Modifica di Biblioteca:Erodoto, Le Storie, Libro V

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F) Dopo trenta anni di regno compì felicemente il corso della sua esistenza e gli successe al potere il figlio Periandro. Periandro all'inizio era più mite del padre, ma, dopo essere entrato in rapporto, per mezzo di ambascerie, con il tiranno di Mileto Trasibulo, divenne ancora più sanguinario di Cipselo. Infatti aveva inviato a Trasibulo un araldo per chiedergli quale era il metodo di governo più sicuro da adottare per reggere la città nel modo migliore. Trasibulo condusse l'incaricato di Periandro fuori della città ed entrò in un campo coltivato: camminando in mezzo alle messi, lo interrogava e reinterrogava sul motivo della sua venuta da [[Corinto (1)|Corinto]] e nel contempo recideva tutte le spighe che vedeva più alte delle altre, le recideva e le gettava per terra, finché così facendo non ebbe distrutto la parte più bella e rigogliosa delle messi. Traversato il campo, congedò l'araldo senza avergli dato alcun consiglio. Al ritorno a [[Corinto (1)|Corinto]] del suo incaricato, Periandro era impaziente di udire la risposta; l'araldo invece gli riferì che Trasibulo non gli aveva suggerito nulla; e aggiunse di stupirsi che lo avesse mandato da un uomo simile, un demente, uno che si autodanneggiava: e raccontava quanto aveva visto fare da Trasibulo.
 
F) Dopo trenta anni di regno compì felicemente il corso della sua esistenza e gli successe al potere il figlio Periandro. Periandro all'inizio era più mite del padre, ma, dopo essere entrato in rapporto, per mezzo di ambascerie, con il tiranno di Mileto Trasibulo, divenne ancora più sanguinario di Cipselo. Infatti aveva inviato a Trasibulo un araldo per chiedergli quale era il metodo di governo più sicuro da adottare per reggere la città nel modo migliore. Trasibulo condusse l'incaricato di Periandro fuori della città ed entrò in un campo coltivato: camminando in mezzo alle messi, lo interrogava e reinterrogava sul motivo della sua venuta da [[Corinto (1)|Corinto]] e nel contempo recideva tutte le spighe che vedeva più alte delle altre, le recideva e le gettava per terra, finché così facendo non ebbe distrutto la parte più bella e rigogliosa delle messi. Traversato il campo, congedò l'araldo senza avergli dato alcun consiglio. Al ritorno a [[Corinto (1)|Corinto]] del suo incaricato, Periandro era impaziente di udire la risposta; l'araldo invece gli riferì che Trasibulo non gli aveva suggerito nulla; e aggiunse di stupirsi che lo avesse mandato da un uomo simile, un demente, uno che si autodanneggiava: e raccontava quanto aveva visto fare da Trasibulo.
  
