città, mossi dalla prima ambasciata ricevuta da Olpa, e ignari degli ultimi fatti, si avviavano a stormo in soccorso, traversando il paese degli Amfilochi per congiungersi con quelli di Olpa. Laddove Demostene spedisce tostamente una parte delle sue genti per prevenirli con agguati sulle strade, ed occupare i siti più forti, e si preparava ad accorrere contro di loro col resto dell'esercito.
 
110. Ma a Demostene ed agli Acarnani vengono avvisi che gli Ambracioti di città, mossi dalla prima ambasciata ricevuta da Olpa, e ignari degli ultimi fatti, si avviavano a stormo in soccorso, traversando il paese degli Amfilochi per congiungersi con quelli di Olpa. Laddove Demostene spedisce tostamente una parte delle sue genti per prevenirli con agguati sulle strade, ed occupare i siti più forti, e si preparava ad accorrere contro di loro col resto dell'esercito.
 
111. In questo mezzo i Mantinei con quelli ai quali era stato accordato salvacondotto, usciti fuori col pretesto di raccogliere legumi e legna da fuoco , si andavano celatamente dilungando a piccole brigate, facendo vista di raccogliere ciò per cui erano usciti; ma allontanatisi ormai da Olpa affrettavano il passo. Onde gli Ambracioti e gli altri raccoltisi allora in folla, quando si avvidero della loro spartita non stettero più alle mosse, e si diedero a correre per raggiungerli. Gli Acarnani credevano da prima che fuggissero tutti senza convenzione di patti, e davano dietro ai Peloponnesi. Alcuni capitani che volevano ritenerli, e che dicevano aver quelli salvacondotto, furono feriti di freccia, perché creduti traditori. Pur nondimeno lasciarono poi andare i Mantinei e i Peloponnesi, uccidendo però gli Ambracioti: onde tutto il campo era in contesa, non conoscendosi chi fosse ambraciota o peloponnesio. Circa duecento rimasero morti; gli altri si rifugiarono nell'Agraide che è confinante, ove furono accolti da Salintio re degli Argei, loro amico.
 
111. In questo mezzo i Mantinei con quelli ai quali era stato accordato salvacondotto, usciti fuori col pretesto di raccogliere legumi e legna da fuoco , si andavano celatamente dilungando a piccole brigate, facendo vista di raccogliere ciò per cui erano usciti; ma allontanatisi ormai da Olpa affrettavano il passo. Onde gli Ambracioti e gli altri raccoltisi allora in folla, quando si avvidero della loro spartita non stettero più alle mosse, e si diedero a correre per raggiungerli. Gli Acarnani credevano da prima che fuggissero tutti senza convenzione di patti, e davano dietro ai Peloponnesi. Alcuni capitani che volevano ritenerli, e che dicevano aver quelli salvacondotto, furono feriti di freccia, perché creduti traditori. Pur nondimeno lasciarono poi andare i Mantinei e i Peloponnesi, uccidendo però gli Ambracioti: onde tutto il campo era in contesa, non conoscendosi chi fosse ambraciota o peloponnesio. Circa duecento rimasero morti; gli altri si rifugiarono nell'Agraide che è confinante, ove furono accolti da Salintio re degli Argei, loro amico.
112. Frattanto gli Ambracioti partiti da Ambracia giungono ad Idomene, Risiede Idomene su due alte colline; alla maggiore di queste giunsero primi, sul fare della sera e l'occuparono non avvertiti, quei soldati che Demostene aveva spediti innanzi dal campo: sulla minore erano già saliti gli Ambracioti e vi pernottarono. Dopo cena marciava, appena sera, Demostene col resto dell'esercito, conducendone da sé la metà verso i luoghi opportuni a sboccar sul nemico; intanto che l'altra metà, traversati i monti amfilochii, sul far dell'aurora assale gli Ambracioti tuttora immersi nel sonno, i quali non sapendo dell'accaduto credevano molto meglio quelle truppe essere dei loro. Poiché Demostene aveva appositamente messo nelle prime file i Messenii, ai quali, perché parlavano linguaggio dorico, aveva commesso di salutare il nemico, rassicurando così le prime sentinelle, tanto più che di notte non sarebbero visti in viso. Non sì tosto dunque assaltarono il campo nemico, che lo fugarono, uccidendo la maggior parte in sul posto; mentre gli altri fuggivano precipitosamente per i poggi: ma preoccupate le strade con insidie, e gli Amfilochi leggeri e pratici del loro paese, incalzando genti armate alla grave e mal pratiche dei luoghi, e che per non sapere ove volgersi incappavano nei borri e negli agguati, le sperperavano. Nessuna via di fuggire fu intentata: alcuni persino indirizzarono al mare non molto distante; ove viste le navi ateniesi, che per avventura durante la loro fuga radevano la costa, vi si slanciarono a nuoto; giudicando in quello spavento che meglio sarebbe per loro essere oramai uccisi da quelli delle navi, che da quei barbari e capitali nemici degli Amfilochii. Per questo modo dunque sterminati gli Ambracioti, pochi di tutta quella moltitudine si condussero a salvamento in città. Gli Acarnani, spogliati i morti ed innalzati i trofei, ritornarono ad [[Argo (4)|Argo]].
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112. Frattanto gli Ambracioti partiti da Ambracia giungono ad Idomene, Risiede Idomene su due alte colline; alla maggiore di queste giunsero primi, sul fare della sera e l'occuparono non avvertiti, quei soldati che Demostene aveva spediti innanzi dal campo: sulla minore erano già saliti gli Ambracioti e vi pernottarono. Dopo cena marciava, appena sera, Demostene col resto dell'esercito, conducendone da sé la metà verso i luoghi opportuni a sboccar sul nemico; intanto che l'altra metà, traversati i monti amfilochii, sul far dell'aurora assale gli Ambracioti tuttora immersi nel sonno, i quali non sapendo dell'accaduto credevano molto meglio quelle truppe essere dei loro. Poiché Demostene aveva appositamente messo nelle prime file i Messenii, ai quali, perché parlavano linguaggio dorico, aveva commesso di salutare il nemico, rassicurando così le prime sentinelle, tanto più che di notte non sarebbero visti in viso. Non sì tosto dunque assaltarono il campo nemico, che lo fugarono, uccidendo la maggior parte in sul posto; mentre gli altri fuggivano precipitosamente per i poggi: ma preoccupate le strade con insidie, e gli Amfilochi leggeri e pratici del loro paese, incalzando genti armate alla grave e mal pratiche dei luoghi, e che per non sapere ove volgersi incappavano nei borri e negli agguati, le sperperavano. Nessuna via di fuggire fu intentata: alcuni persino indirizzarono al mare non molto distante; ove viste le navi ateniesi, che per avventura durante la loro fuga radevano la costa, vi si slanciarono a nuoto; giudicando in quello spavento che meglio sarebbe per loro essere oramai uccisi da quelli delle navi, che da quei barbari e capitali nemici degli Amfilochii. Per questo modo dunque sterminati gli Ambracioti, pochi di tutta quella moltitudine si condussero a salvamento in città. Gli Acarnani, spogliati i morti ed innalzati i trofei, ritornarono ad Argo.
 
