Differenze tra le versioni di "Biblioteca:Teocrito, Idilli, XXVIII - La conocchia"

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Versione attuale delle 15:49, 10 ago 2022

Conocchia, amica delle filatrici,
dono di Atena dallo sguardo azzurro
alle donne che pongono la mente
alle cure domestiche, accompagnaci,
senza temere nulla, alla città
magnifica di Nèleo, dov'è il tempio
di Cipride, nascosto sotto un manto
verde di molli giunchi. Zeus preghiamo
per una traversata di buon vento
fin lì, per rallegrarci nel vedere
Nicia, l'amico mio che mi ricambia
di pari affetto ed è creatura sacra
delle Cariti, che hanno nella voce
un amoroso incanto, e nelle mani
della moglie di Nicia offrire in dono
un oggetto d'avorio come te,
ben lavorato. Tu farai a puntino
molte vesti per gli uomini con lei
e molte stoffe adatte per le donne,
leggere come l'acqua. Per Teugenide
dalle belle caviglie si dovrebbero
tosare per due volte dentro l'anno
nel pascolo le madri degli agnelli
coi velli delicati, tanto è attiva
ed ha i costumi delle donne sagge.
Io non vorrei donare ad una casa
dov'è una donna fiacca e inoperosa
te, che provieni dalla terra mia,
e la tua patria è quella che Archia d'Efira
fondò un tempo, città d'uomini illustri,
midollo dell'isola Trinacria.
Ed ora, dimorando nella casa
d'un uomo che ebbe pratica di molte
sapienti medicine che allontanano
dagli uomini le tristi malattie,
abiterai l'amabile Mileto
in mezzo agli Ioni, in modo che Teugenide
tra le donne del luogo si distingua
per la bella conocchia e in ogni tempo
tu possa riportarle alla memoria
l'ospite che ama il canto. E nel vederti
così dirà qualcuno: "Che pensiero
affettuoso con un dono piccolo:
qualunque cosa degli amici vale".