G) Ma Periandro comprese la faccenda; sicuro che Trasibulo gli consigliava di eliminare i cittadini più eminenti, a questo punto mostrò ai Corinzi l'intera sua malvagità. Gli assassinii e le persecuzioni non eseguiti da Cipselo, Periandro li condusse a termine; in un solo giorno Periandro spogliò dei loro abiti tutte le donne di [[Corinto (1)|Corinto]] in onore di sua moglie Melissa. Aveva infatti inviato dei messi presso i Tesprozi, sul fiume [[Acheronte]] per consultare l'oracolo dei morti circa un deposito lasciato da un ospite; e Melissa era apparsa dichiarando di non voler indicare né specificare il luogo in cui esso giaceva, perché era nuda e aveva freddo. Dalle vesti seppellite con lei non traeva alcun giovamento perché non erano state bruciate; per testimoniare la verità delle sue parole aggiunse che Periandro aveva introdotto i suoi pani in un forno freddo. Non appena queste parole furono riportate e riferite a Periandro (e la prova gli risultava credibile, visto che s'era unito a Melissa ormai cadavere), immediatamente dopo l'ambasceria, diffuse un proclama: tutte le donne di [[Corinto (1)|Corinto]] dovevano radunarsi al tempio di Era. Esse vi andarono con gli abiti più eleganti, come si va a una festa, lui invece vi aveva appostato i suoi armigeri e le costrinse tutte a spogliarsi, senza distinzioni, padrone e serve; ammassò le vesti in una fossa e le bruciò invocando Melissa. Fatto ciò, mandò una seconda volta a consultare l'oracolo e l'ombra di Melissa gli indicò dove aveva messo il deposito dell'ospite. Eccovi qua un esempio di tirannide, Spartani, ecco di che azioni è capace. E una improvvisa meraviglia ci ha preso, noi Corinzi, e grande, nel vedere che mandavate a chiamare Ippia, e adesso ci meravigliamo ancora di più per le vostre parole; e vi scongiuriamo, chiamando a testimoni gli dèi della Grecia, di non instaurare tirannidi nelle città. Non vi fermerete? Cercherete lo stesso, contro giustizia, di riportare Ippia ad [[Atene]]? Sappiate che i Corinzi non sono affatto d'accordo con voi".
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G) Ma Periandro comprese la faccenda; sicuro che Trasibulo gli consigliava di eliminare i cittadini più eminenti, a questo punto mostrò ai Corinzi l'intera sua malvagità. Gli assassinii e le persecuzioni non eseguiti da Cipselo, Periandro li condusse a termine; in un solo giorno Periandro spogliò dei loro abiti tutte le donne di [[Corinto (1)|Corinto]] in onore di sua moglie Melissa. Aveva infatti inviato dei messi presso i Tesprozi, sul fiume Acheronte per consultare l'oracolo dei morti circa un deposito lasciato da un ospite; e Melissa era apparsa dichiarando di non voler indicare né specificare il luogo in cui esso giaceva, perché era nuda e aveva freddo. Dalle vesti seppellite con lei non traeva alcun giovamento perché non erano state bruciate; per testimoniare la verità delle sue parole aggiunse che Periandro aveva introdotto i suoi pani in un forno freddo. Non appena queste parole furono riportate e riferite a Periandro (e la prova gli risultava credibile, visto che s'era unito a Melissa ormai cadavere), immediatamente dopo l'ambasceria, diffuse un proclama: tutte le donne di [[Corinto (1)|Corinto]] dovevano radunarsi al tempio di Era. Esse vi andarono con gli abiti più eleganti, come si va a una festa, lui invece vi aveva appostato i suoi armigeri e le costrinse tutte a spogliarsi, senza distinzioni, padrone e serve; ammassò le vesti in una fossa e le bruciò invocando Melissa. Fatto ciò, mandò una seconda volta a consultare l'oracolo e l'ombra di Melissa gli indicò dove aveva messo il deposito dell'ospite. Eccovi qua un esempio di tirannide, Spartani, ecco di che azioni è capace. E una improvvisa meraviglia ci ha preso, noi Corinzi, e grande, nel vedere che mandavate a chiamare Ippia, e adesso ci meravigliamo ancora di più per le vostre parole; e vi scongiuriamo, chiamando a testimoni gli dèi della Grecia, di non instaurare tirannidi nelle città. Non vi fermerete? Cercherete lo stesso, contro giustizia, di riportare Ippia ad [[Atene]]? Sappiate che i Corinzi non sono affatto d'accordo con voi".
  
 
93) Così parlò Socle, ambasciatore di [[Corinto (1)|Corinto]]. Ippia, invocando le stesse divinità nominate da Socle, gli rispose che senza dubbio i Corinzi più di tutti gli altri avrebbero rimpianto i Pisistratidi quando fossero venuti i giorni in cui era destino patire a causa di [[Atene]]. Ippia gli rispose così da uomo che conosceva gli oracoli con maggiore esattezza fra tutti. I rimanenti alleati erano rimasti zitti fino ad allora, ma, dopo aver udito Socle parlare liberamente, ruppero il silenzio aderendo tutti all'opinione espressa dal Corinzio. E scongiurarono gli Spartani di non rivoluzionare nulla nelle città della Grecia.
 
93) Così parlò Socle, ambasciatore di [[Corinto (1)|Corinto]]. Ippia, invocando le stesse divinità nominate da Socle, gli rispose che senza dubbio i Corinzi più di tutti gli altri avrebbero rimpianto i Pisistratidi quando fossero venuti i giorni in cui era destino patire a causa di [[Atene]]. Ippia gli rispose così da uomo che conosceva gli oracoli con maggiore esattezza fra tutti. I rimanenti alleati erano rimasti zitti fino ad allora, ma, dopo aver udito Socle parlare liberamente, ruppero il silenzio aderendo tutti all'opinione espressa dal Corinzio. E scongiurarono gli Spartani di non rivoluzionare nulla nelle città della Grecia.

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