133. Il di seguente da parte degli Ambracioti, che da Olpa erano fuggiti presso gli Argei, venne agli Acarnani un araldo domandando di riprendere i cadaveri di quelli che erano rimasti uccisi il giorno dopo la prima battaglia, quando senza salvacondotto uscirono insieme coi Mantinei e con gli altri coi quali si era convenuto. Ma poiché vide le armi degli Ambracioti che dalla città erano andati a soccorso, fu sorpreso del gran numero, perché non sapeva nulla di questa sconfitta, e credeva che fossero quelle dei suoi compagni. Un tale domandollo di che meravigliasse, e quanti fossero i morti dei loro (domanda che faceva, credendo che l'araldo venisse da quei battuti a Idomene), quegli rispose: circa duecento: e colui che lo aveva interrogato riprese: Queste non paiono certo le armi di duecento, ma bensì di più di mille. Non sono dunque (soggiunse l'araldo) di quei che combatterono con noi? Forse che sì, rispose l'altro, se pure ieri voi combatteste a Idomene. - Noi, ieri non combattemmo con alcuno; ma sì ieri l'altro nel far la ritirata -. Fatto sta che noi combattemmo ieri con quelli che dalla città di Ambracia andavano a soccorso. L'araldo per queste parole avendo compreso che il rinforzo spedito dalla città era stato trucidato, diè un alto grido, e stupefatto per la grandezza delle sciagure che aveva dinanzi agli occhi, partì senza effettuata alcuna cosa; né più richiese i cadaveri. Ed invero fu questa in una sola città greca la sconfitta più grande di quante ne accaddero in altrettanti giorni durante questa guerra: ed io non ho scritto il numero dei morti, perché si dice che secondo la grandezza di quella città ne perisse una moltitudine incredibile. Quello che io so però è, che se gli Acarnani e gli Amfilochi, dando retta agli [[Ateniesi]] e a Demostene, avessero voluto conquistare l'Ambracia, ne sarebbero venuti a capo al primo assalto. Ma in tal caso temettero essi che tenendosi quel paese per gli [[Ateniesi]], non gli avessero a provare confinanti troppo incomodi.
 
133. Il di seguente da parte degli Ambracioti, che da Olpa erano fuggiti presso gli Argei, venne agli Acarnani un araldo domandando di riprendere i cadaveri di quelli che erano rimasti uccisi il giorno dopo la prima battaglia, quando senza salvacondotto uscirono insieme coi Mantinei e con gli altri coi quali si era convenuto. Ma poiché vide le armi degli Ambracioti che dalla città erano andati a soccorso, fu sorpreso del gran numero, perché non sapeva nulla di questa sconfitta, e credeva che fossero quelle dei suoi compagni. Un tale domandollo di che meravigliasse, e quanti fossero i morti dei loro (domanda che faceva, credendo che l'araldo venisse da quei battuti a Idomene), quegli rispose: circa duecento: e colui che lo aveva interrogato riprese: Queste non paiono certo le armi di duecento, ma bensì di più di mille. Non sono dunque (soggiunse l'araldo) di quei che combatterono con noi? Forse che sì, rispose l'altro, se pure ieri voi combatteste a Idomene. - Noi, ieri non combattemmo con alcuno; ma sì ieri l'altro nel far la ritirata -. Fatto sta che noi combattemmo ieri con quelli che dalla città di Ambracia andavano a soccorso. L'araldo per queste parole avendo compreso che il rinforzo spedito dalla città era stato trucidato, diè un alto grido, e stupefatto per la grandezza delle sciagure che aveva dinanzi agli occhi, partì senza effettuata alcuna cosa; né più richiese i cadaveri. Ed invero fu questa in una sola città greca la sconfitta più grande di quante ne accaddero in altrettanti giorni durante questa guerra: ed io non ho scritto il numero dei morti, perché si dice che secondo la grandezza di quella città ne perisse una moltitudine incredibile. Quello che io so però è, che se gli Acarnani e gli Amfilochi, dando retta agli [[Ateniesi]] e a Demostene, avessero voluto conquistare l'Ambracia, ne sarebbero venuti a capo al primo assalto. Ma in tal caso temettero essi che tenendosi quel paese per gli [[Ateniesi]], non gli avessero a provare confinanti troppo incomodi.
 
114. Assegnarono dopo questi fatti la terza parte del bottino agli [[Ateniesi]], e spartirono il resto alle città confederate. Lo spoglio toccato agli [[Ateniesi]] fu predato per mare, e le trecento armature, che ora sono appese ai templi dell'[[Attica]], furono per fargli onore presentate a Demostene, le quali egli riportò seco per mare, quando dopo la disgraziata spedizione dell'[[Etolia]], poté per quest'ultima impresa più francamente rimpatriare. Gli [[Ateniesi]] che erano su le venti navi partirono per [[Naupatto]]: e dopo la partita di loro e di Demostene, gli Acarnani e gli Amfilochi accordarono di ritirarsi dalle Eniadi agli Ambracioti e Peloponnesi che si erano rifugiati presso Salintio e gli Argei, e che poi si unirono con ambedue questi. Appresso gli Acarnani stessi e gli Amfilochi convennero di legarsi per cento anni con gli Ambracioti a questi patti: Non si unirebbero gli Ambracioti con gli Acarnani per guerreggiare i Peloponnesi, né gli Acarnani con gli Ambracioti contro gli [[Ateniesi]]: accorrerebbero entrambi alla difesa scambievole delle terre, e gli Ambracioti restituirebbero ciò che ritengono degli Amfilochi, sia di castella sia di terre conterminali; né porterebbero aiuto ad Anattorio perché nemico degli Acarnani. Con questi patti posero fine alla guerra. Dopo di ché i Corinti sotto il comando di Xenoclide di Euticle, spedirono ad Ambracia, trecento dei suoi di grave armatura, ove giunsero traversando l'[[Epiro (2)|Epiro]] con molte difficoltà. Così andarono le cose di Ambracia.
 
114. Assegnarono dopo questi fatti la terza parte del bottino agli [[Ateniesi]], e spartirono il resto alle città confederate. Lo spoglio toccato agli [[Ateniesi]] fu predato per mare, e le trecento armature, che ora sono appese ai templi dell'[[Attica]], furono per fargli onore presentate a Demostene, le quali egli riportò seco per mare, quando dopo la disgraziata spedizione dell'[[Etolia]], poté per quest'ultima impresa più francamente rimpatriare. Gli [[Ateniesi]] che erano su le venti navi partirono per [[Naupatto]]: e dopo la partita di loro e di Demostene, gli Acarnani e gli Amfilochi accordarono di ritirarsi dalle Eniadi agli Ambracioti e Peloponnesi che si erano rifugiati presso Salintio e gli Argei, e che poi si unirono con ambedue questi. Appresso gli Acarnani stessi e gli Amfilochi convennero di legarsi per cento anni con gli Ambracioti a questi patti: Non si unirebbero gli Ambracioti con gli Acarnani per guerreggiare i Peloponnesi, né gli Acarnani con gli Ambracioti contro gli [[Ateniesi]]: accorrerebbero entrambi alla difesa scambievole delle terre, e gli Ambracioti restituirebbero ciò che ritengono degli Amfilochi, sia di castella sia di terre conterminali; né porterebbero aiuto ad Anattorio perché nemico degli Acarnani. Con questi patti posero fine alla guerra. Dopo di ché i Corinti sotto il comando di Xenoclide di Euticle, spedirono ad Ambracia, trecento dei suoi di grave armatura, ove giunsero traversando l'[[Epiro (2)|Epiro]] con molte difficoltà. Così andarono le cose di Ambracia.

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